10 aprile 2007
Aggiornamento rassegna stampa del 10 aprile 2007 (2)
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Rassegna stampa del 10 aprile 2007
Aggiornamento rassegna stampa del 10 aprile 2007
Il brodo di coltura ed il risveglio cattolico della Francia
Papa Benedetto, le donne ed il femminismo
Testimoniare l’incontro con il Cristo è il modo migliore per contrastare la scristianizzazione delle società: riflessione di mons. Negri sulle parole del Papa al Regina Caeli
“E’ quanto mai urgente che gli uomini e le donne della nostra epoca conoscano ed incontrino Gesù e, grazie anche al nostro esempio, si lascino conquistare da Lui”: la voce di Benedetto XVI al Regina Caeli si è levata ieri, Lunedì dell’Angelo, per sollecitare i cristiani a diffondere il messaggio di Cristo “sino agli estremi confini del mondo”. Roberta Gisotti ha intervistato il teologo mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro
D. - Eccellenza, perché Benedetto XVI parla di urgenza e come possiamo tradurre il nostro esempio nel vivere quotidiano?
R. - La Chiesa deve essere portata nel mondo ed è la testimonianza dei cristiani, la testimonianza del popolo di Dio, che fa incontrare continuamente la Risurrezione di Cristo all’uomo del nostro tempo. Il Papa ha richiamato sul fatto che la nostra fede è la fede in una Persona incontrata ed è la testimonianza di gente che vive il quotidiano nella certezza che ormai i termini della vita quotidiana stessa sono i termini della Risurrezione di Cristo. Senza questo, il mondo non può incontrare il Cristo risorto e il Cristo risorto rimane un’ideologia o un moralismo.
D. - Mons. Negri, Benedetto XVI sottolinea spesso le sfide poste alla Chiesa da società scristianizzate. Secondo lei, questa scristianizzazione è davvero radicata nel cuore degli uomini e delle donne di oggi o è piuttosto indotta anche mediaticamente da chi magari - gruppi di potere politico-economico - ha interesse a cancellare quei valori cristiani universali?
R. - La mia esperienza mi fa dire che sono per la seconda ipotesi: si tratta, cioè, di una grande operazione, di una grande congiura di carattere ideologico, che utilizza l’impero mass-mediatico per scardinare, sradicare quella tendenza, quella tensione a Gesù Cristo, che ciascun uomo porta naturalmente iscritta in sé, perché nel cuore di ogni uomo sta la grande domanda di senso, di verità, di bellezza e di giustizia, che nessuna ideologia e nessuna tecnologia potrà mai produrre. Quindi, si tratta di un’operazione terribilmente compiuta a freddo, attraverso l’uso di mezzi economici e tecnologici immensi, ma che si potrebbe trovare di fronte un grande interlocutore, un grande oppositore: l’oppositore del popolo cristiano che vive la sua identità con gioia, con letizia, con forza, determinato ad annunziare Cristo a tutti gli uomini. L’unica opposizione alla scristianizzazione non è tanto la denuncia della scristianizzazione - pensare a chissà quali mezzi per opporvisi - ma è riprendere con forza, con coraggio la testimonianza cristiana e occorre che la Chiesa rieduchi il popolo alla missione. Se l’uomo non incontra Cristo, ci rimette nella sua umanità. Ha detto bene Benedetto XVI qualche tempo fa: l’apostasia dell’uomo da Cristo diventa poi l’apostasia dell’uomo da se stesso. Noi non portiamo una opzione particolare: noi portiamo la possibilità che l’uomo viva in modo autenticamente umano. Il cristianesimo è la rivelazione della verità di Dio, della verità dell’uomo, che in Cristo morto e risorto si incontrano e si attuano pienamente.
Radio Vaticana
BAGNO di folla a Castel Gandolfo per Papa Ratzinger.
EMANUELE ROMAGGIOLI
Ieri mattina il Santo Padre ha recitato il «Regina Coeli» affacciandosi sul cortile del Palazzo Pontificio, davanti a una nutrita folla di fedeli. Per evitare il sovraffollamento, parte dei pellegrini è rimasta fuori dalle mura Apostoliche, assiepandosi su Piazza della Libertà. Con la visita del Pontefice, Castel Gandolfo rinnova così il suo ruolo di «Vaticano II», ospitando numerose associazioni cattoliche locali e internazionali. Oltre ai residenti dei Castelli si è registrata una massiccia presenza di fedeli tedeschi e partenopei. Sul piano organizzativo tutto ha funzionato per il meglio, grazie ad un nutrito dispiegamento di forze dell’ordine. A garantire la sicurezza del Santo Padre e dei pellegrini sono intervenuti gli uomini della Compagnia di Carabinieri di Castel Gandolfo, gli agenti del Commissariato di Albano, la protezione civile, la Polizia municipale di Castel Gandolfo e la Polstrada di Albano. Le forze dell’ordine hanno attivato controlli con metaldetector e servizi di vigilanza. A portare i saluti dell’amministrazione locale è stato il Sindaco Maurizio Colacchi. «L’amministrazione- commenta Colacchi – ha fatto tutto il possibile per consentire al Santo Padre un soggiorno quieto e sereno, com’è tradizione di questa comunità». Nel corso della benedizione, il Papa ha salutato la comunità di fedeli dei Castelli, rinnovando la sua gratitudine per l’affetto dimostrato nei suoi confronti dalla città di Castel Gandolfo. Un saluto particolare è stato rivolto anche alle associazioni cattoliche e ai tanti giovani intervenuti all’appuntamento con il Pontefice. Benedetto XVI lascerà Castel Gandolfo sabato 14 aprile per tornare durante l’estate.
