24 novembre 2007

Kasper: la scelta irreversibile dell’ecumenismo (Avvenire)


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ATTORNO A PIETRO

Kasper: la scelta irreversibile dell’ecumenismo

DA ROMA

SALVATORE MAZZA

Ecumenismo. Non «un optio­nal», ma una scelta «irrever­sibile» della Chiesa. È lungo questa traccia, delineata fin dall’i­nizio del suo pontificato da Benedetto XVI, e da lui ribadita ancora ieri, che il cardinale Walter Kasper ha impostato la relazione che ha in­trodotto nell’aula nuova del Sinodo l’«incontro di preghiera e di rifles­sione » con tutti i cardinali, voluto da Papa Ratzinger alla vigilia del Concistoro pubblico durante il quale, stamattina, imporrà la ber­retta a 23 nuovi porporati.
Incontro rigorosamente a porte chiuse, con largo spazio lasciato agli interventi e alla discussione li­bera, nel quale è stato ribadito l’im­pegno alla «purificazione della me­moria », al fine di favorire il cam­mino verso l’unità, e a «usare forme di comunicazione attente a non fe­rire la sensibilità degli altri cristia­ni ». Secondo quanto riferito dal co­municato diffuso dalla Sala Stam­pa vaticana al termine della matti­nata di lavori, «dopo il saluto del cardinale decano Angelo Sodano, ha preso la parola il Santo Padre che ha brevemente introdotto il tema della giornata da lui scelto, cioè il dialogo ecumenico alla luce della preghiera e del mandato del Signo­re: Ut unum sint ». Il Papa, informa la stessa nota, ha anche rivolto «un particolare augurio» al cardinale decano in occasione del suo 80 compleanno «ringraziandolo per il suo fedele servizio».
Ancora il comunicato riferisce poi che nella sua relazione introdutti­va il cardinale Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, «ha tracciato a grandi linee il quadro attuale del dialogo e dei rapporti ecumenici, distin­guendo tre ambiti principali: i rap­porti con le antiche Chiese orien­tali e le Chiese ortodosse; i rappor­ti con le Comunità ecclesiali nate dalla Riforma del XVI secolo; i rap­porti con i movimenti carismatici e pentecostali sviluppatisi soprattut­to nel secolo scorso». In particola­re la relazione «ha presentato i ri­sultati conseguiti in ognuno di que­sti campi, descrivendo il cammino compiuto finora ed i problemi a­perti ».
Nel successivo dibattito «si è avuto un ampio scambio di esperienze e di opinioni, che ha rispecchiato la varietà delle situazioni. Sono inter­venuti 17 cardinali – sottolinea la nota – e sono stati toccati problemi diversi tra cui l’impegno ecumeni­co comune dei cristiani nel campo sociale e caritativo e nel difendere i valori morali nelle trasformazioni delle società moderne. In partico­lare la dottrina sociale della Chiesa e la sua attuazione sono state indi­cate come uno dei campi più pro­mettenti per l’ecumenismo. Si è parlato dell’impegno di proseguire la 'purificazione della memoria' e di usare forme di comunicazione attente a non ferire la sensibilità de­gli altri cristiani. Si è suggerito un approfondimento delle possibilità degli sviluppi ecumenici». Infine «sono stati evocati eventi recenti molto significativi come l’Assem­blea ecumenica di Sibiu, l’incontro ecumenico ed interreligioso di Na­poli, il viaggio del Patriarca di Mo­sca Alessio II a Parigi, i grandi ra­duni ecumenici dei movimenti ec­clesiali a Stoccarda», mentre «in un contesto più ampio» s’è anche par­lato dei rapporti «con l’ebraismo e del dialogo interreligioso».
Kasper, nel suo discorso, ha messo bene in evidenza la differenza di «passo» nei tre ambiti ecumenici. Se nel dialogo con le comunità del­la Riforma «non c’è un arresto ma un profondo cambiamento nella si­tuazione ecumenica», e «nuove sfi­de » vengono dai gruppi carismati­ci e pentecostali, con le Chiese or­todosse al contrario si registra «u­na promettente terza fase del dia­logo, e ora «sarebbe utile» un in­contro «tra il santo Padre e il Pa­triarca di Mosca». Così, nonostan­te le difficoltà che restano tra Roma e l’Ortodossia, «forte e legittima è la speranza che, con l’aiuto di Dio e grazie alla preghiera dei tanti fede­li, dopo la divisione del secondo millennio la Chiesa tornerà a re­spirare nel terzo con i suoi due pol­moni ». E, in proposito, Kasper ha sottoli­neato la «svolta importante» se­gnata dal documento di Ravenna, dove «per la prima volta gli interlo­cutori ortodossi hanno riconosciu­to un livello universale della Chie­sa e hanno ammesso che anche a questo livello esiste un Protos, un Primate, che può essere soltanto il Vescovo di Roma». Tutti, certo, so­no consapevoli che «questo è sol­tanto un primo passo, e che il cammino verso la comunione ec­clesiale sarà ancora lungo e diffici­le ». Con ciò, tuttavia, a Ravenna «s’è posta una base per il dialogo futu­ro – ha concluso il porporato – an­ticipando che il tema che sarà af­frontato nella prossima sessione plenaria sarà 'Il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa del primo millennio».

