14 aprile 2008

BENEDETTO XVI E LE NAZIONI UNITE (Radio Vaticana)


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BENEDETTO XVI E LE NAZIONI UNITE

UDIENZA AL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU BAN KI-MOON
VATICANO - 18 APRILE 2007


Nel tardo pomeriggio del 18 aprile 2007, Sua Santità Benedetto XVI ha ricevuto il Segretario Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, il Sig. Ban Ki-moon. L’Udienza si inserisce nella serie di incontri che già in precedenza i Sommi Pontefici, e in particolare Papa Giovanni Paolo II, hanno accordato ai Segretari Generali dell’ONU, come segno, fra l’altro, di apprezzamento della Santa Sede per il ruolo centrale svolto dall’Organizzazione nel mantenere la pace nel mondo e promuovere lo sviluppo dei popoli.
Il Sig. Ban Ki-moon ha voluto incontrare il Santo Padre nel quadro dei suoi primi viaggi effettuati in Africa, Europa e Medio Oriente, a pochi mesi dalla presa di possesso della carica, il 1° gennaio 2007, anche per rivolgergli un invito ufficiale a visitare la sede delle Nazioni Unite.
Sua Santità e il Sig. Ban Ki-moon si sono soffermati su temi di comune interesse, come il ripristino della fiducia nel multilateralismo e il rafforzamento del dialogo tra le culture, non mancando pure di accennare a situazioni internazionali che meritano particolare attenzione.
Si è evocato inoltre il contributo che la Chiesa Cattolica e la Santa Sede possono dare, a partire dalla loro identità e con i mezzi loro propri, all’azione delle Nazioni Unite per la soluzione dei conflitti in atto e il raggiungimento dell’intesa tra le Nazioni.
All’Udienza pontificia è seguito un proficuo colloquio del Segretario Generale con il Segretario di Stato, il Card. Tarcisio Bertone, che era accompagnato dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, S.E Mons. Dominique Mamberti
.

(Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede).

NOTA. Precedentemente, il 19 febbraio 2003, Giovanni Paolo II aveva ricevuto l’allora Segretario generale dell’ONU, Kofi Annan. Durante il suo pontificato il Papa incontrò in diverse occasioni altri Segretari generali: Javier Pérez de Cuéllar (Perú), Boutros Boutros-Ghali (Egitto) e Kurt Waldheim (Austria). I papi Giovanni XXIII e Paolo VIincontrarono altri due Segretari generali: Dag Hammarskjöld e U Thant.(*) Tra l’altro, i papi hanno ricevuto in numerose occasioni i responsabili massimi delle Istituzioni specializzate delle Nazioni Unite come la Fao, l’Unesco, l’Unicef, il Pam, e altre.

DAL DISCORSO DI BENEDETTO XVI AI PARTECIPANTI AL FORUM DI ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE DI ISPIRAZIONE CATTOLICA
(accreditate presso i diversi organi ed agenzie del sistema ONU)
VATICANO - 1° DICEMBRE 2007


L’unica passione per la dignità dell’uomo

Sono lieto di dare il mio benvenuto a tutti voi che siete convenuti a Roma per riflettere insieme sul contributo che le Organizzazioni non Governative (ONG) di ispirazione cattolica possono offrire, in stretta collaborazione con la Santa Sede, alla soluzione delle tante problematiche e sfide che affronta la molteplice attività delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni internazionali e regionali. (…) Vi accomuna l’unica passione per la dignità dell’uomo, quella stessa passione che ispira costantemente l’azione della Santa Sede presso le diverse istanze internazionali. Ed è proprio per questo che si è voluto promuovere l’incontro di questi giorni: per esprimervi cioè gratitudine e apprezzamento per quanto già fate, collaborando attivamente con i Rappresentanti Pontifici presso gli Organismi Internazionali. Allo stesso tempo si intende rendere ancor più stretta e, dunque, più efficace questa comune azione al servizio del bene integrale della persona umana e dell’umanità.

