28 giugno 2008
Gli anni del servizio ruiniano: "Consenso inatteso all'andare controcorrente" (Cardia)
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GLI ANNI DEL SERVIZIO RUINIANO
CONSENSO INATTESO ALL’ANDARE CONTROCORRENTE
CARLO CARDIA
Le funzioni vicariali che il cardinale Camillo Ruini ha esercitato per un lungo tempo nella diocesi di Roma hanno avuto due caratteristiche essenziali. Hanno mantenuto un respiro universale che affonda le radici nel magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Ed hanno espresso un linguaggio capace di parlare ai romani, ai vescovi e ai cattolici italiani in una fase nella quale la Chiesa si è confrontata con i problemi nuovi che la storia e la scienza presentano alla società moderna. L’unione con il magistero pontificio e l’interpretazione della fede nel momento storico che viviamo sono alla base della missione pastorale di Camillo Ruini.
La fede cristiana poggia su principi sempre uguali, che si riassumono nel rapporto personale con Gesù e in una fedeltà al Vangelo che non vuole mai nascondersi o rifiutare scelte coraggiose. La guida della diocesi romana e della Conferenza episcopale è stata esercitata quando tra i cattolici poteva determinarsi uno smarrimento, uno sconforto, per le novità che la storia presentava e per le critiche e gli attacchi che la Chiesa tornava a ricevere. Il primo messaggio che i romani e i cattolici italiani hanno ricevuto dal Cardinal vicario è stato quello dell’ottimismo e della fiducia. Una fiducia anzitutto spirituale perché la presenza di Gesù non porta mai all’abbattimento o al ritrarsi dell’animo. E una fiducia intellettuale perché, secondo la tradizione che dai Padri della Chiesa giunge sino a noi, la ragione è il mezzo attraverso cui Dio si manifesta, parla agli uomini, offre gli strumenti per capire, scegliere, agire.
L’approfondimento del rapporto tra fede e intelletto è forse l’eredità più preziosa che Camillo Ruini lascia a tutti noi, in piena coincidenza con il magistero di papa Ratzinger.
È un rapporto vissuto nella vita quotidiana e sui grandi temi della modernità. Ascoltando e leggendo i discorsi e i libri del Cardinal vicario ho spesso colto la capacità di parlare dei diritti umani nell’orizzonte moderno della giustizia e della solidarietà, ma anche il coraggio di dire che i diritti umani non sono un freddo elenco giuridico per soddisfare interessi individuali, ma lo strumento per affermare valori etici fondamentali di cui l’uomo e l’umanità, in ogni angolo della terra, hanno bisogno. Questo intimo nucleo di pensiero ha guidato l’azione di Ruini e gli ha permesso di esercitare quella guida che è stata avvertita come guida pastorale rassicurante e coraggiosa.
Ruini ci ha comunicato un altro messaggio. Tanto poco l’intelletto è estraneo alla fede che proprio la fede chiede alla ragione di essere coraggiosa, di proclamare la verità anche se si deve pagare qualche prezzo, o patire l’incomprensione.
Il coraggio di andare controcorrente è spesso premiato dal consenso che può sembrare inaspettato e invece è ampio, variegato, profondo.
Dopo le difficoltà che la Chiesa ha incontrato nei suoi rapporti con l’evoluzione della società italiana nei decenni scorsi, nell’epoca della guida vicariale di Ruini la Chiesa ha ritrovato le sue radici nel consenso collettivo, anzitutto nel consenso della fede che unisce i fedeli ai suoi pastori, ma anche nel consenso sociale, culturale, popolare che ha stupito soltanto coloro che guardano la realtà con gli occhiali della politica. Quando in Italia si è discusso sui temi della vita, della procreazione, della famiglia, la Chiesa è riuscita a parlare con tutti e da tutti è stata ascoltata, perché il suo è stato il linguaggio degli uomini semplici, dei problemi veri, dei sentimenti più profondi. Coloro che hanno interpretato l’ascolto popolare in termini politici hanno commesso un decisivo errore di valutazione. Camillo Ruini ha ridato ai cattolici italiani il coraggio di essere se stessi, di parlare senza iattanza, di proporre i propri valori come valori comuni radicati nella coscienza di chiunque. Ne è la riprova una cosa che molti dimenticano, quando dopo la conferma della legge sulla procreazione assistita il Cardinale rispose ad una domanda dicendo che non aveva vinto la Chiesa, avevano vinto i principi di una retta ragione che la popolazione italiana sentiva nel profondo e che la Chiesa insieme ad altri aveva saputo interpretare.
L’eredità pastorale che Camillo Ruini ci lascia sta in questo coraggio della verità che deve evitare toni sbagliati ma non deve avere paura di seguire il nucleo essenziale del messaggio evangelico. Questo messaggio aiuta il cristiano a vivere il momento storico nel quale si trova partecipando appassionatamente ai problemi, alle sofferenze e alle gioie della storia umana come a doni che Dio dà a tutti. Per questo il Cardinal vicario può sentire oggi attorno a sé forti e intensi la gratitudine e l’affetto spirituali dei romani e dei cattolici italiani.
© Copyright Avvenire, 28 giugno 2008
Il coraggio di andare controcorrente premia sempre...soprattutto alla lunga :-)
R.
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