27 luglio 2008

Oggi i giornaloni aprono con le parole di Mons. Marchetto sull'immigrazione. "Strana" tutta questa attenzione. Non è ingerenza?


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Cari amici, ci risiamo: basta una parola di un alto prelato che possa lontanamente configurare una critica all'esecutivo in carica che i giornaloni titolano a caratteri cubitali e definiscono le opinioni del Vaticano "autorevoli".
Certo la Santa Sede e la Chiesa Italiana sono "autorevoli" e meritano rispetto, ottenendo ipso iure il diritto di parlare, quando si occupano di queste tematiche a sfondo sociale e umanitario.
E' cosa buona e giusta, ma come mai, in questo caso, non si urla all'ingerenza vaticana nella politica dell'Italia?
Come mai, stavolta, le dichiarazioni di un alto prelato vengono portate in palmo di mano, mentre in altri casi si grida allo scandalo?
Un po' di coerenza, suvvia!
O il Vaticano puo' parlare sempre o deve tacere...sempre!
Sono autorevoli anche le dichiarazioni a difesa della vita, della famiglia, del matrimonio fra un uomo ed una donna, oppure, qui, c'e' gamba tesa?
Sono confusa :-)
Riportiamo due articoli sulle dichiarazioni di Mons. Marchetto, riportate male, che, in ogni caso, hanno trovato maggiore spazio dei commenti sulla visita del Papa a Sydney sparita nel nulla forse per la delusione del mancato flop...

R.

Clandestini, per il Vaticano «l’emergenza non è negativa» Ma tutti scrivono il contrario

di Federico Novella

Emergenza, emergenza, emergenza. Diceva il saggio: «Quanto più una notizia è stampata a grandi lettere, tanto più la gente penserà che è vera».
Ci avete fatto caso? Ieri i tre principali quotidiani italiani hanno aperto il giornale con lo stesso identico titolo cubitale: «Clandestini, stato d'emergenza». E giù litri d'inchiostro a tutta pagina, per sottolineare la parolina magica. Emergenza. Perché le parole sono importanti, per dirla alla Nanni Moretti: ma quando si adoperano a sproposito, diventano armi di distrazione di massa.
Parole stupefacenti, nel senso che annebbiano, addormentano, drogano le coscienze. Si scrive «Stato d'emergenza», ma sui giornali si legge «Stato d'assedio». Tipo quello di Bava Beccaris di fine Ottocento: sai, le fucilate sulla folla, i processi sommari, si salvi chi può.
L'ultimo scandalo di cartapesta è confezionato ad arte sulle dichiarazioni di Monsignor Marchetto, segretario del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti. Il quale si è limitato a dire ciò che qualsiasi persona di buona volontà potrebbe dire: «Auspichiamo il rispetto dei diritti umani di tutti i lavoratori migranti»; «l'emergenza in sé non è negativa»; «per giudicare sulla bontà» dell'iniziativa del governo «bisognerà vedere i contenuti delle decisioni».

Chiaro, limpido, equilibrato. Traduzione sul sito di Repubblica? «Monito del Vaticano, il governo rispetti i diritti», dove il concetto sotteso è che il governo non li sta rispettando. Ma vi pare?

