24 settembre 2007

Il Papa a Velletri: lo speciale de Il Messaggero


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Il Pontefice ha celebrato la messa davanti alla cattedrale della diocesi di cui è stato per 12 anni cardinale titolare

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Una grande folla lo ha applaudito lungo le strade e sulla piazza antistante San Clemente
Benedetto il monumento, donato da 101 comuni bavaresi, che rievoca la sua vita


Fin dalle sei ieri mattina i fedeli avevano iniziato ad assieparsi intorno alla chiesa per usufruire di un posto privilegiato per seguire la messa di Benedetto XVI. Del resto era prevedibile che l’ex cardinale titolare della diocesi Velletri-Segni, Joseph Ratzinger raccogliesse intorno a sé una grande folla che lo ha accolto nella sua prima visita da Pontefice con grande affetto ed entusiasmo. E la gioia del Papa nel vedere tutto questo affetto intorno a lui era visibile e l’ha espressa con una grande disponibilità verso la sua gente. «Sono tornato volentieri in mezzo a voi - ha esordito sorridente Benedetto XVI - per presiedere questa solenne celebrazione rispondendo a un vostro reiterato invito. Sono tornato con gioia per incontrare la vostra comunità diocesana che per diversi anni è stata in modo singolare anche la mia e mi resta tuttora tanto cara».

© Copyright Il Messaggero, 23 settembre 2007

La gioia traspariva dal volto di Ratzinger. Tra i doni che ha ricevuto una riproduzione della Crux Veliterna

Il Papa: «Sono tornato in famiglia»

Velletri, entusiasmo per Benedetto XVI: già alle 6 di mattina fedeli in piazza

di DARIO SERAPIGLIA

La campana principale della cattedrale della Diocesi Suburbicaria Velletri-Segni, quella dal tono più grave ma anche dal suono più melodioso, in azione solo in occasione delle grandi funzioni liturgiche, ieri ha cominciato a suonare alle 7. A distesa. Non tanto per richiamare a raccolta i fedeli, che già dalle 6 avevano iniziato ad assieparsi intorno alla chiesa e lungo la strada principale della città, quanto per annunciare la festa di una domenica particolare, quella dell’ennesima visita di un papa a Velletri. La prima di Benedetto XVI - eletto Papa il 19 aprile 2005 da cardinale titolare proprio della Diocesi Velletri-Segni - quattordicesimo vescovo della diocesi veliterna salito alla Cattedra di Pietro nel corso della bimillenaria storia della religione cattolica.

Velletri lo ha accolto con grande entusiasmo e il Pontefice l’ha ripagata, oltre che per la sua disponibilità e con la gioia che traspariva dal suo volto, in tre momenti particolari. Il primo, all’inizio della messa, quando ha affermato di celebrare il rito «In spirito d’unione familiare». Il secondo, con le prime parole della sua omelia, dicendo: «Sono tornato volentieri i mezzo a voi per presiedere questa solenne celebrazione eucaristica, rispondendo ad un vostro reiterato invito. Sono tornato con gioia per incontrare la vostra comunità diocesana, che per diversi anni è stata in modo singolare anche la mia e mi resta tuttora tanto cara. Vi saluto tutti con affetto. Il terzo, andato via da Velletri, quando, a Castel Gandolfo, rivolgendosi ai fedeli riunitisi per ascoltare l’Angelus di mezzogiorno, ha dichiarato in mondovisione di essere stato piacevolmente sorpreso dall’accoglienza ricevuta nella mattinata a Velletri.

A concelebrare col Santo Padre, assistito dal segretario personale Georg Genswein, davanti al sagrato della cattedrale San Clemente, sono stati il cardinale Francis Arinze, ora titolare della diocesi, il vescovo diocesano Vincenzo Apicella, l’ex vescovo diocesano Andrea Maria Erba, ora vescovo emerito, il vescovo Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i laici e canonico onorario della cattedrale, il vescovo di Anagni-Alatri, Lorenzo Loppa, e cinquanta sacerdoti della diocesi veliterna. Davanti a loro una platea scelta civile, religiosa e militare, tra cui i presidenti della Pegione, Piero Marrazzo, della Provincia, Enrico Gasbarra, il prefetto di Roma, Carlo Mosca, e i sindaci dei Comuni della diocesi (Artena, Colleferro, Gavignano, Lariano, Montelanico, Segni, Valmontone) e, per Velletri, il commissario prefettizio, viceprefetto Stefano Trotta. Presenti anche i rappresentanti dei 101 Comuni della Baviera che hanno voluto donare un monumento rievocante la vita del pontefice, dalla nascita a Marktl am Inn, diocesi di Passau, al pontificato.
Oltre alla santa messa sono stati diversi i momenti partecipati da Benedetto XVI. Innanzitutto, le benedizioni della statua di papa Giovanni Paolo II, che sarà collocata al nodo di scambio e del monumento donata dai 101 Comuni della Baviera. Poi la lettura delle due targhe commemorative, una della Provincia e una del Comune. Infine l’accoglimento di alcuni doni tra cui una riproduzione della Crux Veliterna con la pubblicazione della sua storia, e una miniatura dell’immagine della Madonna delle Grazie patrona di Velletri.

