3 novembre 2008

Ernesto Galli Della Loggia: "Le spalle al Cristianesimo - Le uccisioni dimenticate" (Corriere)


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LE UCCISIONI DIMENTICATE

LE SPALLE AL CRISTIANESIMO

di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA

Dall'India alle Filippine, dall'Iraq al Pakistan, si susseguono gli assassinii di sacerdoti e di fedeli cristiani: perlopiù cattolici anche se numerosi sono pure i protestanti.

Di fronte a queste uccisioni l'opinione pubblica occidentale ha una reazione ormai scontata: gira la testa dall'altra parte.

Non fa sostanzialmente eccezione, cosa all'apparenza straordinaria, neppure la parte esplicitamente cristiana di quell'opinione pubblica, quasi che avesse il timore, alzando troppo la voce, di rendere le cose ancora peggiori.

Naturalmente viene da chiedersi quale sarebbe invece la reazione dell'uomo della strada, dei media e dei governi occidentali, se in una qualunque parte del mondo ad essere presi di mira per la loro appartenenza religiosa, al posto dei cristiani, ci fossero i seguaci di altre confessioni, per esempio gli ebrei.

Ma chiederselo sarebbe solo indulgere in una polemica sterile. In realtà, infatti, la reazione quasi inesistente dell'opinione pubblica alle notizie di uccisioni di cristiani non è niente altro che il frutto di fenomeni profondi da lungo tempo all'opera nelle nostre società, l'effetto di lenti smottamenti ideologici che ne stanno cambiando il profilo ultramillenario.
Sotto i nostri occhi si sta consumando una gigantesca frattura storica: non vogliamo essere, non ci sentiamo più delle società cristiane. Non vogliono più esserlo non le grandi maggioranze, ma soprattutto le élite intellettuali. La critica della religione, infatti, è rimasta, alla fine, il solo e vero denominatore comune sopravvissuto alle infinite vicissitudini della cultura moderna.
Dell'illuminismo, del marxismo, del darwinismo, del freudismo e di ogni altro «ismo» tutti gli snodi e gli assunti sono stati di volta in volta smentiti, contraddetti e abbandonati. Una sola cosa però, comune ad ognuno di essi, è restata come acquisto generale: l'idea che la religione, e quindi innanzitutto il cristianesimo, rappresenta la prima «alienazione» dell'umanità premoderna, di cui i tempi nuovi esigono che ci si sbarazzi.
È così accaduto che nelle società occidentali — lo dico con sbigottimento di non credente — la religione sia diventata intellettualmente impresentabile, e dunque sempre meno rappresentata culturalmente. E che anche perciò nelle nostre società (tranne forse gli Stati Uniti) il cristianesimo, di fatto, non strutturi più alcun senso di appartenenza realmente collettiva. Che esso sia, debba obbligatoriamente essere, invece, un fatto solo privato. Ne consegue come cosa ovvia che le sue sorti pubbliche e storiche non ci riguardano più: figuriamoci poi se si svolgono in qualche remota contrada dell'Asia o dell'Africa.
A sentire in questo modo ci ha spinto, paradossalmente, lo stesso senso comune diffuso per molti anni in tanta parte del mondo cattolico.

Il quale, fino a tempi assai recenti, è stato attentissimo, anche nelle sue massime espressioni istituzionali, a non essere collegato a nulla che sapesse di Europa o di Occidente, per paura che ciò avrebbe automaticamente messo in pericolo la sua autonomia politica e/o macchiato la sua purezza evangelica.

Nutrendo forse la speranza, non saprei quanto fondata, che alla fine ciò gli avrebbe fatto guadagnare altrove il terreno che qui andava perdendo.

© Copyright Corriere della sera, 3 novembre 2008 consultabile online anche qui.

