28 giugno 2007
Aggiornamento della rassegna stampa del 28 giugno 2007 (1)
Vedi anche:
L'autogol di Dario Fo e la satira mediocre
Rassegna stampa del 28 giugno 2007
Benedetto XVI, le ragioni di una elezione...
Nuove nomine in Vaticano
Il Cardinale Ratzinger? Nettamente contrario alla norma che consentiva di eleggere il Papa con la maggioranza semplice
Santa Sede: cambia il vertice delle Comunicazioni sociali
L'arcivescovo Claudio Maria Celli, 66 anni, originario di Rimini – uno dei maggiori esperti vaticani di Cina ed Estremo Oriente – è il nuovo presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. Benedetto XVI lo ha nominato ieri alla guida del dicastero fino ad ora presieduto dal 72enne arcivescovo americano John Patrick Foley. Quest'ultimo è passato alla carica di pro-Gran maestro dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme carica alla quale aveva rinunciato, per ragioni di età, il cardinale Carlo Furno. Prosegue quindi il riassetto della Curia portato avanti da papa Ratzinger. Due giorni fa c'era stata la nomina del cardinale francese Jean-Louis Tauran – già bibliotecario e archivista di Santa Romana Chiesa – a capo del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso.
Monsignor Claudio Maria Celli, finora segretario dell'Apsa – l'Amministrazione del patrimonio della sede Apostolica –, uno dei bracci economici della Santa Sede, ha alle spalle una lunga carriera diplomatica nel corso della quale ha profuso notevole impegno per favorire il dialogo tra il Vaticano e Paesi come Cina e Vietnam. È stato anche sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati presso la Segreteria di Stato vaticana.
Il presule non ha curato solo l'aspetto diplomatico dei rapporti fra Cina e Santa Sede, ma ha privilegiato anche quello umano. Negli anni è diventato un punto di riferimento importante per i sacerdoti cinesi che arrivano in Europa per studiare. Ha spesso accompagnato gli esponenti del governo di Pechino nelle loro visite in Italia. Nel 2006 ha guidato una delegazione vaticana a Pechino per nuovi colloqui con le autorità governative ai fini di una ripresa dei contatti. Nel suo incarico di segretario dell'Apsa si è occupato di comunicazioni, in particolare della supervisione sugli investimenti vaticani in campo Internet. Come nuovo responsabile del Pontificio consiglio delle Comunicazioni sociali seguirà aspetti e linee di indirizzo della Santa Sede nel campo dei media.
A monsignor Claudio Maria Celli sono subito arrivate le congratulazioni, sia personali che «a nome del governo italiano», del ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. «Esprimo la ferma convinzione – ha scritto il ministro – che il dicastero da Lei presieduto si rafforzerà quale punto di riferimento, specie in una fase di radicali mutazioni dei mass-media nel modo di fare informazione, ove la centralità ed il rispetto della persona umana si realizzano sempre più anche attraverso giornali, tv, radio, internet e new-media».
Anche l'Aiart – l'Associazione di telespettatori di matrice cattolica – si è rallegrata «per l'alto incarico assegnato dal Pontefice a monsignor Celli, conosciuto come grande conoscitore della Chiesa nel mondo e fine intellettuale».
© Copyright L'Eco di Bergamo, 28 giugno 2007
Il Papa nomina monsignor Celli ministro delle Comunicazioni
Città del Vaticano. Uno dei maggiori esperti vaticani di Cina ed Estremo oriente diventa "ministro delle Comunicazioni" della Santa Sede. L'arcivescovo Claudio Maria Celli, 66 anni, originario di Rimini, è il nuovo presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Benedetto XVI lo ha nominato ieri al vertice del dicastero finora presieduto da mons. John Patrick Foley, 72/enne arcivescovo americano, passato alla carica di pro-Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, essendo stata accolta la rinuncia per ragioni di età del cardinale Carlo Furno. Con tale giro di nuovi incarichi prosegue il riassetto della Curia portato avanti a cadenza regolare da papa Ratzinger. Solo tre giorni fa c'era stata la nomina del cardinale francese Jean-Louis Tauran, già bibliotecario e archivista di Santa Romana Chiesa, a capo del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, riportato così alla sua autonomia di vertice dopo il periodo di accorpamento con il dicastero della Cultura. Mons. Celli era finora segretario dell'Amministrazione del Patrimonio della sede Apostolica (Apsa), uno dei bracci economici della Santa Sede.
