5 novembre 2007

Sansonetti (direttore di Liberazione) "arruola" il Papa su La7 (solo martedì gli dava del fascista)


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Continua la saga: "Ben vengano le parole del Papa purche' sia d'accordo con noi. Non sposa le nostre tesi? Allora chiuda quella bocca e parli solo a quei quattro gatti dei Cattolici, possibilmente in una stanza isolata ed insonorizzata del Palazzo Apostolico".
Continua ad arricchirsi di post la discussione aperta ai tempi del messaggio del Santo Padre contro il precariato: "Il Papa, la Chiesa e la politica: ipocrisie e doppiopesismi (ovvero: il Papa può parlare ma solo quando ci conviene...)"
Stamattina ad "Omnibus" de La7 (canale non sicuramente clericale, anzi...) il direttore di Liberazione, Sansonetti, candido come un giglio, si rallegra beatamente del fatto che il Papa sia d'accordo con la linea del suo giornale (accoglienza agli immigrati...la parola sicurezza e' stata omessa...chiaramente!).

Sansonetti carissimo, oggi il Papa non e' un fascista? Anzi un
FA(RMA)SCISTA?
Eppure, il 30 ottobre scorso, all'indomani del discorso del Papa ai farmacisti CATTOLICI, la prima pagina di Liberazione era piu' che eloquente. Basta andare qui.
E che cosa ci dice, oggi, la senatrice Menapace? Benedetto XVI e' ancora medievale? Oscurantista? Retrogrado? Oppure, dalla sera alla mattina, e' diventato un Pontefice illuminato e "compagno"?
Cari signori di Liberazione, smettiamola di prenderci in giro: o "concedete" al Papa di parlare SEMPRE o scrivete a chiare lettere che secondo il vostro concetto di democrazia deve tacere SEMPRE. Delle due l'una: dargli del fascista quando non e' d'accordo con voi e citare le sue parole quando vi fa comodo e' un giochetto che, francamente, ha stufato
!
E vogliamo parlare anche del signor Scalfari che si indigna perche' Liberazione (tipico) e Manifesto hanno dato dei fascisti a destra ed a sinistra per il pacchetto sicurezza approvato con decreto legge? Perche' Scalfari non si indigna anche quando certi giornali danno del fascista al Papa? Troppo comodo...
Raffaella

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella siamo ai soliti disgustosi voltafaccia........ quando ciò che il Papa dice fa comodo ad una certa area politica allora si accetta tutto ciò che dice quando no gli si da del fascista...................
e questa sarebbe la libera informazione in un paese democratico........... Ma per favore........................

Anonimo ha detto...

Sansonetti è il direttore di Liberazione ma non può certo censurare la Menapace, icona sacra dei cattocomunisti, però potrebbero almeno controllare le date dei referendum. Su Liberazione scrivono Fania, Gagliardi e altri che sono meno faziosi di molti giornalisti, ben stipendiati, che scrivono sui giornaloni. Divertente è come Staino, fondatore dell'Uaar, se la prende con Sansonetti.

Anonimo ha detto...

