24 novembre 2007

Concistoro 2007: lo speciale di Radio Vaticana


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Non la ricerca del potere e del successo, ma l’umile dono di sé per il bene della Chiesa deve caratterizzare ogni nostro gesto ed ogni nostra parola

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La vera grandezza del cristiano è nel servire, non nel dominare: così, Benedetto XVI nel Concistoro per la creazione di 23 nuovi cardinali. L’invito del Papa: siate testimoni della speranza evangelica

Ogni vero discepolo di Gesù condivida la Sua passione, senza rivendicare alcuna ricompensa: è l'esortazione rivolta da Benedetto XVI ai 23 nuovi cardinali, di cui 18 elettori, creati dal Papa nel Concistoro celebrato stamani nella Basilica Vaticana. Una cerimonia emozionante, come il Papa stesso ha detto, perché esprime in modo eloquente l’unità dei cardinali attorno al Successore di Pietro. Sul discorso del Pontefice, che ha preceduto la consegna della berretta cardinalizia ai 23 porporati, il servizio di Alessandro Gisotti:

Una “provvidenziale occasione” per offrire “alla città di Roma e al mondo intero, la testimonianza di quella singolare unità che stringe i cardinali attorno al Papa”: così, Benedetto XVI ha sintetizzato lo straordinario valore dell’odierno Concistoro per la creazione di 23 nuovi cardinali. Un “eloquente segno di unità cattolica”, ha detto, che suscita “ogni volta un’emozione speciale”. Ha così commentato il passo del Vangelo di Luca nel quale i discepoli manifestano un’ambizione arrivista nel rivendicare per se stessi i posti migliori nel regno messianico. Gesù, ha avvertito Benedetto XVI, corregge la loro “concezione grossolana del merito” secondo la quale “l’uomo può acquistare dei diritti nei confronti di Dio”. Un richiamo quanto mai attuale:

"L’evangelista Marco ci ricorda, cari e venerati Fratelli, che ogni vero discepolo di Cristo può aspirare ad una cosa sola: a condividere la sua passione, senza rivendicare alcuna ricompensa. Il cristiano è chiamato ad assumere la condizione di 'servo' seguendo le orme di Gesù, spendendo cioè la sua vita per gli altri in modo gratuito e disinteressato. Non la ricerca del potere e del successo, ma l’umile dono di sé per il bene della Chiesa deve caratterizzare ogni nostro gesto ed ogni nostra parola. La vera grandezza cristiana, infatti, non consiste nel dominare, ma nel servire".

“Ecco l’ideale che deve orientare il nostro servizio”, ha detto il Papa sottolineando che, ai nuovi porporati, il Signore chiede e affida “il servizio dell’amore” fino all'effusione del sangue:

"Amore per Dio, amore per la sua Chiesa, amore per i fratelli con una dedizione massima ed incondizionata, usque ad sanguinis effusionem, come recita la formula per l’imposizione della berretta e come mostra il colore rosso degli abiti che indossate".

L’odierna cerimonia, ha costatato, sottolinea la grande responsabilità che pesa sui cardinali, chiamati da Cristo a “confessare davanti agli uomini la sua verità, di abbracciare e condividere la sua causa”. Un annuncio, è stata la sua esortazione, da compiere “con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza”, cioè “con quell’umiltà interiore che è frutto della cooperazione con la grazia di Dio”. E’, ha avvertito il Papa, una responsabilità non priva di rischi, ma come ricorda San Pietro “è meglio, se così vuole Dio, soffrire operando il bene piuttosto che fare il male”. Benedetto XVI si è soffermato sul ruolo del Sacro Collegio dei cardinali nel quale, ha spiegato rivive l’antico presbyterium del Vescovo di Roma i cui componenti “mentre svolgevano funzioni pastorali e liturgiche nelle varie chiese, non gli facevano mancare la loro preziosa collaborazione” nell’adempimento “dei compiti connessi con il suo universale ministero apostolico”:

"I tempi sono mutati e la grande famiglia dei discepoli di Cristo è oggi disseminata in ogni continente sino agli angoli più remoti della terra, parla praticamente tutte le lingue del mondo e ad essa appartengono popoli di ogni cultura. La diversità dei membri del Collegio Cardinalizio, sia per provenienza geografica che culturale, pone in rilievo questa crescita provvidenziale ed evidenzia al tempo stesso le mutate esigenze pastorali a cui il Papa deve rispondere".
L’universalità, la cattolicità, ha ribadito, “si riflette pertanto nella composizione del Collegio dei cardinali”. Ognuno di voi, ha detto il Papa, rappresenta una “porzione dell’articolato Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa diffusa dappertutto”. Quindi, ha rivolto un pensiero speciale alle comunità cristiane “più provate dalla sofferenza, da sfide e difficoltà di vario genere”.

