25 giugno 2007
Il Papa spazza via i pregiudizi dei potenti (ma non quelli dei media)
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IL VIAGGIO DEL PAPA. L’incontro tra Benedetto XVI e Lula
Visti da vicino
La riconoscenza del presidente brasiliano per la Chiesa, il rispetto di Ratzinger per la laicità dello Stato. La stima e l’apprezzamento reciproci. I particolari di un dialogo tutt’altro che formale
di Stefania Falasca
Trenta minuti di colloquio privato. Più del previsto. E più di una formale e dovuta visita di cortesia secondo i dettami del protocollo. «Il Papa chiede a Lula vantaggi per la Chiesa cattolica», «O Presidente diz a Bento 16 que o Estado brasileiro é laico», ma il presidente risponde che lo Stato brasiliano è laico. Così la stampa brasiliana, sulla scia segnata dalle ben note polemiche, apriva chiosando su quell’atteso vis-à-vis tra Benedetto XVI e Lula, all’indomani del loro incontro il 10 maggio a San Paolo.
Ma apriamo le porte di quel colloquio privato e ascoltiamolo in diretta: «“Santo Padre, io devo molto di quello che sono alla Chiesa cattolica, personalmente mi ha dato tanto...”, ha detto poi il presidente, e ha continuato: “Durante gran parte della mia vita ho sempre lavorato direttamente e indirettamente con le associazioni della Chiesa per costruire un Brasile più giusto”. E anche dal modo con il quale il presidente ha presentato le questioni concrete, dal modo con il quale gli parlava, il Papa era visibilmente ben impressionato. Sono rimasta veramente colpita dall’interessamento, dall’attenzione autentica e dalla sensibilità mostrata dal Santo Padre nell’incontro col presidente». Con queste parole e con molta tranquilla chiarezza, Vera Machado Barrouin, ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede, ci porta dentro e nel vivo di quel colloquio, raccontando a 30Giorni, da testimone oculare, l’incontro a porte chiuse tra papa Raztinger e il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, lì al Palácio dos Bandeirantes. E con la stessa chiarezza smentisce anche quanto uscito sulla stampa: «Il Papa prendendo per primo la parola ha cominciato dicendo che rispettava la natura laica dello Stato brasiliano: “Rispetto profondamente la laicità dello Stato”, ha detto. L’ha detto il Papa, non il presidente». E le sue parole non si discostano di uno iota da quanto afferma anche Gilberto Carvalho, chef do gabinete della Presidenza della Repubblica, l’uomo di fiducia di Lula. Raggiunto al telefono subito dopo il suo ritorno a Brasilia con il capo di Stato, Gilberto Carvalho ci aveva detto:
«Il presidente ha conversato a lungo con noi a bordo dell’aereo sull’incontro avuto con il Papa. Era contento, l’incontro gli è piaciuto molto, l’ha definito familiare, molto affettuoso e anche molto concreto. Ha detto che il Papa ha iniziato ringraziandolo sinceramente per l’accoglienza... e tutto si è svolto con grande rispetto reciproco. Non è vero quello che hanno scritto, è stato il Papa a esprimere prima di tutto il suo rispetto per lo Stato». E Lula? «L’ha ringraziato».
