25 novembre 2007

Concistoro del 24 novembre: i commenti di Andrea Tornielli e Alberto Bobbio


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Il Papa: un cardinale in Irak per proteggere i cristiani

di Andrea Tornielli

da Roma

Gli applausi ripetuti e più sentiti sono stati per questo piccolo uomo, che parla benissimo l’italiano, già in procinto di ritirarsi, che i confratelli vescovi iracheni hanno a sorpresa voluto quale loro patriarca. Quando Benedetto XVI ieri mattina in San Pietro ha imposto la berretta rossa creando cardinale Emanuel III Delly, patriarca di Babilonia dei Caldei, il capo della Chiesa cattolica di Baghdad, migliaia di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, hanno festeggiato il riconoscimento ai cristiani che soffrono in quel martoriato Paese.
È iniziato un nuovo corso nelle celebrazioni liturgiche papali, dopo il cambio del cerimoniere: ieri Benedetto XVI indossava una imponente mitra dorata appartenuta a Pio IX (peraltro già usata anche da Wojtyla), un piviale dorato con uno stolone rinascimentale, e sedeva su un alto trono appartenuto a Leone XIII.

Ma il segno più significativo, che Ratzinger ha particolarmente apprezzato, è la croce al centro dell’altare – non più a lato, come in passato – che d’ora in avanti sarà collocata per le funzioni.

La cornice della basilica ha contribuito a solennizzare di più il concistoro pubblico con il quale il Papa ha «creato» 23 nuovi cardinali, diciotto dei quali con meno di ottant’anni e dunque votanti in caso di conclave. Tra questi gli italiani Lajolo (Governatorato), Comastri (arciprete di San Pietro), Farina (Bibliotecario), il presidente della Cei Bagnasco, gli ultraottantenni Coppa e Betti. Quest’ultimo, famoso teologo, ci vede pochissimo e non si regge in piedi: si è commosso come un bambino nel momento in cui Ratzinger gli ha imposto il biretum rubrum, il tricorno di seta purpurea tipico degli appartenenti al club più esclusivo del mondo, il collegio cardinalizio. Dei nuovi porporati 13 (di cui 10 elettori) provengono dall’Europa, 4 (di cui 3 elettori) dall’America Latina, 2 dall’America settentrionale, 2 dall’Africa e 2 dall’Asia.

Dopo il saluto e il ringraziamento fatto a nome di tutti dal primo della lista, l’argentino Leonardo Sandri (oggi Prefetto delle Chiese orientali, per anni Sostituto della Segreteria di Stato e negli ultimi tempi «voce» di Wojtyla), si è celebrata la liturgia della parola, quindi Benedetto XVI ha tenuto l’omelia, nella quale ha citato il patriarca iracheno Delly: «Chiamandolo ad entrare nel collegio dei cardinali – ha detto – ho inteso esprimere in modo concreto la mia vicinanza spirituale e il mio affetto per quelle popolazioni. Vogliamo insieme riaffermare la solidarietà della Chiesa intera verso i cristiani di quella amata terra e invitare ad invocare da Dio misericordioso, per tutti i popoli coinvolti, l’avvento dell’auspicata riconciliazione e della pace». Il Papa, rivolgendosi ai nuovi «principi» della Chiesa, ha poi fatto un richiamo preciso all’umiltà e al servizio: «La vera grandezza cristiana non consiste nel dominare ma nel servire... Il Signore vi chiede e vi affida il servizio dell’amore». Un amore disponibile anche al sacrificio estremo dell’effusione del sangue, simboleggiata dal rosso degli abiti. Dopo aver ricevuto la berretta e il titolo, cioè la titolarità di una chiesa di Roma, i nuovi cardinali hanno salutato uno ad uno i confratelli.
Ratzinger ha sperato fino all’ultimo di poter celebrare il concistoro sul sagrato della piazza, ma le previsioni di pioggia hanno fatto preferire l’interno. Al termine però Benedetto XVI è voluto uscire per salutare i fedeli che avevano seguito la cerimonia attraverso i maxischermi. Nel pomeriggio si sono svolte le «visite di calore» ai nuovi porporati.

© Copyright Il Giornale, 25 novembre 2007


«Né potere né successo solo il bene della Chiesa»

L'esortazione di Benedetto XVI ai 23 nuovi cardinali Affettuoso saluto al patriarca di Bagdad e agli iracheni

Alberto Bobbio

Città del Vaticano La basilica è un contrappunto di rosso e di viola, tra tratti di colore nero: il rosso delle porpore, il viola dei vescovi, il nero delle grisaglie degli ambasciatori e dei veli merlettati delle signore. Benedetto XVI tiene nella basilica di San Pietro il secondo Concistoro pubblico dall'inizio del pontificato. Indossa la mitra di Pio IX e un piviale in seta dorata con lo stolone del XV secolo. Festa straordinaria, festa della fortezza di 23 cristiani che ricevono in capo, dalle mani del Papa, il berretto rosso, simbolo di sacrificio, memoria del sangue di Cristo, responsabilità somma accanto al Papa nel governo della Chiesa e nel servizio al mondo. Lo dice subito nel suo saluto, a nome dei nuovi 23 cardinali, Leonardo Sandri, il vescovo argentino, che prestò la voce a Giovanni Paolo II negli ultimi giorni di pontificato e annunciò al mondo la sua morte, nominato da Benedetto XVI prefetto della Congregazione delle Chiese orientali: «Con lei vogliamo seguire la causa dell'uomo». Sandri riassume in poche e dense righe il pontificato di Joseph Ratzinger. Ci mette tutto, come se fosse un manifesto sintetico a cui aderire: «Siamo e saremo al Suo fianco, Beatissimo Padre, nei momenti più impegnativi e in quelli ordinari del ministero petrino. Desideriamo rimanere con il Papa sia quando si fa servitore della verità e proclama il primato di Dio, come quando guida la Chiesa nel rinnovamento che scaturisce dalla fedeltà alla tradizione; sia quando invoca la pace, indicando la grande forza della preghiera e del dialogo, come quando promuove l'unità dei cristiani e il rispetto di tutte le religioni e le culture nella reciproca esclusione di ogni genere di violenza».