"Tra queste, come non volgere lo sguardo con apprensione ed affetto, in questo momento di gioia, alle care comunità cristiane che si trovano in Iraq? Questi nostri fratelli e sorelle nella fede sperimentano nella propria carne le conseguenze drammatiche di un perdurante conflitto e vivono al presente in una quanto mai fragile e delicata situazione politica. Chiamando ad entrare nel Collegio dei Cardinali il Patriarca della Chiesa Caldea ho inteso esprimere in modo concreto la mia vicinanza spirituale e il mio affetto per quelle popolazioni".

Il Santo Padre ha così riaffermato “la solidarietà della Chiesa intera verso i cristiani” dell’ “amata terra” irachena, invocando da Dio misericordioso, “per tutti i popoli coinvolti, l’avvento dell’auspicata riconciliazione e della pace”. Una vicinanza alla Chiesa irachena espressa con forza anche dal neocardinale Leonardo Sandri, che ha rivolto l’indirizzo d’omaggio al Papa a nome dei nuovi porporati. Un intervento nel quale il cardinale Sandri ha messo l’accento sulla fedeltà al Successore di Pietro:

"Siamo e saremo al Suo fianco, Beatissimo Padre, nei momenti più impegnativi e in quelli ordinari del ministero petrino. Desideriamo rimanere con il Papa sia quando si fa servitore della verità e proclama il primato di Dio, come quando guida la Chiesa nel rinnovamento che scaturisce dalla fedeltà alla tradizione; sia quando invoca la pace, indicando la grande forza della preghiera e del dialogo, come quando promuove l'unità dei cristiani e il rispetto di tutte le religioni e le culture nella reciproca esclusione di ogni genere di violenza".

In questa giornata di gioia, il Papa non ha mancato di ricordare il compianto mons. Ignacy Jeż, tornato alla Casa del Padre appena prima della nomina alla dignità cardinalizia. Quindi, ha ricordato che domani, sempre nella Basilica Vaticana, celebrerà la Messa con i nuovi porporati, ai quali consegnerà l’anello cardinalizio. “Un’occasione quanto mai opportuna – è stato il suo auspicio – per riaffermare la nostra unità in Cristo e per rinnovare la comune volontà di servirLo con totale generosità”.

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Suggestioni e colori del Concistoro. Il saluto del Papa ai fedeli in Piazza San Pietro: la Chiesa abbraccia tutti i popoli

La commozione per la situazione della Chiesa in Iraq ha caratterizzato in modo particolare la creazione dei nuovi cardinali presieduta da Benedetto XVI. Ritorniamo allora su questo e sugli aspetti salienti della cerimonia di stamattina nel racconto di Alessandro De Carolis:

(canto)

(In latino: Benedetto XVI chiama i neo-cardinali)

Ogni applauso è l’eco di un affetto e un segno di riconoscenza. Ma in quello, più simile a un’ovazione, che riverbera nella Basilica al nome del patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly, è celata anche l’eco di un dolore che viene da lontano, e il segno è quello impresso per emblema sul rosso della veste patriarcale: il colore del “sangue” e delle “lacrime” del popolo iracheno, dei cristiani rimasti in Iraq e di quelli resi senza terra da un conflitto che da anni demolisce la terra di Abramo. E’ qui, in questo squarcio di consapevole durezza che irrompe nella solennità del rito, la nota simbolica più intensa del Concistoro dell’anno 2007.
La pioggia minacciata ma rimasta solo nelle previsioni ha dato un inconsapevole contributo allo svolgersi di una cerimonia altamente suggestiva, prevista inizialmente in Piazza San Pietro - comunque affollata - ma poi per precauzione spostata nella splendida cornice della Basilica, anch’essa stipata di fedeli e oggi simmetricamente suddivisa, nelle prime file, dal rosso dei cardinali, a sinistra dell’altare della Cattedra, e a destra dal viola dei presuli.

Due tonalità e due simmetrie che danno l’idea del succedersi gerarchico e dell’unità con il Pontefice, significato questo che oggi, più di ogni altra circostanza - specie nel rapporto privilegiato tra il Papa e le porpore - è al centro dei pensieri di Benedetto XVI e dei 23 nuovi cardinali. Le nuove nomine riportano a 120 il numero degli elettori, secondo il limite stabilito da Paolo VI, ma soprattutto portano a 69 Paesi i Paesi rappresentati qui, a fianco del Papa, nel cuore Chiesa universale. Uomini che hanno dimostrato di aver servito con dedizione la causa del Vangelo e che oggi - come reciterà alla fine una intenzione della preghiera universale - devono considerare “la dignità alla quale sono stati chiamati, come segno che sollecita un più grande amore per la Chiesa”. Una responsabilità espressa con le parole dell’antica formula latina: “Prometto e giuro di rimanere, da ora e per sempre finché avrò vita, fedele a Cristo e al suo Vangelo…”.