© Copyright Il Messaggero, 23 settembre 2007


«La logica del profitto aumenta il divario tra ricchi e poveri»

Il Papa critica gli eccessi del capitalismo: prevalgano condivisione e solidarietà

FRANCA GIANSOLDATI dal nostro inviato

VELLETRI - La smaccata opulenza del Nord dovrebbe turbare la coscienza dei cristiani. «L’emergenza della fame e quella ecologica stanno a denunciare, con crescente evidenza, che la logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra ricchi e poveri e un rovinoso sfruttamento del pianeta». Se, invece, «prevale la logica della condivisione e della solidarietà, è possibile correggere la rotta» del mondo e «orientarla verso uno sviluppo equo e sostenibile».
Benedetto XVI in visita pastorale a Velletri si scopre decisamente no global, anticipando per sommi capi alcuni argomenti che sta sviluppando nella sua prossima enciclica sociale, un’enciclica molto attesa che farà seguito alla Centesimus Annus di Papa Wojtyla promulgata nel 1991 quando ancora non erano evidenti gli effetti della globalizzazione e quando le risorse del pianeta sembravano illimitate. La lettura teologica sulle cause della povertà offerta da questa cittadina dove il Papa ha confessato di sentirsi a casa, riportano alla mente le parole di denuncia di un altro pontefice: Leone XIII. Nella Rerum Novarum, alla fine dell’Ottocento, scriveva: «pochissimi ricchi o straricchi hanno imposto un giogo quasi servile all’infinita moltitudine di proletari». Cambia il linguaggio ma non le dinamiche. Un secolo dopo la globalizzazione senza etica produce miseria su scala mondiale ma sul tappeto gli stessi problemi: manca la «solidarietà», scarseggia la «condivisione» e l’agire economico ha come unica bussola il profitto.
In fondo, ha fatto presente il Papa, si tratterebbe solo di decidere tra «l’egoismo e l’amore, tra la giustizia e la disonestà, in definitiva tra Dio e Satana». L’omelia e successivamente anche il testo dell’Angelus a Castel Gandolfo, hanno mostrato un pontefice fortemente motivato a non restare zitto davanti alle grandi ingiustizie sociali. L’occasione per riflettere sul rapporto col denaro si è presentato con il brano di San Luca che parlava dell’amministratore disonesto ma lodato da Gesù per la sua scaltrezza. Il Papa teologo ha spiegato che la parabola insegna ai cristiani a dirigersi verso decisioni radicali. Sfuggendo al Dio denaro. «La vita è in verità sempre una scelta: tra onestà e disonestà, tra fedeltà e infedeltà, tra egoismo e altruismo, tra bene e male. Incisiva e perentoria la conclusione dell’evangelista: Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Occorre decidersi: Non potete servire a Dio e mammona».
Anche nella prima lettura, durante la messa, si è parlato di scelte radicali. «Il profeta Amos, con parole forti, stigmatizza uno stile di vita tipico di chi si lascia assorbire da un’egoistica ricerca del profitto in tutti i modi possibili e che si traduce in una sete di guadagno, in un disprezzo dei poveri e in uno sfruttamento della loro situazione a proprio vantaggio». Allo stesso modo il cristiano «deve respingere con energia tutto questo, aprendo il cuore, al contrario, a sentimenti di autentica generosità». Così come il suo precedessore anche Benedetto XVI critica i meccanismi dell’economia di mercato. Anche se ha messo qualche paletto. «Il denaro non è disonesto in sè stesso», così come la ricerca del profitto («è legittimo nella giusta misura e necessario allo sviluppo economico»). L’uomo però non può agire «in un cieco egoismo», dimenticando il futuro di miliardi di poveri che bussano alla porta. Per Ratzinger si tratta, dunque, di arrivare ad una «conversione dei beni economici: invece di usarli solo per interesse proprio, occorre pensare anche alle necessità dei poveri, imitando Cristo stesso». Lo scandalo della povertà è ben presente nell’agenda del Papa. Nel mese di giugno, prima che avesse inizio il G8 in Germania, aveva preso carta e penna per un appello personale alla Merkel, chiedendole di insistere sul tema dell’Africa. L’Occidente non può più restare in silenzio davanti al dramma di questo continente.

© Copyright Il Messaggero, 23 settembre 2007

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