La cronaca è cronaca e certamente queste parole mettono a fuoco in un’altra ottica il significato e le prospettive aperte di questo incontro. Compreso il riferimento, implicito nei titoli della stampa, al presunto deciso niet del governo di Brasilia alla proposta, avanzata dalla Santa Sede, di un accordo con lo Stato brasiliano. Notizia, questa, divulgata proprio alla vigilia del colloquio. Ma consideriamole ancora da vicino, le dichiarazioni della Machado e di Carvalho, alla luce delle immagini riprese all’uscita della conversazione privata nella sede del governo dello Stato di San Paolo. Sono le immagini che tutti abbiamo visto: Lula che, con gesti della mano, chiama parenti e collaboratori a rendere omaggio al Papa e sfiora amichevolmente la spalla Benedetto XVI; il Papa che appare sereno e tranquillo, per nulla spaesato in mezzo a quell’andirivieni, non proprio protocollare, di figli, generi, nuore e nipotini. E lo vediamo anche intrattenersi con quei non poco vivaci bambini, chinandosi a un certo punto fino a terra per raccogliere la medaglietta, appena regalata, caduta dalle mani di uno di loro. Gesto che nella sua spontanea semplicità non ha mancato di colpire dritto nel segno la sensibilità affettiva dei brasiliani. Insomma, neanche l’occhio più smaliziato è riuscito a trovare nulla che potesse bollarsi come ostentato in questo quadretto di umana familiarità, al riparo dai venti di polemica. Neppure la presenza, fuori del protocollo vaticano, della primeira dama dona Marisa Letícia, a fianco del marito nel colloquio riservato. Tanto che padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, interrogato al momento su questo fatto inedito, ha detto: «Sono rimasto colpito anch’io, forse è un segno dell’importanza della famiglia, comunque apprezzabile e significativo». Ma qui il fatto non ha destato sorpresa. Tutti sanno che dona Marisa, sposata a Lula da più di trent’anni, cattolica e per di più anche cittadina italiana, essendo di origini venete, per nessuna ragione al mondo avrebbe declinato la sua presenza durante la visita del Papa in casa. Ed è sempre con lei che Lula, anche il giorno precedente, si era presentato in fondo alla scaletta dell’aereo per accogliere l’arrivo di Benedetto XVI. Un arrivo non facile. Soprattutto per Lula, che si è trovato a muovere i primi passi verso papa Ratzinger su un terreno di casa scosceso e cosparso di bucce di banana, pronte a scivolare al primo passo falso. Prima fra queste, l’aborto. Proprio a marzo scorso, infatti, la Commissione sulla Costituzione e la Giustizia aveva dato l’ok a un progetto di decreto legislativo che proponeva un referendum per la liberalizzazione dell’aborto, oggi possibile in Brasile solo nei casi di stupro e di pericolo per la salute della madre. A mettere il carico da novanta ci aveva poi pensato anche il ministro della Sanità José Gomez Temporão che non ha esitato, proprio all’arrivo di Sua Santità, a polemizzare direttamente col Papa sull’argomento. Lula, dal canto suo, si è sempre dichiarato personalmente contrario alla pratica dell’aborto e giorni prima aveva ribadito che la legislazione brasiliana già definisce i casi in cui è possibile. «Sono contro l’aborto», aveva detto, «ma come capo di Stato non posso impedire che il Congresso ne discuta». E con l’aborto, c’erano anche le discussioni sul divorzio, un progetto di legge per l’abbassamento della punibilità penale a 16 anni, contrastato fortemente dalla Conferenza episcopale, insieme ad altri temi caldi nella società civile, come l’uso del preservativo e la ricerca sulle cellule staminali, con i quali non si prefigurava certo il bel tempo. Ed è proprio sotto un freddo cielo e livido di nuvole che è atterrato il volo papale. Temperature che sono cominciate a risalire nella zona coperta della base aerea di Guarulhos quando papa Benedetto ha iniziato a parlare. E alle sue parole hanno fatto eco quelle di benvenuto di Lula, «doppiamente onorato», ha detto, «come cristiano e come presidente». Parole che hanno voluto subito sottolineare il «lungo e proficuo cammino di mutua cooperazione tra lo Stato brasilano e la Chiesa, che ha portato», ha detto, «a innumerevoli iniziative di promozione umana, migliorando la vita e la dignità della nostra gente». E ha così concluso: «Santo Padre, stia sicuro che condividiamo la giusta preoccupazione di proteggere e fortificare la vita familiare, che è la premessa dell’autentica vita comunitaria e sociale. Il nostro impegno sarà sempre maggiore per combattere e superare le cause della sua disgregazione».
Parole che non fanno una piega. E che lo vedono smarcarsi subito dalle pastoie dei venti contrari e puntare dritto il timone verso il propositivo, sul terreno pratico e fertile della collaborazione. Del resto nei giorni precedenti Lula aveva già espresso il desiderio di parlare di questo con il Papa: «Dopo che ho assunto la presidenza noi abbiamo fatto delle politiche pubbliche che sono il risultato di quanto ho appreso dalla Chiesa. La Chiesa ha una relazione di solidarietà, un impegno profondo con il popolo brasiliano. Abbiamo un rapporto molto buono, di rispetto: noi per l’autonomia della Chiesa e la Chiesa per l’autonomia dello Stato. E questo rispetto è ed è stato una garanzia di bene per tutti». Sono parole che se da un lato mettono a punto tutto un passato fatto di vicinanza, dall’altro fanno da proemio all’incontro con Benedetto XVI. Insomma, non un passo indietro per Lula. Semmai in avanti. Proprio lì, più avanti, dove si è trovato con papa Ratzinger.
