25 luglio 2007

Il Papa in Cadore: cronaca della sedicesima giornata


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Cari amici, oggi leggeremo un'ampia rassegna stampa sull'incontro del Papa con i sacerdoti ad Auronzo. Iniziamo, pero', come di consueto, con la cronaca delle vacanze del Papa.
Raffaella


La passeggiata serale dopo il forte temporale

Francesco Dal Mas

LORENZAGO. Prima il temporale, che ha spazzato via anche i gazebo in centro paese, quelli in particolare del bar davanti al municipio. Poi il sole e le creste delle Marmarole e del Cridola pulitissime come uscissero dalla lavatrice. La giornata era incominciata con un sole luminoso e il cielo limpido, poi l’afa si è addensata nel pomeriggio in un temporalone da tuoni e fulmini. Ma proprio in questo modo la tensione si è come scaricata nel cielo. E il sole è ritornato facendo risplendere le Dolomiti, ravvicinando il profilo delle cime diventando più nette di prima.
Il papa vede, dalla tenuta del castello Mirabello (un nome certo non trovato a caso), tanta bellezza e decide di uscire. Vicino a casa, naturalmente. Ritorna sulla strada che porta alle colonie e alla chiesa di sant’Antonio Abate. Per una breve passeggiata e per recitare il rosario. Negli ultimi giorni sono scattate, a quanto pare, nuove forme di sicurezza. La strada del passo della Mauria viene bloccata. Ed il personale del Vaticano non lascia avvicinarsi nessun giornalista. «Se non si allontana», viene detto ad un cameramen che, peraltro, sta a un chilometro da dove si trova il papa, «lei da domani non lavorerà più». Un’insolenza decisamente fuori luogo anche per chi protegge Benedetto XVI.
(fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 25 luglio 2007

Insolenza? Ah si'...parliamo di giornalisti e teleoperatori! Cari amici della stampa, avevate fra le mani un gioiello di Papa, sempre pronto a rispondere ad ogni domanda. Ricordiamo tutti la grande disponibilita' del Papa a Les Combes, quando si fermava a parlare con i giornalisti al famoso "curvone". Un vero peccato che, in un solo anno, essi abbiano rovinato tutto (Ratisbona, Brasile, Polonia, BBC, motu proprio, Dico...).
Raffaella


