28 novembre 2007

Chiavi di lettura dell’azione internazionale della Santa Sede (Mons. Parolin a Zenit)


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Chiavi di lettura dell’azione internazionale della Santa Sede

Parla il Sottosegretario vaticano per i Rapporti con gli Stati

Di Marta Lago

ROMA, mercoledì, 28 novembre 2007 (ZENIT.org).- La dignità dell’uomo e la sua dimensione trascendente sono il motivo dell’esistenza e della missione internazionale di un’autorità morale sovrana indipendente dagli Stati com’è la Santa Sede.

Mercoledì scorso, quando ancora si ignorava che monsignor Pietro Parolin avrebbe guidato la delegazione vaticana presente ad Annapolis (Maryland, Stati Uniti) al vertice di questo martedì per la pace tra Israeliani e Palestinesi, il Sottosegretario per i Rapporti con gli Stati ha tracciato una sintesi del senso della presenza della Santa Sede negli organismi internazionali e della sua posizione riguardo ai grandi temi della scena mondiale.

“La Chiesa cattolica è l'unica istituzione religiosa che può accedere ai rapporti diplomatici e che si interessa al diritto internazionale, mediante quel soggetto internazionale sovrano di caratteristiche singolari, che è la Santa Sede”, ha affermato monsignor Parolin chiudendo il ciclo di conferenze celebrate all’Ambasciata della Repubblica Argentina presso la Santa Sede in occasione del 150° anniversario dei rapporti diplomatici tra i due soggetti.
La Santa Sede, ha aggiunto, non si può identificare con la Chiesa cattolica come comunità di credenti, né con lo Stato della Città del Vaticano.
La Santa Sede, ha constatato, è lo stesso Santo Padre in quanto autorità spirituale universale indipendente insieme agli organismi della Curia Romana che collaborano alla sua missione.
E’ questa natura che richiede l’esistenza di un vero status internazionale di tipo pubblico come soggetto sui iuris, che si dà l’organizzazione giuridica e non la riceve dall’esterno, e come tale entra in relazione con gli altri Stati.
Ciò si concretizza attualmente in relazioni diplomatiche con 176 Stati, nella presenza all’ONU come Stato osservatore, nello status di membro di sette organizzazioni o agenzie del sistema ONU e in quella di osservatore in altre otto, e nell'adesione come Paese membro osservatore a cinque organizzazioni regionali.
Se la Santa Sede desidera porsi come “interlocutrice indipendente dagli Stati ed esprimere un giudizio autorevole sui problemi che riguardano la loro vita” è perché “ritiene di rappresentare una dimensione dell'uomo che, pur determinante nella vita dei popoli, non cade pienamente sotto la giurisdizione degli Stati e non si esaurisce in essa”.
C’è qualcosa che va al di là dell’elemento materiale, ha affermato monsignor Parolin, riferendosi alla “dignità dell’uomo”, che “ha come elemento essenziale la sua dimensione trascendente”.
La Santa Sede sottolinea costantemente che il rispetto della dignità dell'uomo “è il fondamento etico più profondo nella ricerca della pace e nella costruzione di rapporti internazionali rispondenti alle autentiche necessità e alle speranze di tutti i popoli della terra. La dimenticanza, il disprezzo o l'adesione parziale a questo principio sta all'origine dei conflitti, del degrado dell'ambiente e delle ingiustizie sociali ed economiche”.
In questo contesto, i valori promossi dalle religioni “sono il mezzo più efficace per trascendere gli egoismi e la violenza e, pertanto, sostengono in maniera decisiva quella ‘fede’ nella dignità dell'uomo che le Nazioni Unite hanno messo alla base del loro Statuto”.
Monsignor Parolin ha quindi sottolineato l’importanza del dialogo interreligioso, che gli Stati e la comunità internazionale devono promuovere e agevolare, creando strutture in cui i membri di varie religioni possano cooperare alla pace e allo sviluppo.
“Se la volontà di dialogo è veritiera – ha aggiunto –, essa deve necessariamente tradursi in un maggiore rispetto della libertà religiosa”, un diritto che purtroppo “continua ad essere scarsamente rispettato in molte regioni del mondo o, persino, direttamente negato”.
Il Sottosegretario per i Rapporti con gli Stati ha quindi ricordato il sostegno della Santa Sede a favore della pace, “condizione necessaria per lo sviluppo di una vita degna”.
Per questo motivo, appoggia tutte le iniziative che mirano al disarmo così come le operazioni di pace nelle zone travagliate del pianeta, come il Darfur, anche se l’aumento di queste operazioni riflette le difficoltà che sperimenta la comunità internazionale nel prevenire le situazioni di conflitto prima che degenerino.
Le priorità della Santa Sede comprendono anche lo sviluppo, e monsignor Parolin ha ricordato che già quarant’anni fa, nell’Enciclica Populorum progressio, Paolo VI avvertiva che lo sviluppo è il nuovo nome della pace.
Costante e prioritaria è poi l’azione in campo internazionale per la difesa della vita umana, dal concepimento alla morte naturale.
“Concedere allo Stato o a qualsiasi altro raggruppamento sociale poteri decisionali sulla vita dei singoli” “equivarrebbe a relativizzare ogni verità sulla dignità della persona umana”, osserva.
Il parere della Santa Sede è atteso in molti ambiti, ha affermato monsignor Parolin, sottolineando che c’è il desiderio di ascoltare un appello ai valori etici e ai principi morali per la soluzione dei grandi problemi dell’umanità.
L’aspetto più importante, ha concluso, è che la Santa Sede faccia il possibile perché questo annuncio e questa testimonianza si producano.

[Traduzione e adattamento di Roberta Sciamplicotti]

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