16 novembre 2007

Vergogne italiane: le polemiche sulla visita del Papa a "La Sapienza"


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Polemiche L'intervento previsto il 17 gennaio

L'invito al Papa divide i professori della Sapienza
Lectio magistralis? Solo una gaffe


Edoardo Sassi

17 gennaio: inaugurazione dell'anno accademico alla Sapienza. Benedetto XVI ci sarà, dopo la cerimonia ufficiale. Poi l'inaugurazione della cappella restaurata. Protesta dei laici
«La Sapienza chiama il papa e lascia a casa Mussi». Così titolava mercoledì il quotidiano
Il Manifesto, in testa a un'infuocata lettera aperta indirizzata al rettore del primo ateneo pubblico di Roma, Renato Guarini, e firmata da Marcello Cini: accademico di fama, fisico, laico, professore emerito della stessa università nonché membro del «comitato promotore nazionale» di Sd, Sinistra Democratica, raggruppamento di forze guidato dallo stesso ministro dell'università Fabio Mussi.
Il papa che inaugura ufficialmente l'anno accademico numero 705 di un'istituzione «simbolo del progresso scientifico»? L'idea ha fatto infuriare Cini e, con lui, parte del fronte laico degli accademici «sapientini». Ma una delle notizie, da ieri, è che in realtà Fabio Mussi all'inaugurazione ci sarà, e ci sarà, in qualche modo, anche il papa, che però arriverà dopo (e forse, non è ufficiale, ci sarà anche Veltroni).
Val la pena ricostruire la storia dall'inizio. Durante il Senato accademico del 23 ottobre il rettore comunica il programma dell'annuale inaugurazione ufficiale dell'anno accademico. Data prevista, 30 novembre (tutto è poi slittato al 17 gennaio). Come da consuetudine, il copione prevede l'intervento del rettore, del rappresentante degli studenti, del personale e una (vera) lectio magistralis di un docente (Mario Caravale) sul tema scelto quest'anno, contro la pena di morte. C'è anche, da prassi, l'invito a Mussi. Che però per il 30 novembre farà sapere di non poter partecipare per impegni precedenti. Non è stato «cacciato» dunque? Ieri, ospite della stessa Sapienza, Mussi ha comunicato che, considerato il cambio di data, lui ci sarà. Tutto chiarito? Insomma. Almeno un equivoco in realtà c'è stato, per la «distrazione» (così definita in ambienti vicini al rettorato) di Guarini, che al Senato effettivamente comunicò, a fine inaugurazione, un saluto di Benedetto XVI, definendolo però «lectio magistralis » . L'intervento viene verbalizzato e l'espressione, almeno formalmente impropria, resta. Solo un problema terminologico? Cini, dal punto di vista dello scienziato, si arrabbia e scrive la sua lunga lettera in cui cita anche i fatti di Ratisbona parlando di «incredibile violazione della tradizionale autonomia delle università». «Non posso non esprimere pubblicamente la mia indignazione per la sua Proposta — dice a Guarini — goffamente riparata successivamente con una toppa che cerca di nascondere il buco e al tempo stesso ne mantiene l'obiettivo politico e mediatico. Non commento il triste fatto che lei è stato eletto con il contributo determinante di un elettorato laico. Non riesco a capire le motivazioni che possono averla spinta a formulare una proposta tanto improvvida e lesiva dell'immagine della Sapienza nel mondo. Il risultato della sua iniziativa, anche nella forma edulcorata della visita ("un saluto alla comunità universitaria") subito dopo una inaugurazione inevitabilmente clandestina, sarà comunque che i giornali titoleranno "Il Papa inaugura l'Anno Accademico"».
Ieri, replica del rettorato: «Papa Ratzinger non inaugurerà l'anno accademico, né potrebbe in quanto l'inaugurazione è prerogativa del rettore, e non pronuncerà una lezione magistrale. Il programma della giornata non è cambiato in corso d'opera (...). La manifestazione si svolgerà regolarmente secondo tradizione». E il papa? Ci sarà, considerato l'argomento scelto (pena capitale): «Come è noto si tratta di un argomento sul quale anche la Chiesa ha posizioni molto nette. Benedetto XVI, che intendeva compiere una visita pastorale alla Sapienza, ha quindi espresso la volontà di incontrare la comunità universitaria in questa occasione». Il pontefice giungerà sì in aula magna, ma «interverrà dopo il termine dell'inaugurazione, rivolgendo un saluto ai presenti, senza influenzare lo svolgimento della cerimonia accademica. Con l'occasione visiterà la cappella universitaria da poco restaurata».