La politica internazionale e il servizio della Santa Sede

Non bisogna, del resto, dimenticare che questa unità di scopi è possibile realizzarla attraverso ruoli e modalità diverse. Infatti, mentre la diplomazia multilaterale della Santa Sede deve, prevalentemente, affermare i grandi principi fondamentali della vita internazionale, perché il contributo specifico della Gerarchia e della Chiesa è "servire la formazione della coscienza, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili" (Deus Caritas est, 28, a), dall’altra parte «il compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è invece proprio dei fedeli laici - nel caso della vita internazionale, dei diplomatici cristiani e dei membri delle ONG - che sono chiamati a partecipare in prima persona alla vita pubblica... a configurare rettamente la vita sociale, rispettandone la legittima autonomia e cooperando con gli altri cittadini secondo le rispettive competenze e sotto la propria responsabilità». (Ibid., 29)

Le conquiste della cooperazione internazionale

La cooperazione internazionale tra i Governi, nata già alla fine del secolo XIX e sviluppatasi sempre più nel secolo scorso, nonostante le tragiche interruzioni delle due guerre mondiali, ha contribuito significativamente alla creazione di un ordine internazionale più giusto. A tale riguardo, possiamo guardare con soddisfazione ai risultati ottenuti, quali il riconoscimento universale del primato giuridico e politico dei diritti umani, la fissazione di obiettivi condivisi per il pieno godimento dei diritti economici e sociali da parte di tutti gli abitanti della terra, la promozione della ricerca di un sistema economico mondiale giusto e, ultimamente, la salvaguardia dell’ambiente e la promozione del dialogo interculturale.

La logica relativistica nel dibattito internazionale

Tuttavia, spesso il dibattito internazionale appare segnato da una logica relativistica che pare ritenere, come unica garanzia di una convivenza pacifica tra i popoli, il negare cittadinanza alla verità sull’uomo e sulla sua dignità nonché alla possibilità di un agire etico fondato sul riconoscimento della legge morale naturale. Viene così, di fatto, ad imporsi una concezione del diritto e della politica, in cui il consenso tra gli Stati, ottenuto talvolta in funzione di interessi di corto respiro o manipolato da pressioni ideologiche, risulterebbe essere la sola ed ultima fonte delle norme internazionali.

I frutti amari di una logica relativistica

I frutti amari di tale logica relativistica nella vita internazionale sono purtroppo evidenti: si pensi, ad esempio, al tentativo di considerare come diritti dell’uomo le conseguenze di certi stili egoistici di vita, oppure al disinteresse per le necessità economiche e sociali dei popoli più deboli, o al disprezzo del diritto umanitario e ad una difesa selettiva dei diritti umani. Auspico che lo studio e il confronto di questi giorni permetta di individuare modi efficaci e concreti per far recepire a livello internazionale gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa. In tale senso, vi incoraggio ad opporre al relativismo la grande creatività della verità circa l’innata dignità dell’uomo e dei diritti che ne conseguono. Una tale creatività consentirà di dare una risposta più adeguata alle molteplici sfide presenti nell’odierno dibattito internazionale e soprattutto permetterà di promuovere iniziative concrete, che vanno vissute in spirito di comunione e libertà.

Principi etici non "negoziabili"

Occorre uno spirito di solidarietà che conduca a promuovere uniti quei principi etici non "negoziabili" per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale. Solidarietà intrisa di forte senso di amore fraterno che porti ad apprezzare le iniziative altrui, a facilitarle e a collaborare con esse. In forza di questo spirito non si mancherà, ogni volta che sia utile o necessario, di coordinarsi sia tra le diverse ONG sia con i Rappresentanti della Santa Sede, sempre nel rispetto della diversità di natura, di fini istituzionali e dei metodi operativi. D’altra parte, un autentico spirito di libertà, vissuto nella solidarietà, spingerà l’iniziativa dei membri delle ONG ad espandersi in una vasta pluralità di orientamenti e di soluzioni circa le questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile giudizio di ciascuno. Infatti, se vissuti nella solidarietà, il legittimo pluralismo e la diversità non solo non diventano motivo di divisione e concorrenza, ma sono condizione di maggiore efficacia. L’azione delle Organizzazioni che voi rappresentate sarà dunque veramente feconda se resterà fedele al Magistero della Chiesa, ancorata nella comunione con i suoi Pastori e soprattutto con il Successore di Pietro, ed affronterà con un’apertura prudente le sfide dell’ora presente.

