17 novembre 2007

Mons. Ravasi: mai l'eutanasia! Occorre però meno accanimento e più terapia del dolore


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Ravasi frena i medici: basta cure spropositate
«Troppo accanimento. Più terapia del dolore»


Simona Ravizza

MILANO — «I malati talvolta sono sottoposti a cure spropositate per tenerli in vita come se dovessero essere vivisezionati per uno studio di entomologia », dice al Corriere della Sera
monsignor Gianfranco Ravasi. Il neo ministro della Cultura del Vaticano interviene sui temi di bioetica che stanno creando un solco sempre più profondo tra cristiani e laici. Argomenti oggi al centro di un convegno dell'Associazione dei Medici Cattolici di Milano (tra i partecipanti anche il filosofo Massimo Cacciari e il teologo Vito Mancuso).

Negli ospedali c'è una difesa a oltranza della vita?

«Non sempre vengono rispettati i limiti che distinguono le terapie necessarie da quelle inutili. La Chiesa è custode del valore spirituale della vita: l'eutanasia va condannata senza eccezioni. Ma va combattuto anche l'accanimento terapeutico».

Quando c'è accanimento terapeutico?

«Molti medici vanno oltre le cure indispensabili e infilano sui pazienti cappe di piombo. Li sottopongono, cioè, a terapie oppressive destinate a rivelarsi senza esito».

Qualche esempio?

«Quando un malato si sta avviando alla fine della vita vanno evitati gli esami eccessivi e le cure troppo invasive. Ricordiamoci anche della scelta fatta da Giovanni Paolo II».

Ma la vita non va difesa a tutti i costi?

«Certo. Non bisogna mai ferire la custodia della vita, ma neppure la sua dignità. Già Albert Einstein diceva che si può dimenticare tutto, ma non l'umanità».

Come si può salvaguardarla?

«I medici, considerati un tempo anche un po' sciamani, devono tornare a stringere un'alleanza con i pazienti».

È un atto d'accusa contro il comportamento attuale dei medici?

«Nient'affatto. Mi limito a segnalare che, spesso, viene privilegiata l'applicazione meccanica dei protocolli scientifici».

Quali i rischi?

«La medicina così si riduce a semplice "tecnica" a scapito della vicinanza con il paziente e della condivisione delle cure come, invece, auspicava anche da malata Susan Sontag nel libro la "Malattia come metafora"».

Fino a dove la medicina si può spingere per salvaguardare la dignità dei malati?

«Tutte le cure palliative vanno bene. La sofferenza va limitata il più possibile. Del resto, persino Giobbe, nella Bibbia, la considerava uno scandalo. Anche se Dio ci sostiene sempre».

Contro il dolore è ammissibile l'uso della cannabis terapeutica, oggetto di un disegno di legge a giorni in Parlamento?

«Sono perplesso. Temo che il suo sdoganamento possa favorirne una diffusione anche tra i sani al primo problema fisico. Vanno considerati, poi, i possibili effetti degenerativi sui malati».

Le posizioni tra laici e cattolici sembrano destinate a non trovare punti d'incontro.

«È necessario avviare un dialogo più serrato tra medici che rispettino i problemi filosofici e teologi che considerino le questioni scientifiche».

© Copyright Corriere della sera, 17 novembre 2007

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao raffaella, mi sono collegato solo oggi al blog, e ho visto che è stata spostata la data della visita del papa alla sapienza e non è più prevista la lectio magistralis. Sono un po' indignato dalla polemica che ne è scaturita, spero solo finisca lì (e non si sviluppi in una rivolta studentesca). Che male può fare la presenza del papa in un'universita statale? A mio parere può solo far crescere sia i credenti che i non credenti, e anche l'universita stessa. Deve comunque ricordare che siamo in Italia... Ciao, grazie Raffaella per l'interessamento! Marco.

Anonimo ha detto...

Ciao Marco, credo che ci sia una certa paura di confrontarsi con il Papa. Mentre Benedetto e' disposto ad incontrarsi ed a dialogare con tutti (pensiamo solo al dibattito presso la sede di MicroMega fra l'allora cardinale Ratzinger e Flores D'Arcais), i suoi critici preferiscono non incontrarlo e si lamentano con chi lo invita.
Complimenti :-)

euge ha detto...

E' già cara Raffaella quando non si sà come confrontarsi perchè non si hanno argomenti validi all'infuori di offese e contestazioni, la cosa migliore è non incontrare il Papa. E poi è la chiesa che non vuole dialogare..............
Caro Marco purtroppo, lo sappiamo benissimo che siamo in Italia e questo non depone certo a favore soprattutto in questo momento.