7 aprile 2008

Pillola del giorno dopo (2), i medici: «C’è il diritto di non prescriverla» (Avvenire)


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Il Papa: "Vicini a chi soffre per aborto e divorzio" (Paglialunga)

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Il Papa parla di aborto (e non è un’ingerenza). Benedetto vola più in alto di certi politici ed intellettuali ottocenteschi...(Brambilla)

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Pillola del giorno dopo I medici: «C’è il diritto di non prescriverla»

DA PISA ANDREA BERNARDINI

«Né il ministro Livia Turco, né l’assessore regionale Enrico Rossi e nemmeno il presidente dell’Ordine dei medici di Pisa Giuseppe Figlini potranno mai imporre a un medico di assecondare la volontà della paziente, dando a lei la responsabilità di una scelta che quello stesso medico non ha compiuto in autonomia, e quindi in scienza e coscienza»: il dottor Giovanni Belcari, medico chirurgo pontederese, torna sulla vicenda delle due giovani pisane che avrebbero faticato per trovare un camice bianco disponibile a prescrivere – o a somministrare loro – la pillola del giorno dopo, in seguito a un rapporto a rischio. E chiede un confronto pubblico col presidente dell’Ordine dei medici Figlini al quale «contesto l’inadempienza nei confronti del Codice deontologico e in particolare degli articoli 3, 4, 13, 22e 58 di cui egli stesso è garante.
E una delibera chiara, univoca, definitiva, del Consiglio regionale che sia espressione reale di tutte le parti in causa». La lettera aperta del giovane medico pontederese – indirizzata al direttore sanitario della Usl 5 di Pisa Rocco Damone e al presidente dell’Ordine dei medici Figlini – trova sponda tra decine di colleghi amareggiati e «sotto pressione»: ginecologi, neonatologi, psichiatri, anestesisti, medici di guardia, medici del 118. Tra i numerosi firmatari anche alcuni nomi di spicco, il professor Virgilio Facchini, ex primario di ginecologia e il professor Pietro Iacconi, in servizio al Dipartimento di chirurgia generale al Santa Chiara di Pisa e il professor Massimo Ermini della facoltà di Medicina e chirurgia. I politici sappiano «che una deontologia che si rispetti – si legge nel documento – mai può obbligare un medico alla prescrizione di un farmaco non salvavita. O forse l’assessore regionale, o il presidente dell’Ordine, ignorano che il Comitato nazionale per la Bioetica ha riconosciuto all’unanimità al medico la possibilità di rifiutare la prescrizione della pillola appellandosi alla clausola di coscienza?». Ai firmatari non sono piaciute le dichiarazioni del presidente dell’Ordine dei medici pisano e del direttore sanitario Damone sul carattere «d’esclusiva connotazione contraccettiva del Norlevo». «Il dottor Damone – asserisce Belcari – continua a citare il Codice deontologico. Ha dimenticato che lo stesso Codice prevede che “la prescrizione di un accertamento diagnostico e/o di una terapia impegna la responsabilità professionale ed etica del medico” e ancora che “su tale presupposto al medico è riconosciuta autonomia nella programmazione, nella scelta e nella applicazione di ogni presidio diagnostico e terapeutico?” (art. 13). Ha dimenticato che per lo stesso Codice, il medico deve “ispirarsi ai valori etici fondamentali, assumendo come principio il rispetto della vita?” (art. 4)? Non ricorda che “dovere del medico è la tutela della vita (art. 3)”? Non ricorda che per questo siamo fatti dottori in medicina e chirurgia, per questo noi tutti giuriamo alla laurea? Rilegga, e legga con attenzione il dottor Damone, l’articolo 22 del Codice di deontologia medica per cui “il medico al quale vengano richieste prestazioni che contrastino con la sua coscienza o con il suo convincimento clinico, può rifiutare la propria opera, a meno che questo comportamento non sia di grave e immediato nocumento per la salute della persona assistita”, nonché l’art. 69, che direttamente lo riguarda, per il quale “il medico che svolge funzioni di direzione o di dirigenza sanitaria, deve garantire il rispetto delle norme del Codice di deontologia medica e la difesa dell’autonomia e della dignità professionale”. “Quale interruzione di pubblico servizio si configura dunque? – si sfoga il dottor Belcari –. Il medico deve dunque assurgere al ruolo esclusivo di burocrate? Dov’è il rischio di vita della paziente?
Dove la patologia? Dov’è la tutela dei propri iscritti da parte del presidente di un Ordine che non si preoccupa minimamente di fornire solidarietà a colleghi che peraltro non risultano esser sotto giudizio alcuno? Dove il rispetto per l’attività professionale dei colleghi ? (art. 58)».

© Copyright Avvenire, 6 aprile 2008

ORDINE DI ROMA

Falconi: «Non siamo erogatori automatici»

«Tuteliamo le donne ma il medico non è un erogatore automatico di farmaci» ed è legittima l’obiezione di coscienza: ad affermarlo è il presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Roma Mario Falconi, che replica alle dichiarazioni del ministro della Salute Livia Turco, sui doveri deontologici del medico. Falconi ricorda che, tenuto conto che a tutt’oggi la letteratura scientifica internazionale non sembra abbia risolto in via definitiva il dilemma se la pillola del giorno dopo agisca impedendo la fecondazione dell’uovo o l’impianto dell’uovo fecondato, è assolutamente legittima l’eventuale «obiezione di coscienza» . «Va sottolineato – continua Falconi – che anche per i medici non obiettori la eventuale prescrizione della pillola del giorno dopo (principio attivo levonorgestrel, sostanza presente in molte pillole contraccettive, impiegata però in un dosaggio 20-30 volte maggiore) è da considerarsi quale momento finale di un atto medico proprio a tutela della salute della donna. Se viceversa qualcuno pensa – conclude il presidente – che il medico, in tale evenienza, debba essere soggetto passivo e mero esecutore di una richiesta, forse non ha capito cosa voglia dire essere medici e allora si cambi la legge facendo dispensare il farmaco dalle farmacie, come avviene in altri Paesi o addirittura nei supermercati come negli Usa».

