6 aprile 2008
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IL PAPA: AIUTARE CHI SOFFRE PER L'ABORTO ED IL DIVORZIO
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Il Papa ribadisce: sono colpe gravi
Vicini a chi soffre per aborto e divorzio
CITTÀ DEL VATICANO
«La rottura del matrimonio e l’interruzione volontaria della gravidanza sono colpe gravi, perché ledono la dignità ed implicano una profonda ingiustizia nei rapporti umani e sociali, ma la Chiesa deve sempre sapersi accostare con amore alle persone che ne portano le ferite».
Lo ha detto ieri il Papa, parlando ai partecipanti al Pontificio Consiglio per la famiglia. nella stessa occasione, Benedetto XVI ha anche ricordato l’importanza, per le famiglie stesse, di dare il giusto peso al ruolo degli anziani ed al loro patrimonio di tradizione.
Aborto e divorzio, aiutare le persone
Il Papa: «Sono colpe gravi, ma la Chiesa si accosti con amore a chi ne porta le ferite»
Arcangelo Paglialunga
CITTÀ DEL VATICANO
Il Papa ha lanciato una parola di speranza, richiamandosi alla «misericordia di Dio», a quanti si sono macchiati dei peccati dell’aborto e del divorzio; e ha difeso i «nonni» che non debbono finire in una specie di «zona di parcheggio» e di «cultura della morte con l’eutanasia».
Sono stati due discorsi che susciteranno interesse, rivolti ai partecipanti al Congresso internazionale sulla famiglia, al Laterano ed ai convegnisti ecclesiastici e laici che hanno assistito alla plenaria del «Pontificio Consiglio sulla famiglia».
«Il giudizio etico della Chiesa su aborto e divorzio procurato è noto a tutti; si tratta di colpe gravi».
Il richiamo del Papa che riprende sue precedenti prese di posizione si accompagna questa volta ad una approfondita riflessione sulla Chiesa «madre di misericordia» che «sull’esempio del Divino Maestro» deve guardare alle persone concrete, soprattutto a quelle più deboli e innocenti, che sono vittime delle ingiustizie e dei peccati; ed anche a quelle degli altri, uomini e donne, che avendo compiuto tali atti si sono macchiati di colpe e ne portano le ferite interiori, cercando la pace e le possibilità di una ripresa».
Bastano queste espressioni a dare importanza all’intervento papale.
Benedetto XVI non intende giustificare gli atti «peccaminosi» ma auspica anche criteri nuovi e richiama la Chiesa al dovere della misericordia e della redenzione anche in questi casi.
Facile intuire che questo intervento di Benedetto XVI ai partecipanti al Congresso internazionale sul «Matrimonio e famiglia» con il titolo significativo «l’Olio sulle ferite» susciterà vasto interesse: si vede in esso un atteggiamento che vuole venire incontro a quanti in fatto di aborto e divorzio «hanno compiuto scelte, di natura certo differente, maturate talvolta in circostanze difficili e grammatiche che comportano spesso traumi e sono fonte di profonde sofferenze per chi le compie».
Ed ecco il passo saliente del discorso papale: «A queste persone la Chiesa ha il dovere primario di accostarsi con amore e delicatezza, con premura e attenzione materna per annunciare le vicinanza misericordiosa di Dio, in Cristo Gesù» e perché «il Vangelo della vita è anche Vangelo di Misericordia».
Richiamandosi ad un discorso di Giovanni Paolo II, il Papa ha ricordato che «certi no pronunciati dalla Chiesa sono in realtà un sì alla dignità della persona umana, alla sua vita e alla sua capacità di amare» ma «bisogna trasmettere al mondo anche il fuoco della misericordia, ed è questo il compito dei discepoli di Gesù che devono attuare il programma del Buon Samaritano».
Così il Papa sintetizza questo programma: l’attenzione pastorale e solidale dovrà mirare a far sì che i figli del divorzio non siano vittime innocenti dei conflitti tra i loro genitori che divorziano; occorre che sia, per quanto possibile, assicurata la continuità del legame con i genitori stessi, per una vera crescita psicologica ed umana.
E per quanto si riferisce al dramma dell’aborto procurato, «che lascia segni indelebili nella donna e conseguenze devastanti sulla famiglia e sulla società anche per la mentalità di disprezzo della vita che favorisce, il Papa afferma: «Egoistiche complicità stanno spesso alla radice di una decisione sofferta che tante donne hanno dovuto affrontare da sole e di cui portano nell’animo una ferita non ancora rimarginata! Benché quanto compiuto rimanga una grave ingiustizia e non sia in sé rimediabile, faccio mia l’esortazione rivolta, nell’Enciclica Evangelium vitae, alle donne che hanno fatto ricorso all’aborto: "Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione. Allo stesso Padre e alla sua misericordia potete affidare con speranza il vostro bambino"».
E così il Papa conclude, invitando «a pensare con criteri nuovi: Esprimendo profondo apprezzamento a tutte quelle iniziative sociali e pastorali che sono rivolte alla riconciliazione e alla cura delle persone ferite dal dramma dell’aborto e del divorzio».
Nel discorso rivolto ai partecipanti alla Plenaria del Consiglio, per la famiglia il Papa ha parlato della testimonianza dei nonni e degli anziani nella Chiesa e nella famiglia, ricordando che Giovanni Paolo II parlando agli anziani disse: «Anche io sono anziano, ma conosco ancora il gusto della vita».
Benedetto XVI ha rilevato che, oggi, profonde trasformazioni si sono verificate nella vita della famiglia ed ha condannato la «zona di parcheggio» nella quale i nonni vengono talora relegati perché «peso alla famiglia» e, a volte sono essi stessi a scegliere questa soluzione impietosa. E in taluni casi addirittura si pensa all’eutanasia per risolvere situazioni difficili.
Il Papa chiede di «sconfiggere ogni emarginazione» e chiama in causa le famiglie, le parrocchie e le associazioni cattoliche per risolvere certe problematiche: «Ritornino i nonni - afferma - ad essere presenza viva nella famiglia, nella Chiesa e nella società».
© Copyright Giornale di Brescia, 6 aprile 2008
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