Auronzo veste in giallo-bianco

Manca un’ora e mezza e già la piazza si è riempita

AURONZO. «Avete montagne fantastiche». Flaminio Da Deppo, presidente della Comunità montana, raccoglie e rilancia: «Santità, la invitiamo per il 2008». Ratzinger sorride. E aggiunge: «Questo è un posto bellissimo». Il sindaco di Auronzo, Bruno Zandegiacomo, è pronto a far vedere al papa le Tre Cime di Lavaredo.
Ma c’è di mezzo il campanile.
Un altro bagno di folla, per Benedetto XVI, ad Auronzo, dopo quello di Lorenzago, domenica scorsa.Sono le 9.30 del mattino. Mancano ben 90 minuti all’arrivo del papa. La strada per Misurina è ancora libera.
Ma al di là delle transenne s’affollano auronzani e villeggianti. Così pure sulla piazza davanti alla chiesa di Santa Giustina Martire.
L’addobbo trasforma il centro del paese in un angolo del Vaticano. Ovunque, dentro e fuori la chiesa, confezioni di gladioli bianchi e di gigli gialli. I bambini della scuola materna portano, ciascuno, una rosa bianca, con un fiocco dai colori vaticani.
La chiesa ha i banchi intrecciati da nastri bianchi. Davanti al presbiterio il parroco ha issato i tradizionali “fanali” delle processioni. “Auronzo accoglie con gioia sua santità Benedetto XVI”, dice uno striscione appeso alla casa che incornicia parte della piazza. Da Misurina sono scesi i seminaristi di Vicenza, dove si trovano in villeggiatura, e anche loro hanno scritto “Vicenza saluta il papa”.
“Chi crede non è mai solo” rassicura un altro cartellone, appeso alle transenne della piazza mascherate da un lungo telo bianco. “Benedetto XVI, è una gioia averti qui” si legge in un altro striscione. Non manca, ovviamente, il “Paolini del Cadore”, in costume tipico.
Benedetto-Benedetto. Sono le 10.40. Le campane di Auronzo suonano a festa. Dieci minuti dopo, ecco allungarsi il corteo pontificio, una trentina fra moto della polstrada, auto e “4x4”. Inaspettatamente l’auto di Ratzinger, anziché fermarsi davanti alla gradinata di Auronzo, svolta a destra, sale per un piccolo tornante e arrivo fino all’ingresso della chiesa.
Delusione in piazza, dove si aspettavano le prime strette di mano di Papa Benedetto. La folla continua a gridare “Viva il papa”, dal gruppo di anziani e disabili accompagnati dall’Unitalsi, e sistemati tra la chiesa e il campanile partono dei beneauguranti “Lunga vita al papa”.
Ci sono i benvenuti dei vescovi Andrich e Mazzocato, del sindaco Zandegiacomo, del presidente della Comunità montana, Da Deppo. «Grazie per questo splendido regalo», gli dice, emozionato, il sindaco. «Grazie per l’accoglienza», risponde il papa. Segue lo scambio dei doni, quadri e sculture. Poi tutti in chiesa.
Ora di sesta. I banchi sono pieni di preti. Ma ci sono pure dei seminaristi. E qualche frate. Non manca nemmeno una suora. I giornalisti sono ammessi alla recita dell’Ora Media. Poi tutti fuori. Qualcuno tenta di origliare ma viene garbatamente allontanato. Sarà poi padre Federico Lombardi a riassumere quanto dirà il papa in un’ora e tre quarti di “question time”.
Riposo del cuore. «La chiesa siamo noi stessi e in questo cammino dobbiamo tutti collaborare», dice il papa affacciandosi sulla piazza dalla scalinata della chiesa. Racconta che durante il dialogo con i quattrocento preti «abbiamo parlato sulla chiesa, su Dio, sull’umanità di oggi».
Dopo aver definito «bellissimo» l’incontro con i sacerdoti, il papa saluta «con grande gioia» quanti lo aspettano e ancora una volta ha parole di riconoscenza per «questa bellissima terra delle Dolomiti». Mancano quattro giorni alla conclusione del soggiorno in Cadore di Benedetto XVI e il papa stesso osserva che il riposo «non è stato solo del cuore ma anche dell’anima».
«Ho respirato», aggiunge tra l’altro, «non solo quest’aria dono del creatore, ma anche», ha precisato, «quest’aria di amicizia e di cordialità della quale sono graditissimo».
Benedetto XVI, dopo aver salutato vescovi ed autorità, scende la gradinata, viene richiamato dalla domanda di un giornalista sullo spinoso tema della Cina, risponde con cortesia, si dirige verso l’auto, saluta dalla strada quanti lo chiamano dalle transenne, s’infila in auto e via verso Lorenzago.
Quasi a consolare i presenti, s’affacciano sulle transenne i vescovi Mazzocato e Andrich. E’ festa anche per loro. (fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 25 luglio 2007

Prima di tutto: educazione! Non si origlia alle porte! E poi, caro Dal Mas, Lei stesso aveva scritto, ieri o lunedi', che il Papa non si sarebbe fermato a salutare i presenti all'entrata in chiesa, ma all'uscita. Le foto dimostrano la cordialita' del Papa verso tutti, proprio alla fine dell'incontro con i sacerdoti (ha risposto benissimo a Politi, cioe' non ha dato alcuna risposta!).
Raffaella


Anche il papa lo «sperimenta»

