16 novembre 2007

Joseph Ratzinger e le altre religioni (intervista al prof. Rodríguez Duplá per Zenit)


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Joseph Ratzinger e le altre religioni

Intervista al professor Rodríguez Duplá

SALAMANCA, venerdì, 16 novembre 2007 (ZENIT.org).- La casa editrice spagnola Ciudad Nueva ha pubblicato un nuovo libro dal titolo “La Iglesia, Israel y las demás religiones” (“La Chiesa, Israele e le altre religioni”), che raccoglie quattro scritti di Papa Benedetto XVI, quando era ancora Cardinale, sul dialogo ebraico-cristiano.

ZENIT ha intervistato il professor Leonardo Rodríguez Duplá (nato a Madrid nel 1963), ordinario di Etica e Filosofia Politica presso l’Università Pontificia di Salamanca, nonché decano della Facoltà di Filosofia per sei anni, autore della prefazione del libro.

Il professor Rodríguez Duplá, che ha studiato Filosofia a Madrid, Salisburgo e Monaco, afferma che il dialogo, come inteso dall’allora Cardinale Ratzinger, “è caratterizzato dalla disponibilità a imparare dagli altri”.

Qual è la visione dell’allora Cardinale Ratzinger sul dialogo interreligioso?

Rodríguez Duplá: Sin dagli anni del Concilio Vaticano II, la Chiesa ha costantemente incoraggiato la pratica del dialogo con i credenti di altre religioni e in particolare il dialogo con la fede di Israele.

Il teologo Joseph Ratzinger non ha disatteso questa sensibilità ecclesiale. Nei suoi scritti pubblicati nell’arco di vari decenni di attività teologica e pastorale, egli ha dato prova di un costante interesse per il dialogo interreligioso.
Il suo modo di intendere questo dialogo è caratterizzato dalla disponibilità a imparare dagli altri
.

Non è da escludere a priori che le grandi tradizioni religiose non cristiane possano contenere elementi importanti della verità che salva; elementi che, incorporati al patrimonio della religione cristiana, possono contribuire a purificare la nostra fede.
Per identificare questi elementi è necessario conoscere le altre religioni, cosa che implica uno sforzo, certamente non facile, di comprenderle “dall’interno”, senza imporre loro un’etichetta universale e astratta.
D’altra parte, questa disposizione a imparare dagli altri non comporta una rinuncia alla pretesa di verità del Cristianesimo, né una rinuncia alla sua vocazione missionaria.

Questa sua prospettiva è cambiata da che è diventato Papa?

Rodríguez Duplá: La posizione del Papa non si è modificata negli ultimi anni. Il suo recente libro Gesù di Nazaret è, tra molte altre cose, una prosecuzione del suo costante dialogo con il mondo ebraico, in modo molto particolare nelle pagine in cui parla dell’interpretazione del Discorso della montagna proposta dal rabbino Neusner.

Questo interesse al dialogo tra ebrei e cristiani trova una radice nell’unità profonda fra l’Antico e il Nuovo Testamento, che è senza dubbio un’altra delle chiavi di lettura del libro.

D’altra parte, nel suo discorso di Ratisbona, il Papa è tornato a insistere sull’illegittimità dell’indottrinamento violento, difendendo invece la persuasione mediante il logos come l’unica via corretta per il proselitismo.

Nel libro, Ratzinger è convinto che il contatto con le altre tradizioni religiose, soprattutto quelle asiatiche, possa aiutare il cristianesimo a ravvivare la sua dimensione mistica. Per quale motivo?

Rodríguez Duplá: In questo libro, Ratzinger approfondisce la distinzione tra le religioni teiste, orientate alla trascendenza, e le religioni mistiche, volte all’interiorità del soggetto. A questo secondo tipo appartengono le grandi religioni asiatiche.
Queste religioni non riconoscono un carattere personale al divino, né concepiscono il mondo come una creazione. Piuttosto, la loro esperienza di fede fondamentale è di natura mistica ed è raggiungibile attraverso il raccoglimento interiore che porta la persona ad immergersi nella profondità muta dell’essere.
Questa via dell’interiorità porta ad una teologia strettamente apofatica [negativa, ndr.], che rinuncia ad ogni definizione dogmatica e a ogni struttura istituzionale. Le differenze con il cristianesimo sono sicuramente molto evidenti.
Tuttavia, Ratzinger sostiene che il contatto con queste tradizioni apparentemente così distanti possa arricchire il Cristianesimo, nella misura in cui lo stimola alla conoscenza della propria dimensione mistica.
È di importanza fondamentale non dimenticare che ciò che possiamo affermare di Dio non è che un pallido riflesso di una realtà che supera di molto il nostro pensiero.

La figura di Cristo non è un ostacolo insormontabile nel dialogo tra Israele e la Chiesa. Come lo argomenta il Cardinale Ratzinger nei suoi scritti?

Rodríguez Duplá: È un fatto storico indiscutibile che Cristo sia stato per i cristiani di ogni epoca e latitudine la via di accesso all’universo religioso ebraico.
Grazie a Lui la Bibbia di Israele è arrivata ad ogni popolo e il Dio di Israele è giunto ad essere venerato come unico e vero Dio in tutti gli angoli della Terra.
Già questo fatto suggerisce che i rapporti tra le due religioni non possono essere di ostilità o di indifferenza.
D’altra parte, nelle pagine di questo libro Ratzinger esamina con grande finezza teologica il senso di espressioni come Nuova Alleanza o Legge nuova, mostrando che, correttamente intese, esse non implicano la deroga del precedente, quanto piuttosto il suo compimento e la sua consumazione.

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