29 novembre 2007
Enciclica "Spe salvi": il Papa non poteva farci regalo migliore per il prossimo Natale
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L'ENCICLICA "SPE SALVI": LO SPECIALE DEL BLOG
A due anni dalla prima lettera sul Dio-amore, Benedetto XVI indirizza una nuova missiva che si rivolge alla Chiesa universale
Sulla speranza, un’altra enciclica del Papa
Il documento sarà pubblicato domani, alla vigilia dell’Avvento
Ernesto Diaco
Dopo la carità, la speranza. A due anni dall’enciclica sul Dio-amore, Benedetto XVI indirizza una nuova lettera alla Chiesa universale, dedicandola alla seconda delle virtù teologali: la speranza, quell’esile ragazzina che nella nota metafora di Peguy spinge avanti le due sorelle maggiori. “Spe salvi”, nella speranza siamo stati salvati: questo il titolo del documento, reso noto il 30 novembre, suggerito dalla lettera ai Romani. Oltre alle parole dell’apostolo Paolo, di cui fra pochi mesi si ricorderà il bimillennario della nascita, è facile scorgervi anche l’eco della voce di Giovanni Paolo II, che con il giubileo pose sotto il segno della speranza il terzo millennio cristiano.
Neppure la scelta della data è casuale. L’enciclica viene pubblicata alla vigilia dell’Avvento, il tempo forte della speranza cristiana, finestra aperta sul mistero in cui profezia e storia si incontrano e il seme dell’eternità feconda il tempo. Il 30 novembre, inoltre, si celebra la memoria di Andrea, fratello di Pietro e primo vescovo di Bisanzio.
Firmare l’enciclica in questo giorno è un chiaro omaggio al cristianesimo orientale e dice quanto il cammino ecumenico si collochi al cuore del pontificato di papa Ratzinger. E così il custode dell’ortodossia, accusato spesso in passato di avere una visione angosciata e pessimistica del futuro, si conferma in realtà il teologo dell’amore e della speranza. Non un amore ridotto a merce di scambio, certo; né una speranza liquidata a un tranquillante e falsamente consolatorio ottimismo, ma la certezza che Dio tiene il mondo nelle sue mani.
Non è cosa facile, oggi, la speranza. Negata la morte e lo scorrere orientato del tempo, l’attesa dell’uomo ha ristretto i suoi orizzonti, chiuso le dighe con le antiche sorgenti. Ai giovani si insegna che sperare è debolezza, bisogna prendere. O abbandonarsi a un cinico fatalismo. Eppure, ricordava lo stesso Benedetto XVI a Verona, nelle maglie della cultura attuale si cela «un grande e inutilmente nascosto bisogno di speranza» al quale i credenti devono saper mostrare le proprie ragioni. E a Napoli, poche settimane fa, chiedeva di «rafforzare la speranza, che si fonda sulla fede e si esprime in una preghiera instancabile». Una luce che rischiara un mondo buio e ci dà la forza di vivere e di amare: questa è la seconda virtù teologale secondo papa Ratzinger.
E come la prima enciclica era un dipinto del volto di Dio, così la “Spe salvi” indirizza ancora verso la novità che fonda ogni speranza: Gesù Cristo, vivo oggi nella sua Chiesa e presente nella storia. Perché la vera domanda non è che cosa, ma in chi possiamo sperare. Lecito, a questo punto, attendersi presto la terza puntata del viaggio a ritroso fra le virtù teologali, ed affrontare con Benedetto XVI la questione del credere. “La fede è speranza”, ribadiva nel capoluogo partenopeo, perché «apre la terra alla forza divina, alla forza del bene». E la speranza non è una realtà astratta, come dimostrano i ritratti di santi che inframezzano le pagine dell’enciclica.
Con questo testo, Benedetto XVI torna anche a scandagliare le profondità dell’escatologia cristiana, un tema a cui da teologo ha dedicato numerosi saggi. L’intento, anticipato un anno fa al Convegno ecclesiale italiano, è quello di riportare al centro della fede la «più grande mutazione mai accaduta», quella «esplosione d’amore» che è la risurrezione di Gesù, e che attende coloro che credono in lui. Il vangelo è una promessa di vita senza fine. Scommetterci la vita non solo è possibile, ma è anche ragionevole. E bello. Intingendo la sua penna nella speranza viva della Chiesa, per sempre accesa da quella notte di duemila anni fa a Betlemme, il Papa non poteva farci un dono migliore per il prossimo Natale.
© Copyright Il Cittadino, 29 novembre 2007
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1 commento:
L'uscita di questa Enciclica del Santo Padre proprio prima di Natale non solo è un bel regalo ma, è una decisione direi provvidenziale. Del resto, oggi il mondo e la nostra società soprattutto in questo momento ha bisogno di speranza. Abbiamo bisogno di sperare in qualcosa che ci dia la sicurezza che la vita in ogni caso vale la pena di viverla ma, di viverla illuminata da quell'amore infito che può essere solo quello donato da DIO.
SANTITA' LA RINGRAZIANO DAL PROFONDO DEL CUORE E COME SEMPRE LE TESTIMONIAMO IL NOSTRO AFFETTO E VICINANAZA SPIRITUALE PIU'SINCERI.
Credo di interpretare il pensiero di chi come Raffaella, si dedica senza sosta, alla divulgazione di tutto ciò che riguarda il magistero di Benedetto XVI, offrendoci l'opportunità enorme, di fare di questo blog un luogo di conversazione e di confronto.
Eugenia
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