29 giugno 2007
Un esemplare articolo di Filippo Di Giacomo per "La Stampa" [Messa tridentina]
Vedi anche:
Rassegna stampa del 29 giugno 2007 [Messa tridentina]
Aggiornamento della rassegna stampa del 29 giugno 2007 (1) [Messa tridentina]
Mons. Bagnasco: "Vogliamo evangelizzare l´Italia ma la Chiesa non cerca egemonie"
SPECIALE: IL MOTU PROPRIO CHE LIBERALIZZA LA MESSA IN LATINO
San Paolo nella catechesi di Papa Benedetto
Pietro e Paolo sono inseparabili l'uno dall'altro, come Romolo e Remo
Indiscrezioni su due nomine curiali
Pubblichiamo un bellissimo articolo di Filippo Di Giacomo per il quotidiano "La Stampa". Ha colto esattamente il senso del motu proprio del Papa. La Chiesa ha i mezzi e soprattutto gli uomini per la "rivoluzione papale"? Lo speriamo tutti...
Raffaella
Il Papa presenta a un gruppo ristretto di cardinali il suo "Motu proprio". L´anno prossimo il Giubileo paolino
Torna la messa in latino che piace a Ratzinger
“La liturgia pre-conciliare ricchezza per la Chiesa”
FILIPPO DI GIACOMO
A scanso di equivoci, il cardinale Bertone ha già messo le mani avanti. Ieri il porporato ha interrotto la lunga serie di indiscrezioni e ha annunciato l'imminente pubblicazione del «motu proprio» che liberalizzerà la celebrazione della messa secondo il messale promulgato da Giovanni XXIII nel 1962. Il segretario di Stato vaticano ha dichiarato: «La forma liturgica pre-conciliare è una grande ricchezza». Non di solo utilizzo del latino liturgico si tratta, visto che secondo un antico principio patristico, lex orandi, lex credendi, la legge che disciplina la preghiera è la stessa che protegge la dottrina.
Ed è da «protettore della dottrina», quando ne era ancora prefetto, il 16 aprile 1997, che Joseph Ratzinger ha consegnato per la prima volta alla stampa mondiale la sua opinione sui riti postconciliari: «Ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano essere solo tragiche. Si è fatto a pezzi l'edificio antico e se ne è costruito un altro».
Il giorno prima il teologo tedesco aveva presentato in una conferenza stampa due suoi libri. Sul nostro giornale, l'evento fu raccontato da due articoli firmati da Marco Tosatti e da Domenico Del Rio. Alla penna del primo dobbiamo un inappuntabile racconto della conferenza stampa. A quella del compianto collega dobbiamo l'allora meravigliato stupore nel sentire rimessi in discussione gli stilemi di una riforma che, secondo le parole di Paolo VI, era stata attuata per connettere l'intero popolo di Dio «a una sorgente fecondissima di civiltà e soprattutto di bellezza». Quindi è sul dato meramente estetico che Del Rio pone la sua analisi del pensiero ratzingeriano, supponendo che il Prefetto dell'ex Sant'Uffizio, da intellettuale tedesco, esprimesse, anche se inconsapevolmente, una teologia aristocratica, benevolmente viziata da un'opzione estetico-culturale.
Nel 1997 le grandi cerimonie pontificie iniziavano ad essere «vendute» all'orbe mediatico dopo essere state registrate alla Siae come «varietà». Il malcostume, diventato quasi regola per gli eventi del Grande Giubileo del 2000, ha fatto guadagnare a qualche monsignore un villone da artista.
A qualche altro, secondo il famoso principio del «promoveatur ut amoveatur», applicato anche quando puzza di simonia, ha meritato l'episcopato. A qualche altro pare lo stia facendo guadagnare in questi giorni.
A tutti, ha mostrato gli estremi esiti di un processo che da anni, proprio da prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Joseph Ratzinger aveva chiaramente individuato. Nella sua autobiografia, annotava: «Per la vita della Chiesa è drammaticamente urgente un rinnovamento della coscienza liturgica, una riconciliazione liturgica... Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita etsi Deus non daretur, come se in essa non importasse più se Dio c'è e se ci parla e ci ascolta».
Come ha poi spiegato da Pontefice, nella stagione dell'anarchia liturgica avrebbero attecchito i cattivi semi della personalizzazione della religione, dell'esclusivismo e dell'egoismo cultuale, della minimizzazione e della super-umanizzazione della Fede, dell'intolleranza per l'autorità della Chiesa e, inevitabilmente, del rifiuto dell'autorità divina.