© Copyright Il Secolo XIX, 28 giugno 2007
L´incontro ieri nell´aula Paolo VI
Berlusconi e la madre all´udienza del Papa
CITTÀ DEL VATICANO - Il leader di Forza Italia e della Casa della Libertà Silvio Berlusconi, ha incontrato Benedetto XVI al termine dell´udienza generale di ieri mattina. Lo scambio di saluti e la breve conversazione, alla presenza anche della mamma di Berlusconi, signora Rosa, hanno avuto luogo in una saletta attigua all´aula Paolo VI. Del contenuto della conversazione tra Silvio Berlusconi e il Santo Padre non è stato comunicato nulla alla stampa.
© Copyright Repubblica, 28 giugno 2007
L'uomo di Ratzinger che non ama il dialogo stile "liberal"
Di Paolo Rodari
Il dicastero vaticano che si occupa di dialogo interreligioso - e quindi del dialogo della Chiesa cattolica con tutte le religioni non cristiane, islam in testa - torna dopo circa un anno e mezzo a essere amministrato autonomamente da un singolo presidente.
Ieri, Benedetto XVI ha reso noto che, dal prossimo primo settembre, il 64enne cardinale francese Jean-Louis Tauran, finora archivista e bibliotecario del Vaticano (quella stessa biblioteca visitata ieri dal papa e nella quale lui stesso ha «confessato» che gli sarebbe piaciuto andare a studiare al compimento del suo 70esimo anno di età), prenderà in mano le redini del pontificio consiglio che nel marzo del 2006 era stato affidato pro tempore a un altro porporato francese: il quasi 77enne Paul Poupard che già conduceva (e conduce, anche se pare ancora per poco) il dicastero che si occupa di cultura.
Anche se il dicastero del dialogo interreligioso per diverse autorità del Vaticano dovrebbe dedicarsi maggiormente - in questo particolare momento storico - al dialogo interculturale, la nomina di Tauran a capo di un “ministero” specificatamente dedicato ai rapporti con le “altre” religioni resta significativa perché dice della volontà del pontefice di non lesinare ogni sforzo innanzitutto nei rapporti con il mondo islamico.
Tauran - già segretario per i rapporti con gli Stati nel 1990-1991 e alla fine del pontificato di Wojtyla - è diplomatico di razza, molto preparato soprattutto circa i risvolti sociali, politici e culturali del Medio Oriente.
Fu lui, tra l’altro, a definire l’intervento militare in Iraq guidato dagli Stati Uniti «un crimine contro la pace».
È lui, inoltre, uno dei porporati che conosce meglio la curia romana avendoci lavorato praticamente fin dai tempi in cui era un semplice sacerdote.
Con l’avvento di Tauran, Ratzinger conclude un percorso travagliato e iniziato nel febbraio del 2006 quando spostò in Egitto (come delegato presso l’Organizzazione della Lega degli Stati Arabi) l’allora responsabile del dicastero oggi occupato da Tuaran: monsignor Michael Fitzgerald, che fino a quel momento pareva destinato addirittura a ricevere la porpora cardinalizia. Probabilmente dietro lo spostamento di Fitzgerald pesò un giudizio negativo maturato dal papa circa il suo modo troppo "liberal" di condurre il dialogo interreligioso, troppo tendente ad annebbiare l’identità cattolica.
Fu Fitzgerald, infatti, a organizzare, non senza qualche mugugno oltre Tevere, un simposio in Qatar nel 2004 a cui presero parte esponenti del movimento estremista dei Fratelli Musulmani; a partecipare a un Festival delle Fedi svoltosi nello stesso anno nel Kentucky e organizzato dalla Cathedral Heritage Foundation la quale propugna un consesso tra le religioni disposte a mettere da parte ogni pretesa di verità in nome della pace; a proporre nel 2003 di trasformare il santuario di Fatima in un centro interreligioso.
Al posto di Tauran, come archivista e bibliotecario Vaticano, Ratzinger - su suggerimento del salesiano Bertone - ha nominato l’altro salesiano Raffaele Farina, finora prefetto della biblioteca apostolica vaticana. Farina, insignito anche della dignità arcivescovile, diviene in questo modo indiziato a ricevere la berretta cardinalizia nel prossimo concistoro che pare possa avere luogo tra l’autunno e l’inverno prossimi.
