16 novembre 2007

Lo spettacolo di un pontefice che riunisce le sue teste migliori e chiede loro come si fa a far tornare la scienza alla ragione


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Benedetto XVI: l'evoluzione? Non esclude il Dio Creatore


Cultura

L'evoluzionista razionale

Lo spettacolo di un pontefice che riunisce le sue teste migliori e chiede loro come si fa a far tornare la scienza alla ragione

di Scholz Christoph

Berlino
Il dibattito sull'evoluzione e la fede nella creazione non dà pace a papa Benedetto XVI. Già nel discorso all'inizio del suo pontificato aveva sottolineato: «Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell'evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario». Come già in passato, anche quest'anno Benedetto XVI si è occupato di questo problema nel corso di un incontro con scienziati e uomini di Chiesa nella residenza estiva di Castel Gandolfo (nell'occasione era presente anche Ulrich Lüke, professore di Teologia sistematica ad Aquisgrana, intervistato alle pagine 44-48).
E la cerchia degli "studiosi del Papa" ha reso ora accessibili per la prima volta relazioni e discussioni del convegno del 2006, in un libro pubblicato in Germania dall'editrice Sankt Ulrich di Augsburg (Augusta).

Le provocazioni di Schönborn

Quanto siano di scottante attualità le domande sull'origine del cosmo lo dimostrano anche le numerosissime recenti pubblicazioni sul tema, in primo luogo il libro The God Delusion (L'illusione di Dio), di Richard Dawkins, uno dei "papi" del neodarwinismo. L'autore propugna nel libro l'abolizione della religione tout court. Anche se poi, paradossalmente, Dawkins ha ammesso in un'intervista di non voler vivere in una società neodarwiniana, che, a suo parere, sarebbe troppo disumana per lui.
Il punto di partenza del più recente dibattito internazionale è stato, nel 2005, un intervento dell'arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, sulle pagine del New York Times, intervento che ha suscitato molte reazioni. Ebbene, non è un caso che lo stesso Schönborn abbia partecipato anche ai lavori di Castel Gandolfo, e non è un caso che sia stata affidata proprio a lui la prefazione agli atti del congresso, raccolti ora sotto il titolo Schöpfung und Evolution (Creazione ed evoluzione). Nel suo scritto Schönborn cita ampiamente un discorso dell'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Joseph Ratzinger, che riguarda il nucleo dei propositi del Papa. È significativo che tale discorso sia stato tenuto nel 1999 alla Sorbona di Parigi. «Con la sua opzione a favore del primato della ragione, il cristianesimo resta ancora oggi "illuminismo" - così Ratzinger - e penso che un illuminismo che si sbarazzi di questa opzione significhi per forza, contrariamente alle apparenze, non un'evoluzione ma un'involuzione dell'illuminismo».
Al Santo Padre interessa anzitutto un uso adeguato della ragione, anche nel campo delle scienze naturali. Così si scaglia da un lato contro ogni tentativo di trascinare lui stesso, e la Chiesa, in un angolo ideologico, dall'altro contro l'ideologizzazione delle scienze naturali, e in particolare della teoria dell'evoluzione. Nel suo contributo, Schönborn parla dell'"evoluzionismo" che, nel suo materialismo ideologico, sarebbe divenuto quasi una «religione sostitutiva».
Ma come rilegge Benedetto XVI la teoria dell'evoluzione alla luce di una ragione intesa in tal modo? Mettendone in discussione l'interpretazione in base alla quale lo sviluppo della vita sulle terra sarebbe avvenuto senza controllo e dipenderebbe in gran parte dal caso? Oppure la Chiesa si dice favorevole alla teoria del "disegno intelligente"? Secondo le parole di Benedetto XVI, non si tratta «di decidere a favore di un creazionismo che, sostanzialmente, rifiuta di riconoscere la scienza, oppure a favore di una teoria dell'evoluzione che ignora le proprie lacune e non vuole vedere le domande che vanno oltre le possibilità metodiche delle scienze naturali». Si tratta invece della «cooperazione fra diverse dimensioni della ragione, nella quale si apre anche la strada verso la fede».

Un'indagine sulla materia

Nei suoi brevi contributi, che sono spunti per il dibattito fra i partecipanti al convegno, il Papa fissa diversi argomenti che per lui sono importanti. In primo luogo il fatto che la teoria evoluzionistica comprende domande di competenza della filosofia, che vanno oltre l'ambito proprio delle scienze naturali. Inoltre egli sottolinea che «la teoria evoluzionistica non è ancora una teoria completa e scientificamente verificabile». In gran parte non è neppure dimostrabile a livello sperimentale «perché non possiamo far entrare diecimila generazioni in laboratorio». A questo si aggiunga il problema della verosimiglianza dell'evoluzione nel suo complesso, che si è compiuta in un corridoio molto stretto di possibilità. Infine il Papa richiama il tema dei "salti" dato che, chiaramente, i "piccoli passi" non sarebbero stati sufficienti, in un tempo relativamente breve, per giungere a sviluppi tanto differenziati. E contemporaneamente ricorda l'intelligibilità della natura e riassume così la quintessenza delle relazioni: esiste una «razionalità della materia - sottolinea Benedetto XVI - che possiede in sé una matematica, essa stessa razionale, anche se sul lungo cammino dell'evoluzione ci sono l'irrazionale, il caos e la distruzione». Inoltre il processo nell'insieme presenta secondo il Papa una razionalità: malgrado tutti gli errori e la confusione, l'evoluzione passa attraverso uno stretto corridoio e sfrutta le poche mutazioni positive. Tale doppia razionalità, che ancora una volta «si rende accessibile» alla ragione umana «in modo corrispondente», porta inevitabilmente alla domanda che va oltre la scienza, ma è una domanda della ragione: esiste una razionalità che dà origine e che si rispecchia in entrambe queste zone e dimensioni della razionalità? Le scienze naturali non possono e - il Papa ne è convinto - non debbono dare alcuna risposta a questo riguardo. «Ma dobbiamo osare credere alla ragione creatrice e avere fiducia in essa». Così ha detto il Santo Padre.

© Copyright Tempi num.45 del 08/11/2007

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