Di fronte a questi problemi, papa Benedetto appare intenzionato a far tornare di nuovo la liturgia nei termini della tradizione cattolica, latina e orientale. All'interno di questi confini, non è mai stata la comunità radunata, con i suoi sentimenti, i suoi stati d'animo, la sua socialità a fare da perno e a stabilire la condizione essenziale del «sacrificium missae». Quando il popolo di Dio si raduna ai piedi di un altare, non deve essere il «behavior» dell'assemblea a contare, come può accadere secondo le tentazioni pragmatistiche e attivistiche dei liturgisti e dei pastoralisti. Nemmeno per i sociopsicologismi di ciò che negli ultimi lustri ci è stato spacciato come edifici e spazi liturgici. Che la Chiesa di papa Ratzinger abbia i mezzi e gli uomini per attuare questa svolta epocale, al momento non è dato sapere. Quello che è certo, è che sono due anni che le grandi cerimonie pontificie hanno iniziato a rielaborare l'eucaristia e gli altri riti della tradizione con una «ars celebrandi» esemplare e godibile. Come dire: se volete di nuovo sentire qualcosa di cattolico, tornate tranquilli a San Pietro.
© Copyright La Stampa, 29 giugno 2007
Straordinario!!! Temevo la lettura dei giornali di oggi, ma mi pare che i commentatori piu' attenti e preparati abbiano colto esattamente e perfettamente le intenzioni di Papa Benedetto.
Raffaella
Ma a scegliere sarà il vescovo non la comunità dei fedeli
«Introibo ad altarem Dei». Iniziava così la messa in latino che quelli che hanno una cinquantina d’anni si ricordano. Si trattava della messa tridentina, promulgata cioè nel 1570, dopo il Concilio di Trento, dal papa Pio V. Fermo restando che normalmente si continuerà a celebrare nelle varie lingue nazionali, come stabilito dalla riforma liturgica di Paolo VI del 1965, questa antica messa - caduta in disuso perché considerata tradizionalista - potrà essere di nuovo celebrata grazie ad un provvedimento (tecnicamente: «motu proprio») che Benedetto XVI si appresta a pubblicare.
La notizia era nell’aria da mesi, ma il documento è stato lungamente rivisto per evitare di porgere il destro ai cattolici tradizionalisti che della messa tridentina avevano fatto il loro vessillo. Due giorni fa, invece, il Papa ha rotto gli indugi e ha presentato la stesura definitiva ad una quindicina di cardinali di varie nazioni (tra cui Bertone, Ruini e Bagnasco).
Nel ridare legittimità alla messa in latino, Benedetto XVI ha più volte ripetuto di non voler rinnegare la riforma di Paolo VI: il cui messale rimarrà quello usato dalla quasi totalità dei cattolici del mondo. La nuova norma renderà solo più facile la celebrazione della messa in latino per gli amanti della tradizione. Bisognerà però attendere la pubblicazione del «motu proprio» per capire fino a che punto si spingerà la liberalizzazione. Si erano diffuse indiscrezioni secondo cui sarebbe bastata la richiesta di un certo numero di fedeli perché la messa di Pio V venisse celebrata. Ieri però il cardinale Bertone ha smentito questa ipotesi ribadendo la «centralità del vescovo» al quale, quindi, spetterebbe l’ultima parola in proposito.
Dal quartier generale dei lefebvriani, nella cittadina svizzera di Econe, non arrivano commenti ufficiali all’annuncio. «Aspettiamo di leggere il documento», affermano gli scismatici che seguirono monsignor Marcel Lefebvre nel suo braccio di ferro con Giovanni Paolo II. Ma non è dalla roccaforte tradizionalista d’Oltralpe che Benedetto XVI può temere che vengano gli attacchi più duri alla sua svolta. Gli scontenti si annidano tra gli episcopati europei e americani.
© Copyright La Stampa, 29 giugno 2007
(questo articolo riporta esattamente le parole dell'agenzia Apcom)
R.
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13 commenti:
cara, ti riporto , se ti può interessare, questo articolo veramente bruttino di Melloni, preso dalla rassegna stampa della Camera http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=EUIM7
Ancora una volta si dimostra bastian contrario per partito preso. Le sue considerazioni, mi sembra, sono in controtendenza con quelle della maggior parte dei commentatori, fino ad ora.
Trovo anche francamente ridicolo che una decisione di un Pontefice, quando modifica qualche decisione dei predecessori, debba essere intesa come uno "sbeffeggiare". Allora ogni papa, per non sbeffeggiare, non dovrebbe mai prendere nessuna decisione?
In compenso per la bioetica e altre questioni sbeffeggiare i papi precedenti, la Bibbia, la dottrina sociale della Chiesa e tutto quanto, non solo è lecito, ma è sempre auspicato per stare al passo dei tempi, ecc. ecc.
