30 giugno 2008
Cristiani, l'unità ora è più vicina: i passi avanti di Benedetto (Lucio Brunelli)
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Cristiani, l'unità ora è più vicina
Lucio Brunelli
È una di quelle date che tutti, chi più chi meno, abbiamo imparato a memorizzare da ragazzi nei libri di storia. Anno 1054, Scisma d'Oriente. Con scambio di scomuniche e anatemi si consuma la grande frattura fra Roma e Costantinopoli, occidente ed oriente cristiano, cattolici e ortodossi. Una divisione religiosa che sancisce e accresce una spaccatura anche culturale e politica. Persino la spartizione di Yalta, dopo la Seconda Guerra mondiale, risente di quel lontano scisma. E ancora oggi, di fronte alla solitudine del gigante americano, avvertiamo quanto una Europa divisa sia una Europa più debole. Anche per questo motivo la visita del patriarca di Costantinopoli al Papa, in occasione della festività dei santi Pietro e Paolo, merita un'attenzione che eccede gli interessi «chiesastici». Non è stata annunciata la fine storica dello Scisma d'Oriente. Ma quel che si è visto e sentito, in questi due giorni, trasmette l'impressione che l'unità sia davvero vicina, e possibile.
Papa Benedetto e Bartolomeo I hanno indetto insieme uno straordinario Anno paolino, per celebrare i duemila anni dalla nascita di san Paolo. Insieme hanno pregato davanti ai sepolcri di Paolo e di Pietro.
Insieme hanno tenuto l'omelia, ieri, nella basilica vaticana, recitato il Credo e benedetto i fedeli. Si sono scambiati il bacio della pace, anche se ancora non hanno potuto ricevere l'uno dall'altro l'ostia consacrata.
Alcuni osservatori temevano che l'elezione pontificia del cardinale Joseph Ratzinger – noto per la nettezza delle sue posizioni dottrinali – mettesse il freno al cammino ecumenico. I rapporti con gli ortodossi sono invece sensibilmente migliorati.
Dopo la visita di Benedetto XVI a Istanbul nel 2006 fra il Papa e Bartolomeo è cresciuta una familiarità che già, nella percezione dei fedeli, li fa sentire pienamente uniti nella sostanza, al di là degli aspetti formali e giuridici. E d'altra parte il teologo di punta di Costantinopoli, Ziziuolas, ammette tranquillamente ormai un «primato» della Chiesa di Roma (quindi del Papa) nella comunione fra le Chiese particolari.
Agli esperti è ben noto che meno duttile di Bartolomeo è il patriarca di Mosca Alessio II, capo di una Chiesa ben più influente ed ora anche in aperta lotta con Costantinopoli per la leadership del mondo ortodosso. Alessio non volle mai incontrare papa Wojtyla al quale imputava una sorta di «invasione» cattolica della Santa Russia.
Ma anche con Mosca ora i rapporti sono più distesi. Ratzinger ha destinato ad altro incarico il precedente vescovo polacco di Mosca e lo ha sostituito con un italiano accolto decisamente meglio dagli ortodossi.
Il papa tedesco poi, a differenza di quello polacco, non insiste più sul viaggio a Mosca: non gli interessa piantare bandierine cattoliche in ex territorio nemico, ed è disposto a incontrare Alessio anche in «zona neutra».
A Ratzinger interessa cercare l'unità sull'essenziale. È convinto che solo riandando al cuore antico (e sempre nuovo) del cristianesimo si possa fare l'unità, anzi sia possibile riconoscersi già uniti.
Ma qual è questo cuore? È la fede degli apostoli, la fede di Paolo: «La sua fede non è una teoria, un'opinione su Dio e sul mondo. La sua fede è l'impatto dell'amore di Dio sul suo cuore».
Altro che Chiesa di attivisti, organizzazione preoccupata di promuovere cause di ogni genere: «Cristo non si è ritirato nel cielo, lasciando sulla terra una schiera di seguaci che mandano avanti "la sua causa". La Chiesa non è un'associazione che vuole promuovere una certa causa. In essa non si tratta di una causa. In essa si tratta della persona di Gesù Cristo».
Ritorno all'essenziale cristiano, cioè a Cristo: l'anima migliore, l'anima vera di questo pontificato.
© Copyright Eco di Bergamo, 30 giugno 2008
Bella questa analisi!
R.
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2 commenti:
Questo Papa è semplicemente straordinario!!
Peccato caro anonimo che molti per ottusità di mente e per chiusura di cuore non se ne rendano conto!
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