8 aprile 2008

Il viaggio del Papa negli Stati Uniti non è solo per i Cattolici (Zenit)


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Il viaggio del Papa negli Stati Uniti non è solo per i cattolici

Portavoce episcopale sottolinea la priorità ecumenica e interreligiosa

di Kathleen Naab

WASHINGTON, D.C., lunedì, 7 aprile 2008 (ZENIT.org).- Ormai alla vigilia del viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti, le relazioni ecumeniche e interreligiose sembrano essere tra le priorità dell'agenda papale, spiega un portavoce della Conferenza Episcopale del Paese.

E' quanto ha detto padre James Massa, Direttore esecutivo del Segretariato della Conferenza Episcopale Statunitense per le Questioni Ecumeniche e Interreligiose, spiegando che “il Papa è convinto che non ci sarà pace nel mondo finché non ci sarà pace tra le religioni. Per questo, arriva al tavolo delle trattative qui negli Stati Uniti, e a Roma, con speranza e convinzione”.

Padre Massa ha detto a ZENIT che Benedetto XVI “porta una sorprendente profondità teologica alle relazioni ecumeniche e interreligiose”.

Il programma del Pontefice durante il viaggio di cinque giorni negli USA (15-20 aprile) include quattro soste dedicate a rinsaldare questi rapporti. Il 17 aprile, il Papa incontrerà 200 leader interreligiosi al Centro Culturale Papa Giovanni Paolo II di Washington, D.C.

Al termine di quell'incontro, si riunirà con i rappresentanti religiosi della comunità ebraica per porgere loro i suoi auguri per la festa di Pesach, che per gli ebrei inizia il 19 aprile.
Il giorno dopo, a New York, Benedetto XVI guiderà un servizio di preghiera ecumenico alla chiesa di St. Joseph, nella zona di Manhattan di Yorkville. Recandosi all'appuntamento, farà una breve visita informale alla Park East Synagogue. La visita non fa parte del programma ufficiale, ma rappresenterà un'altra occasione per porgere i suoi auguri per la Pesach.

“L'incontro alla chiesa di St. Joseph – ha spiegato padre Massa – serve per incoraggiare l'opera di promozione dell'unità dei cristiani. La sera prima, il 17 aprile […], il Santo Padre incontrerà 150 rappresentanti interreligiosi della […] comunità ebraica, musulmana, induista, buddista e giainista”.

“Mentre venerdì sera il tema è 'Cristo, la nostra Speranza di Unità', giovedì sera sarà 'Pace, nostra Speranza' – ha proseguito –. Con i nostri cari amici delle altre fedi, il Santo Padre parlerà probabilmente di come le grandi religioni debbano offrire una testimonianza comune alla pace in un momento in cui la violenza motivata sulla base della religione ha rivendicato, come l'11 settembre, troppe vite nel mondo”.

Priorità

Padre Massa ritiene che l'ecumenismo e il dialogo interreligioso siano una priorità per Benedetto XVI, non solo da quando è stato eletto Papa, ma fin dai giorni in cui era consulente al Concilio Vaticano II.

“All'epoca del Vaticano II, era consulente teologico per i Vescovi tedeschi che stavano proponendo nuove formulazioni dottrinali che tenessero conto degli sviluppi nella teologia protestante e ortodossa”, ha ricordato il sacerdote.

“In seguito, ha partecipato alla Commissione Fede e Ordine del Consiglio Mondiale delle Chiese. Come Cardinale Prefetto a Roma, ha quasi salvato da solo la storica Dichiarazione Congiunta sulla Giustificazione [nel] 1999, tra la Federazione Luterana Mondiale e la Santa Sede, attraverso un intervento dell'ultimo minuto in un incontro a casa di suo fratello in Germania”.

“Come i quattro Papi che lo hanno preceduto, Benedetto XVI guarda all'opera di promozione dell'unità dei cristiani come a una componente essenziale della missione della Chiesa”.

“Il Santo Padre rende anche omaggio al rapporto unico che la Chiesa mantiene con il popolo ebraico, il primo ad essere in alleanza con Dio”.

Secondo padre Massa, “il dialogo interreligioso, soprattutto con l'islam, è fondamentale per l'agenda di Benedetto XVI per l'opera di promozione della pace e dei diritti umani nel mondo”.

Difficoltà

Il sacerdote riconosce che, nonostante la sua dedizione al dialogo ecumenico e interreligioso, il Papa ha dovuto affrontare situazioni difficili finora, durante il suo pontificato.