Siamo di fronte, e non è la prima volta, a una raffinata strategia di comunicazione: distorcere, ingigantire, acciabattare una notizia per manovrare il lettore a seconda della bisogna. Uno stratagemma, questo, al servizio di una tesi o magari di un partito; ma della verità, mai. Le paginate immonde sullo «stato d'emergenza» annunciato dal governo andrebbero rilegate e vendute all'estero nel settore dell'editoria umoristica: il debito pubblico ne uscirebbe risanato. Pesco a caso da cronache e commenti: «Diritti umani a rischio», «Sconcerto del Quirinale», «Provvedimenti disumani». Quando il caso è già bell'e montato, il povero Maroni ha dovuto precisare il superfluo: e cioè che il fantomatico stato d'emergenza dei miei stivali esisteva già da sei anni. È un banale prolungamento di un'ordinanza del 2002, rinnovata sette volte: le ultime due da un certo Romano Prodi. E così la strombazzata rivoluzione militare di Maroni s'è rivelata la proroga di una proroga di una proroga. Un particolare che cambia tutto, direte voi: ma che stranamente sparisce dai giornali nostrani, o al massimo spunta a fondo pagina a caratteri microscopici. Del resto, come poteva essere altrimenti? Per suonare l'allarme democratico c'è bisogno di spazio su carta; per raccontare la realtà autentica, bastano due righe in un boxino.
È sufficiente sfogliare i quotidiani e armarsi di lente d'ingrandimento. La Repubblica scrive in grande: emergenza, fascismo, sconcerto, l'Europa vigilerà. E precisa in piccolo: «Lo stato d'emergenza è prorogato di anno in anno». Il Corriere della Sera, tra mille titoloni, arriva a scrivere che «tecnicamente il provvedimento è ragionevole e necessario», però «riacutizza le polemiche» e rappresenta «la voglia del centrodestra di aggirare i confini giuridici». Ma che significa? Che il provvedimento è giusto ma è sbagliato? Che è un atto dovuto ma anche no? Vacci a capire. Sull'Unità , poi, raggiungiamo l'iperspazio della malafede giornalistica. Questo il titolo: «Politica della paura, il governo è costretto a rettificare». Tradotto: Maroni ha fatto solo il suo dovere, ma adesso deve chiedere scusa. Avrebbero fatto prima a gettar la maschera e scriverlo chiaro e tondo in prima pagina: «È sempre colpa di Berlusconi». Sarebbe stato più onesto. In qualche modo l'idea è venuta a Valentino Parlato nell'editoriale sul Manifesto, che in sostanza dice: sì d'accordo, il provvedimento sull'emergenza è roba vecchia, ma «nell'attuale contesto del regime berlusconiano questa decisione è gravissima». Ovvio no? Come abbiamo fatto a non capirlo prima? Tutte le peggiori balle dell'universo hanno il permesso di soggiorno sui giornali italiani. Soprattutto se clandestine. Se poi qualcuno scopre l'inganno, niente paura: a salvarci la faccia, e la penna, c'è «l'attuale contesto berlusconiano».

© Copyright Il Giornale, 27 luglio 2008 consultabile online anche qui.

Titolo del Corriere online: "Clandestini, il Vaticano fissa i paletti"

Titolo di Repubblica online: Vaticano: "Emergenza emigranti nel rispetto dei diritti umani"

Titolo La Stampa online: "IL PIANO DEL GOVERNO NEL MIRINO"

«Rispetto dei diritti umani nell'emergenza clandestini»

Il Vaticano attende i fatti prima di giudicare la decisione italiana Monsignor Nozza (Caritas): «Manca un approccio organico»

nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Alla Santa Sede la parola «emergenza» non fa paura. Ma avverte: «Bisognerà considerare i contenuti delle decisioni». Ieri mattina, prima di partire per Washington dove parteciperà ad un convegno sugli immigrati «latinos» negli Stati Uniti, organizzato dalla Conferenza episcopale americana, il segretario del Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti, monsignor Agostino Marchetto, ha messo i paletti all'iniziativa del governo italiano, attendendo di vedere come vanno le cose. Ma la posizione del Vaticano non cambia e Marchetto rileva che «per giudicare sulla bontà dell'iniziativa» bisogna tenere conto dell'«auspicato equilibrio tra accoglienza e sicurezza». Insomma «di per sé emergenza non è un termine negativo», ma occorre tenere conto, «nell'attuazione delle disposizioni», del «rispetto dei diritti umani di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie» e delle «norme internazionali accolte dall'Italia». E qui Marchetto non fa distinzioni e spiega che esse riguardano «i rifugiati, i richiedenti asilo, gli apolidi», ma anche «i Rom, i Sinti» e «altre famiglie zingare», oltre coloro che sono sia oggetto che soggetto «del traffico di diritti umani».

Proteggere chi chiede asilo

Il segretario del Pontificio Consiglio spiega la posizione della Santa Sede con un esempio: «Anche una padrona di casa si trova in emergenza se arrivano due ospiti imprevisti, ma cercherà di provvedere nel migliore dei modi alla loro accoglienza». Oggi è proprio questa la situazione italiana, con flussi di immigrati che aumentano sulle nostre coste, perché vengono da Paesi dove la vita non vale nulla. Marchetto in particolare si riferisce al Sudan, alla Somalia e all'Eritrea, e rileva che questa gente ha «necessità di protezione nella linea della collaudata legislazione internazionale per i rifugiati e i richiedenti asilo». La Santa Sede è di questo che è maggiormente preoccupata e perciò aspetta di vedere quali misure il governo italiano, dopo aver proclamato lo stato di emergenza sull'immigrazione per tutto il territorio nazionale, metterà in campo per affrontare i problemi.