© Copyright Avvenire, 6 aprile 2008

RELAZIONE SU 194

Nel ’92 il ministero: non è contraccezione

DA PISA

Come agisce il Norlevo? È legittimo rifiutarsi di prescrivere quel farmaco? È una questione annosa, se si tien conto che nel 1992 l’allora ministro Maria Pia Garavaglia (oggi Pd) relazionando sull’attuazione della legge sull’aborto sostenne come fosse «motivo di preoccupazione il diffondersi probabile di metodiche impropriamente chiamate contraccettive, che, in realtà, non impediscono la fecondazione dell’ovulo e che perciò non vanno catalogate nel campo della contraccezione (come pillola del giorno dopo, contragestione, pulizia mestruale): metodiche che vengono usate dopo un rapporto non protetto, omesso l’accertamento della gravidanza. E che sfuggono ad ogni controllo, anche se violano la legge 194 il cui art. 1 non distingue tra tutela della vita prima e dopo l’impianto». Della questione si parlerà domani alle ore 22.10 nella trasmissione «MApPERÒ» in onda su Sat2000. Monica Mondo intervisterà Aldo Pagni, già presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e Renzo Puccetti, segretario di «Scienza&Vita» di Pisa e Livorno. Intanto l’associazione radicale «Libera Pisa» ha annunciato che il ginecologo Silvio Viale (noto anche per la sperimentazione della pillola abortiva Ru486) sarà martedì pomeriggio a Pisa per rilasciare «a scopo preventivo» pillole del giorno dopo a chi ne farà richiesta. (A.Ber.)

© Copyright Avvenire, 6 aprile 2008

MEDICI CATTOLICI

«I candidati parlino dei temi etici»

Rivolgendo un appello a tutte le forze politiche in vista delle elezioni di domenica prossima, la sezione milanese dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci) invita a evidenziare le proposte e le soluzioni sui temi eticamente sensibili: «Embrioni, eutanasia, testamento biologico, aborto, esperimenti sui feti sono solo alcuni dei temi che implicano il rispetto della persona umana in qualsiasi momento della sua evoluzione, ma che non hanno trovato adeguata risonanza nell’attuale campagna elettorale». Amci Milano stigmatizza questa assenza di pronunciamenti, e chiede a tutti i rappresentanti delle varie coalizioni di dichiarare apertamente il loro pensiero e le loro proposte.
«Il pluralismo politico dei cattolici italiani è ormai un principio acquisito, ma ciò non deve impedire all’elettore di valutare se i profili dei candidati e i loro programmi sono in linea con i principi etici e sociali raccomandati dalla Chiesa cattolica».

© Copyright Avvenire, 6 aprile 2008

A PISA

La Asl indaga sulla guardia medica

Secondo quanto pubblicato sul quotidiano «Il Tirreno» a Pisa due giovani donne hanno avuto difficoltà a farsi prescrivere dai medici pubblici (guardia medica e pronto soccorso) la pillola del giorno dopo. Anzi, una delle due non avrebbe trovato soluzione se non rivolgendosi a un amico medico. Diversa la versione dell’Azienda ospedaliera, che ha fatto quadrato intorno al servizio di triage del pronto soccorso: le due ragazze hanno ricevuto un codice bianco e hanno dovuto aspettare il loro turno. Sotto torchio invece i medici di guardia. Giovedì 6 di loro sono stati ricevuti dal direttore della Usl Rocco Damone perché devono rispondere del loro comportamento. I medici oggetto di indagine interna difendono la scelta di non prescrivere quella pillola. Degli 11 titolari in servizio alla guardia medica solo due sarebbero obiettori. Gli altri non la prescrivono (o la prescrivono raramente) per ragioni «di buon senso». (A.Ber.)

© Copyright Avvenire, 6 aprile 2008

PAOLO VI

«No alla pillola»

Era il 1968 e pomo della discordia era la pillola anti concezionale: per dare una risposta alla domanda se fosse lecito o meno usarla Paolo VI scrisse l’«Humanae Vitae».
Come nacque questa enciclica è raccontato nei primi capitoli: Paolo VI confermò e allargò la commissione di studio costituita nel 1963 da Giovanni XXIII.Vi facevano parte studiosi e coppie di sposi che dovevano raccogliere pareri sulle nuove questioni riguardanti la vita coniugale, in particolare sulla regolazione della natalità, oltre a fornire gli elementi perché il magistero della Chiesa potesse dare una risposta adeguata all’attesa dei fedeli e dell’opinione pubblica.
La commissione si divise riguardo le norme morali da proporre ed emersero posizioni favorevoli all’uso della pillola che si distaccavano dalla dottrina morale sul matrimonio proposta dal magistero. Da qui la decisione di Papa Paolo VI di scrivere l’«Humanae Vitae». In essa il Santo Padre descrive l’amore coniugale, la paternità responsabile, l’inscindibilità dei due significati dell’atto coniugale: quello unitivo e quello procreativo; l’enciclica indica le vie illecite per la regolazione della natalità e dichiara invece lecito il ricorrere ai periodi infecondi.

© Copyright Avvenire, 6 aprile 2008

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