26 giugno 2007

Sulla Chiesa anglicana e su Tony Blair


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L’ombra dello scisma gay sulla chiesa anglicana

di Andrea Tornielli

Roma - Si riuniranno a York dal 5 al 7 luglio e si attendono scintille. Il Sinodo generale anglicano, l’organismo che «controlla» la Chiesa d’Inghilterra, dovrà infatti discutere di un patto preparato per evitare uno scisma e la definitiva spaccatura della «comunione anglicana». Una spaccatura provocata da due provvedimenti presi nel 2003: il primo della diocesi di «New Westminster» (Canada), che autorizzava un «rito pubblico di benedizione delle unioni dello stesso sesso»; il secondo, l’ordinazione del primo vescovo dichiaratamente gay, l’americano Gene Robinson. Decisioni contestate: alle comunità che hanno imboccato questa strada potrebbe essere richiesto un «pentimento» e l’impegno a non agire mai più in questo modo, di testa propria.

Robinson, padre di due ragazzi, era divorziato e da quattordici anni conviveva con un uomo: non aveva nascosto la sua relazione omosessuale, vissuta alla luce del sole. Prete della chiesa episcopale statunitense, appartenente alla comunione anglicana, era stato ordinato vescovo durante una affollatissima cerimonia svoltasi nello stadio di hockey di Durham, nel New Hampshire. Già allora la sua nomina aveva fatto profilare l’ombra di uno scisma all’interno dell’anglicanesimo, perché gli arcivescovi anglicani di molte altre nazioni avevano disapprovato la consacrazione. Tra i primi a reagire era stato l’arcivescovo nigeriano Peter Akinola, che ha guidato la rivolta delle comunità anglicane dell’Africa: «Il diavolo è entrato nella chiesa». Nonostante gli ultimatum e le proteste, la consacrazione era avvenuta lo stesso. Il neo-vescovo, ai microfoni della Cnn, aveva detto di non volersi ritirare: «Ci sono molti gay e lesbiche con doti straordinarie in posizioni di leadership in tutta la nostra chiesa. Il mio ritiro non fermerebbe questo neanche un po’».
Il patto che sarà discusso a York dai vescovi, pastori e laici del Sinodo generale anglicano la prossima settimana, chiamato «anglican covenant», è un testo di quattro pagine che – informa il Servizio di informazione religiosa (Sir), l’agenzia dei settimanali cattolici – è stato scritto dai primati della Chiesa anglicana lo scorso febbraio. Se questa versione del patto venisse approvata, una stesura definitiva verrà messa a punto la prossima estate quando i vescovi anglicani si riuniranno a Canterbury per la Lambeth conference. In un messaggio ai fedeli anglicani Rowan Williams, primate della Chiesa di Inghilterra, ha definito il convegno «una risposta alla crisi» non «un mezzo per avere uno scisma». Secondo il Sir, «il patto anglicano costringerebbe le diverse province a consultare la comunione prima di prendere decisioni importanti e invita le diocesi anglicane che hanno contribuito alla frattura sul problema delle ordinazioni gay a esprimere pentimento». Insomma, una richiesta di «mea culpa» per lo strappo rappresentato da quella decisione.
La comunione anglicana ha origine con la decisione del re britannico Edoardo VIII, di proclamarsi, nel 1531, capo supremo della Chiesa d’Inghilterra dopo che il Papa si era opposto all’annullamento del suo matrimonio con Caterina d’Aragona.
Tra le differenze più grandi che separano la comunione anglicana dai cattolici romani è la decisione di aprire l’accesso al sacerdozio alle donne. Nove anni dopo l’ordinazione di un vescovo dichiaratamente gay aveva segnato un’ulteriore ferita e un ulteriore allontanamento dai «fratelli separati» d’Oltremanica. La Santa Sede, che non riconosce validità alle ordinazioni sacerdotali ed episcopali anglicane, ha nel frattempo emanato una nuova direttiva per vietare l’ingresso in seminario ai giovani con tendenze omosessuali «profondamente radicate».