L'accusatore

Marcello Cini, accademico di fama, fisico, professore emerito ha accusato il rettore Guarini di «incredibile violazione della tradizionale autonomia delle università» I protagonisti
A sinistra il professor Marcello Cini che ha duramente polemizzato con il rettore sull'invito rivolto a papa Benedetto XVI alla cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico.

© Copyright Corriere della sera (Roma), 16 novembre 2007


Ma a questi illuminati del pensiero laicista il Papa fa tanta paura?
Evidentemente o non sono molto convinti (e convincenti) di cio' che dicono oppure pensano che Benedetto XVI possa ribaltare i loro discorsi con argomentazioni razionali.
Quanto e' lontana Roma dalla Germania in cui nelle universita' statali c'e' la facolta' di teologia e nessuno ha alcun problema ad invitare il Pontefice!
Che polemicuccia inutile...

Raffaella

15 commenti:

mariateresa ha detto...

Cara amica, avevo letto l'articolo del Manifesto, non credevo ai miei occhi.Non c'è niente di laico nei ragionamenti (si fa per dire) del prof. Cini, ma molto molto stalinismo. Altro che dialogo con i laici, questi vogliono imbavagliare le persone. E' questa la verità , ci sono dei tromboni emeriti che vogliono decidere chi può parlare e chi no. C'è da vergognarsi.
Non ne voglio sapere niente di questa intellighenzia così poco intellighente , stile Cremlino.

euge ha detto...

Cara Raffaella da subito mi era sembrato strano che una Università pubblica dove vige la legge non della laicità ma, del puro laicismo, accogliesse a braccia aperte il Pontefice e soprattutto una sua Lectio Magistralis......... Infatti, ecco che il rospo è venuto fuori. Hai ragione quando dici che questi luminari del pensiero laicista non laico, hanno paura del Papa che figura avrebbero fatto davanti ad una lectio Magistralis del Pontefice? Sicuramente magra!!!!
Hai ragione ed è triste vedere quanto sia diversa la Germania mcon la teologia che si studia in tutte le Università e le nostre Università che sono la culla di un pensiero che sta portando sempre di più allo sbando ed alla rovina la gioventù attuale. Molto triste e vergognoso l'atteggiamento di chi ha sollevato questa disgustosa polemica da quattro soldi.
Eugenia

Anonimo ha detto...

L'imperatore Caligola elesse Senatore dell'Impero il suo cavallo; la sua numerosissima prole (del cavallo)non trovando posto al Senato (gia occupato da ASINI)si sono "sistemati"all'Università! Povera PATRIA RUTH

euge ha detto...

Mai commento fu più indovinato cara RUTH

Eugenia

gemma ha detto...

se potessi farlo (ma non posso) chiederei al Papa di non andarci, se non gli si concede la libertà di "esserci" e di parlare, al pari di qualunque altro pensatore del mondo libero, di non entrare dalla porta di servizio a fine cerimonia, e di visitare la cappella in un'altra occasione.
Nessuno può dimostrare l'esistenza di Dio, è vero, ma nemmeno escluderla a priori, serrando le porte della ragione altrui a questa eventualità. A maggior ragione se in quell'università non si discetta solo di fisica e di matematica.
Un'università di uno stato libero è di tutti e per tutti e deve rispetare il pensiero di tutti, anche di chi crede che il mondo non finisce con i circuiti cerebrali degli "emeriti"

Anonimo ha detto...

