28 aprile 2008
BENEDETTO XVI - Con il cuore in Africa (Zavattaro)
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BENEDETTO XVI - Con il cuore in Africa
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Fabio Zavattaro
Ancora una volta Papa Benedetto guarda all’Africa, il continente delle guerre dimenticate, delle violenza fratricide, della povertà, della fame. Guarda ai popoli di questo immenso continente per farsi voce della loro sofferenza e delle loro speranze.
Ed è proprio con “profonda sofferenza e viva preoccupazione” che il Papa parla delle notizie che giungono da alcuni Paesi africani e chiede di non dimenticare queste tragiche vicende, non dimenticare fratelli e sorelle che sono coinvolti e vivono le difficoltà dei loro popoli.
Un appello, dalla finestra dello studio, a nove giorni dal discorso all’assemblea generale delle Nazioni Unite, dove aveva parlato, tra l’altro, anche dell’Africa chiedendo che non si lasciassero a quel continente soltanto gli effetti negativi della modernizzazione.
Così domenica ad una affollatissima piazza San Pietro parla di Somalia “specialmente a Mogadiscio, dice il Papa, aspri scontri armati rendono sempre più drammatica la situazione umanitaria di quella cara popolazione, da troppi anni oppressa sotto il peso della brutalità e della miseria”. Ma non solo Somalia, c’è il Darfur a impensierire Benedetto XVI, che dice: “nonostante qualche momentaneo spiraglio, rimane una tragedia senza fine per centinaia di migliaia di persone indifese e abbandonate a se stesse”.
Infine il Burundi, già teatro di una terribile guerra fratricida. Il Papa ricorda i “bombardamenti dei giorni scorsi che hanno colpito e terrorizzato gli abitanti della capitale Bujumbura e raggiunto anche la sede della Nunziatura Apostolica”, e dice: “di fronte al rischio di una nuova guerra civile, invito tutte le parti in causa a riprendere senza indugio la via del dialogo e della riconciliazione”. L’appello è anche un invito alla comunità internazionale, ai responsabili, a tutti, uomini e donne, a “non tralasciare sforzi per far cessare la violenza e onorare gli impegni presi, in modo da porre solide fondamenta alla pace e allo sviluppo”.
Fin qui le parole del Papa che, ricordiamo, proprio parlando ai rappresentanti di 192 nazioni al Palazzo di vetro aveva ricordato, lo scorso 18 aprile, che i Paesi dell’Africa “restano ancora ai margini di un autentico sviluppo integrale e rischiano di sperimentare solo gli effetti negativi della modernizzazione”. Certo, ha affermato ancora il Papa, “questioni di sicurezza, obiettivi di sviluppo, riduzione delle ineguaglianze locali e globali, protezione dell’ambiente, delle risorse e del clima, richiedono che tutti i responsabili internazionali agiscano congiuntamente e dimostrino una prontezza ad operare in buona fede, nel rispetto della legge e nella promozione della solidarietà nei confronti delle regioni più deboli del pianeta”. Cenno chiaro all’Africa troppo spesso solo sfruttata dal nord ricco del pianeta. Parole che rimandano a quelle pronunciate in altre circostanze, come a Pasqua quando parlando della difficile situazione di alcune regioni africane aveva detto di incoraggiare “la ricerca di soluzioni che salvaguardino il bene e la pace”. Aveva poi parlato della “catastrofica e purtroppo sottovalutata situazione umanitaria” del Darfur, ed aveva chiesto agli ambasciatori di abbandonare la via delle armi per scegliere il negoziato.
Africa dunque in primo piano, prioritaria attenzione del pontificato di Papa Benedetto, come lo è stata di Papa Wojtyla, che più volte ha scelto proprio il continente per i suoi viaggi pastorali.
Benedetto XVI è il Papa che chiede ai grandi della terra maggiore attenzione ai popoli africani; chiede maggiore impegno nella lotta contro la povertà e per l’abolizione del debito estero dei Paesi più poveri.
Parole che pronuncia nel giorno in cui ordina 29 nuovi sacerdoti della diocesi di Roma ai quali affida il mandato di portare il Vangelo nelle più lontane latitudini del mondo e dice loro di essere testimoni di speranza: “speranza di vita e di perdono per le persone che saranno affidate alle vostre cure pastorali; speranza di santità e di fecondità apostolica per voi e per tutta la Chiesa; speranza di apertura alla fede e all’incontro con Dio per quanti vi accosteranno nella loro ricerca della verità; speranza di pace e di conforto per i sofferenti e i feriti dalla vita”.
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