LORENZAGO. Sorpreso anche il papa per il “Cammino del Sinodo”. Lo ha confidato egli stesso al vescovo Giuseppe Andrich e a Luigi Guglielmi, l’ideatore di questo percorso. Il materiale illustrativo è stato presentato direttamente a Benedetto XVI venerdì scorso, dopo il concerto dei cori del Cadore. «Ah, il Sinodo», ha esclamato il papa. «Quando l’avete fatto?». Il vescovo ha risposto e Guglielmi gli ha illustrato il significato del percorso che comprende anche i sentieri della Madonna di Loreto, a Lozzo di Cadore, e della chiesa di Santa Barbara, a Danta. In questo caso Ratzinger ha percorso a piedi un tratto del sentiero Frassati, voluto da Roberto De Martin e benedetto dall’allora vescovo monsignor Vincenzo Savio. «L’idea», spiega Guglielmi, «è di restare fedeli al significato del sinodo: il Cammino delle Dolomiti è fatto per camminare insieme, proprio quell’aspetto che anche il papa, l’altra sera al Concerto dei cori di montagna, ha indicato come strumento di educazione alla pace». Il percorso parte dal Peralba, la montagna dalla quale si trovano le sorgenti del Pioave e scalata da Giovanni Paolo II nel 1988, durante il suo secondo soggiorno a Lorenzago, e finisce al santuario dei santi Vittore e Corona, nel Feltrino. I partner del progetto sono la diocesi di Belluno-Feltre, la provincia, le sezioni bellunesi del Club alpino italiano. La diocesi di Belluno ha anche depositato il marchio alla Camera di commercio per evitare ogni possibile utilizzo arbitrario e speculativo. (fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 25 luglio 2007


Lorenzago. Ferree misure di sicurezza, anche se Ratzinger si «offre» volentieri alla gente

Castello, casa e parco sono «extraterritoriali»

LORENZAGO. Nessuno lo sapeva. Almeno a livello popolare. Ma in provincia di Belluno c’è un luogo di extraterritorialità. E’ dove dorme il papa e l’area circostante. Nel caso specifico non tanto il castello Mirabello ma la casa di vacanza dei vescovi di Treviso, il giardino, il bosco ed il parco recintati da una rete di due metri, mascherata, in parte elettrificata.
Al suo interno l’unica autorità è quella vaticana. L’extraterritorialità finirà alle 17 di venerdì 27 luglio.

Venerdì prossimo. Il papa lascerà Lorenzago venerdì 27 luglio, non più alle ore 17.30, come anticipatamente annunciato, ma alle 17. Attraverserà Lorenzago in auto per salire sull’elicottero che lo porterà a Treviso, presso i campi da tennis.
Sicurezza. Ferrea la sicurezza intorno al papa. Ma non pesante. E quasi invisibile quella delle forze dell’ordine. La preoccupazione della Gendarmeria vaticana e della polizia italiana è che si ripetono - come si è stato riferito ieri a margine dell’incontro di Auronzo - episodi come quello accaduto in piazza San Pietro, con un improvviso “arrembaggio” a Benedetto XVI da parte di uno dei presenti. E’ per questo motivo che il papa non si ferma in piazza a Lorenzago, al rientro dalle passeggiate; che domenica scorsa, all’Angelus, è arrivato in macchina fino sulla porta della chiesa; e che altrettanto è accaduto ieri ad Auronzo, mentre il programma prevedeva il suo arrivo davanti alla scalinata.
Papa in posa. Benedetto XVI in posa? Proprio così, o quasi. Quando Benedetto XVI si è trovato, l’altra sera, sul ponte del lago di Centro Cadore, in comune di Domegge, e si è soffermato sulla protezione per osservare le acque dal lato di Lorenzago, è stato invitato a girarsi per i fotografi. Che peraltro lo avevano ripreso alle spalle. Senza difficoltà e con un sorriso, Benedetto XVI ha eseguito “l’ordine”. A disposizione dei fotografi è rimasto per una decina di minuti, senza batter ciglio, con una cortesia unica. «Ah, questi fotografi», ha solo esclamato all’inizio delle riprese. Curiosa la missione dei fotoreporter. Sono stati portati sul posto un’ora prima dell’arrivo del pontefice, senza indicazione di dove sarebbero stati dislocati e i loro cellulari dovevano essere spenti. Motivi di sicurezza, anche questi.
La montanara. Tra gli 11 brani del Concerto offerto dal vescovo di Belluno-Feltre, mons. Giuseppe Andrich, al papa, sembra che il brano che ha più colpito Benedetto XVI sia stata “La montanara”, da lui stesso conosciuto e, a quanto pare, cantato anche nella sua Baviera. Ambienti vicini al papa ammettono che non sarebbero dispiaciuti altri brani così popolari. Il repertorio scelto, invece, è stato di alta qualità, e apprezzato soprattutto dagli addetti ai lavori.
Birreria Pedavena. Numerosi, forse troppi, i doni offerti al papa in ogni circostanza. E’ una dimostrazione di affetto. Ma anche di eccesso. Tra i più significativi - e peraltro non ufficializzati - quello del personale della Birreria Pedavena. La rappresentante dei lavoratori ha chiesto a Benedetto XVI che “preghi” perché l’azienda, salvata in extremis dalla chiusura, possa prosperare. A Benedetto XVI sono stati donati anche degli occhiali, che lui, piuttosto divertito, ha provato sul momento. (fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 25 luglio 2007