Concordo con Gemma :-)
Ammiro in ogni caso il coraggio del Papa di andare nella "tana del lupo" sapendo che, a fronte di qualche mente "eccelsa", ci sono tanti giovani che aspettano la sua parola. La prova e' nel blog appena allestito sulla visita del Santo Padre alla "Sapienza".

euge ha detto...

Anch'io concordo conte Gemma e sempre di più ammiro il coraggio di Benedetto XVI ad andare incontro ai lupi di cui lui stesso parlò durante la messa di insediamento.............dove ci esortò a pregare per questo!
GRAZIE BENEDETTO XVI
EUGENIA
Quanto abbiamo da imparare da Lei Santità

Gianpaolo1951 ha detto...

I comunisti - per confondere le carte - hanno cambiato più volte il nome e il simbolo…, ma sono e rimarranno tali per sempre perché il comunismo è nel loro DNA e anche questo fatto ne è una dimostrazione lampante!!!

Anonimo ha detto...

Comunque l' univesita La sapienza non l' unica Università italiana che trincera davanti aun laicismo quasi dittatoriale; anche quella che frequento io non è da meno!
Non mi è piacuta per niente anche un altra cosa: che si inviti il Papa solo come seconda opzione e che per giunta non lo lasci parlare su un argomento ( la pena di morte) su cui anche una visione cattolica sarebbe intressante.
ben non ha mai escluso il dialogo con nessuno a qualunque corrente politica religiosa ecc... appartenesse.
Certi professori e intelletuali dovrebbero imparare da liu cosa sia la vera democrazia!

Anonimo ha detto...

Cara Eugenia, Mariateresa, Gemma, Raffaella, ho il cuore pieno di gratitudine per il Signore che non manca mai di assistere i Suoi; i vostri commenti dimostrano tutto l'amore che portate a Cristo,alla Chiesa e al Papa. Serviamo il Signore in Questo grande Uomo che è Benedetto, circondiamolo di tutto l'affetto e l'attenzione possibile, attraverso noi "passerà" la tenerezza di Cristo per Lui. IL vostro (nostro) blog ne è il segno. GRAZIE. RUTH

Anonimo ha detto...

MUSSI ministro alla pubblica istruzione; HO DETTO TUTTO, diceva TOTò......RUTH

euge ha detto...

Cara ruth voglio ringraziarti per le tue parole. Io per quanto mi riguarda non smetterò mai di essere accanto a Benedetto XVI che deve essere un esempio per tutti noi non solo di umiltà, dolcezza e amore ma e soprattutto di fermezza, di determinazione e di correttezza cosa che non hanno dimostrato coloro che con somma arroganza e presunzione non permetteranno a Benedetto XVI di parlare durante la visita all'Università La sapienza di Roma. Come hai detto tu con Mussi ministro dell'istruzione abbiamo detto tutto.
Proprio per questo insisto se mi permettete di dire che almeno coloro come noi che hanno capito quanto sia grande il tesoro che il Signore ha voluto regalarci in Benedetto XVI, honno il dovere sempre e comunque non solo di essere accanto al Pontefice con le preghiere, ma di far sentire la loro voce come, dove e quando è possibile sempre.
Voglio aggiungere che per l'ennesima volta per colpa di questi signori mi trovo costretta ad esprimere la mia vergogna di appartenere a questo paese che ha un governo da cui non mi sento per nulla rappresentata.
Eugenia

Anonimo ha detto...

Forse è meglio leggere per intero la lettera del Prof. Cini prima di giudicare. Visto che c'è chi parla di paura di confronto, perchè non rispondere in modo appropriato a quanto scritto invece di lanciare messaggi vaghi e demagoghi?

