24 novembre 2007

Concistoro 2007: lo speciale de "Il Quotidiano Nazionale"


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Non la ricerca del potere e del successo, ma l’umile dono di sé per il bene della Chiesa deve caratterizzare ogni nostro gesto ed ogni nostra parola

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IL RIAVVICINAMENTO FRA CATTOLICI E ORTODOSSI

CONCISTORI PER LA CREAZIONE DI NUOVI CARDINALI: LO SPECIALE DEL BLOG

L'ENCICLICA "SPE SALVI": LO SPECIALE DEL BLOG

L’ESPERTO IL PROFESSOR ADRIANO ROCCUCCI

«Cattolici e ortodossi più vicini ma senza Mosca non si va lontano»

Giorgio Acquaviva

BENEDETTO XVI ha definito «irreversibile» l’impegno della Chiesa cattolica per l’ecumenismo e sta dedicando tempo ed energie a perfezionare i rapporti con i fratelli separati per superare lo ‘scandalo’ della divisione e giungere a «forme più piene di comunione». In ambito ecumenico, poi, preferenziale sembra essere per Ratzinger il rapporto con gli ortodossi.
Ottime le relazioni col Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, buone quelle con la maggior parte delle Chiese nazionali, finalmente tendenti al miglioramento quelle col Patriarcato di Mosca, la realtà più corposa della galassia orientale, con i 2/3 del numero intero dei fedeli. Ieri se ne è parlato in Vaticano, al Concistoro straordinario indetto dal Papa.

«Senza Mosca il discorso ecumenico sul versante ortodosso non va molto lontano», dice Adriano Roccucci, professore di Storia contemporanea all’Università Roma-Tre, esperto di questioni religiose legate al mondo bizantino.

Professor Roccucci, nel recente incontro di Ravenna ci sono stati problemi fra le delegazioni ortodosse, anche se il documento finale, è stato un buon passo avanti...

«A Ravenna sostanzialmente è continuata una riflessione iniziata ormai da tempo, fra Chiesa cattolica e ortodossa, sui principi ecclesiologici, in particolare sulla questione del primato, rimessa al centro del dibattito teologico da Giovanni Paolo II nell’enciclica Ut unum sint. Siamo in presenza di una tappa ulteriore di approfondimento teologico e di confronto fra le due realtà del cristianesimo occidentale e orientale».

E i rapporti fra ortodossi?

«Sotto l’intreccio di Ravenna c’è anche un’altra trama, quella intraortodossa, che non è ininfluente per questo dialogo, e a cui la Chiesa di Roma guarda con preoccupazione. Vi è infatti discordia fra Costantinopoli e Mosca, non tanto sulla diversa interpretazione del primato del Vescovo di Roma, quanto su come debba essere storicamente letto, nella realtà attuale, quel primato all'interno del mondo ortodosso».

In che senso?

«Se, dopo la divisione del 1054, sia continuato a esistere un primato — quale era quello di Roma — all’interno del mondo ortodosso nella figura del Patriarca ecumenico, ovvero se è nato un altro tipo di relazione. Questa è la trama del dissidio ecclesiologico e canonistico che c’è fra Costantinopoli e Mosca, sul ruolo del Patriarcato ecumenico. A questo si aggiungono divergenze di ordine giurisdizionale: restano tesi i rapporti nei territori ex-sovietici, con Costantinopoli che offre una sponda alle tendenze nazionali, anche perché ritiene di essere la “Chiesa-madre” di tutte le ortodossie. Questo atteggiamento irrita Mosca e suscita reazioni molto ferme».

Quando si parla di Roma e Mosca, si pensa subito alla possibilità di un incontro fra Alessio II e papa Ratzinger...

«Credo che si debba provare a guardare ai rapporti tra Roma e Mosca non esclusivamente in funzione dell'incontro: questo maturerà quando ci saranno le condizioni, ma la dinamica delle relazioni è molto più ricca. Ed è legata all’evoluzione soprattutto di due questioni: la modalità della presenza cattolica in Russia e la questione ucraina».

Ci sono segnali di novità?

«Il clima è decisamente positivo, diverso rispetto al passato. Basti ricordare la visita del cardinale Tettamanzi ad Alessio II nel 2006, ma anche tante altre manifestazioni, incontri su vari temi, ricerca di dialogo, perfino di alleanza rispetto alle sfide che vengono dal mondo contemporaneo».

A Mosca c’è stata una staffetta fra arcivescovi cattolici...