Sposo in tutto e per tutto questo editoriale di Galli della Loggia.
Come gia' disse il cardinale Ratzinger, si assiste ad un odio dell'Europa verso se stessa.
E non di tratta di pessimismo ma di pure e semplice realismo.
Da questo odio nasce la negazione (assurda!) delle radici cristiane dell'Europa e dell'Occidente.
In tutto cio', diciamocelo, la Chiesa ha le sue colpe: per decenni ha avuto paura di essere identificata con il mondo occidentale in nome di un dialogo interreligioso che poi si e' dimostrato un gigante dai piedi di argilla.
Questa sorta di "abbandono dell'Europa" non ha impedito il crollo delle Torri Gemelle ne' ha aiutato i Cristiani in India e Medio Oriente.
Papa Benedetto sta gettando le basi per una nuova allenza fra il Cattolicesimo e l'Europa, ma il processo e' lungo e, soprattutto, richiede che vescovi, cardinali e sacerdoti "diano una mano" al Santo Padre, cosa che, purtroppo, ancora non si evidenzia, anche se vedo deboli segnali di ripresa in questo senso.
Permettetemi un'ultima considerazione
Ha ragione Della Loggia: la reazione dei media e della societa' occidentale sarebbe stata ben diversa se ad essere massacrati fossero seguaci di altre religioni.
Registro ancora una volta il silenzio assordante dei leader religiosi a partire dal Dalai Lama che, intervistato ieri sera da Sky, ha parlato di Tibet, di India, di Cina, ma non ha proferito parola sul genocidio dei Cristiani.
Ovviamente ne' l'intervistatore ne' gli altri media hanno sollevato nemmeno lontamente il problema.
E' un po' troppo comodo, cari giornalisti!
Lo stesso discorso vale per i leader delle altre religioni presenti in India e Medio Oriente.
Che cosa sarebbe accaduto se fosse stato il Papa a non parlare dei Paesi martoriati? Domanda retorica...lo sappiamo gia'!
Abbiamo gia' avuto modo di leggere reprimende a senso unico.
Svegliamoci tutti e smettiamola di accusare il Papa di essere eurocentrico: egli ha capito perfettamente, e da anni, che la sfida della nuova evangelizzazione parte da qui
.
R.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, ti segnalo questo libro in uscita:
In un libro le omelie del Papa
Roma, 2 nov. (Ign) - Ventisette omelie pronunciate da papa Benedetto XVI (nella foto) nell'arco di un anno liturgico in contesti molto diversi (dalla Basilica di San Pietro all'Australia, da Genova a Parigi, da Brindisi a Cagliari), vanno a comporre il volume 'Omelie. L'anno liturgico narrato da Joseph Ratzinger, papa' a cura di Sandro Magister che verrà presentato mercoledì a Palazzo Valdina a Roma.

Un libro che, scrive oggi il 'Sole 24ore', dopo il recente Sinodo dei Vescovi che ''ha intonato l'ormai consueta e purtroppo fondata lamentela sulla scarsa qualità dei sermoni domenicali'', si presenta come ''un paradigma omelitico a disposizione degli oratori sacri'' che porta ''il marchio stilistico e teologico inconfondibile'' di questo Pontefice.

''In quelle omelie è costante il radicamento nel testo biblico proposto dalla solennità in questione, non disdegnando nenanche l'approccio filologico semantico'', nel ''primo livello della su meditazione sulla Parola sacra. Ma c'è ovviamente l'altra e dominante dimensione da raccogliere, quella 'perfomativa', essendo l'omelia un annunzio che nasce dalla fede e dalla vita e vuole generare fede e vita''.

Come il Papa ci ricorda ''l'omelia non è un discorso commemorativo o una lezione, ma è un atto sacro incastonato nella liturgia nella quale è imbandita la mensa della parola di Dio e del pane eucaristico. E' per questo che un evento così alto non può essere abbassato a noiosa tiritera teologica, né a strumento retorico votato a più o meno nominabili altre finalità, né a puro sentimentalismo spirituale. A esorcizzare queste devianze si leva la voce di di Benedetto XVI, sobria ma non spoglia, sostanziosa ma non meramente teorica''.

Ps.: ne parla anche Galeazzi nel suo blog.
Alessia

Raffaella ha detto...

Grazie Alessia :-)

Luisa ha detto...

Il peggio in tutto ciò, a mio avviso, è che i cattolici stessi si sono lasciati impregnare da questa cultura egemoniaca che ha messo Dio ai margini se non fuori dalle società.

Sono i cattolici stessi che hanno fatto loro questa indifferenza, che non si sono alzati per difendere, dire: eh oh ci siamo, esistiamo, non avete il diritto di offendere noi, i nostri simboli, la nostra fede, sono i cattolici che si sono fatti in disparte quasi vergognandosi di proclamare la loro fede in Cristo.

È l`élite intellettuale cattolica post-sessantottina, laica e religiosa, con la sua egemonia, ad avere partecipato a questo fenomeno, con tutti "i venti di dottrina" che hanno soffiato, la contestazione sistematica del Magistero petrino, il relativismo, individualismo, presenti in chi avrebbe dovuto guidare, illuminare la coscienza dei cattolici, avere il coraggio di parlare, di andare contro-corrente.

