29 novembre 2007

La sociologa Alberoni: "Il magistero di Benedetto XVI esalta la vera ragione di fronte alla deriva scientista" (Radio Vaticana)


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Il magistero di Benedetto XVI esalta la vera ragione di fronte alla deriva scientista: così, la sociologa Alberoni presentando il suo nuovo libro su Dio e Darwin

“Il Dio di Michelangelo e la barba di Darwin”: è il titolo del nuovo libro della sociologa Rosa Alberoni, incentrato sul confronto tra fede e ragione. Il volume è stato presentato stamani alla Pontificia Università Lateranense dal cardinale Renato Raffaele Martino, che è anche autore della prefazione, e dall’arcivescovo Rino Fisichella. Sin dal titolo, il libro mette l’accento sull’antitesi tra due visioni del mondo. Una contrapposizione sulla quale si sofferma Rosa Alberoni, intervistata da Alessandro Gisotti:

R. – Michelangelo ha penetrato la Bibbia e, quindi, dà la visione in cui c’è un Creatore, c’è il percorso dell’uomo sulla terra che si guadagna l’eternità e c’è poi l’avvento di Cristo che viene per redimere l’umanità. Ora i darwinisti, e Darwin stesso sin dall’inizio, attaccano la Genesi, facendo apparire Dio come un bambino che si mette lì a fare, uno per uno, tutti gli animali. Il beffeggiare Dio che crea l’universo e l’uomo è, quindi, un modo per cancellare il Creatore.

D. – Nella prefazione del suo libro, il cardinale Martino sottolinea il rischio che la scienza, sganciata da altri ambiti, come quello della teologia, si assolutizzi. C’è oggi, secondo lei, il pericolo di una deriva scentista, di una darwinolotria, come lei la definisce?

R. – Sì, senz’altro c’è ed è in atto da parecchio tempo. In modo particolare, però, in questo periodo si stanno scatenando delle forze, perché c’è anche un risveglio del cristianesimo, c’è un risveglio delle religioni. Il fatto che i darwinisti appoggino l’aborto, la clonazione, le sperimentazioni sui feti, tutto questa onnipotenza degli scienziati deriva da una sola motivazione: che, secondo loro, noi veniamo dalla terra e che non c’è mai stata alcuna divinità su questa terra ed allora è possibile fare tutto ciò che ci pare.

D. – Nel suo libro, sono frequenti i richiami a Benedetto XVI. Quanto questo Papa, sostenitore della pastorale dell’intelligenza, può aiutare la ragione a non diventare autoreferenziale?

R. – Benedetto XVI sta facendo un lavoro straordinario, sta illuminando le Scritture ed esalta la ragione. Questo è un atto di grande saggezza, perché Dio sin dal principio, quando ha creato l’uomo, ha dato qualcosa di sé, ha dato una parte di sé: la parola; la ragione; la morale; la sapienza, che è poi la coscienza morale.

D. – In questo senso si può dire che il Papa, e quindi la Chiesa, richiama la sacralità di ogni persona, perché ogni persona è unica?

R. – Sì, perché è unica e irripetibile, perchè Dio ci chiama per nome. Noi siamo unici e come un padre non dimentica i figli, anche se ne avesse 100, perchè per lui sono tutti indispensabili, unici ed irripetibili! “E’ la ragione stessa - come diceva Einstein – che ti porta a dire che c’è un Dio che ha creato l’universo”. E lui dice: “Voglio conoscere la mente di Dio, perché tutto il resto è dettaglio”.

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