DAL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2006

I doveri delle Nazioni Unite e la globalizzazione

I primi a trarre vantaggio da una decisa scelta per il disarmo saranno i Paesi poveri, che reclamano giustamente, dopo tante promesse, l'attuazione concreta del diritto allo sviluppo. Un tale diritto è stato solennemente riaffermato anche nella recente Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, che ha celebrato quest'anno il 60 anniversario della sua fondazione. La Chiesa cattolica, nel confermare la propria fiducia in questa Organizzazione internazionale, ne auspica un rinnovamento istituzionale ed operativo che la metta in grado di rispondere alle mutate esigenze dell'epoca odierna, segnata dal vasto fenomeno della globalizzazione. L'Organizzazione delle Nazioni Unite deve divenire uno strumento sempre più efficiente nel promuovere nel mondo i valori della giustizia, della solidarietà e della pace. Da parte sua la Chiesa, fedele alla missione ricevuta dal suo Fondatore, non si stanca di proclamare dappertutto il «Vangelo della pace ». Animata com'è dalla salda consapevolezza di rendere un indispensabile servizio a quanti si dedicano a promuovere la pace, essa ricorda a tutti che, per essere autentica e duratura, la pace deve essere costruita sulla roccia della verità di Dio e della verità dell'uomo.

(Benedetto XVI. Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2006)

DAL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2007

Nessuna visione positivistica dei diritti dell'uomo

Alla tutela dei diritti umani fanno costante riferimento gli Organismi internazionali e, in particolare, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, che con la Dichiarazione Universale del 1948 si è prefissata, quale compito fondamentale, la promozione dei diritti dell'uomo. A tale Dichiarazione si guarda come ad una sorta di impegno morale assunto dall'umanità intera. Ciò ha una sua profonda verità soprattutto se i diritti descritti nella Dichiarazione sono considerati come aventi fondamento non semplicemente nella decisione dell'Assemblea che li ha approvati, ma nella natura stessa dell'uomo e nella sua inalienabile dignità di persona creata da Dio. È importante, pertanto, che gli Organismi internazionali non perdano di vista il fondamento naturale dei diritti dell'uomo. Ciò li sottrarrà al rischio, purtroppo sempre latente, di scivolare verso una loro interpretazione solo positivistica. Se ciò accadesse, gli Organismi internazionali risulterebbero carenti dell'autorevolezza necessaria per svolgere il ruolo di difensori dei diritti fondamentali della persona e dei popoli, principale giustificazione del loro stesso esistere ed operare.

(Benedetto XVI. Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2007)

DAL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2008

La comune appartenenza all'unica famiglia umana

Sessant'anni or sono l'Organizzazione delle Nazioni Unite rendeva pubblica in modo solenne la Dichiarazione universale dei diritti umani (1948–2008). Con quel documento la famiglia umana reagiva agli orrori della Seconda Guerra Mondiale, riconoscendo la propria unità basata sulla pari dignità di tutti gli uomini e ponendo al centro della convivenza umana il rispetto dei diritti fondamentali dei singoli e dei popoli: fu quello un passo decisivo nel difficile e impegnativo cammino verso la concordia e la pace. Uno speciale pensiero merita anche la ricorrenza del 25 anniversario dell'adozione da parte della Santa Sede della Carta dei diritti della famiglia (1983–2008), come pure il 40 anniversario della celebrazione della prima Giornata Mondiale della Pace (1968–2008). Frutto di una provvidenziale intuizione di Papa Paolo VI, ripresa con grande convinzione dal mio amato e venerato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, la celebrazione di questa Giornata ha offerto nel corso degli anni la possibilità di sviluppare, attraverso i Messaggi pubblicati per la circostanza, un'illuminante dottrina da parte della Chiesa a favore di questo fondamentale bene umano. È proprio alla luce di queste significative ricorrenze che invito ogni uomo e ogni donna a prendere più lucida consapevolezza della comune appartenenza all'unica famiglia umana e ad impegnarsi perché la convivenza sulla terra rispecchi sempre di più questa convinzione da cui dipende l'instaurazione di una pace vera e duratura.