© Copyright Il Giornale, 26 giugno 2007


L’UDIENZA DAL PONTEFICE

Vaticano Benedetto XVI si è informato sull’esito del vertice dell’Unione europea che si è concluso a Bruxelles Nei comunicati ufficiali ci sono riferimenti anche a uno «scambio di opinioni su alcune leggi ultimamente approvate dal Parlamento del Regno Unito». Il primo ministro ha poi incontrato il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone

Il Papa a Blair: impegno per il Medio Oriente

Le questioni internazionali al centro del colloquio. È stata l’ultima uscita del leader britannico che fra tre giorni lascerà la carica

Da Roma Mimmo Muolo

Atmosfera di grande cordialità, venticinque minuti di colloquio privato e temi di grande importanza come la crisi in Medio Oriente e il futuro dell'Unione europea, toccati sia nel corso del "faccia a faccia" con il Papa, sia in quello successivo con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. È stata caratterizzata da questi elementi la visita che ieri il primo ministro britannico, Tony Blair, ha fatto a Benedetto XVI, ultimo incontro al vertice dell'inquilino di Downing Street prima di lasciare l'incarico. Il premier del Regno Unito è giunto in Vaticano direttamente da Bruxelles, come ha precisato egli stesso una volta giunto al cospetto del Pontefice, che lo ha accolto con un cordiale «benvenuto, è bello rivederla». «Grazie per avermi ricevuto - ha risposto Blair - Sono appena arrivato da Bruxelles». «Ho sentito che è stato un vero successo», si è informato il Papa. «Sì - ha detto il primo ministro - ma abbiamo avuto una notte molto lunga. Abbiamo finito alle 5,30 di stamane (ieri per chi legge, ndr)». Naturale, dunque, che anche nel successivo colloquio a porte chiuse, svoltosi come di consueto nella Biblioteca privata del Pontefice, uno dei temi trattati sia stato proprio il futuro dell'Ue (argomento del resto toccato da Papa Ratzinger nell'udienza di ieri ai docenti universitari europei, sulla quale riferiamo a parte). Il comunicato emesso dalla Sala Stampa vaticana dopo l'incontro tra Blair e Benedetto XVI, infatti, cita espressamente il tema tra quelli dell'udienza svoltasi a quattr'occhi. «Nel corso dei colloqui - si legge nella breve nota - sono stati passati in rassegna alcuni contributi significativi del Primo ministro Blair durante i suoi dieci anni di governo. Ha fatto seguito un franco confronto sull'attuale situazione internazionale, non tralasciando di affrontare questioni particolarmente delicate quali il conflitto in Medio Oriente e il futuro dell'Unione europea a seguito del vertice di Bruxelles». Infine, prosegue il comunicato, «dopo uno scambio di opinioni su alcune leggi ultimamente approvate dal Parlamento nel Regno Unito, sono stati formulati auguri di ogni bene all'onorevole Anthony Blair in procinto a lasciare l'incarico di primo ministro, tenendo conto che egli ha espresso il vivo desiderio di impegnarsi in modo particolare per la pace in Medio Oriente e per il dialogo interreligioso». E proprio il dialogo interreligioso, faceva notare, ieri la Radio Vaticana, «è uno dei temi al centro della visita del premier britannico all'istituto cattolico Venerabile Collegio Inglese», seconda e ultima tappa del suo viaggio lampo a Roma. Nei comunicati ufficiali non c'è, però, nessun riferimento alla possibile conversione al cattolicesimo di Blair, alla quale aveva fatto accenno ieri mattina lo stesso primo ministro in una breve dichiarazione rilasciata alla Bbc prima di recarsi dal Papa. «Le cose non sono sempre così definite come potrebbero apparire», aveva detto. Significativo appare però il fatto che dopo il colloquio a due, durato come si è detto venticinque minuti, Benedetto XVI e Tony Blair sono stati raggiunti dall'arcivescovo di Westminster, cardinale Cormac Murphy O'Connor. E che il premier d'Oltremanica abbia portato in dono al Papa alcune fotografie del cardinale John Henry Newman, celebre, oltre che per la sua opera di teologo, anche per la sua conversione al cattolicesimo. Blair, che (come riferiamo nel riquadro qui sotto) era accompagnato dalla moglie Cherie, dopo essersi congedato dal Pontefice, è sceso al primo piano del Palazzo Apostolico, dove ha avuto un incontro anche con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e l'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. Atto conclusivo della sua ultima visita da premier.