(In latino: formula di giuramento dei cardinali)

L’applauso torna a riempire le volte di San Pietro quando, uno alla volta, i nuovi cardinali vanno ad inginocchiarsi davanti a Benedetto XVI, ricevono da lui la berretta rossa e il possesso di una Chiesa romana, dove si recano subito dopo. Negli occhi di chi è presente e di chi guarda la cerimonia in televisione resta l’abbraccio, prolungato, commosso, del Papa con il patriarca Delly. Un abbraccio che si prolunga idealmente quando poco dopo, tra lo sventolio di molte bandiere irachene, Benedetto XVI rivolge questo suo saluto alla folla della Piazza:

"Cari fratelli e sorelle! Benvenuti qui! Grazie per la vostra presenza, per la vostra partecipazione a questo importante evento della Chiesa cattolica, la creazione di nuovi cardinali, che riflettono l’universalità della Chiesa, la sua cattolicità. La Chiesa parla in tutte le lingue, abbraccia tutti i popoli, tutte le culture e preghiamo che il Signore benedica questi nuovi cardinali. A voi tutti auguro una buona domenica, buon ritorno! Grazie per la vostra presenza!" .

(applausi)

Oggi pomeriggio, dalle 16.30 alle 18.30, si svolgeranno le tradizionali visite di cortesia ai nuovi cardinali. Domani mattina, come abbiamo già detto, il Papa presiederà nella Basilica Vaticana la Santa Messa con i nuovi porporati ai quali consegnerà l'anello cardinalizio. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle 10.20 sulle consuete frequenze con commenti in italiano, francese, tedesco, inglese, spagnolo e portoghese.

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Il patriarca Emmanuel III Delly: la dignità cardinalizia che ricevo non è per la mia povera persona ma per tutti gli iracheni che soffrono

Ieri pomeriggio, a margine della giornata di riflessione e preghiera del Collegio cardinalizio con il Papa, il patriarca iracheno di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly, ha incontrato i giornalisti. Il patriarca ha rilevato che “la dignità cardinalizia rappresenta un riconoscimento per la sofferenza dell’Iraq ed onora tutti gli iracheni”. Il servizio di Giancarlo La Vella:

“Siamo figli della speranza dobbiamo essere ottimisti, il Signore ci proteggerà”.

Questo il sentito e accorato auspicio espresso ieri dal patriarca Emmanuel III Delly ai giornalisti intervenuti alla conferenza stampa, affinché, l’Iraq, il suo Paese, e il popolo iracheno, con tutte le varie realtà etniche, politiche e religiose, ritrovino pace e sicurezza. Una speranza che oggi sembra più lontana che mai, viste le notizie di violenze che giornalmente giungono dal Paese del Golfo, ma che non deve mai cedere alla disperazione per una situazione che, purtroppo, sembra a volte senza via d’uscita. Tra ieri e oggi diversi attentati a Mossul, ad Hilla e a Baghdad hanno provocato decine di vittime. Intanto, il nuovo governo polacco del premier Donald Tusk ha annunciato il ritiro delle proprie truppe dall’Iraq e sulla stessa linea potrebbe schierarsi il nuovo esecutivo australiano, a guida laburista, che uscirà fuori dalle elezioni disputatesi oggi. Alla luce di questa situazione – ha fatto capire il patriarca Delly – la nomina cardinalizia assume un significato particolare, un dono all’intero popolo iracheno per il dramma che sta vivendo da anni; intenzioni, queste, che il Papa, in prima persona, ha ieri riferito allo stesso neocardinale. Sentiamo il cardinale Delly:

“Questa dignità che il Santo Padre mi ha donato, non è stata data alla mia povera persona, ma è stata data a tutti gli iracheni. Spero di essere ora utile non soltanto all’Iraq, ma a tutta l’umanità. Le ultime parole che il Santo Padre mi ha detto sono state: 'Spero che questo gesto sia un segno di riconciliazione non soltanto fra i popoli, ma specialmente tra sunniti, sciiti e cristiani, perché per me l’Iraq è un caro Paese'”.

E la vicinanza del Papa all’Iraq – ha detto ancora il patriarca Delly rispondendo alle domande dei giornalisti – non deve far dimenticare che la difficile situazione dei cristiani iracheni, che a migliaia hanno lasciato il Paese a causa delle continue violenze, è la stessa che vivono le altre realtà sociali e religiose dell’Iraq:

“Ciò che accade in Iraq ai cristiani accade anche ai nostri fratelli musulmani e ciò che accade ai nostri fratelli musulmani accade anche ai cristiani. Sono 14 secoli che viviamo insieme, sono 14 secoli che abbiamo relazioni. Voi, dunque, dovreste domandare quale sia la situazione degli iracheni oggi e non solo dei cristiani. E’ vero che, qualche volta, i cristiani sono maggiormente colpiti, ma è anche vero che ciò che accade, accade a tutti gli iracheni, ugualmente. Una autobomba non uccide soltanto cristiani o soltanto musulmani, ma uccide tutti. Quando tornerà la sicurezza, molti torneranno alle loro case. Alcune famiglie sono già tornate. E’ un inizio, ma speriamo che questo processo continui”.

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