Il Tempo, 10 aprile 2007
Il successo della diplomazia vaticana
Santa Sede, con la Cina si dialoga
CON un gesto di cortesia che ha pochi precedenti, il Vaticano anticiperà nei prossimi giorni ai dirigenti di Pechino la lettera aperta scritta dal Papa ai cattolici cinesi. Ad annunciarlo è stato il cardinale di Hong Kong, Joseph Zen. I contenuti del messaggio - ha precisato il porporato - non sono negoziabili. Tuttavia la lettura anticipata del testo « permetterà (alle autorità cinesi) di studiare i dettagli e preparare la loro reazione». Secondo indiscrezioni la lettera, che verrà diffusa pubblicamente nelle prossime settimane, ha un carattere pastorale e non tocca se non indirettamente temi politici. Il Papa affronta tra l'altro, secondo fonti cattoliche citate dalla stampa di Hong Kong, il problema delle relazioni tra i cattolici iscritti all' associazione «patriottica» filogovernativa e quelli «clandestini» o «non registrati», i quali riconoscono solo l'autorità del Vaticano in materia religiosa. La lettera parla anche del ruolo che devono avere i vescovi nella direzione delle diocesi e del diritto dei presuli a viaggiare liberamente e a partecipare a funzioni che si tengonoa Roma. Dal 1949 sono interrotti i rapporti diplomatici tra Santa Sede e Cina popolare. Per riannodarli, Pechino ha posto sostanzialmente due condizioni: che il Vaticano chiuda la sua ambasciata a Taipei, Taiwan, e che accetti formalmente di non interferire nelle questioniinterne cinesi. Sul primo punto non ci sono troppi problemi per la Santa Sede: più volte, esponenti di primo piano della Chiesa cattolica hanno espresso la totale disponibilità a trasferire a Pechino la nunziatura. La seconda condizione cinese è invece più indigesta perchè mette in discussione il potere universale del papato e i suoi rapporti con i fedeli in tutto il mondo. Negli ultimi anni, su alcune nomine di vescovi, vi sono state forti tensioni tra Pechino e Roma. In Cina vivono attualmente 14 milioni di cattolici.
Il Tempo, 10 aprile 2007
«Diffondete il cristianesimo»
Il Papa ai credenti: spingetevi fino agli estremi del mondo
Castelgandolfo
NOSTRO SERVIZIO
Dal pomeriggio di Pasqua, fino al prossimo sabato, il Papa è a Castelgandolfo. Segue la tradizione iniziata da Giovanni Paolo II che, fuori dal periodo estivo, amava prendere qualche giorno di riposo nella cittadina laziale.
Ieri, lunedì dell'Angelo, Benedetto XVI apparso sorridente e in piena forma dopo le fatiche delle solenni liturgie pasquali culminate con la Via crucis, ha dato quasi un seguito al suo messaggio «Urbi et Orbi».
Parlando dalla loggia sul cortile interno interno alla grande folla - molti hanno seguito le sue parole sulla piazzetta di Castelgandolfo e in Piazza San Pietro, collegata in video - ha ricordato «il giubilo delle donne nel vedere il Signore risorto. Anche a noi il Vincitore della morte - ha proseguito - ripete di non aver paura di diffondere la fede sino agli estremi del mondo, sull'esempio delle donne del Vangelo, di farci messaggeri dell'annuncio della Resurrezione».
È questo, secondo Ratzinger, «il messaggio che i cristiani sono chiamati a diffondere. La fede cristiana nasce non dall'accoglienza di una dottrina, ma dall'incontro con la Persona di Cristo morto e resuscitato. Nella nostra esistenza quotidiana tante sono le occasioni per comunicare agli altri la nostra fede in modo semplice e convinto. È quanto mai urgente che gli uomini e le donne del nostro tempo conoscano e incontrino Gesù resuscitato e a lui si affidino docilmente».