«L’arrivo nella capitale russa del nuovo arcivescovo Paolo Pezzi è un elemento di passaggio a una nuova fase della presenza cattolica in Russia. Monsignor Tadeusz Kondrusiewicz aveva guidato la fase di rinascita, di ricostituzione delle realtà ecclesiali in Russia e oggi è stato chiamato dal Papa a guidare la Chiesa cattolica in Bielorussia, una comunità più consistente, più radicata, più articolata. Mi sembra che la nomina del nuovo arcivescovo sia stata accolta dal Patriarcato con grande attenzione e disponibilità a stabilire rapporti di collaborazione».

Professore, una domanda più generale: quando si parla di cammino verso l’unità, a cosa si pensa?

«Mi sembra che il paradigma di una unità riconquistata attraverso un ritorno degli ‘scismatici’ sia superato. In questo senso vi è la ricerca di una ricomposizione di quella architettura ecclesiologica che sosteneva l'unità del primo millennio. E questo nonostante permangano diversità di interpretazione del primato. Mi sembra che lo sforzo che si sta compiendo è di ragionare e confrontarsi su queste diverse visioni».

© Copyright Quotidiano Nazionale, 24 novembre 2007


CONCISTORO

L’ecumenismo non è un optional

Benedetto XVI invita a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà

dall’inviato GIORGIO ACQUAVIVA

— CITTÀ DEL VATICANO —
IL CAMMINO di riconciliazione con i fratelli separati non è un optional, è un mandato di Gesù Cristo: "Ut unum sint", dice Benedetto XVI.

Anche se probabilmente — fa capire — è finito il tempo dei rapporti diplomatici anche un po’ superficiali ed è giunto il momento delle scelte difficili.

Nel pomeriggio ha incoraggiato i cardinali a non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà (la speranza è il tema della prossima enciclica) e ha toccato i temi della crisi della famiglia e del ruolo della donna. I lavori dell’incontro "di preghiera e riflessione" — svoltosi in un clima definito familiare e molto cordiale — erano cominciati alle 9.30 con la recita dell’Ora Terza, presenti 143 porporati, arrivati alla spicciolata, a piedi o in auto (il 76enne olandese cardinale di Utrecht, Adrianus Johannes Simonis, in bicicletta...). Ognuno ha trovato sul tavolino una cartelletta rossa e il libro delle Ore. I 23 vescovi che oggi saranno creati cardinali, erano in gruppo alla sinistra del Papa.
Dopo un saluto del decano Angelo Sodano (che proprio ieri compiva gli 80 anni e usciva, quindi, dal novero degli elettori di un futuro conclave) e una breve introduzione di Benedetto XVI, il cardinale Kasper ha tenuto la sua relazione su "informazioni, riflessioni e valutazioni del momento del dialogo ecumenico", seguendo tre filoni: le Chiese antico-orientali e le Chiese ortodosse; le Comunità ecclesiali nate dalla Riforma; i movimenti carismatici e pentecostali. Una novità, quest’ultima, portata probabilmente dalla preoccupazione per la crescita tumultuosa — sono oltre 400 milioni gli aderenti — soprattutto in America Latina e Africa. Il tema era stato sollecitato da alcuni episcopati di "frontiera".
L’anziano responsabile del dicastero per il dialogo ha enumerato le difficoltà del momento, nei confronti degli ortodossi (ma si tratta soprattutto di problemi interni a quel campo), dei protestanti in genere (dei quali si criticano i "cedimenti" a visioni relativistiche in materia morale) e anche nei confronti degli anglicani. Nonostante gli ottimi rapporti con l’arcivescovo di Canterbury, infatti, c’è allarme per i rischi di scisma interno con gli episcopaliani sull’ordinazione di preti e vescovi omosessuali.

SONO POI iniziati gli interventi (17 nella sola mattinata) spaziando dai rapporti con le confessioni cristiane a quelli con altre religioni, Ebraismo e, soprattutto, Islam. Molti porporati hanno ribadito gli impegni comuni nel campo sociale e caritativo e la difesa dei valori morali nelle società contemporanee. E’ stato anche affermato che la dottrina sociale può essere un campo promettente per l’ecumenismo. Soprattutto, è stato ripreso il metodo wojtyliano della "purificazione della memoria": che il passato non costituisca un macigno che impedisce il cammino comune.

© Copyright Quotidiano Nazionale, 24 novembre 2007

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