Ma vediamo come si è svolto il colloquio privato. Eccolo in sequenza. Così come lo racconta l’ambasciatore Vera Machado.
Il colloquio del vis-à-vis
«Prima di entrare negli aspetti sostanziali della conversazione, il Papa ha voluto esprimere il suo rispetto per la laicità dello Stato. Il presidente lo ha ringraziato e ha espresso da parte del governo tutta la volontà di stringere buone relazioni con la Santa Sede. Papa Benedetto XVI ha manifestato allora anche la speranza di giungere a un accordo. “Spero che vi si possa giungere durante il mio pontificato”, ha detto, e Lula ha risposto che non solo sperava che ciò potesse accadere durante il suo pontificato ma che potesse concludersi durante la sua presidenza e per questo era disposto a dare tutto il suo appoggio.
Subito dopo, la conversazione è andata sulla questione della famiglia e sui problemi dei giovani in Brasile. Lula ha detto al Papa di condivere pienamente, “come uomo e come presidente”, la preoccupazione riguardo alla disgregazione dei legami e della struttura familiare. E ha aggiunto di essere convinto che la costruzione di una società più giusta passa necessariamente per il recupero della famiglia e del suo ruolo etico ed educativo. In questo senso “il recupero dei giovani è vincolato al recupero della famiglia”. In questo contesto ha parlato al Papa del programma Bolsa Familia, attuato dal suo governo come strumento primario ed effettivo per l’aiuto alle famiglie, a cominciare da quelle più povere. Le famiglie beneficiarie (11 milioni) devono presentare l’attestato di scolarizzazione dei figli come requisito per continuare ad avvantaggiarsi del programma: Lula ha spiegato come questo abbia comprovato anche l’efficacia del progetto nel ridurre l’evasione scolare, avendo permesso il ritorno a scuola di 800mila giovani. Ha poi parlato dell’impegno affinché i giovani marginalizzati possano avere una prospettiva di vita. E ha affermato di poter contare in questo anche sulla collaborazione della Chiesa e della religione: “Desideriamo preservare e consolidare lo Stato laico ma anche contare sulla religione per migliorare l’azione sociale e ampliare l’orizzonte della dignità collettiva”. Il Papa ha espresso la sua solidarietà e ha parlato della priorità che la Chiesa cattolica dà alla famiglia, così come ai diritti delle donne e all’educazione dei figli. Ha sottolineato come la famiglia sia il luogo primario dell’educazione, che deve essere completata e coadiuvata dalla scuola, la quale deve provvedere alla formazione professionale, ma anche contemplare la dimensione spirituale e morale. “Noi desideriamo contribuire a questo”, ha detto.
La conversazione è poi proseguita da parte di Lula sulla promozione dell’agricoltura familiare. Il presidente ha parlato dei programmi sui biocombustibili e della loro importanza non solo per la promozione dell’agricoltura familiare, per la creazione di posti di lavoro e per la salvaguardia dell’ambiente, ma anche perché essi rappresentano una nuova via economica in ambito mondiale per lo sviluppo dei Paesi poveri. In questa prospettiva ha parlato anche dell’Africa. Ha detto che il Brasile si interessa molto delle relazioni con l’Africa, nell’ambito della cooperazione Sud-Sud, e ha aggiunto che vede nella produzione dell’etanolo un’importante forma di sostegno alle economie dei Paesi africani e un nuovo modo per incrementare il loro sviluppo. Ha spiegato così, anche in dettaglio, questi aspetti al Papa e poi ha chiesto alla Chiesa di appoggiare i Paesi africani che desiderano adottare questo programma.
