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DAL NOSTRO INVIATO A BRESSANONE
SALVATORE MAZZA
Le transenne le hanno portate via con i camion e il grande cancello che chiude l’accesso alla via che porta al seminario non s’è più aperto da lunedì alle 13. Chiusa anche la porta sul retro, e inaccessibili anche gli accessi lungo l’Isarco. Sorveglianza molto discreta, ma comunque capillare. All’occorrenza sarebbe anche inflessibile, se ce ne fosse bisogno. Ma nessuno si sogna di turbare la quiete familiare che il Papa, venendo qui a Bressanone, ha cercato.
E trovato. La prima giornata piena di questo suo soggiorno altoatesino Benedetto XVI l’ha trascorso così, nell’impenetrabile tranquillità del millenario edificio in cui, dopo avervi trascorso per anni le sue vacanze da vescovo e da cardinale, è tornato quest’anno per la prima volta da Papa. Gli sono arrivati molti regali – in particolare pane e dolci, soprattutto un tipo di biscotti che, assicurano, sono i suoi preferiti – ed è anche già «importante», anche se appena all’inizio, la mole di lettere, cartoline e biglietti a lui indirizzati.
Ma il rispetto per la privacy è assoluto. Ma cosa farà nei prossimi giorni? Sono previste uscite private oltre a quelle pubbliche annunciate? Sono le domande che corrono sulla bocca di tutti, qui a Bressanone, e che ieri pomeriggio i giornalisti hanno girato al vescovo di Bolzano-Bressanone monsignor Wilhelm Egger. Che ha – ovviamente – glissato: «Io – ha detto – sono il custode del riposo del Santo Padre. Come diceva sant’Ignazio di Antiochia, 'bisogna imparare anche dal silenzio del vescovo. Io, vista l’occasione, aggiungo: 'Bisogna imparare anche dal silenzio del Papa e dalla sua serenità'». Egger, piuttosto, ha di nuovo raccontato della grande felicità di Benedetto XVI per l’accoglienza ricevuta, e del colloquio con il Pontefice al suo arrivo, durante il trasferimento in auto dall’aeroporto di Bolzano a Bressanone: «Gli ho parlato delle gioie e dei dolori della diocesi», ha rivelato il presule, annoverando tra le prime «la grande generosità e la collaborazione dei cattolici della diocesi» e, tra i secondi, il caso della 'rana crocifissa', esposta tra mille polemiche (in diocesi ha portato un vero scompiglio – ha affermato Egger – quasi una sommossa popolare) al Museo di arte moderna di Bolzano, e la vicenda del sacerdote accusato assolto in primo grado da un’accusa di pedofilia, condannato in appello e ora in attesa del pronunciamento della Cassazione». Vicenda quest’ultima molto controversa, perché «è accusato – ha ricordato il vescovo, senza riferire eventuali commenti del Papa al riguardo – solo sulla base della testimonianza di una signora, elaborata dopo dieci anni dai fatti, con l’aiuto della psicanalisi». Per il momento, dunque, il seminario resta il «buon ritiro» di Benedetto XVI, che «studia, legge i giornali con il fratello, passeggia in giardino». È possibile, ha aggiunto Egger, che stia anche preparando «i testi degli Angelus» che guiderà le prossime due domeniche da Bressanone.
Saranno in italiano e in tedesco, e quasi certamente anche un saluto in Ladino. Per chi vuole essere certo di vedere il Papa, i due appuntamenti domenicali sono le uniche occasioni sicure. Per il resto tutto è affidato al caso e alla possibilità che Benedetto XVI decida di uscire per visitare qualcuno dei luoghi dei dintorni che gli sono cari. Per la verità, ha rivelato Egger, in molti hanno chiesto un incontro o avanzato inviti perché il Pontefice ritorni in posti già visitati: persone che l’avevano conosciuto nei soggiorni passati, luoghi religiosi, aziende. E sono arrivate domande anche da altre diocesi, per i motivi più diversi. «Abbiamo contato queste richieste fino al numero di duecento – ha detto Egger – poi abbiamo smesso anche questa contabilità». Sono state tutte respinte. Perché il Papa è qui per riposare.
© Copyright Avvenire, 30 luglio 2008
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