© Copyright Avvenire, 24 giugno 2007


DAL PAPA MENTRE GLI SI ACCREDITA UNA «CONVERSIONE»

Uomo serio, quel Blair Serio anche con Dio

Davide Rondoni

Un uomo forte. Uno che ha sempre puntato, nelle scelte e nella immagine pubblica, sulla forza che viene dal mostrarsi convinto anche nei momenti più delicati. Un leader che, dicono in molti, ha segnato la vita pubblica europea e mondiale di questo passaggio di secolo. E che anche nel momento in cui esce di scena dà una lezione di forza. Non di forza muscolare, o strategica ma di un altro genere di forza. Oggi si parla tanto di debolezza della politica in Italia. Forse, tale debolezza dipende anche da come uomini che vogliono gestire il potere si confrontano con il tema centrale di ogni questione: come vivere un rapporto con Dio, ovvero con il senso delle cose. Come, dove, con chi confrontare seriamente i dilemmi che agitano la coscienza e la vita. Quella personale e quella civile. Un uomo che non prende sul serio tale problema, che non lo affronta o lo tratta in modo superficiale o strumentale difficilmente sarà un uomo veramente forte. Quest'uomo forte, dunque, è venuto in visita al Papa. È l'ennesimo segno di attenzione del Papa alla vita reale degli uomini. Segno di un Papa che sta prendendo sul serio la vita degli uomini. Ed è segno che in tanti, anche venendo da lontano, trovano in questo pastore un punto di riferimento. Dicono che sia venuto a parlargli della sua conversione, o meglio del passaggio dall'appartenenza ad una Chiesa che riconosce nel Re l'ultima autorità, alla Chiesa che è continuazione della presenza apostolica. I giornali di tutto il mondo hanno parlato della sua imminente conversione. Come se si trattasse, che so, di un imminente atto amministrativo, o di un prossimo gesto politico. Invece lui stesso, uscendo dalla udienza, ha sottolineato che la faccenda della sua conversione è personale e delicata. Insomma, un uomo forte che sa che in materia di fede personale gli schemi e gli annunci stampa non contano. Perché conta la posizione che un uomo assume di fronte a Dio, il suo rapporto col destino. E dunque la scelta che Mister Tony Blair vorrà fare è una questione che riguarda innanzitutto Mister Tony Blair. Per l'Inghilterra il rapporto con il cattolicesimo passa per una storia drammatica e ricca. Attraversata da martiri e da conversioni famose, da J.K.Chesterton a O. Wilde. E agitata da forze violentemente anticristiane. Un grande romanzo, "Con quale autorità", di R.H. Benson va al cuore della faccenda. La domanda del titolo è il cuore del problema. Infatti l'Anglicanesimo nacque distaccandosi da Roma non tanto per un conflitto teologico, ma per un conflitto di autorità. Il re volle essere - secondo il sogno di ogni potere di questo mondo - anche potere esercitato in nome di Dio. Ma la serietà con cui molti uomini cercano di vivere il rapporto con Dio, impedisce loro di affidarsi alla autorità politica come ultimo punto di confronto. Quella storia sta evolvendo, in modo visibile e in modo meno eclatante. C'è nel gesto personale di Tony Blair da un lato la massima considerazione per la tradizione del Paese che ha rappresentato e governato. E anche la massima consapevolezza che nella serietà del rapporto con Dio si misurano tutte le serietà e le forze di cui un uomo e capace. Noi non sappiamo che esito avrà il cammino di Mister Tony Blair. Sappiamo però che la serietà con cui lo sta affrontando è un buon esempio per tutti coloro che invece pensano di basare a propria forza su sogni vaghi di gloria, su strategie politiche o su un Dio creato a propria misura. Si parla dell'influenza della moglie e della famiglia su questa vicenda. Mentre in tanti si affannano a ficcare il naso in storie tra moglie e marito famosi, banalizzando tutto con un chiacchiericcio invasivo e vuoto, in questo caso viene solo da fare silenzio. Rispettoso silenzio. Come se il buon Dio, a cui la fantasia non manca, avesse un supplemento di pazienza nei nostri confronti. E accanto a spettacolini un po' deprimenti e dal copione scontato, ci mostrasse i pezzi di un altro spettacolo.

© Copyright Avvenire, 24 giugno 2007


scambio di doni

Anche il cardinale John Henry Newman "presente" al colloquio in Vaticano

(M.Mu.)