Il Papa, ascoltando con interesse, ha risposto al presidente che anche se non capiva niente di etanolo e di biocombustibili, guardava però con simpatia e partecipazione a questa preoccupazione per l’Africa, “che è anche”, ha detto, “una preoccupazione della Chiesa”. E ha affermato: “I vescovi africani sono incoraggiati ad agire affinché la Chiesa continui a essere un riferimento in quel contesto regionale, affinché sia una garanzia per il mantenimento della pace e della tradizionale convivenza religiosa”. “Vogliamo svuotare il potenziale di conflitto prima che questo esploda”, ha detto.
La conversazione è quindi proseguita sull’America Latina. Lula ha parlato dell’impegno del suo Paese per l’integrazione del Sud America, della necessità di avere anche un’integrazione religiosa, e del peso che la Chiesa cattolica ha in questo contesto. Ha quindi detto che la visita del Papa per l’inaugurazione dell’Assemblea generale del Celam “è un passo molto importante, una benedizione di Dio per il Brasile e per il continente intero”. Benedetto XVI ha manifestato di conoscere e apprezzare gli sforzi del presidente nella sfera nazionale e internazionale e lo ha ringraziato per le sue parole.
Ha poi ribadito che la sua visita è nel contesto del Celam, in continuità con le grandi assemblee continentali iniziate a Rio de Janeiro e continuate a Medellín, Puebla e Santo Domingo. Ha chiarito che “la missione precipua della Chiesa è religiosa. In essa è inclusa la dimensione morale, pertanto non può sottrarsi alla responsabilità sociale, come base dell’amore per il prossimo”. Il Papa ha poi voluto informarsi riguardo alla situazione degli indios. E a questo proposito il presidente ha parlato dei progetti d’integrazione in corso nelle terre indigene, così come dei programmi di educazione e salute a beneficio di quelle popolazioni, in particolare delle comunità quilombolas, gruppi indigeni rurali del nord-est brasiliano. E, concordando con il presidente, il Papa ha detto: “Devono preservare la loro cultura, senza però essere esclusi dalla comunità, altrimenti diventano pezzi da museo, reperti archeologici”.
Infine Lula ha fatto riferimento alla propria personale riconoscenza verso la Chiesa dichiarando di “credere e ritenere che la fede può motivare la costruzione di un Paese e di un mondo più giusto e solidale”. Ha fatto riferimento anche alla propria personale gratitudine per dom Cláudio Hummes, che gli fu accanto nei tempi difficili della dittatura, che offrì protezione e aiuto alla sua famiglia, a sua moglie e ai suoi figli, quando era in carcere. “Ho bisogno ora delle qualità spirituali e umane di quel sacerdote a capo della Congregazione per il clero”, gli ha detto infine Benedetto XVI». Questo è quanto.
Dopo l’incontro
Questi i temi trattati nel lungo e franco colloquio a quattr’occhi. Si possono ora solo annotare, per completezza di cronaca, alcuni atti e dichiarazioni a seguito immediato di questo incontro. Il 14 maggio, parlando alla radio nel suo abituale programma settimanale Café com o presidente, Lula, senza mezzi termini, respinge le semplificazioni di quanti considerano e definiscono papa Ratzinger un Papa conservatore: «Molta gente ha detto e scritto, anche prima della visita, che il Papa è estremamente conservatore, quando per la verità, quello che ho constatato qui è che il Papa ha avuto un comportamento di molta compartecipazione alle questioni sociali e la preoccupazione di conoscere i nostri problemi. Ha avuto un comportamento molto degno e benefico per noi». Il giorno seguente, a neppure ventiquattr’ore dalla fine della visita in Brasile, scende in campo sulla questione più discussa. Durante un incontro pubblico, Lula smentisce il suo ministro della Sanità, José Gomez Temporão, escludendo che il suo governo invierà al Congresso il disegno di legge per la depenalizzazione dell’aborto: «Il governo non invierà nessun progetto di legge sull’aborto», afferma. «A suo tempo i parlamentari discuteranno e si confronteranno su ciò che si deve fare in questa area d’interesse della salute pubblica». Il 24 maggio, nel bilancio del suo viaggio apostolico in Brasile, Benedetto XVI scrive: «Il Brasile è anche una nazione che può proporre al mondo un nuovo modello di sviluppo». Può bastare. Punto e a capo.
«La Chiesa non fa politica» aveva detto il Papa. Lula l’ha capito al volo.
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