Il Papa - che, dopo la recita dell'antifona Regina Coeli, che nel periodo pasquale sostituisce «l'Angelus», ha salutato nelle rispettive lingue i vari gruppi, tra rinnovate acclamazioni - sarà di ritorno a Roma sabato prossimo e mercoledì sarà presente all'udienza in Piazza San Pietro. Domenica 15 celebrerà la messa in San Pietro, in occasione del suo ottantesimo compleanno. Poi, a mezzogiorno, offrirà un pranzo ai cardinali.
Non sono previsti particolari festeggiamenti per il 19 aprile, all'inizio del suo terzo anno di Pontificato. Prossime scadenze della attività papale: il 21 e il 22 aprile visiterà Vigevano e Pavia. Poi, dal nove al quattordici maggio, sarà in viaggio in Brasile e dunque non sarà dunque presente a Roma il 12, giorno del «Family Day». Altri viaggi annunciati: Austria, Loreto, Assisi.
C'è attesa, intanto, per la pubblicazione della sua annunciata lettera ai cristiani cinesi. Ed è confermata per il giorno 13 la presentazione del libro scritto dal Papa «Gesù di Nazareth». a presentarlo saranno il cardinale arcivescovo di Vienna, Shoemborn, il professore Daniele Garrone, decano della Facoltà Valdese di teologia di Roma, e il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari.
Ar. Pa.
Il Gazzettino nord est, 10 aprile 2007
«Quante ferite e quanto dolore nel mondo! Non mancano calamità naturali e tragedie umane, che provocano innumerevoli vittime e ingenti danni materiali...».
Alla folla di centomila persone che nella giornata di Pasqua, luminosa di sole, gremiva Piazza San Pietro, Benedetto XVI, nel messaggio «Urbi et Orbi», ha detto di guardare ai mali che affliggono l'umanità «con occhi di speranza» perché «Cristo è risorto ed ha vinto la morte». Ma bisogna aver fede in Lui, anche se - ha osservato con grande realismo - appunto la fede è «messa a dura prova dal dolore, del male, dalle ingiustizie e dalla morte specialmente quando colpiscono gli innocenti, ad esempio i bambini vittime della guerra, del terrorismo, delle malattie e della fame...».
Dura e precisa la denuncia delle «ferite» del mondo: «Il flagello della fame, le malattie incurabili, il terrorismo, i sequestri di persona, i mille volti della violenza, talora giustificata in nome della religione, il disprezzo della vita e la violazione dei diritti umani, lo sfruttamento della persona...».
Dopo questo quadro desolante il Papa, come in una drammatica litania, ha elencato le difficili situazioni di vari Paesi. «In Medio Oriente - ha detto - accanto a segni di speranza nel dialogo tra Israele e l'Autorità palestinese, nulla di positivo, purtroppo, viene dall'Iraq insanguinato da continue stragi, mentre fuggono le popolazioni civili. In Libano, lo stallo delle istituzioni politiche minaccia il ruolo che il Paese è chiamato a svolgere nell'area mediorientale e ne ipoteca grandemente il futuro... E l'Afghanistan è segnato da crescente inquietudine e instabilità». Un riferimento reso drammaticamente attuale dalla notizia dell'uccisione dell'interprete del giornalista italiano.
Benedetto XVI ha richiamato all'attenzione di tutti i fatti «avvenuti di recente» in Madagascar, nelle Isole Salomone, in America Latina, ed ha invocato pace e riconciliazione in Sri Lanka e a Timor Est. L'appello più vivo del Papa è stato per l'Africa, e non era la prima volta che rivolgeva la sua attenzione al Continente nero: ha dunque citato il Darfur e Paesi vicini, nei quali permane una «catastrofica e purtroppo sottovalutata situazione umanitaria»; Khinshasa, nella Repubblica del Congo, dove scontri e saccheggi fanno temere per il futuro democratico e la ricostruzione del Paese; la Somalia, con i pericoli dovuti alla ripresa dei combattimenti agli spostamenti della popolazione, al traffico di armi. «E non posso dimenticare - ha detto il Papa - le difficoltà che le comunità cristiane affrontano quotidianamente e l'esodo dei cristiani della Palestina, che è la culla della nostra fede».
In sostanza, l'elenco delle «ferite» del mondo è stato un messaggio agli uomini di buona volontà a non restare indifferenti, ma a contribuire alla soluzione di problemi. L'appello è rivolto soprattutto ai cristiani perché vincano, come l'Apostolo Tommaso, la crisi di fede, perché «se il Signore non ha tolto la sofferenza e il male dal mondo, li ha vinti alla radice, e alla prepotenza del male ha opposto l'onnipotenza del suo amore», che non teme la morte.
Al termine del messaggio «Urbi et Orbi» e prima di impartire la benedizione, Benedetto XVI ha ripetuto l'augurio pasquale in sessantadue lingue. Il primo augurio è stato «per l'amata nazione italiana». Sulla folla, che sfollava lentamente, il rintocco solenne del «Campanone» della Basilica.
Arcangelo Paglialunga
Il Gazzettino nord est, 10 aprile 2007
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