Tony Blair sapeva che Papa Ratzinger è un grande estimatore del pensiero teologico di John Herny Newman. Ma forse non è solo per questo che gli ha portato in regalo alcune fotografie del cardinale inglese convertitosi al cattolicesimo. La cerimonia dello scambio si è svolta, come del resto tutta l'udienza, in un clima di grande cordialità. Insieme con il premier c'erano anche la moglie Cherie, e il cardinale Murhpy O' Connor. Proprio la signora Cherie ha indicato al Papa una delle antiche fotografie di Newman sottolineando: «Guardi, Santità, su questa c'è anche la firma autografa del cardinale». Benedetto XVI ha ricambiato con alcuni pregiati rosari e delle medaglie. Da registrare infine una battuta di Blair, prima dell'inizio colloquio privato. Visti i fotografi che continuavano a bersagliarlo di flash, il premier ha detto al Papa: «A volte penso che tutta la vita trascorra davanti ai fotografi. Anche perchè adesso tutti hanno una macchinetta fotografica».

© Copyright Avvenire, 24 giugno 2007


Il «coraggio» del primo ministro

Si è sempre preso la responsabilità delle sue scelte. E sulla sua conversione dice che «niente è ancora definito» L'importanza della moglie Cherie, cattolica

Da Londra Elisabetta Del Soldato

Mancano tre giorni all’uscita di scena definitiva del premier britannico Tony Blair. Quando mercoledì prossimo farà le valigie e lascerà dopo dieci anni Downing Street al collega e compagno di governo Gordon Brown il Regno Unito rivivrà gli stessi sentimenti di quando lasciò dopo undici anni Margaret Thatcher. Anche se Blair non ha mai suscitato sentimenti contrastanti tra la sua gente come accadde con la Lady di Ferro, nemmeno quando Blair nel 2003 decise di entrare nel conflitto iracheno contro il parere della maggior parte della popolazione. «Ho fatto quello che credo sia giusto», rispose allora e continuò a rispondere a chi gli chiedeva spiegazioni riguardo una decisione così contrastata. «La fermezza della sue convinzioni – spiega il commentatore politico della «Bbc» Andrew Marr - il suo charme, la sua moderazione sono riusciti alla fine a convincere la popolazione che anche dove ha sbagliato lo ha fatto in buona fede. E dunque sì, è molto probabile che sarà rimpianto, anzi è ovvio che è già rimpianto ora prima che se ne vada del tutto. Lo stesso Blair ha ammesso un mese fa quando ha annunciato che si sarebbe dimesso, di non essere stato un premier senza pecca: «Se ho sbagliato chiedo scusa – disse di fronte ai suoi elettori -. Ma ho sempre pensato che stavo facendo la cosa giusta». E ora con l’udienza dal Pontefice si è parlato di una possibile conversione di Blair al cattolicesimo. Eppure «le cose non sono così definite come sembrano», ha tenuto a precisare ieri mattina prima di incontrare Benedetto XVI rispondendo alla domanda di un cronista se l’udienza con il Papa segnerà l’inizio della sua conversione al cattolicesimo. «Sono emozionato – ha ammesso Blair – molto emozionato». L’attenzione del primo ministro nei confronti della religione cattolica non novità di questi giorni. La moglie Cherie è cattolica praticante e così sono i suoi quattro figli, Euan, Nicholas, Kathryn e Leo. I primi due hanno infatti frequentato una delle scuole cattoliche più prestigiose di Londra, la London Oratory School. E non è affatto raro incontrare la famiglia riunita la domenica mattina a messa nella cattedrale cattolica di Westminster. Il Regno Unito non ha mai avuto un premier cattolico e si ritiene che Blair abbia deciso di rimanere anglicano durante il suo mandato a Downing Street per evitare problemi di carattere legale e politico. Sebbene non ci siano ostacoli costituzionali all’insediamento di un capo di governo cattolico, alcuni esperti di diritto ritengono che l’Emancipation Act del 1829, che riconosce i diritti civili ai cattolici, possa ostacolare la nomina di un cattolico, perchè prevede che nessun consigliere cattolico della monarchia possa assumere incarici militari o civili. Alcuni costituzionalisti ritengono inoltre che una conversione potrebbe alterare i rapporti tra Stato e Chiesa. Come premier, Blair fa presente alla Regina le sue prefeenze per le nomine nella Chiesa d’Inghilterra. Ruolo che il prossimo premier, Gordon Brown, ha già annunciato di voler demandare alla Chiesa nell’ambito della riforma costituzionale che intende avviare.

© Copyright Avvenire, 24 giugno 2007

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi permetto di segnalare questo articolo sullo stesso argomento:

http://harry.ilcannocchiale.it/post/1532919.html

e le relative discussioni tra i commenti.