Al posto di Farina arriva, dalla biblioteca ambrosiana, Cesare Pasini. Con lui, si allarga la schiera dei responsabili della curia romana provenienti da Milano e dalla Lombardia: oltre a Pasini, vi sono Attilio Nicora (presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), Francesco Coccopalmerio (presidente del pontificio consiglio per i Testi Legislativi), monsignor Viganò (a capo del personale della Santa Sede), monsignor Vincenzo Di Mauro (numero tre dell’Apsa).
Un numero elevato, quello dei lombardi nella curia romana, che pare possa far cadere del tutto la nomina di un altro lombardo illustre, monsignor Gianfranco Ravasi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana, alla guida del dicastero della cultura al posto del cardinale Poupard. Ravasi, nei mesi scorsi, era stato dato vicino a essere nominato a diversi incarichi (prima responsabile dei beni culturali della Chiesa, poi vescovo di Assisi e ancora vescovo di Loreto), ma non se ne è mai fatto nulla.
© Copyright Il Riformista, 26 giugno 2007
In Medio Oriente
Inedita pulizia etnica di cattolici
Carlo Cardia
Il nostro è ormai un tempo che divora tutto e tutto dimentica, a cominciare dalle vittime inermi che non hanno forza e voce, e possono vantare solo il proprio martirio. Questa realtà si sta riproponendo in Medio Oriente dove i cristiani vivono e muoiono come in una terra di nessuno, nell'indifferenza del mondo. Essi subiscono persecuzioni nel Sudan e nel Darfur, patiscono attentati e uccisioni in Iraq e in altri Paesi. Ovunque vivono nell'attesa del peggio.
Queste sono solo le punte di processi più lunghi e sotterranei in atto in Libano, in Palestina, in altre aree della regione, dove le comunità cristiane, costrette all'emarginazione, si vanno riducendo fino a rischiare l'estinzione. È in atto una strategia di svuotamento e di virtuale annientamento di popolazioni ed esperienze storiche di antica tradizione cristiana. Quasi una pulizia etnica capace di cambiare la geografia religiosa di Paesi che hanno mantenuto per secoli, nonostante tutto, un pluralismo interno significativo.
Contro questo genocidio strisciante si è levata più volte la voce di Benedetto XVI, del patriarca caldeo di Baghdad, di personalità ortodosse, per dire al mondo ciò che sta avvenendo. Ma la risposta è stata sino ad oggi il silenzio di Stati e governi, uomini e movimenti politici, nei Paesi arabi ma anche in Occidente e in Europa.
Le responsabilità dei Paesi arabi sono evidenti perché il problema è lasciato alla dinamica delle morti e delle persecuzioni. Nel Darfur le migliaia di vittime sono addebitate alla situazione di caos e di terrore della regione. In Libano l'abbattimento dei cristiani, giunti ormai ad essere meno della metà della popolazione del Paese, sembra il frutto spontaneo del deperire della sovranità nazionale. In Iraq gli attentati sono addebitati ad un dopoguerra che non finisce mai.
Le istituzioni europee, e i nostri Stati nazionali, gareggiano tra chi riesce più in fretta ad archiviare gli eventi, non parlandone e non facendo nulla per arginare la scomparsa d ei cristiani, della loro cultura e testimonianza religiosa. Ci si abitua nuovamente alla banalità e all'enormità del male.
Il 10 maggio scorso il Parlamento europeo ha votato un documento nel quale per la prima volta ha parlato di reciprocità, auspicando che nel mondo arabo si rafforzi il rispetto della libertà religiosa, delle diverse tradizioni, e si tutelino i diritti umani come avviene nell'Unione europea. A questo auspicio non è seguito nulla. Nessun capo di governo, o istituzione comunitaria, nessun movimento politico ha fatto alcunché. Non sono state avanzate proposte, né si sono inviati osservatori per vigilare e chiedere la salvezza di tanti uomini e donne. Si è scelto di tacere e si è fatto il deserto della parola mentre si sta realizzando un deserto di vite umane, di culture, di religioni.
Eppure tante cose si potrebbero fare, come è stato suggerito da Benedetto XVI e dai vescovi della regione. Si può denunciare quanto sta avvenendo di fronte al mondo intero. Si può realizzare un incontro multilaterale per proporre soluzioni immediate di salvaguardia. Si può chiedere un impegno strategico degli Stati della regione sulla base delle carte internazionali dei diritti umani. Si potrebbe, insomma, fare ciò che si fa quando si vogliono fermare aggressioni e aggressori, per una politica di tutela di minoranze a rischio di scomparsa.
