28 aprile 2008

La conoscenza delle Scritture: "Chi, quando, dove e come" (Diotallevi per Osservatore Romano)


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La conoscenza delle Scritture
Chi, quando, dove e come


di Luca Diotallevi
Università di Roma Tre

Per i metodi seguiti e le circa tredicimila interviste che alla fine saranno realizzate, il programma di ricerca di cui ora presentiamo i primi risultati appare come l'impresa scientifica più sistematica sinora mai tentata per una comparazione su scala internazionale del grado e delle forme della familiarità con le Scritture della tradizione cristiana da parte della popolazione adulta.
Oggi ci concentreremo sul dato relativo a Stati Uniti d'America, Gran Bretagna, Olanda, Germania, Francia, Spagna, Italia, Polonia e Russia (europea), ma le metodologie adottate nel programma di ricerca consentono anche analisi per sottogruppi di popolazione, a partire da quello dei cristiani spesso definiti "praticanti regolari".
Sono gli stessi dati che confermano la scelta di concentrarci sulla popolazione adulta in generale: la Bibbia, infatti, nelle aree che abbiamo studiato non è il testo di una minoranza, ma un riferimento importante presente - in misura e forme diverse - nella vita e nella cultura di larghe maggioranze della popolazione.
Con oscillazioni non trascurabili, è possibile affermare che tra un terzo e un quarto degli adulti dei Paesi considerati negli ultimi dodici mesi ha letto almeno una volta un brano della Bibbia. Tale livello scende in Spagna a meno di uno su quattro e sale negli Usa a tre su quattro.
Già questo dato mostra che un gap divide mondo anglosassone ed Europa centro-occidentale. Questo dislivello non riguarda tanto la diffusione delle "cause della secolarizzazione", ad esempio la distinzione tra poteri politici e poteri religiosi, quanto gli "effetti della secolarizzazione" per la religione: questi sono migliori negli Stati Uniti e peggiori nell'Europa centro-occidentale, con la positiva eccezione italiana. Questo risultato ricorda che le Chiese possono stare "dentro" la secolarizzazione in modi diversi e con diversi gradi di successo e di insuccesso, e dunque che la secolarizzazione può assumere forme molto diverse, come l'andamento della pratica dominicale mostra con ancora maggiore chiarezza.
In questi Paesi, in cui la sensazione della vicinanza di Dio è tutt'altro che estinta e la pratica della preghiera tutt'altro che marginale, alla Bibbia si guarda da parte della larghissima maggioranza della popolazione come a una fonte di verità, come alla fonte di un messaggio che ha a che fare con la vita.
Semmai, la Bibbia è percepita come qualcosa di difficile. Proprio questo - direi - è uno dei principali risultati della ricerca. È importante che i pastori, che quanti hanno a cuore le Scritture, che i padri sinodali sappiano che la gente non chiede innanzitutto di essere convinta del valore delle pagine bibliche, ma di essere aiutata a coglierne il significato e soprattutto il significato per la vita propria e per la vita comune.
Secondo elemento importante, e forse per il grande pubblico sorprendente: i "fondamentalisti", coloro che ritengono che le Scritture vadano comprese e applicate attenendosi esclusivamente "alla lettera", non sono certo tra coloro che mostrano una maggiore conoscenza biblica. Al contrario, sono coloro che, almeno in ambito cattolico, affrontano la Bibbia con un atteggiamento più critico in linea con gli orientamenti della Dei Verbum e dell'insegnamento conciliare che mostrano anche livelli maggiori di conoscenza biblica.
Ma, chi legge la Bibbia? Come mai qualcuno comincia a leggere la Bibbia? La analisi sociologica - la quale necessariamente deve limitarsi a cogliere la lettura biblica come comportamento tra gli altri che un individuo può assumere - mostra che la pratica della lettura biblica statisticamente dipende, più che dalla condivisione di credenze religiose, dalla partecipazione a eventi e gruppi che già praticano questo comportamento. La lettura della Bibbia, come ogni altro comportamento ha bisogno di essere introdotta e accompagnata. Specularmente, la lettura della Bibbia sostiene e positivamente influenza la partecipazione a realtà associative e alle celebrazioni liturgiche.
Infine, vale la pena sottolineare che la lettura della Bibbia non risente della polarizzazione politica tra "destra" e "sinistra", ma sa discriminare su singoli temi.
A testimonianza di una cultura largamente diffusa che distingue ma non separa la religione da altri aspetti della vita, anche pubblica, si deve rilevare che nelle popolazioni analizzate prevale largamente una posizione favorevole allo studio della Bibbia nelle scuole. In particolare i favorevoli superano il cinquanta per cento in Russia, Polonia, Italia, Regno Unito e Germania.

(©L'Osservatore Romano - 28-29 aprile 2008)

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