No, i nostri pastori hanno seguito il corso del fiume, l`onda del politicamente-culturalmente corretto, che è diventato anche il religiosamente corretto.
Sì per me la più grande responsabilità la portano i cattolici, e fra i cattolici, i pastori chiamati a guidarli.
I cattolici, nella loro grande maggioranza, hanno oggi una debolissima consapevolezza della loro identità, sono stati disinformati e deformati.
Come può la coscienza di un cattolico formarsi e conformarsi se riceve messaggi contraddittori, se è confrontata a magisteri paralleli che si contraddiscono e contestano il magistero del Papa, se vede i suoi pastori essere nel mondo e del mondo, se non li vede difendere la loro fede davanti agli assalti mediatici, se li vede assenti o timorosi, più che cauti, da noi si dice "frileux" nei dibattiti di società sui temi etici ?
Sono cosciente di scrivere parole dure, ma è quello che deduco quando mi guardo attorno.
Ricordando a chi mi legge che non abito in Italia.

Anonimo ha detto...

E' veramente triste che debba essere un laico illuminato, il non credente Galli della Loggia, a venirci a rimproverare la nostra vergognosa ignavia che ci porta a rinnegare Cristo. Abbiamo un Papa straordinario che sta tentando con grande fatica e tra mille opposizioni di riportarci a ciò che realmente conta. Ma noi lo ascoltiamo? Chi dovrebbe collaborare con lui lo ascolta?
Oggi sono ascoltati solo i falsi profeti che confondono i piccoli. E' un grave segno dei tempi.
Alessia

mariateresa ha detto...

purtroppo c'è del vero in quello che dice Luisa. C'è un'immagine nel nuovo libro di Messori che mi è piaciuta molto e cioè che la barca di Pietro , alla fine dei tempi, quando tornerà il Signore, forse non sarà un bellissimo galeone che entrerà nel porto a vele spiegate, ma una zattera rattoppata alla quale saranno aggrappati tenacemente un gruppo di disperati. Anzichè un finale splendente, un'immagine modesta, dimessa. Forse sarà così.Forse Gesù sapeva che sarebbe stato così.

Anonimo ha detto...

Ma non ci ha detto che "le porte degli inferi non prevarranno su di essa"?. In mezzo a tante sofferenze e ai tanti mali della Chiesa lo Spirito Santo suscita sempre profeti in grado di tirarla su e di ridare speranza agli uomini. In questo momento c'è Benedetto XVI. E non è poco. Maria Pia

Anonimo ha detto...

In quell'editoriale si parla di “società cristiana”. Io mi chiedo perché una società debba essere cristiana o di qualsivoglia confessione. Penso che la religione non possa che essere una questione personale e la laicità di uno stato stia lì a difendere questo concetto, e non per difendere lo stato dalla religione. Bisognerebbe smetterla di pensare alla religione come a qualcosa che ha che fare con le tradizioni o con l’identità di un paese. Questo modo di pensare è caro a chi vede la religione come uno strumento di potere, che serva a far muovere le persone verso un modo di vedere le cose rispetto ad un altro.. Questa è semplicemente politica. Un non credente, come Galli Della Loggia dice di essere, quando si occupa di religione lo fa con gli stessi criteri con cui si occupa di diatribe fra partiti.
L’approccio con la religione non può che essere relativista, ognuno di noi è diverso e quindi ognuno di noi sceglie la propria religiosità, anche all’interno dei canoni. Non a caso il relativismo è visto come fumo negli occhi dalle gerarchie ecclesiastiche le quali ci tengono ad essere un centro di potere.
Una società laica dovrebbe semplicemente essere civile. La carta dei diritti dell’uomo offre lo strumento perfetto per dare ad uno stato laico tutti quei valori che servono per una civile convivenza. Il fatto che da qualche parte nel mondo si uccidano persone per via delle loro convinzioni religiose è spaventoso, ma iniziare a fare delle distinzioni, cominciare a dire che noi dovremmo interessarci prima dei cristiani perché “siamo o dovremmo essere una società cristiana” è, secondo me, una cosa deplorevole, al limite del discriminatorio. Cristo aveva di sicuro una visione universale e non si preoccupava di certo di cosa dovesse fare una nazione per mantenere salde le proprie tradizioni (ai tempi di Cristo era tradizione lapidare le mogli infedeli).
A questo punto sarebbe meglio smetterla di parlare di Cristianesimo e cominciare a parlare di cristianismo.

