29 aprile 2008
Mons. Paglia cita Benedetto XVI: "Non si può leggere da soli la Sacra Scrittura" (Osservatore Romano)
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Ma con i compagni di strada si legge meglio
di Vincenzo Paglia
Vescovo di Terni-Narni-Amelia
L'inchiesta rivela alcune singolari sorprese. La prima riguarda la notevole attesa che gli uomini e le donne del nostro tempo hanno nei confronti delle sante Scritture. Nonostante la secolarizzazione e la poca disponibilità nei confronti dell'esperienza religiosa e cristiana in particolare, le Sacre Scritture sono da tutti guardate con grande rispetto. Per quel che concerne i cristiani è opinione comune che la Bibbia contenga la Parola di Dio, che sia un libro ispirato e capace di proporre il senso della vita, e ha una autorevolezza molto maggiore delle altre istanze ecclesiali. Il testo biblico, indicato dalla maggioranza come difficile, è tuttavia visto sempre come interessante. Questo suggerisce che, da un lato, non ci si accosta al testo con superficialità o con atteggiamenti semplificati e unilaterali, dall'altra, che lo si vede però nella sua complessità e che richiede quindi spiegazioni e accompagnamenti. C'è però un problema. Molti rilevano che la Bibbia è un testo vero e capace di presentare valori importanti, ma è troppo alto e difficile da mettere in pratica. Qui si apre una prima grande sfida: come passare dal fascino che le Scritture continuano a suscitare anche in una società secolarizzata come la nostra, e renderle una parola efficace e forte che cambia il cuore e la vita? È la responsabilità della predicazione che proprio a partire dalle Scritture deve essere un appello autorevole ai credenti e a chiunque è in ricerca. La sfida è grande e spetta ai credenti mostrare con le parole e con la vita che le pagine bibliche non sono belle ma astratte, bensì concrete e realizzabili.
Un altro dato emerge con sorpresa: l'ascolto delle Scritture favorisce l'aggregarsi di coloro che ascoltano. Insomma, davvero l'ascolto della parola di Dio "fa" la Chiesa. In effetti, i dati mostrano che l'ascolto della Bibbia è uno straordinario strumento per favorire il raccogliersi in gruppo, per vivere maggiormente la vita in comunità, per scoprire con più chiarezza il senso dell'essere Chiesa. La Bibbia è davvero il libro della Chiesa; ogni individualismo la impoverisce.
Riprendo ancora una volta le parole che Benedetto XVI rivolgeva ai giovani due anni or sono in Piazza San Pietro: "La Sacra Scrittura introduce alla comunione con la famiglia di Dio. Non si può leggere da soli la Sacra Scrittura. Certo, è sempre importante leggere la Bibbia in modo molto personale, in un colloquio personale con Dio, ma nello stesso tempo è importante leggerla in una compagnia di persone con cui si cammina".
Molte sono le indicazioni pastorali che l'inchiesta suscita.
Restano consolidate quelle già offerte da Benedetto XVI ai giovani nel discorso citato: "Leggere [le Scritture] in colloquio personale con il Signore; leggerle accompagnati da maestri che hanno l'esperienza della fede, che sono entrati nella Sacra Scrittura; leggerle nella grande compagnia della Chiesa, nella cui liturgia questi avvenimenti diventano sempre di nuovo presenti, nella quale il Signore parla adesso con noi, così che man mano entriamo sempre più nella Sacra Scrittura, nella quale Dio parla realmente con noi, oggi ".
Su questa via si evitano i due scogli più pericolosi a cui si pone talora poca attenzione: anzitutto una lettura fondamentalista che, come gli stessi dati mostrano, nasce da un atteggiamento di forte insicurezza del lettore che riversa sulla Bibbia senza comprenderla nella sua verità; l'altro pericolo è una lettura individualistico-psicologizzante che porta a riversare se stessi nelle pagine senza porsi in un atteggiamento di ascolto del Signore che ci parla attraverso le Scritture. È necessario che la lettura delle Scritture divenga un cammino spirituale che conduca alla preghiera e alla conversione personale ed ecclesiale.
(©L'Osservatore Romano - 28-29 aprile 2008)
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