Certo che per gli eredi del dossettismo questa decisione è una sberla in termini di immagine, ma niente vieta di cercare di ragionare. Ormai Melloni cerca di colmare con un linguaggio enfatico ed esagerato , un disagio suo e dei suoi amici intellettuali che posso capire, ma che sta scadendo nell'anatema. Sul Gesù di Nazareth ha detto che ben 17 secoli di esegesi storico-critica sono stati buttati a mare (neanche Benedetto fosse Mandrake) e sulla rottura con gli anglicani negli anni '90 (sempre responsabilità di Benedetto cardinale) che fu la più "grande catastrofe ecumenica del '900".
Mi sembra che sia necessario darsi una calmatina. Se l'argomento che sostieni è debole, non è che diventa più convincente perchè lo urli.Invece tutta la vicenda del Motu proprio, secondo il mio modesto avviso, è stata condotta assai bene e con grande delicatezza da Benedetto. Certo non è un brustolino e non tutti saranno contenti, ma non è stato un atto di imperio arrogante e non è assolutamente un ritorno indietro. Ancora una volta Benedetto ha dimostrato che se crede in una cosa, la fa, ascolta tutti, tiene conto delle osservazioni di chi dissente , ma poi la fa.
Le obiezioni che ho letto in questo articolo non sono convincenti, per me, e tradiscono anche una forma di nervosismo intellettuale che non porta da nessuna parte. Sto cercando, credimi, di ragionare con obiettività. Io auguro a Benedetto il pontificato più lungo della storia ma non posso sapere se tutto quello che farà mi convincerà in pieno ,anche se lui per me sarà sempre il Pastore universale, come lo è stato GP II.I n questo caso specifico del Motu proprio, non mi sembra proprio si possano lanciare anatemi , anche se ci si chiama Melloni.
Ciao Mariateresa, purtroppo l'articolo che hai segnalato (ti ringrazio) non si apre. Comunque sara' disponibile entro le 14 sul sito del Messaggero. Non posso ancora fare un commento, pero' immagino le rimostranze di Melloni che,a mio avviso, non hanno senso.
Il Papa non ha imposto il Messale antico (come invece fu fatto 40 anni con quello nuovo). Semplicemente consente a chi lo desidera di assistere ad una Messa con rito tridentino. Mi pare che si vada nel senso di una maggiore liberta' e non di una manovra oscurantista o contro i Vescovi.
Melloni ha la tendenza a sparare giudizi che poi si rivelano infondati. Non potro' mai dimenticare quando se la prese con il Papa colpevole di essersi fatto fotografare mentre suonava il pianoforte durante la guerra in Libano...
Raffaella
già, ma quella del pianoforte non fu una critica culturale o di carattere dottrinale. Quella fu una porcheria. E due giorni dopo pubblicò un altro articolo così oscuro nel linguaggio che forse l'ha capito solo sua moglie in cui metteva delle pezze ma non voleva dare l'impressione di farlo. Dovette fare così perchè gli aveva risposto Monsignor Fisichella (ancora lui, che il Signore lo benedica) dicendogli il fatto suo,anche se molto elegantemente.
Vedo che anche tu hai un'ottima memoria. Per l'articolo di Melloni si può andare qui
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/rassegnaQuotidianaFrame.asp
e poi cercarlo nella sezione "Mondo".
Forse così si vede, almeno io lo vedo.
Niente...si apre la finestra ma non si visualizza l'articolo. Scommetto che e' il fantastico Vista eeheheheheh
Verso sera scrivero' un commentino riassuntivo degli articoli di oggi...
Confesso, pero', che non provo molta simpatia per Melloni che, fra l'altro, ando' a Otto e mezzo per dire che "Gesu' di Nazaret" non consentiva di fare un passo avanti nel dialogo con gli Ebrei. Fu clamorosamente smentito da Ferrara, che evidentemente ha letto il libro attentamente, e dallo stesso Rabbino Neusner.
Ciao
e invece, cara raffaella, questo è il tipo di articolo che offendono la vera coscienza liturgica del popolo di dio riportando ancora una volta l'idea di un'"ermeneutica della discontinuità"...
e ahimè di articoli così deliranti ne dovremmo leggere molti
le motivazioni della scelta il papa le darà e non le conosciamo... solo che aver dovuto spiegarle e giustificarle e un ristretto gruppo di cardinali fa intuire che la decisione non è né semplice, né opportuna...
il problema liturgico non si risolve con questo provvedimento ma con altro
l'unica cosa che può fare questo motu proprio è svuotare del senso del proibito il partecipare alle messe dell'antico rito... e magari svuotare dall'interno il livore e la smania di novitas che fanno la fortuna dei seguaci dei tradizionalisti
speriamo bene...
francesco
Ciao Francesco, non sono d'accordo. Mi pare che Di Giacomo abbia colto punti essenziali.
I due Messali possono convivere a mio parere anche perche' nessuno svuota il valore della Messa conciliare.
Non c'e' volonta' di imporre, ma capacita' di ascolto, anche delle minoranze.