SINISTRISMO
FINITE LE IDEE RIMANGONO I VUOTI A PERDERE

La storia della sinistra al governo si può raccontare attraverso i casi Jovanotti, Haider, Craxi, Baraldini, Ocalan, Sofri e Berlusconi, con strascico di par condicio e conflitto d’interessi. Ma non solo: attraverso questi casi si può narrare la sua ideologia, la sua mentalità, si può capire quel che resta del sinistrismo. Non dico comunismo per rispettare le loro mutazioni; dico sinistrismo. Finite le idee restano i gusci mentali. Vediamoli.
1) Per cominciare la sinistra è quel modo di pensare che ai problemi concreti e vicini preferisce curarsi dei problemi generali e lontani. Già Prezzolini avvertiva che la sinistra si preoccupa della fame nel mondo, ma non a Canicattì. Si preoccupa dell’umanità che soffre non del vicino, del fratello che sta male o di chi ha in grembo. Si carica dei problemi del mondo, non dei problemi della famiglia, del nascituro, della sua comunità. Tutto ciò non è nobile ma poco efficace. Facciamo un esempio. Se l’Italia azzerasse per intero i debiti del Terzo mondo e assumesse il pazzo impegno di accogliere non un milione ma dieci milioni di immigrati, avrebbe cambiato le sorti del Terzo mondo e dei suoi cinque miliardi e mezzo di abitanti? No. In compenso cambierebbe in peggio le sorti dell’Italia (o dell’Europa). Ma a sinistra il moralismo ideologico prevale sul realismo efficace: sfamare la mia coscienza vale più di sfamare una persona. L’altruismo prescinde dagli altri: è uno stato d’animo, una tensione intellettuale, una passione ideologica.
2) La sinistra è quel modo di pensare che non giudica mai l’antagonista politico come il proprio avversario, ma come nemico dell’umanità, del progresso, dell’intelligenza, della pace. L’avversario non è l’altra metà del mondo, con pari dignità e pari diritti: no, è l’ostacolo alla realizzazione del paradiso in terra, è un demonio o un intralcio. Di conseguenza alla sinistra ripugna il conflitto perchè è pacifista; preferisce la guerra umanitaria, o l’ingerenza umanitaria. Avoca a sé il diritto di giudicare e annientare l’avversario e di combatterlo non con le armi canoniche, usate in modo bilaterale, ma con armi eccezionali e unilaterali.
3) La sinistra è quel modo di pensare che giudica irrilevanti i fatti rispetto alle opinioni. Non è importante compiere un crimine, ma nel nome di cosa. Il grado di criminalità è deciso dalla più o meno corretta opinione che ne è alla base. Criminali o giuste sono le idee e le cause, non gli atti compiuti o gli attori. Come spiega Cochin, la società di pensiero mira all’opinione e non all’effetto, a quel che voleva esprimere e non a quel che ha espresso e in che modo. Per la sinistra un’opinione conveniente sul fascismo è un crimine superiore a una strage compiuta (in Turchia, in Cina, in Cecenia, in Birmania per esempio) nel nome di valori progressisti. Uno striscione demenziale allo stadio mobilita l’indignazione della sinistra più di un commissario assassinato.
4) La sinistra ha un’istintiva sensibilità verso chi paga le conseguenze per avere ucciso, rapinato o violato una norma. O verso chi semplicemente non si riconosce nella morale comune, chi trasgredisce il sentire comune. L’uomo di sinistra si prende meno cura dell’uomo comune, a cominciare dalla vittima del predetto. Perchè la vittima è considerata il mandante potenziale del delitto che egli stesso ha subìto: la sua normalità, la sua condizione benestante, la sua osservanza dei pregiudizi sociali sono le molle che scatenano l’altrui violenza o violazione. La sinistra si mobilita per strappare alla morte un condannato alla pena capitale; non si è mai mobilitata per impedire che un pluriomicida sia rimesso in libertà e possa di nuovo uccidere. Ha propensione mentale a tutelare i colpevoli, non gli innocenti. Frutto deviato del Vangelo: non salva la pecorella smarrita ma il lupo che ha azzannato le pecore.
5) Infine la sinistra è quel modo di pensare che preferisce il sogno di un Paese normale alla vita di un Paese reale; per dirla con Maritain: Il vero uomo della sinistra detesta l’essere, preferendo sempre ciò che non è a ciò che è . E’ l’anima ideologica, utopica, irrealistica della sinistra, la sua passione per l’illimitato. Ma aggiungeva T. Molnar: La filosofia della sinistra è in radicale contrasto con la realtà; però una volta pervenuta al potere, la sinistra si sottomette alla concreta struttura del mondo reale. Magari cercando, come fa ora con la fame nel mondo, di trovare delle coperture, delle utopie provvisorie. Quando non è al potere affida la sua utopia a un altro tempo (l’avvenire); quando è al potere l’affida a un altro mondo (il Terzo). Invade la libertà ma evade dalla realtà.