La commozione del cardinale di Bagdad

E poi ricorda colui che tra i nuovi cardinali soffre di più, il patriarca dei Caldei, il patriarca di Bagdad Emmanuel III Delly, che svolge il suo servizio «tra lacrime e sangue», costretto ad osservare il «doloroso esodo di tanti cristiani» dalla terra da cui un tempo partì Abramo. Il Papa subito all'inizio dell'omelia, prima di imporre la berretta sul capo di ognuno dei nuovo cardinali, parla proprio del cardinale di Bagdad e del popolo iracheno, con «apprensione ed affetto»: «Questi nostri fratelli e sorelle nella fede sperimentano nella propria carne le conseguenze drammatiche di un perdurante conflitto e vivono al presente in una quanto mai fragile e delicata situazione politica. Chiamando ad entrare nel Collegio dei cardinali il Patriarca della Chiesa caldea ho inteso esprimere in modo concreto la mia vicinanza spirituale e il mio affetto per quelle popolazioni». Poi chiede «riconciliazione e pace» per tutti i «popoli coinvolti». Delly è commosso. Lo dice in un'intervista all'Osservatore Romano e lo dice ai giornalisti che lo vanno a salutare nel pomeriggio, quando le porte del palazzo apostolico vengono aperte alla gente, secondo l'antichissima tradizione delle «visite di calore», visite di cortesia, ai nuovi porporati. Delly stringe forte le mani e ripete che il «Papa ha detto la verità».

No al potere e al successo

Ma Ratzinger coglie l'occasione del Concistoro per proporre anche una riflessione sui cristiani e su chi nella Chiesa occupa alti uffici di responsabilità. Usa una parola modernissima per spiegare la discussione che si era intrecciata tra i discepoli dopo che, per la terza volta, Gesù aveva indicato la sorte che lo attendeva a Gerusalemme: «Arrivismo».
E osserva: «Gesù corregge la concezione grossolana del merito, che essi hanno, secondo la quale l'uomo può acquistare dei diritti nei confronti di Dio». Ecco la lezione del Papa teologo. Per i cardinali, lascia intendere anche per se stesso, vale di più: «Non la ricerca del potere e del successo, ma l'umile dono di sé per il bene della Chiesa deve caratterizzare ogni nostro gesto ed ogni nostra parola».
E ricorda che la formula con la quale di lì a poco imporrà la berretta cardinalizia recita «usque ad sanguinis effusionem», cioè fino all'effusione del sangue, cioè «dedizione massima e incondizionata» al «servizio dell'amore per Dio e la sua Chiesa». Chiede di fare tutto con «retta coscienza», che significa, precisa il Papa, «con quell'umiltà interiore che è frutto della cooperazione con la grazia di Dio».
Ma il Concistoro è anche l'occasione per Ratzinger per ribadire la collegialità nel governo della Chiesa. Lo sottolinea, spiegando che la cerimonia «nella sua struttura» mette in rilievo «il valore» della cooperazione «con il successore di Pietro» dei nuovi cardinali, i quali saranno membri del Collegio cardinalizio, cioè i «più vicini consiglieri e collaboratori» del Papa.

Le feste nel Palazzo Apostolico

Il giorno del Concistoro è davvero un momento straordinario. È l'unico giorno che il palazzo apostolico apre le porte a chiunque, per gli auguri ai nuovi cardinali. La gente si è messa in fila subito nel primo pomeriggio. Il portone di bronzo è stato aperto alle 16 e una folla enorme di ambasciatori, cardinali, vescovi, gente comune, gruppi organizzati con i costumi tradizionali di molte parte del mondo, ha letteralmente invaso le sale affrescate del palazzo, dove si solito si sente solo il fruscio dei passi e il battere dei tacchi delle guardie svizzere. Moltissima gente era in coda per salutare il cardinale Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nella Sala dei Paramenti.
Nell'Aula delle Benedizioni su un lato c'era il patriarca di Bagdad, sull'altro il neo cardinale di Huston, Di Nardo, texano dai modi spigliati, forse un po' costretto nella veste rossa, che racconta a tutti della telefonata di auguri di George W. Bush. Anche per salutare Sandri c'è una folla enorme, così come per fare gli auguri al neocardinale Angelo Comastri, il quale ad un certo punto ha preso il microfono ed è uscito nella piazzetta di Sant'Anna, di fianco a San Pietro, per dare un saluto a tutti. Per lui e per monsignor Lajolo, neocardinale capo del Governatorato, ha suonato anche la banda della Gendarmeria vaticana, appena ricostituita, che non si esibiva dal 1870. Nell'atrio dell'Aula Nervi i messicani hanno invece improvvisato danze e canti con sombrero e chitarre per il cardinale Robles Ortega, arcivescovo di Monterrey.

© Copyright L'Eco di Bergamo, 25 novembre 2007

Veramente ottimi questi due commenti :-)
R.

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