4 novembre 2007

Angelus del Papa: il commento di Radio Vaticana


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All'Angelus, il Papa lancia un appello per una soluzione pacifica alle tensioni tra Turchia e Kurdistan iracheno. Ricorda poi San Carlo Borromeo, di cui oggi ricorre la memoria liturgica

Il Papa all'Angelus, davanti ad una piazza San Pietro gremita da oltre 50 mila fedeli, ha lanciato un appello per una soluzione pacifica dei problemi emersi tra la Turchia e la regione del Kurdistan in Iraq. Ha ricordato poi la figura di San Carlo Borromeo, di cui oggi ricorre la memoria liturgica. Prendendo spunto dal passo evangelico dell’incontro di Gesù con Zaccheo, Benedetto XVI ha affermato, che l’amore è “la forza che rinnova il mondo”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Benedetto XVI ha espresso preoccupazione per gli avvenimenti, degli ultimi giorni, al confine tra Iraq e Turchia ed ha incoraggiato ogni sforzo per il raggiungimento di una soluzione pacifica:

“Non posso dimenticare che in quella regione numerose popolazioni hanno trovato rifugio per sfuggire all’insicurezza ed al terrorismo che hanno reso difficile la vita nell’Iraq in questi anni. Proprio in considerazione del bene di quelle popolazioni, che comprendono anche numerosi cristiani, auspico fortemente che tutte le parti si adoperino per favorire soluzioni di pace”.

Benedetto XVI ha auspicato, inoltre, che “le relazioni tra popoli migranti e popolazioni locali avvengano nello spirito di quell’alta civiltà morale che è frutto dei valori spirituali e culturali di ogni popolo e Paese”. Chi è preposto alla sicurezza e all’accoglienza – ha sottolineato – “sappia far uso dei mezzi atti a garantire i diritti e i doveri che sono alla base di ogni vera convivenza”.

Prima della preghiera mariana, il Papa ha ricordato l’episodio evangelico, proposto nell’odierna liturgia, dell’incontro di Gesù con Zaccheo, esattore delle tasse per conto dell’autorità romana. “La grazia di quell’incontro imprevedibile – ha detto Benedetto XVI – fu tale da cambiare completamente la vita di Zaccheo” che confessò a Gesù: “Io do la metà dei miei beni ai poveri e, se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.

“Ancora una volta il Vangelo ci dice che l’amore, partendo dal cuore di Dio e operando attraverso il cuore dell’uomo, è la forza che rinnova il mondo”.

Una verità che risplende in modo singolare – ha aggiunto il Santo Padre – “nella testimonianza del Santo di cui oggi ricorre la memoria: Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano.

“La sua figura si staglia nel secolo XVI come modello di pastore esemplare per carità, dottrina, zelo apostolico e soprattutto per la preghiera: “le anime – egli diceva – si conquistano in ginocchio”.

San Carlo Borromeo – ha detto inoltre il Papa – “mise in pratica il dettato del Concilio di Trento, si dedicò interamente alla Chiesa ambrosiana, fondò seminari, costruì ospedali, difese i diritti della Chiesa contro i potenti e istituì una nuova Congregazione di preti secolari, gli Oblati”. Quindi, Benedetto XVI ha affidato alla protezione di San Carlo “tutti i vescovi del mondo” e ha aggiunto:

“Il suo motto consisteva in una parola sola: “Humilitas”. L’umiltà lo spinse, come il Signore Gesù, a rinunciare a se stesso per farsi servo di tutti”.

Salutando i pellegrini polacchi, il Papa ha tracciato un parallelo tra due grandi figure della Chiesa: San Carlo Borromeo e Giovanni Paolo II, che – ha ricordato Benedetto XVI - ne portava con devozione il nome. Ringraziamo Dio – ha poi detto il Papa – per la vita e l’opera di questi grandi uomini,” lontani nel tempo, vicini nello Spirito”.
Il Santo Padre ha rivolto, infine, il proprio cordiale saluto ai partecipanti al corso promosso dall’Ufficio per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana auspicando “che questa esperienza formativa possa qualificare l’impegno di evangelizzazione nel mondo dei media”.

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