Interpellato sulle reazioni all'ormai famoso discorso di Regensburg, sulla risposta alla preghiera del Venerdì Santo per il Messale del 1962 e sulla recente controversia sul battesimo del Sabato Santo di un convertito dall'islam, padre Massa ha affermato che nonostante le reazioni negative il processo ecumenico/interreligioso va avanti.

“La stampa ha ovviamente un ruolo fondamentale nell'interpretare questi sviluppi per un pubblico globale”, ha affermato il sacerdote.

“E' stato un peccato che alcune fazioni della stampa europea abbiano creato dei titoloni dai paragrafi di apertura del discorso di Regensburg, che era una sfida rispettosa e brillante a tutte le persone religiose per dimostrare che la ragione non ha nulla da temere dalla fede e che la fede deve sempre dare il benvenuto all'incontro purificatore con la ragione”.

“Musulmani e cristiani affrontano insieme un avversario comune nella forma di un secolarismo aggressivo che nega i principi morali trascendenti che fondano il primato del diritto e il rispetto della dignità umana”.

“E' sorprendente come ci riprendiamo velocemente [da queste controversie]”, ha notato padre Massa.

“Ciò avviene perché le nostre relazioni interreligiose hanno gettato radici profonde attraverso decenni di dialogo e collaborazione su questioni sociali. Se è vero che alcuni gruppi ebraici hanno chiesto una 'pausa' nel dialogo per un'ulteriore riflessione sulla preghiera del Venerdì Santo per gli ebrei nel Messale del 1962, è anche vero che altri hanno promesso il loro continuato sostegno al dialogo pur non essendo d'accordo sull'appropriatezza di una preghiera liturgica per gli ebrei perché arrivino a conoscere Cristo”.

“Il dialogo non è in conflitto con la proclamazione, ma piuttosto una parte di un più ampio programma di evangelizzazione che definisce la nostra essenza come popolo cattolico”.
Citando uno studio di febbraio del Pew Forum on Religion & Public Life, padre Massa ha notato che il Santo Padre affronterà una nazione rimodellata sulla questione della religione.
“La configurazione del cristianesimo americano è cambiata in modo piuttosto drammatico negli ultimi 40 anni. Le cosiddette Chiese protestanti principali si sono ristrette, mentre le comunità evangeliche e pentecostali hanno visto una notevole crescita. […] I cattolici non possono fare altro che meravigliarsi, e ammirare, tutto ciò che spiega la vitalità delle 'nuove Chiese', che deve essere sicuramente presa in considerazione dal Santo Padre e da altri leader cattolici, in questo Paese e in tutto il mondo”.
Padre Massa sostiene che è cambiato anche il concetto del papato: “Solo tra pochi evangelici e cristiani fondamentalisti negli USA il Papa è visto come l''anticristo'. Molti lo vedono come un difensore delle coscienze, così come un guardiano del cristianesimo storico, in un'era relativistica a livello morale”.

Questo portavoce dei Vescovi statunitensi ha detto di nutrire grandi speranze per il contributo che potrà offrire la visita di Benedetto XVI negli Stati Uniti e per la priorità che il Papa sta dando all'ecumenismo e ai rapporti interreligiosi.

“Spero che il Santo Padre dia nuova energia agli impegni ecumenici in un momento in cui così tante Chiese sembrano sperimentare nuove fratture nell'appartenenza e sembrano approfondire la polarizzazione su questioni morali”, ha detto.
“Sarebbe una grande grazia da parte sua ribadire un punto sottolineato in modo molto intenso dal suo predecessore – ha continuato – , nella fattispecie che l'ecumenismo non è un'appendice alla missione della Chiesa, ma un aspetto fondamentale di questa missione”.
“Penso che potremmo sentire da lui anche qualche incoraggiamento a perseguire un 'ecumenismo spirituale' che coinvolga la preghiera condivisa e opere di carità e giustizia in comune”.

“L'ecumenismo teologico proseguirà sicuramente, e ultimamente ha compiuto dei progressi notevoli nel rapporto tra cattolici e ortodossi, come si mostra nel documento di Ravenna sulla Chiesa universale, ha affermato padre Massa.

“Il Santo Padre – ha quindi concluso – potrebbe dirci che con tutte queste relazioni, che hanno come obiettivo l'unità per la quale Cristo ha pregato la sera prima di morire – 'Padre, siano una cosa sola' –, siamo solo all'inizio dell'inizio del compito ecumenico”.

[Traduzione dall'inglese di Roberta Sciamplicotti]

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