24 settembre 2007

Visita del Papa a Velletri: gli articoli dell'Eco di Bergamo e del Quotidiano Nazionale


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Il Papa: no alla logica del profitto

«Il denaro non è "disonesto" in se stesso, ma più di ogni altra cosa può chiudere l'uomo in un cieco egoismo». Papa Benedetto XVI è tornato sulla logica del profitto «naturalmente legittimo e, nella giusta misura, necessario allo sviluppo economico». Ma ha aggiunto che «l'emergenza della fame e quella ecologica stanno a denunciare, con crescente evidenza, che la logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra ricchi e poveri».

© Copyright L'Eco di Bergamo, 24 settembre 2007


«No alla logica del profitto La ricchezza va condivisa»

Il Papa: la solidarietà con i poveri può orientare la rotta verso il bene di tutti «La sete di guadagno incrementa anche il rovinoso sfruttamento del pianeta»

Alberto Bobbio

VELLETRI (ROMA) Il Papa scrive un manifesto che è come un programma di vita per tutti. Prende spunto dalla lettura del Vangelo sull'amministratore disonesto per spiegare che «la vita è sempre una scelta tra onestà e disonestà, tra fedeltà e infedeltà, tra egoismo e altruismo, tra bene e male» e per denunciare «i pericoli di un attaccamento eccessivo al denaro, ai beni materiali».
Lo fa a Velletri, diocesi suburbicaria di Roma sull'antica strada che porta verso Napoli, di cui è stato cardinale titolare per 12 anni, privilegio accordato ai più importanti capi di dicastero romani. La sua, ieri mattina, è stata una visita lampo di appena due ore, ma ha saputo trasformarla in una straordinaria lezione sul profitto e sulla solidarietà e sui beni mondiali che vanno equamente divisi per abbattere il divario tra poveri e ricchi e per evitare il degrado ambientale.
Benedetto XVI è arrivato dalla sua residenza estiva di Castelgandolfo, a pochi chilometri a nord di Velletri, e ha celebrato la Messa nella piazza davanti alla cattedrale di San Clemente. Nell'omelia si è occupato dei tanti «furbetti del quartierino» che riempiono le nostre cronache e che assomigliano al disonesto amministratore raccontato dal Vangelo di ieri, il quale, per evitare le ire del padrone, cercava con furbizia di accordarsi con i creditori, traendo profitto per sé. Il Papa scova nel brano evangelico una lezione per riflettere sul giusto rapporto con la ricchezza, che deve essere usata «non solo per interesse proprio», ma pensando alle «necessità dei poveri». Ecco dunque l'unico modo per affrontare gli squilibri economici: «Correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo equo e sostenibile». Si riferisce all'amore di Dio, cioè «all'essenza del cristianesimo, che rende il credente e la comunità cristiana fermento di speranza e di pace in ogni ambiente, attenti specialmente alle necessità dei poveri e dei bisognosi».
Riprende l'esortazione del Vangelo, quando dice che non si può «servire a Dio e a Mammona» e spiega: «Mammona è un termine di origine fenicia che evoca sicurezza economica e successo negli affari». Oggi, sottolinea il Papa, «potremmo dire che nella ricchezza viene indicato l'idolo a cui si sacrifica tutto pur di raggiungere il proprio successo personale». Ecco perché Ratzinger critica i tanti «furbetti» che si occupano solo della ricerca del profitto «in tutti i modi possibili», che hanno solo «sete di guadagno», che agiscono con «disprezzo dei poveri» e sfruttano «la loro situazione a proprio vantaggio». Il cristiano invece, rileva il Papa, deve «andare controcorrente», essere disposto a «radicali rinunce, se necessario fino al martirio». In economia ciò significa scegliere «tra la logica del profitto come criterio ultimo del nostro agire e la logica della condivisione e della solidarietà». Infatti «la logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra poveri e ricchi, come pure un rovinoso sfruttamento del pianeta».
Più volte negli ultimi giorni Benedetto XVI è tornato sulle intrecci perversi tra le logiche del profitto e lo sfruttamento dellle risorse delle natura a danno soprattutto dell'ambiente. Ieri ha sottolineato che «se prevale la logica della condivisione e della solidarietà è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo equo, per il bene comune di tutti». Ratzinger non ha usato mezze parole e l'ha chiamata la lotta «definitiva tra Dio e Satana». Ha ricordato la «Centesimus annus» di Karol Wojtyla, nella quale si affermava che il capitalismo non è l'unico modello valido di organizzazione economica, per spiegare che si devono coniugare modelli di sviluppo e responsabilità individuale, per battere anche «l'emergenza della fame e quella ecologica».
L'unica maniera, ha rilevato il Pontefice, di «far fruttificare per l'eternità le nostre doti e capacità personali come pure le ricchezze che possediamo è condividerle con i fratelli, mostrandoci buoni amministratori di quanto Iddio ci affida». E a questo punto il Papa ha chiesto di pregare per tutti «quelli che rivestono posti di responsabilità nella comunità civile, perché dalle loro decisioni, se tese a realizzare il bene comune» possono derivare «conseguenze positive», che assicurano «la pace», una vita «calma e tranquilla» e la «costruzione di una società più giusta e solidale».
All'Angelus, recitato a Castelgandolfo a mezzogiorno, dove il Papa è rientrato appena dopo la Messa a Velletri, ha sollevato anche il problema dell'analfabetismo «grave piaga sociale che interessa ancora molte persone in varie parti del mondo». Poi Benedetto XVI ha concluso con l'augurio di «buona scuola» a tutti i ragazzi e agli insegnanti per l'anno scolastico appena iniziato.

© Copyright L'Eco di Bergamo, 24 settembre 2007


BENEDETTO XVI

«Dividere i beni coi poveri»

VELLETRI (Roma) —

MENO PROFITTO e più condivisione, i beni mondiali vanno equamente divisi per abbattere il divario tra ricchi e poveri ed evitare il degrado ambientale. Benedetto XVI riflette sulla ricchezza, i modelli di sviluppo mondiali e le responsabilità individuali. Durante la messa a Velletri, ha detto che la vita è
una scelta tra «egoismo e altruismo», tra «logica del profitto e logica della solidarieta» e la ricchezza fruttifica solo è condivisa coi poveri. A livello mondiale ciò significa scegliere un modello di «equa distribuzione dei beni», per evitare che cresca il divario tra ricchi e poveri e persista un «rovinoso sfruttamento del pianeta». Per il singolo cristiano significa non «cercare il profitto in tutti i modi possibili» disprezzando e sfruttando i poveri.

© Copyright Quotidiano Nazionale, 24 settembre 2007

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