Raffaella
Cara Raffaella sono d`accordo con te. Sono anche favorevolmente stupita dalle reazioni che per il momento sono corrette e oggettive, a parte i soliti Melloni e compagni. Avremmo potuto aspettare altro?
Per quel che riguarda la decisione che sarebbe "non opportuna ", perchè il Papa ha dovuto prendere tempo per spiegarla a certi vescovi, direi sopratutto che Papa Benedetto con grande intelligenza e umanità ha prestato loro ascolto.
Non è perche alcuni vescovi hanno emesso dubbi, ripeto ascoltati dal Papa , che quast`ultimi avrebbero dovuto o potuto impedire la decisione già presa. L`opposizione ha potuto esprimersi,è stata ascoltata e poi il Papa ha deciso.
Sono personalmente molto felice per questa decisione, e ho piena fiducia nel Santo Padre, che ha senza dubbio maturato la sua decisione, nell`intimo della preghiera, e nell`ascolto della volontà di Dio.
Cara Raffaella sono d`accordo con te. Sono anche favorevolmente stupita dalle reazioni che per il momento sono corrette e oggettive, a parte i soliti Melloni e compagni. Avremmo potuto aspettare altro?
Per quel che riguarda la decisione che sarebbe "non opportuna ", perchè il Papa ha dovuto prendere tempo per spiegarla a certi vescovi, direi sopratutto che Papa Benedetto con grande intelligenza e umanità ha prestato loro ascolto.
Non è perche alcuni vescovi hanno emesso dubbi, ripeto ascoltati dal Papa , che quast`ultimi avrebbero dovuto o potuto impedire la decisione già presa. L`opposizione ha potuto esprimersi,è stata ascoltata e poi il Papa ha deciso.
Sono personalmente molto felice per questa decisione, e ho piena fiducia nel Santo Padre, che ha senza dubbio maturato la sua decisione, nell`intimo della preghiera, e nell`ascolto della volontà di Dio.
cara raffaella
il mio post metteva in luce il fatto che l'articolo di di giacomo utilizza di fatto una lettura del concilio e della conseguente riforma liturgica sulla linea di un'ermeneutica della discontinuità e non di un'ermeneutica della riforma... o in parole meno dotte (ma sono quelle usate da benedetto xvi) vede il concilio come un concilio di rottura, cosa che non è stato
il papa dovrà spiegare come il messale di pio v (a meno che non venga modificato) può essere conciliato con la teologia liturgica della sacrosanctum concilium che è più ricca, più misterica, più ricca di elementi tradizionali di quella espressa dalla "messa tridentina"
siamo in attesa
francesco
Vorrei fare presente al caro Francesco che se la Sacrosanctum Concilium contenesse checchessia in opposizione al messale di San Pio V e alla teologìa che v'è dietro i Padri conciliari sarebbero incorsi nello sdegno di Dio Onnipotente e dei S.S.Apostoli Pietro e Paolo, il che non è da credere. Il Santo Padre non ha perciò nessun dovere di spiegare la conciliabilità del messale tradizionale-che tra parentesi dovrebbe essere quello revisionato da Givanni XXIII-con la teologìa espressa dalla SC perchè tale conciliabilità è indiscutibile! A meno che, nella sua grande misericordia, non voglia aiutare certi fedeli di debole discernimento, i quali vedono una discontinuità nel Magistero, a farsi una ragione di questa sua provvidenziale concessione...
Colgo l'occasione, visto che è la prima volta che scrivo su questo magnifico blog, di esprimere le mie congratulazioni a Raffaella e a tutti i Christifideles che vi partecipano! Vi ammiro e vi stimo molto! Resistete, saldi nella fede!
Grazie, Cristiano, benvenuto nel blog :-)
Raffaella
Ringrazio anch'io Cristiano per il suo post; e voglio anch'io far presente che da quello che si sente dire, il Messale sarà quello rielaborato da Giovanni XXIII nel 1962 quindi, ribadisco al caro Francesco, la contrarietà ed il contrasto con il CVII e poi, mi scusi Don Francesco un teologo come Ratzinger ora Benedetto XVI non incapperebbe di certo in uno scivolone del genere non si dimentichi che Ratzinger fu uno dei teologi di rilievo del CVII al quale diede un contributo non indifferente quindi.............
evitiamo queste critiche da falsi progressisti!!!!!!
Eugenia
scusate errata corrige nel mio post ho saltato una parola che potrebbe far capire fischi per fiaschi...... volevo dire che non vedo la contrarietà di fondo tra il Concilio VaticanoII ed il messale che probabilmente il Papa liberalizzerà visto che dovrebbe essere quasi sicuramente, quello di Giovanni XXIII rielaborato nel 1962!!!!!!!!
Scusate ma scrivendo velocemente capita!!!!!!
Eugenia
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