17 novembre 2007

Intervista di Mons. Ranjith a Fides sul motu proprio "Summorum Pontificum": il commento del Corriere della sera


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L'accusa del segretario della Congregazione per il Culto

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Luigi Accattoli

CITTÀ DEL VATICANO — Sull'uso della vecchia messa in latino «in alcune nazioni o diocesi sono state emanate dai vescovi delle regole che praticamente annullano o deformano l'intenzione del Papa » e dunque si configura «una crisi di obbedienza verso il Santo Padre» che si nota «fra alcuni ecclesiastici anche nei ranghi più alti della Chiesa ».
E' una vera e propria requisitoria quella lanciata dall'arcivescovo Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, segretario della Congregazione per il Culto, con un'intervista all'agenzia vaticana «Fides».
Oltre a denunciare la disobbedienza l'arcivescovo — numero due della Congregazione, retta dal cardinale Francis Arinze — elenca alcuni cambiamenti «introdotti abusivamente » in fase di attuazione della riforma (comunione nella mano, abolizione delle balaustre e degli inginocchiatoi, danze durante i riti) e lascia intendere che vi saranno altri interventi correttivi del papa: «Molte cose ancora devono essere messe in ordine evitando ulteriori danni alla vita della Chiesa».
Quanto alle direttive data in luglio dal papa per un più ampio uso del vecchio rito, l'arcivescovo osserva che «la maggioranza dei Vescovi ed ecclesiastici hanno accettato, con il dovuto senso di riverenza e obbedienza», ma «purtroppo ci sono state delle voci di protesta da parte di certuni ».
Non fa nomi, ma è ragionevole supporre che alluda a quanti per esempio da noi — dove non ci sono state vere «proteste» — hanno avanzato delle riserve o espresso preoccupazioni: dal cardinale Martini ai liturgisti riuniti a Vallombrosa alla fine di agosto, ai vescovi Alessandro Plotti, Luca Brandolini, Sebastiano Dho, Diego Coletti e al cardinale Tettamanzi di Milano che ha detto che le disposizioni papali per il «rito romano» non si applicavano a quello «ambrosiano ».
L'arcivescovo Patabendige Don — originario dello Sri Lanka, notoriamente vicino all'atteggiamento anche psicologico di papa Ratzinger in materia liturgica — usa nell'intervista un linguaggio che gli attirerà polemiche da parte dei liturgisti sostenitori del rinnovamento realizzato sotto Paolo VI: «La riforma post conciliare non è del tutto negativa; anzi ci sono molti aspetti positivi in ciò che fu realizzato, ma ci sono anche dei cambiamenti introdotti abusivamente».

© Copyright Corriere della sera, 17 novembre 2007

4 commenti:

Luisa ha detto...

C`è una frase nell`intervista di Mons.Ranjith che leggendola mi sono detta...ahiiii...ed è quando dice che non tutto è negativo nella riforma liturgica post-conciliare..... già vedevo con le spade uscite dalle loro fodere i rappresentanti del cattolicesimo post-conciliare (quanto detesto questa definizione) ripartire all`attacco!
Forse quella frase è poco diplomatica,forse avrebbe dovuto essere girata altrimenti....anche se io sono perfettamente d`accordo sul fondo della questione, forse nella forma ..avrei messo un pò d`olio...ma forse è anche venuto il momento di non avere peli sulla lingua o, come si dice da noi, di non adoperare la lingua di legno.
Le resistenze al Motu proprio....e le proteste ci sono state...non giochiamo sulle parole....hanno probabilmente contribuito a mettere in luce certe situazioni sulle quali si è taciuto troppo a lungo, il silenzio, il fare come se non si vedesse o non si sapesse non ha certo giovato alla Chiesa nè oso dire alla fede cattolica , la Santa Liturgia essendo il fulcro della nostra fede.
Si Parla del Motu proprio ma quanti sacerdoti hanno letto la "Sacramentum Caritatis "?

mariateresa ha detto...

già, come Luisa, ho notato la stessa frase. Forse un po' d'olio ci voleva oppure il monsignore ne ha piene le tasche di certi tatticismi e ipocrisie sul MP.
Credo che dalla Santa Sede abbiano una visibilità completa del fenomeno molto più di quella che possiamo avere noi, insomma un panorama mondiale, i cattolici sono più di un miliardo.... E può darsi che loro sappiano bene che non ci si è limitati a "un dissenso leale" come quello di Enzo Bianchi.
In questo caso tacere non si può, evidentemente. ma il marciare tutti come un sol uomo non avverrà mai e non solo su questa questione.
Questobisogna darlo per scontato.

euge ha detto...

Cara Luisa hai ragione forse la terminologia usata è stata abbastanza dura ma, spesso secondo me è preferibile essere anche duri ma, sinceri e schietti. Purtroppo, è innegabile che verso Benedetto XVI e soprattutto il provvedimento del Motu Proprio, ci sia un'atteggiamento di disobbedienza io direri di sabotaggio in piena regola da parte di vescovi, semplici preti e cardinali ( vedi reazione di Martini e Tettamanzi ). Ti faccio un esempio nella mia parrocchia per esempio, oltre ad un atteggiamento di totale disinteresse daparte del mio parroco nel presentare il Summorum Pontificum, non c'è stato neanche l'impegno di presentare la Sacramentum Caritatis questo sicuramente dipenderà dal Vescovo responsabile della mia zona che vorrei tanto sapere chi è!!!!!!!!! La cosa più dolorosa per me è che questa Parrocchia è stata dedicata l'anno scorso proprio da Sua Santità con il nome di " Maria Stella Dell'Evangelizzazione" ed io proprio per questo menefreghismo del parroco e di altri atteggiamenti che non sto qui ad elencare, a malincuore devo cercarmi un'altra chiesa dove seguire le celebrazioni per evitare le omelie ultrarapide ed inconsistenti ed altro. Io mi auguro che Benedetto XVI sostituisca Ruini che ormai ha mollato di brutto, con una persona che possa riportare nelle parrocchie romane, non solo il rispetto per le funzioni liturgiche indipendentemente dal Messale usato, ma e soprattutto il rispetto verso i dovumenti emanati da Sua Santità. Questo atteggiamento di insubordinazione sta diventando intollerabile.

Anonimo ha detto...

Purtroppo Mons Brandolini ad un incontro del clero della sua diocesi, si è vantato pubblicamente di "aver detto la sua sul Motu Proprio".