© Copyright Avvenire, 24 novembre 2007


IL COMMENTO

L’Osservatore Romano: «Indietro non si torna»

«Non c’è più nessun dubbio sulla scelta ecumenica da parte della Chiesa cattolica, ma è pure chiara la fine di una fase nella quale l’unità dei cristiani sembrava a portata di mano». Lo scrive 'L’Osservatore romano', commentando la relazione del cardinale Walter Kasper sullo stato dell’ecumenismo. «Negli anni passati – scrive il giornale vaticano in un articolo siglato dal vice direttore Carlo Di Cicco – non è accaduta una unità facile e compromissoria, ma si è ritrovato la fraternità; nella mentalità efficientista e pragmatica non aver risultati concreti... significa un fallimento e un arretramento».
Ma se in campo ecumenico «risultati di questo genere non ce ne sono stati» e «la fatica sembra aver prevalso sulle soddisfazioni», «in realtà... solo i distratti non si accorgono di cosa signfichi ritrovare la fraternità, 'riscoprirsi fratelli e sorelle in Cristo' tra cristiani divisi per secoli a volte persino ferocemente». Così «l’ecumenismo spirituale è l’anima stessa del movimento ecumenico, e la nuova prospettiva non significa ritirarsi ciascuno nei propri recinti aspettando un generico intervento divino» ma «ridare a Dio il primato nella nostra ricerca». Con Kasper il quotidiano conclude che «i segni dei tempi sono tali che non si può tornare indietro».

© Copyright Avvenire, 24 novembre 2007


Delly: «Grazie a Benedetto XVI per la mia nomima È un segnale di riconciliazione tra cristiani e islam»

L’ elevazione a cardinale del patriarca caldeo di Baghdad Emmanuel III Delly dev’essere «un segnale di riconciliazione tra i popoli e in particolare tra i cristiani e tutti i musulmani». È quanto ha affermato ieri Benedetto XVI incontrando in Vaticano monsignor Delly, che oggi riceverà dalle sue mani la berretta cardinalizia durante il Concistoro ordinario di stamattina.
Lo ha riferito ieri pomeriggio lo stesso patriarca caldeo durante un incontro con i giornalisti nella Casa del Clero di via della Transpontina, a Roma.
«Spero che questo gesto dell’elevazione al cardinalato – sono state le parole di Papa Ratzinger riferite dallo stesso Delly – sia un segno di riconciliazione non soltanto tra i popoli, ma soprattutto fra tutti i musulmani, sunniti e sciiti, e i cristiani. Perchè l’Iraq è un caro paese».
Delly ha raccontato che il Pontefice lo ha accolto «con grande gioia». Da parte sua, il patriarca di Baghdad ha ringraziato Benedetto XVI per la nomina «perché – ha sottolineato – la dignità di cardinale che il Santo Padre mi ha concesso non è data alla mia povera persona, ma a tutti gli iracheni, sia quelli che ancora vivono nel Paese sia quelli che sono emigrati». Il neo cardinale ha voluto poi rivolgere un appello alla comunità internazionale perché si lavori per la pace nel martoriato Iraq, e anche «a tutti gli iracheni, in particolare quelli emigrati, affinché tornino nel loro paese per ricostruirlo». «Sia Benedetto XVI che Giovanni Paolo II – ha ricordato ancora Delly – sono stati contro la guerra: il Signore ci ha dato il dono dell’intelligenza per parlare uno con l’altro, per dialogare, perché fino a quando non c’è pace non c’è sicurezza». Oggi in Vaticano ci saranno capi di Stato e rappresentanti dei governi di almeno dodici Paesi. Tra le delegazioni ufficiali accreditate ci sarà anche quella del governo iracheno, rappresentato dal ministro per i diritti civili, Wijdan Mikhail.

© Copyright Avvenire, 24 novembre 2007

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