(Benedetto XVI. Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2008)

DAL DISCORSO DI BENEDETTO XVI AL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE
(Vaticano, 8 gennaio 2007)


Il nuovo Consiglio dei Diritti dell’Uomo

Si deve anche notare lo sviluppo della presa di coscienza della comunità internazionale nei confronti delle enormi sfide del nostro tempo, così come gli sforzi perché si traduca in atti concreti. In seno all’Organizzazione delle Nazioni Unite, è stato creato l’anno scorso il Consiglio dei Diritti dell’Uomo: occorre sperare che esso impernierà la sua attività verso la difesa e la promozione dei diritti fondamentali della persona, in particolare il diritto alla vita e alla libertà religiosa. Parlando delle Nazioni Unite, sento il dovere di salutare con gratitudine S.E. il Signor Kofi Annan per l’opera compiuta nel corso del suo mandato. Formulo i migliori auguri per il suo successore S.E. il Signor Ban Ki-moon, nel momento in cui assume le sue funzioni.

DAL DISCORSO DI BENEDETTO XVI AL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE
(Vaticano, 7 gennaio 2008)


L’ONU e il dialogo tra le religioni e le culture

Il nome di Dio è un nome di giustizia; esso rappresenta un appello pressante alla pace. Questa presa di coscienza potrebbe aiutare, fra l'altro, a orientare le iniziative di dialogo interculturale e interreligioso. Tali iniziative sono sempre più numerose e possono stimolare la collaborazione su temi di interesse reciproco, come la dignità della persona umana, la ricerca del bene comune, la costruzione della pace e lo sviluppo. A tale proposito, la Santa Sede ha voluto dare un rilievo particolare alla propria partecipazione al dialogo ad alto livello sulla comprensione fra le religioni e le culture e la cooperazione per la pace, nel quadro della 62ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite (4-5 ottobre 2007). Per esser vero, questo dialogo deve essere chiaro, evitando relativismi e sincretismi, ma animato da un sincero rispetto per gli altri e da uno spirito di riconciliazione e di fraternità. La Chiesa cattolica vi è profondamente impegnata e mi piace evocare nuovamente la lettera indirizzatami, lo scorso 13 ottobre, da 138 personalità musulmane e rinnovare la mia gratitudine per i nobili sentimenti che vi sono espressi.

I diritti umani proclamati e soprattutto applicati

Giustamente la nostra società ha incastonato la grandezza e la dignità della persona umana in diverse dichiarazioni dei diritti, formulate a partire dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, adottata giusto sessant'anni fa. Questo atto solenne è stato, secondo l'espressione di Papa Paolo VI, uno dei più grandi titoli di gloria delle Nazioni Unite. In tutti i continenti la Chiesa cattolica si impegna affinché i diritti dell'uomo siano non solamente proclamati, ma applicati. Bisogna augurarsi che gli organismi, creati per la difesa e la promozione dei diritti dell'uomo, consacrino tutte le proprie energie a tale scopo e, in particolare, che il Consiglio dei Diritti dell'Uomo sappia rispondere alle attese suscitate per la sua creazione.