Riflettiamo su un ultimo aspetto. In Europa si chiede spesso di riconoscere, e porre rimedio ai massacri e ai crimini del passato. Ma ciò diviene del tutto ipocrita, se non ci si impegna nel fermare i massacri e i crimini del presente, che avvengono sotto i nostri occhi. Di questi non potremo mai accusare altri se non noi stessi, la nostra società sazia e distratta, la voglia di vivere in una tranquillità egoista, fondata sul sacrificio dei più deboli e indifesi.
© Copyright Avvenire, 28 giugno 2007
Il Papa incoraggia la ricerca con le cellule staminali adulte
Nel salutare gli scienziati che le utilizzano per le terapie cardiache
CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 27 giugno 2007 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha incoraggiato questo mercoledì un gruppo di scienziati che studiano nuove terapie cardiache partendo dalla ricerca con le cellule staminali adulte.
Gli esperti, che stanno partecipando a un Convegno internazionale sulle cellule staminali adulte, organizzato dall’Università "La Sapienza" di Roma, hanno partecipato all’udienza generale settimanale concessa dal Papa.
Al termine dell’incontro, al quale hanno preso parte circa settemila pellegrini, il Pontefice li ha salutati nell’Aula Paolo VI.
Ha approvato il loro obiettivo “di sviluppare la terapia cellulare autologa in ambito cardiaco, mediante l’utilizzo delle cellule staminali adulte”, perché in questo caso viene rispettata la dignità della persona umana, senza eliminare né condurre esperimenti sugli embrioni umani.
“Al riguardo, la posizione della Chiesa, suffragata dalla ragione e dalla scienza, è chiara – ha detto il Papa agli scienziati –: la ricerca scientifica va giustamente incoraggiata e promossa, sempre che non avvenga a scapito di altri esseri umani la cui dignità è intangibile fin dai primi stadi dell’esistenza”.
© Copyright Zenit
Il Cardinale Maradiaga: "Nessun ostacolo ai progressisti dalle nuove regole sul Conclave"
CITTA’ DEL VATICANO - La speranza che il prossimo Pontefice possa essere un latino-americano e' stata espressa dal Cardinale honduregno Oscar Andres Rodriguez Maradiaga (nella foto), il quale ha anche definito ''una paura infondata'' quella di chi sostiene che sarebbe piu' difficile con le nuove regole introdotte di Benedetto XVI eleggere un Papa progressista. Il Cardinale Maradiaga, nuovo presidente della Caritas Internationalis, e' intervenuto ad un convegno alla pontificia universita' salesiana. A proposito di alcune perplessita' suscitate dal Motu Proprio di Benedetto XVI sulle nuove regole per il Conclave, il porporato ha detto che ''sono supposizioni esagerate''. A suo avviso, con il ritorno alla maggioranza dei due terzi: ''non c'e' niente di nuovo, era cosi' gia' prima. E' una paura infondata - ha spiegato - perche' e' la fede che guida i conclavi che non sono cose umane. Questi sono ragionamenti di gente che vede le cose non dall'ottica della fede ma come una istituzione puramente umana''. Come presidente della Caritas, Maradiaga ha sottolineato l'impegno dell'organizzazione a difesa dei cristiani nel mondo spesso vittime della violazione dei diritti umani. ''Dobbiamo fare un grande sforzo - si e' appellato il Cardinale - soprattutto affinche' l'opinione pubblica non dimentichi dove si soffre tanto''. Alla domanda se si vedra' presto un Papa latino-americano, Maradiaga sorridendo ha risposto: ''Si', Dio provvedera' ''.
Petrus
Le parole del cardinale Maradiaga mi lasciano veramente di stucco!
Incredibile...
Raffaella
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3 commenti:
Hai ragione Raffaella sulle parole di Maradiaga resto di stucco anch'io ma, non meravigliata!!!!!
eugenia
Con tutto il rispetto per Maradiaga, cara Euge, le parole del cardinale mi sembrano un po' fuori luogo...
Su quasto non ci sono dubbi...... non mi meravigliano perchè suppongo che loro già si aspettassero un Papa latino americano!!!!
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