14 aprile 2008
BENEDETTO XVI E GLI STATI UNITI D’AMERICA (Radio Vaticana)
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BENEDETTO XVI E GLI STATI UNITI D’AMERICA
[Dai discorsi del Santo Padre]
Unità e diversità
Dall'alba della Repubblica, l'America è stata, (…) una nazione che apprezza il ruolo del credo religioso nel garantire un ordine democratico vibrante ed eticamente sano. L'esempio della sua nazione che riunisce persone di buona volontà, indipendentemente dalla razza, dalla nazionalità o dal credo, in una visione condivisa e in una ricerca disciplinata del bene comune, ha incoraggiato molte nazioni più giovani nei loro sforzi tesi a creare un ordine sociale armonioso, libero e giusto. Oggi, questo compito di riconciliare unità e diversità, di forgiare una visione comune e di raccogliere l'energia morale per acquisirla, è divenuto una priorità urgente per tutta la famiglia umana, sempre più consapevole della sua interdipendenza e della necessità di una solidarietà efficace nel soddisfare le sfide globali e nell'edificare un futuro di pace per le prossime generazioni.
(Discorso di Benedetto XVI alla signora Mary Ann Glendon, nuovo ambasciatore degli Stati Uniti d'America presso la Santa Sede, 29 febbraio 2008).
Il contributo degli Stati Uniti
L'edificazione di una cultura giuridica globale ispirata dai più alti ideali di giustizia, solidarietà e pace richiede un impegno fermo, speranza e generosità da parte di ogni nuova generazione (cfr Spe salvi, n. 25). Apprezzo il suo riferimento agli sforzi significativi compiuti dall'America per elaborare metodi creativi per alleviare i gravi problemi che così tante nazioni e popolazioni del mondo devono affrontare. La costruzione di un futuro più sicuro per la famiglia umana significa innanzitutto operare per lo sviluppo integrale dei popoli, in particolare mediante l'offerta di un'adeguata assistenza sanitaria, l'eliminazione di pandemie come l'Aids, più ampie opportunità educative per i giovani, la promozione delle donne e il porre un freno alla corruzione e alla militarizzazione che sottraggono risorse preziose a molti dei nostri fratelli e delle nostre sorelle nei Paesi più poveri.
(Discorso di Benedetto XVI alla signora Mary Ann Glendon, nuovo ambasciatore degli Stati Uniti d'America presso la Santa Sede, 29 febbraio 2008).
Il dialogo interreligioso e interculturale
Non posso non osservare con gratitudine l'importanza che gli Stati Uniti hanno attribuito al dialogo interreligioso e interculturale come concreta forza portatrice di pace. La Santa Sede è convinta del grande potenziale spirituale rappresentato da questo dialogo, in particolare a proposito della promozione della non violenza e del rifiuto di ideologie che manipolano e deturpano la religione per scopi politici e giustificano la violenza in nome di Dio. Lo storico apprezzamento del popolo americano per il ruolo della religione nel forgiare il dibattito pubblico e nell'illuminare l'intrinseca dimensione morale delle questioni sociali, un ruolo a volte contestato in nome di una comprensione limitata della vita politica e del dibattito pubblico, si riflette negli sforzi di così tanti suoi concittadini e responsabili di governo per garantire la tutela legale del dono divino della vita dal concepimento alla morte naturale e la salvaguardia dell'istituzione del matrimonio, riconosciuto come unione stabile tra un uomo e una donna, e quella della famiglia.
(Discorso di Benedetto XVI alla signora Mary Ann Glendon, nuovo ambasciatore degli Stati Uniti d'America presso la Santa Sede, 29 febbraio 2008).
Una leadership per promuovere valori
In un mondo dove cresce la globalizzazione, sono fiducioso che gli Stati Uniti continueranno a dimostrare una leadership nella promozione di valori come la libertà, l’integrità e l’autodeterminazione”. È quanto affermato da Benedetto XVI nel 2005 nel discorso al nuovo ambasciatore statunitense Francis Rooney. Il Papa ha sottolineato come tale leadership vada accompagnata da una “cooperazione con le diverse istanze internazionali che lavorano per un consenso reale e per sviluppare” azioni comuni “nel confrontare temi critici per il futuro dell’umanità”. Il Santo Padre, che ha espresso nuovamente la sua solidarietà alle popolazioni colpite dai recenti uragani nel sud degli Stati Uniti, ha quindi ribadito l’importanza di una “intrinseca dimensione etica in ogni decisione politica.
(Discorso di Benedetto XVI al signore Francis Rooney, nuovo ambasciatore degli Stati Uniti d'America presso la Santa Sede, 12 novembre 2005).
Creare condizione di giustizia e pace
La guerra, come l’ingiustizia e la violenza – ha detto ancora all’ambasciatore Rooney – “possono essere contrastate solo da un rinnovato rispetto della legge universale morale, i cui principi derivano dal Creatore stesso”. Quindi, ha avvertito che “il riconoscimento del ricco patrimonio di valori e principi insiti in questa legge è fondamentale per costruire un mondo che riconosca e promuova la dignità, la vita e la libertà di ogni persona umana”. Base, questa, per “creare le condizioni di giustizia e pace in cui possano prosperare gli individui e le comunità”. “Come stabilito dal Concilio Vaticano II – ha proseguito Benedetto XVI – la missione universale della Chiesa non le permette di identificarsi con un sistema politico, economico e sociale”. Tuttavia, la sua missione “serve come fonte di impegno, direzione e forza che può contribuire a stabilire e consolidare la comunità umana in accordo con la legge di Dio”.
(Discorso di Benedetto XVI al signore Francis Rooney, nuovo ambasciatore degli Stati Uniti d'America presso la Santa Sede, 12 novembre 2005).
Serve solidarietà pratica e decisioni coraggiose
Riconoscendo la generosità sempre mostrata dal popolo americano verso i bisognosi in ogni continente, Benedetto XVI ha poi messo l’accento sull’impegno della Santa Sede a “cercare soluzioni per fronteggiare i problemi più significativi che l’umanità sta affrontando in questi anni”, come lo “scandalo” della fame, della povertà e delle malattie che affliggono ancora tante parti del mondo. Per sanare queste piaghe – ha rilevato il Papa – “non ci si può limitare a considerazioni economiche”, ma serve “una visione più ampia di solidarietà pratica assieme a decisioni coraggiose” dagli effetti a lungo termine come la cancellazione del debito che “alimenta la povertà in molte delle nazioni meno sviluppate”. Il Papa ha infine auspicato che le relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Stati Uniti “si rafforzino e si consolidino” negli anni a venire.
(Discorso di Benedetto XVI al signore Francis Rooney, nuovo ambasciatore degli Stati Uniti d'America presso la Santa Sede, 12 novembre 2005).
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