La difesa della vita e la moratoria sull’applicazione della pena di morte

La Santa Sede, per parte sua, non si stancherà di riaffermare tali principi e tali diritti fondati su ciò che è permanente ed essenziale alla persona umana. È un servizio che la Chiesa desidera rendere alla vera dignità dell'uomo, creato ad immagine di Dio. E partendo precisamente da queste considerazioni non posso non deplorare ancora una volta gli attacchi continui perpetrati in tutti i Continenti contro la vita umana. Vorrei richiamare, insieme con tanti ricercatori e scienziati, che le nuove frontiere della bioetica non impongono una scelta fra la scienza e la morale, ma che esigono piuttosto un uso morale della scienza. D'altra parte, ricordando l'appello del Papa Giovanni Paolo II in occasione del Grande Giubileo dell'Anno 2000, mi rallegro che lo scorso 18 dicembre l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite abbia adottato una risoluzione chiamando gli Stati ad istituire una moratoria sull'applicazione della pena di morte ed io faccio voti che tale iniziativa stimoli il dibattito pubblico sul carattere sacro della vita umana. Mi rammarico ancora una volta per i preoccupanti attacchi all'integrità della famiglia, fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. I responsabili della politica di qualsiasi parte essi siano dovrebbero difendere questa istituzione, cellula base della società. Che dire di più! Anche la libertà religiosa, «esigenza inalienabile della dignità di ogni uomo e pietra angolare nell'edificio dei diritti umani» (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1988), è spesso compromessa. Effettivamente, vi sono molti luoghi nei quali essa non può esercitarsi pienamente. La Santa Sede la difende e ne domanda il rispetto per tutti. Essa è preoccupata per le discriminazioni contro i cristiani e contro i seguaci di altre religioni.

DAL DISCORSO DI BENEDETTO XVI AL NUOVO AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PRESSO LA SANTA SEDE, SIGNORA MARY ANN GLENDON
(Vaticano, 29 FEBBRAIO 2008)


Il 60mo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, della quale celebriamo quest'anno il sessantesimo anniversario, è stata il prodotto del convincimento mondiale del fatto che un giusto ordine globale può basarsi soltanto sul riconoscimento e sulla difesa della dignità e dei diritti inviolabili di ogni uomo e di ogni donna. Questo riconoscimento, a sua volta, deve motivare ogni decisione relativa al futuro della famiglia umana e di tutti i suoi membri. Confido nel fatto che il suo Paese, fondato sulla verità evidente che il Creatore ha dotato ogni essere umano di certi diritti inalienabili, continui a trovare nei principi della legge morale comune, consacrata nei suoi documenti fondanti, un orientamento certo per esercitare la sua guida in seno alla comunità internazionale.

Il ruolo dell’ONU nelle crisi

Colgo questa occasione per esprimere la speranza che negoziati pazienti e trasparenti portino alla riduzione e all'eliminazione delle armi nucleari e che la recente Conferenza di Annapolis sia solo la prima di una serie di iniziative volte a una pace duratura nella regione. La risoluzione di questi e di simili problemi richiede impegno e fiducia nell'opera degli organismi internazionali, come l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Essi per loro natura sono in grado di promuovere dialogo e comprensione autentici, di riconciliare opinioni divergenti e di sviluppare politiche e strategie multilaterali capaci di affrontare le molteplici sfide del nostro mondo complesso e in rapido mutamento.

NOTE:

(*)Dalla sua nascita nel 1945, l'ONU ha avuto 9 Segretari Generali:
1. Sir Gladwyn Jebb (Regno Unito, Europa), dal 1945 al 1946.
2. Trygve Lie (Norvegia, Europa), dal febbraio 1946 alle dimissioni nel novembre 1952.
3. Dag Hammarskjöld (Svezia, Europa), aprile 1953 fino alla sua morte in un incidente aereo al confine fra Katanga e Rhodesia Settentrionale (attuale Zambia) nel settembre 1961.
4. U Thant (Birmania (attuale Myanmar), Asia), dal novembre 1961 al dicembre 1971.
5. Kurt Waldheim (Austria, Europa) 1972-1981
6. Javier Pérez de Cuéllar (Perú, America del Sud) 1982-1991
7. Boutros Boutros-Ghali (Egitto, Africa), dal gennaio 1992 al dicembre 1996.
8. Kofi Annan (Ghana, Africa), dal gennaio 1997 a dicembre 2006.
9. Ban Ki-moon (Corea del Sud, Asia), dal gennaio 2007 attualmente in carica.

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