25 novembre 2007

Speranza in Dio, salvezza dal declino del mondo «Spe salvi», la nuova enciclica del Papa (De Carli per "Il Tempo")


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Speranza in Dio, salvezza dal declino del mondo «Spe salvi», la nuova enciclica di Ratzinger

Giuseppe De Carli

Non la ricerca del potere e del successo, ma l'umile dono di sè per il bene della Chiesa». Non ci sono privilegi o ambizioni da soddisfare, chi diventa cardinale non deve rivendicare la «concezione grossolana del merito», deve essere servo, «condividere la passione di Cristo senza alcuna ricompensa… La vera grandezza cristiana non consiste nel dominare, ma nel servire».

Ai porporati del mondo, al termine di un consulto sui rapporti con le altre confessioni cristiane, il Papa ha annunciato la pubblicazione dell'Enciclica sulla speranza «in risposta alle attese più profonde dei nostri contemporanei». È su questo documento del magistero pontificio che si sta concentrando l'attenzione. La speranza cristiana contro il vuoto prodotto dal tramonto delle ideologie per ridare all'umanita' un orizzonte di senso.
La seconda lettera enciclica di Benedetto XVI si muoverà in questo solco. Verrà' firmata e presentata nello stesso giorno, venerdì 30 novembre in Vaticano da due porporati ultraottantenni: il teologo emerito della Casa Pontificia, lo svizzero Georges Cottier, e il professore emerito di Esegesi del Nuovo Testamento al Pontificio Istituto Biblico di Roma, il cardinale francese, Albert Vanhoye. Trenta novembre, festa liturgica di Sant'Andrea, dunque un omaggio alla Chiesa ortodossa e al patriarcato ecumenico di Costantinopoli. La scelta dei due cardinali, la cui sapienza e dottrina sono universalmente riconosciute, fa pensare che l'enciclica sarà un testo intessuto di citazioni bibliche. È il papa-teologo che, step by step, passo dopo passo, completa la sua visione dottrinale. Una sorta di cammino a ritroso: dopo la virtù teologale della carità, ecco l'enciclica «Deus caritas est» del gennaio 2006 che fu l'inedito biglietto da visita di Papa Ratzinger, alla virtù teologale della speranza per chiudersi probabilmente nei prossimi mesi, con una enciclica sulla fede.
«Il miracolo di chi crede» ha più volte affermato Joseph Ratzinger, la fede che è corrosa dagli «ismi» del tempo moderno, che per essere salda deve fondarsi sulla virtù della speranza. «Spe Salvi», salvi nella speranza, il titolo del documento pontificio.
Non più di ottanta pagine, nello stile di Benedetto XVI: un testo breve, conciso, senza arzigogoli lessicali o interminabili digressioni, bensì chiaro, dotto e diretto.

Il titolo fa da eco alle parole dell'apostolo Paolo nella lettera ai Romani, capitolo 8: «Poichè nella speranza noi siamo stati salvati». L'architettura del testo è stato costruita durante la vacanza estiva a Lorenzago di Cadore e limato nelle sue parti a Castel Gandolfo. Il contenuto ci apre uno spiraglio sulle urgenze pastorali del papa bavarese.

Mentre tutti i vaticanisti «scommettevano» sull'enciclica sociale, Ratzinger dimostrando altre urgenze, inseguiva il disegno di presentare «in toto» la radicalità della proposta cristiana. «Di fronte ai drammi umani - ha detto recentemente - occorre rafforzare la speranza che si fonda sulla fede», e ancora: «Dobbiamo essere apostoli ricchi di speranza che confidano con gioia sulle promesse di Dio».

Invitato a commentare alla Radio Vaticana, il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti dice: «Il papa vuole riportare l'escatologia al centro delle inquietudini del cuore umano« e motivo ispiratore del documento papale è «il bisogno di motivare su un fondamento non caduco e passeggero, contingente e provvisorio, ma ultimo e definitivo, l'impegno dei cristiani nelle storia». Gesù Cristo, speranza che non delude.

© Copyright Il Tempo, 25 novembre 2007

Bellissimo articolo!
R.

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