"Signor Rettore, apprendo da una nota del primo novembre dell'agenzia di stampa Apcom che recita: «è cambiato il programma dell'inaugurazione del 705esimo Anno Accademico dell'università di Roma La Sapienza, che in un primo momento prevedeva la presenza del ministro Mussi a ascoltare la Lectio Magistralis di papa Benedetto XVI». Il papa «ci sarà, ma dopo la cerimonia di inaugurazione, e il ministro dell'Università Fabio Mussi invece non ci sarà più».
Come professore emerito dell'università La Sapienza - ricorrono proprio in questi giorni cinquanta anni dalla mia chiamata a far parte della facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali su proposta dei fisici Edoardo Amaldi, Giorgio Salvini e Enrico Persico - non posso non esprimere pubblicamente la mia indignazione per la Sua proposta, comunicata al Senato accademico il 23 ottobre, goffamente riparata successivamente con una toppa che cerca di nascondere il buco e al tempo stesso ne mantiene sostanzialmente l'obiettivo politico e mediatico.
Non commento il triste fatto che Lei è stato eletto con il contributo determinante di un elettorato laico. Un cattolico democratico - rappresentato per tutti dall'esempio di Oscar Luigi Scalfaro nel corso del suo settennato di presidenza della Repubblica - non si sarebbe mai sognato di dimenticare che dal 20 settembre del 1870 Roma non è più la capitale dello stato pontificio. Mi soffermo piuttosto sull'incredibile violazione della tradizionale autonomia delle università - da più 705 anni incarnata nel mondo da La Sapienza dalla Sua iniziativa.
Sul piano formale, prima di tutto. Anche se nei primi secoli dopo la fondazione delle università la teologia è stata insegnata accanto alle discipline umanistiche, filosofiche, matematiche e naturali, non è da ieri che di questa disciplina non c'è più traccia nelle università moderne, per lo meno in quelle pubbliche degli stati non confessionali. Ignoro lo statuto dell'università di Ratisbona dove il professor Ratzinger ha tenuto la nota lectio magistralis sulla quale mi soffermerò più avanti, ma insisto che di regola essa fa parte esclusivamente degli insegnamenti impartiti nelle istituzioni universitarie religiose. I temi che sono stati oggetto degli studi del professor Ratzinger non dovrebbero comunque rientrare nell'ambito degli argomenti di una lezione, e tanto meno di una lectio magistralis, tenuta in una università della Repubblica italiana. Soprattutto se si tiene conto che, fin dai tempi di Cartesio, si è addivenuti, per porre fine al conflitto fra conoscenza e fede culminato con la condanna di Galileo da parte del Santo uffizio, a una spartizione di sfere di competenza tra l'Accademia e la Chiesa. La sua clamorosa violazione nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico de La Sapienza sarebbe stata considerata, nel mondo, come un salto indietro nel tempo di trecento anni e più.
Sul piano sostanziale poi le implicazioni sarebbero state ancor più devastanti. Consideriamole partendo proprio dal testo della lectio magistralis del professor Ratzinger a Ratisbona, dalla quale presumibilmente non si sarebbe molto discostata quella di Roma. In essa viene spiegato chiaramente che la linea politica del papato di Benedetto XVI si fonda sulla tesi che la spartizione delle rispettive sfere di competenza fra fede e conoscenza non vale più. «Nel profondo... si tratta - cito testualmente - dell'incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione. Partendo veramente dall'intima natura della fede cristiana e, al contempo, dalla natura del pensiero greco fuso ormai con la fede, Manuele II poteva dire: Non agire "con il logos" è contrario alla natura di Dio».