Il pacchetto sicurezza

L'attenzione alla questione degli immigrati è vigile da parte del Vaticano e gli interventi di monsignor Marchetto sono sempre stati assai puntuali e fermi. Alla vigilia dell'udienza del Papa a Berlusconi, mentre infuriava il dibattito e la polemica sull'introduzione del reato di clandestinità, proprio Marchetto aveva con chiarezza spiegato la posizione contraria del Vaticano sull'ipotesi a cui stava lavorando il governo italiano nell'elaborazione del pacchetto sicurezza. Il premier ne aveva preso atto e la clandestinità, anziché come reato, è stata introdotta come aggravante se uno straniero clandestino viene accusato di crimini. Al Vaticano importa la linea complessiva del governo che metta insieme con equilibrio per tutti, anche per gli immigrati, sicurezza e integrazione, senza provocare discriminazioni.

Timori per i ricongiungimenti

Il riferimento alle famiglie degli immigrati e ai lavoratori fatto ieri da Marchetto va in questa direzione e sottolinea le preoccupazioni espresse due giorni da una serie di organizzazioni cattoliche italiane, dalla Caritas alla Comunità di Sant'Egidio, dalle Acli alla Fondazione Migrantes della Cei al Centro Astalli dei Gesuiti, circa il giro di vite proposto nelle Commissioni parlamentari al governo per i ricongiungimenti familiari. Le associazioni hanno denunciato come «estremamente restrittive» le ipotesi che vengono fatte e hanno criticato anche la ventilata introduzione dell'esame del Dna per accertare le parentele a carico dei richiedenti.
Nella nota si spiega che la Chiesa «ha il dovere di fare appello alla coscienza pubblica e a quanti hanno l'autorità nella vita sociale, economica e politica, affinché vengano tutelati i soggetti più deboli». Sulla necessità di «un pacchetto integrazione» insiste anche il direttore della Caritas italiana, il bergamasco monsignor Vittorio Nozza, in un articolo pubblicato oggi dall'Osservatore Romano.

Politiche dai risultati deludenti

Anche Nozza sottolinea che il problema sono i contenuti della legislazione e rileva che finora le politiche nate dalle urgenze hanno dato «risultati deludenti» e le misure adottate «si sono rivelate in buona parte inefficaci». Non si tratta di una critica al governo, ma di una riflessione generale di ciò che è accaduto fin qui, sotto la responsabilità di diversi governi: «Ci si è preoccupati di contenere gli sbarchi, ma è mancato un approccio organico e integrato al fenomeno migratorio con una parallela attenzione all'economia sommersa, al mercato del lavoro fortemente deregolato».
Ciò che bisogna superare, secondo Nozza, è una sorta di «principio di indesiderabilità» verso gli immigrati, prevedendo invece strumenti che «bandiscano forme di separazione, segregazione, discriminazione».

© Copyright Eco di Bergamo, 27 luglio 2008

3 commenti:

mariateresa ha detto...

buongiorno a tutti.
Questa frase:
"Siamo di fronte, e non è la prima volta, a una raffinata strategia di comunicazione: distorcere, ingigantire, acciabattare una notizia per manovrare il lettore a seconda della bisogna. Uno stratagemma, questo, al servizio di una tesi o magari di un partito; ma della verità, mai."

Questa frase, vado dal marmista a scolpirla in una lapide e l'appendo in tinello perchè è quello che avviene sempre per l'informazione religiosa. Quello che mi fa fumare le narici oltre misura è vedere che tutti e tre i principali giornali suonano la stessa musica stonata.Tutti e tre. Come nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Raffaella ha detto...

Buona domenica, Mariateresa :-)
Approvo, sottoscrivo, bollo, controbollo e scolpisco :-))
R.

euge ha detto...

Come sopra ragazze!!!!!:-))))