Scusi, Dal Mas, ma nell'altro articolo non si era lamentato perche' il Papa si era fermato davanti alla chiesa e non ai piedi della scalinata? Adesso salta fuori che la gendarmeria teme assalti al Papa ed e' anche per questo che e' piu' facile incontrare Benedetto XVI nei boschi che a Lorenzago?
Bah bah e ancora bah! Per fortuna leggiamo tutti gli articoli :-)
R.


Gli incontri del Papa con i residenti e i turisti del Cadore, durante le passeggiate del pomeriggio. Alcune testimonianze

In questi giorni di riposo nel Cadore, Benedetto XVI ha anche incontrato in diverse occasioni residenti e villeggianti. Si è trattato sempre di incontri molto spontanei e semplici avvenuti, in genere, nel tardo pomeriggio durante le sue passeggiate. Anche ieri il Papa ha salutato e scambiato qualche battuta con alcune persone. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Benedetto XVI ha lasciato ieri sera la villetta di Lorenzago per raggiungere il lago del Centro Cadore. Lungo la strada che costeggia lo specchio d’acqua, all'ombra dei boschi di conifere, il Papa ha recitato il Santo Rosario. Nei pressi della chiesa della Madonna della Salute, Benedetto XVXI ha poi incontrato alcuni ciclisti e podisti che percorrevano il lungolago. Ascoltiamo la testimonianza di uno di loro, Marcello De Deppo:

R. - Io sono andato, come al solito, a fare una passeggiata lungo il lago, non sapendo certamente di dover incontrare il Papa. Ad un certo punto, ho visto una veste bianca che veniva avanti: “Non sarà per caso il Papa?”, ho detto tra me e me. L’ho visto a 50 metri e mi sono messo un po’ in disparte e ho messo le mani giunte al petto. Lui mi ha visto, si è diretto verso di me e il segretario ha detto al poliziotto: “Lasci, lasci andare”. Allora si è rivolto verso di me, io sono andato avanti e ho detto: “E' il Signore che ci ha fatto incontrare”. E lui ha risposto: “La Provvidenza divina è grande”. Per me è stata un’emozione indescrivibile, perché sono anche molto religioso. Sono passato all’improvviso dai pensieri della passeggiata all’incontro, inaspettato, con il Santo Padre. Mi sono veramente emozionato. Per tutta la notte ho pensato al Papa…

Durante la passeggiata intorno al lago, il Papa si è fermato per salutare anche una donna, Rosanna Coffen, che descrive così l’emozione per questo inaspettato incontro con il Santo Padre:

R. - Quando siamo arrivati vicino al campo sportivo, c’erano due poliziotti e gentilmente - perché sono delle persone molto gentili anche le guardie del corpo - mi hanno detto: “Signora, se vuole, può passare a piedi”. Quando sono arrivata quasi vicino al capitello della Madonna del Suffragio, ho visto una persona vestita di bianco in mezzo agli alberi che veniva verso di me e mi sono resa conto che era il Santo Padre. Mi sono emozionata tantissimo perché il Santo Padre mi è venuto lui stesso incontro e mi ha detto: “Anche lei signora sta passeggiando?” ed io ho risposto di “sì”. Gli ho baciato la mano e mentre stavo per inginocchiarmi, lui mi ha fatto segno di rimanere alzata. Dopo, padre Georg mi ha dato la coroncina del rosario. E’ stata un’emozione grandissima che penso di non poter provare più nella mia vita.

Al ritorno, il corteo papale ha attraversato il comune di Domegge, dove si trova il lago, ed è quindi tornato a Lorenzago. Qui, Benedetto XVI ha salutato le persone che lo attendevano lungo la strada: ha accarezzato la testa di alcuni bambini, ha benedetto i presenti e, quindi, è rientrato nella villetta.

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