Raffaella ha detto...

E chi ha scritto la "Carta dei diritti dell'uomo"?
E' sorta dal nulla o e' il frutto della cultura cristiana?
Smettiamola di considerare la Chiesa come un centro di potere.
Se lo fosse non staremmo qui a lamentarci per le distorsioni giornalistiche e per le sciocchezze che si sentono in tv e nelle piazze.
R.

Anonimo ha detto...

Cosa ne dici di questo articolo, Raffaella:

Oxford 'polically correct': quest'anno niente Natale, c'è la Festa della luce invernale

Mancherà qualcosa alle luminarie di Natale a Oxford, quest'anno: qualsiasi riferimento al Natale". Il Daily Mail sintetizza, così, nell'attacco dell'articolo, la novità 'politically correct' decisa dall'amministrazione comunale della cittadina inglese famosa in tutto il mondo per la sua Università.

Arriva la Festa della Luce
Il consiglio comunale di Oxford ha ufficialmente messo al bando la parola 'Christmas', Natale: tutti gli eventi del 25 dicembre e dei giorni successivi rientrano, da quest'anno, nella più presentabile 'Winter Light Festival' , la Festività della Luce Invernale. A spingere verso questa soluzione, rivela il Telegraph, una associazione di beneficenza locale, la Oxford Inspires, che alla fine ha convinto gli amministratori locali. Tei Williams, portavoce dell'organizzazione, ci tiene a ricordare che questa 'Winter Light Festival' è ben di più del Natale: due mesi di festa nei quali rientrano eventi, incontri, spettacoli, concerti... tutto quanto fa spettacolo (e possibilmente, fa vendere). "In questo contesto ci saranno anche celebrazioni del Natale, come i cori di canzoni natalizie". Il vicesindaco di Oxford, Ed Turner, approva l'idea: "Faremo lo stesso un grande albero di Natale nella piazza principale della città", dice. "Ma lo chiameremo in modo diverso". Per l'albero di Natale, quasi un ritorno alle origini, visto che la tradizione ha chiare origini pagane poi traslate nella celebrazione cristiana della nascita di Gesù.

Ridateci il Natale
Scandalizzata la Chiesa Anglicana, inviperita la comunità cristiana di Oxford: ma contrari all'iniziativa anche i rappresentanti di altre religioni. Anche se la decisione degli amministratori era motivata dall'intenzione di non offendere la comunità islamica locale, per Sabir Hussain Mirza, presidente del Consiglio Musulmano di Oxford, "il Natale è la data del calendario attesa da tutti. Non solo i cristiani, ma anche i fedeli islamici e quelli di altre confessioni lo aspettano con trepidazione. Il Natale è una festa speciale e non può essere cancellato con un tratto di penna. Il Natale fa parte dell'essere britannici". Dello stesso parere il rabbino Eli Bracknell, direttore del Jewish Educational Centre, il centro di studi ebraici di Oxford: "E' importante mantenere un tradizionale Natale britannico. Qualsiasi iniziativa che diluisce la cultura tradizionale e la cristianità del Regno Unito non è positiva per l'identità britannica".
In attesa dei manifesti 'Wanted' con la faccia del pericolosissimo Babbo Natale (o della suo battesimo con qualche altro nome meno sovversivo), non resta che sperare nella Luce Invernale. Che a Oxford potrebbe 'illuminare' anche le menti del consiglio comunale.
da www.rainews24.it
Alessia

Raffaella ha detto...

Rainews24?
Corradino Mineo?
Ora capisco :-)
R.

Anonimo ha detto...

se non è un centro di potere una chiesa che influenza fortemente il parlamento nazionale, dove la maggioranza di deputati e senatori formano le proprie opinioni in base a quello che dice la chiesa e legiferano anche per chi credente non è...
e pensare che basterebbe che tutti cattolici si comportassero come dice il papa e non ci sarebbe bisogno di queste polemiche

Raffaella ha detto...

Ancora con questa storia?
La Chiesa non influenza deputati e senatori.
Siamo NOI ITALIANI, e non la Chiesa Cattolica, ad eleggere i membri del Parlamento.
R.

Anonimo ha detto...

sì, però perchè i cattolici non sono così ligi alle direttive del papa?