7 aprile 2008

Il Papa: "Gesù risorto illumina la testimonianza dei martiri della fede, solo apparentemente sconfitti dalla violenza e dai totalitarismi" (Radio V.)


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Gesù risorto illumina la testimonianza dei martiri della fede, solo apparentemente sconfitti dalla violenza e dai totalitarismi: così il Papa in visita alla Basilica di San Bartolomeo sull’Isola Tiberina

Gesù risorto illumina la testimonianza dei martiri della fede, solo apparentemente sconfitti dalla violenza e dai totalitarismi. Così, in sintesi, Benedetto XVI, durante la Liturgia della Parola, presieduta oggi pomeriggio nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, memoriale dei martiri del XX sec. Ad accogliere il Papa sono stati, tra gli altri, il cardinale Vicario, Camillo Ruini, ed i membri della Comunità di Sant’Egidio, cui la Basilica fu affidata nel ’93, e che quest’anno festeggia il 40.mo anniversario. Il servizio di Isabella Piro:

“Un pellegrinaggio alla memoria dei martiri del XX secolo”: così il Papa ha definito la sua visita alla Basilica di San Bartolomeo, una piccola Chiesa bianca, circondata dalle acque del Tevere, e che accoglie le reliquie dei cristiani caduti nel XX secolo. Un luogo “carico di memorie”, dunque, ha aggiunto il Santo Padre, che fa sorgere in noi una domanda: perché questi martiri “non hanno cercato di salvare a tutti i costi il bene insostituibile della vita?”. La risposta, ha sottolineato il Papa, è nella fiamma dell’amore:

“Sorretti da quella fiamma anche i martiri hanno versato il loro sangue e si sono purificati nell’amore: nell’amore di Cristo che li ha resi capaci di sacrificarsi a loro volta per amore. Gesù ha detto: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Ogni testimone della fede vive questo amore “più grande” e, sull’esempio del divino Maestro, è pronto a sacrificare la vita per il Regno di Dio. In questo modo si diventa amici di Cristo; così ci si conforma a Lui, accettando il sacrificio fino all’estremo, senza porre limiti al dono dell’amore e al servizio della fede”.

Sono tanti, ha continuato Benedetto XVI, “i cristiani caduti sotto la violenza totalitaria del comunismo e del nazismo”, quelli uccisi nei 5 continenti, spesso “in odio alla fede”. E non pochi “si sono immolati per non abbandonare i bisognosi, i poveri, i fedeli loro affidati”. Questi nostri fratelli nella fede, ha detto il Papa citando Giovanni Paolo II, costituiscono come “un affresco delle Beatitudini, vissuto sino allo spargimento di sangue”. Una testimonianza però che parla “con voce più forte delle divisioni del passato”:

“E’ vero: apparentemente sembra che la violenza, i totalitarismi, la persecuzione, la brutalità cieca si rivelino più forti, mettendo a tacere la voce dei testimoni della fede, che possono umanamente apparire come sconfitti della storia. Ma Gesù risorto illumina la loro testimonianza e comprendiamo così il senso del martirio”.

Tanto più vera, allora, diventa l’affermazione di Tertulliano, citata dal Santo Padre: “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”:

“Nella sconfitta, nell’umiliazione di quanti soffrono a causa del Vangelo, agisce una forza che il mondo non conosce: “Quando sono debole – esclama l’apostolo Paolo -, è allora che sono forte” (2 Cor 12,10). E’ la forza dell’amore, inerme e vittorioso anche nell’apparente sconfitta. E’ la forza che sfida e vince la morte”.

“Anche questo XXI secolo si è aperto nel segno del martirio – ha concluso il Papa - Quando i cristiani sono veramente lievito, luce e sale della terra, diventano anche loro, come avvenne per Gesù, oggetto di persecuzioni; come Lui sono ‘segno di contraddizione”. Di qui, l’invito rivolto agli amici della Comunità di Sant’Egidio a guardare agli “eroi della fede”, sforzandosi di “imitarne il coraggio”, per essere “costruttori di pace e di riconciliazione fra quanti sono nemici o si combattono”.

Dopo la Celebrazione, all’esterno della Basilica, Benedetto XVI ha scoperto una lapide commemorativa della sua visita. Quindi ha rivolto ai tanti presenti un saluto, esteso anche al vicino ospedale “Fatebenefratelli”. Infine, il Papa ha ringraziato la Comunità di Sant’Egidio per il suo operato, esortandola a non temere le difficoltà e le sofferenze dell’azione missionaria:

“La Parola di Dio, l’amore per la Chiesa, la predilezione per i poveri, la comunicazione del Vangelo sono state le stelle che vi hanno guidato testimoniando, sotto cieli diversi, l’unico, comune messaggio di Cristo. Vi ringrazio per questa vostra opera apostolica; vi ringrazio per l’attenzione agli ultimi e per la ricerca della pace, che contraddistinguono la vostra Comunità”.

Anche la Comunità di Sant’Egidio ha ringraziato il Papa per la sua visita, definita “un dono prezioso” proprio perché cade nel 40.mo anniversario della Comunità. Il suo fondatore, Andrea Riccardi, ha poi aggiunto:

”Oggi Vostra Santità onora la memoria dei martiri, le cui esistenze parlano di un amore forte come la morte. Hanno vissuto non per sé: scandalo per il mondo del Novecento, che ha fatto sua suprema legge il “salva te stesso”, gridato a Gesù sotto la croce. Tale è ancora il mondo del nostro secolo, dove purtroppo tanti cristiani sono ancora uccisi in varie parti del mondo!”

Andrea Riccardi ha poi ricordato le piaghe del mondo, in particolare dell’Africa dove, ha detto “il materialismo umilia l’uomo con la violenza, la povertà, il culto del denaro, sfigurando l’immagine di Dio”. Eppure, ha concluso, in questo contesto si vede “la forza umanizzante, liberatrice e pacificatrice della gratuità della vita cristiana” e si è “contenti di essere cristiani”, con una gioia “più forte del dolore che si sente nel mondo”.

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