Non insisto sulla pericolosità di questo programma dal punto di vista politico e culturale: basta pensare alla reazione sollevata nel mondo islamico dall'accenno alla differenza che ci sarebbe tra il Dio cristiano e Allah - attribuita alla supposta razionalità del primo in confronto all'imprevedibile irrazionalità del secondo - che sarebbe a sua volta all'origine della mitezza dei cristiani e della violenza degli islamici. Ci vuole un bel coraggio sostenere questa tesi e nascondere sotto lo zerbino le Crociate, i pogrom contro gli ebrei, lo sterminio degli indigeni delle Americhe, la tratta degli schiavi, i roghi dell'Inquisizione che i cristiani hanno regalato al mondo. Qui mi interessa, però, il fatto che da questo incontro tra fede e ragione segue una concezione delle scienze come ambiti parziali di una conoscenza razionale più vasta e generale alla quale esse dovrebbero essere subordinate. «La moderna ragione propria delle scienze naturali - conclude infatti il papa - con l'intrinseco suo elemento platonico, porta in sé un interrogativo che la trascende insieme con le sue possibilità metodiche. Essa stessa deve semplicemente accettare la struttura razionale della materia e la corrispondenza tra il nostro spirito e le strutture razionali operanti nella natura come un dato di fatto, sul quale si basa il suo percorso metodico. Ma la domanda (sul perché di questo dato di fatto) esiste e deve essere affidata dalle scienze naturali a altri livelli e modi del pensare - alla filosofia e alla teologia. Per la filosofia e, in modo diverso, per la teologia, l'ascoltare le grandi esperienze e convinzioni delle tradizioni religiose dell'umanità, specialmente quella della fede cristiana, costituisce una fonte di conoscenza; rifiutarsi a essa significherebbe una riduzione inaccettabile del nostro ascoltare e rispondere».
Al di là di queste circonlocuzioni (i corsivi sono miei) il disegno mostra che nel suo nuovo ruolo l'ex capo del Sant'uffizio non ha dimenticato il compito che tradizionalmente a esso compete. Che è sempre stato e continua a essere l'espropriazione della sfera del sacro immanente nella profondità dei sentimenti e delle emozioni di ogni essere umano da parte di una istituzione che rivendica l'esclusività della mediazione fra l'umano e il divino. Un'appropriazione che ignora e svilisce le innumerevoli differenti forme storiche e geografiche di questa sfera così intima e delicata senza rispetto per la dignità personale e l'integrità morale di ogni individuo.
Ha tuttavia cambiato strategia. Non potendo più usare roghi e pene corporali ha imparato da Ulisse. Ha utilizzato l'effige della Dea Ragione degli illuministi come cavallo di Troia per entrare nella cittadella della conoscenza scientifica e metterla in riga. Non esagero. Che altro è, tanto per fare un esempio, l'appoggio esplicito del papa dato alla cosiddetta teoria del Disegno Intelligente se non il tentativo - condotto tra l'altro attraverso una maldestra negazione dell'evidenza storica, un volgare stravolgimento dei contenuti delle controversie interne alla comunità degli scienziati e il vecchio artificio della caricatura delle posizioni dell'avversario - di ricondurre la scienza sotto la pseudorazionalità dei dogmi della religione? E come avrebbero dovuto reagire i colleghi biologi e i loro studenti di fronte a un attacco più o meno indiretto alla teoria darwiniana dell'evoluzione biologica che sta alla base, in tutto il mondo, della moderna biologia evolutiva?
Non riesco a capire, quindi, le motivazioni della Sua proposta tanto improvvida e lesiva dell'immagine de La Sapienza nel mondo. Il risultato della Sua iniziativa, anche nella forma edulcorata della visita del papa (con «un saluto alla comunità universitaria») subito dopo una inaugurazione inevitabilmente clandestina, sarà comunque che i giornali del giorno dopo titoleranno (non si può pretendere che vadano tanto per il sottile): «Il Papa inaugura l'Anno Accademico dell'Università La Sapienza».
Congratulazioni, signor Rettore. Il Suo ritratto resterà accanto a quelli dei Suoi predecessori come simbolo dell'autonomia della cultura e del progresso delle scienze."

Anonimo ha detto...

PS: non penso pubblicherete il mio post, visto che nei commenti che leggo c'è una uniformità assoluta nei contenuti....

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa per il ritardo della pubblicazione del post, ma solo ora ho riacceso il pc...