28 aprile 2008
Il pontificato di Benedetto XVI lascerà una traccia indelebile nella storia. Giacomo Galeazzi intervista il Portavoce dell'Opus Dei
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Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo:
Intervista al Portavoce dell'Opus Dei, Giuseppe Corigliano, sul terzo anniversario di Pontificato di Benedetto XVI
di Giacomo Galeazzi*
CITTA’ DEL VATICANO - “Il pontificato di Benedetto XVI lascerà una traccia indelebile nella storia". Giuseppe Corigliano, portavoce dell'Opus Dei, è uomo abituato a misurare le parole. Da "apostolo della comunicazione" è convinto che siamo all’alba di una rinascita cristiana che passerà anche attraverso il mondo dei mass media. Il 99% della produzione televisiva mondiale oggi non concede a Dio alcuno spazio. Il modello di condotta che offre è vivere come se Dio non esistesse. Ma quando Giovanni Paolo II è morto, miliardi di persone sono rimaste incollate al televisore. Il Dio che percorre per amore la via della sofferenza e che, come dice Benedetto XVI, ci insegna che “servire è il vero modo di governare”, ha tanto da dire alla gente del nostro tempo. Il mondo della comunicazione può trasmettere nel villaggio globale la Buona Notizia. Ha già cominciato a farlo. E Benedetto XVI illumina la via. In questa intervista Giuseppe Corigliano accetta per la prima volta di raccontare il "suo" Joseph Ratzinger.
Ingegnere, si è appena celebrato il terzo anniversario dell'elezione di Benedetto XVI e la Chiesa è entrata nel quarto anno di pontificato di Joseph Ratzinger. E’ il momento ideale per analizzare traguardi e linee-guida di un triennio straordinario per la comunità cattolica. L’Opus Dei cosa pensa di questo papato?
“Non spetta al Direttore dell'Ufficio Informazioni dell'Opus Dei fare valutazioni sulla figura del Santo Padre. I fedeli dell'Opus Dei non sono rappresentabili, nel senso che ognuno la pensa come vuole. In questo caso, si dovrebbe dire: ognuno ama il Papa come vuole. Perché è sicuro che noi dell’Opus Dei amiamo il Papa, altrimenti non saremmo buoni figli di San Josemaría”.
19 aprile 2005, 19 aprile 2008. Un triennio incredibilmente denso e ricco di eventi, nel quale Benedetto XVI ha incontrato oltre dieci milioni di persone, ha compiuto otto viaggi internazionali e otto visite pastorali in Italia, ha scritto due encicliche, ha pubblicato il libro "Gesù di Nazaret", ha creato in due Concistori 38 Cardinali in rappresentanza di tutti i continenti, ha inviato una storica Lettera ai cattolici cinesi. Si può parlare di un "effetto Benedetto XVI" sulla Chiesa e di un "pontificato sorprendente", come hanno titolato molti giornali?
“Per me non è una novità. Già nei primi anni ’70, il direttore spirituale della commissione regionale italiana (l'organo di governo dell'Opus Dei in Italia), don Ermanno Tubini, mi disse, sollevando il sopracciglio con gesto di ammirazione profonda: "Sto leggendo ‘Introduzione al Cristianesimo’ di Ratzinger, che libro meraviglioso!" Aspettai un po’ prima di abbordare quella lettura ma poi, quando finalmente lessi il libro all'inizio degli anni 80, l'entusiasmo fu tale che mi parve doveroso far qualsiasi cosa perché il maggior numero di gente leggesse quell’esposizione del messaggio di Gesù così adatta alle orecchie dell’uomo contemporaneo”.
Quali insegnamenti ne ha ricavato?
”Mi venne l'idea di fare un documentario che introducesse alla lettura del libro, che stimolasse la voglia di leggerlo. Non trovai ascolto né in Rai né in Mediaset e decisi di farlo per conto mio. Cercai un finanziatore e mi misi al lavoro. Uscì fuori un documentario di un'ora che cercava di adottare il linguaggio semplice e piano dell'Autore. Chiesi alla Lux il permesso di usare scene tratte dalla Bibbia televisiva e utilizzai quadri del Beato Angelico e di Giotto per le immagini fisse. Distribuii il documentario alle scuole e lo misi a disposizione per le attività di formazione dell'Opus Dei a favore delle persone che vogliono riavvicinarsi al cristianesimo. Allora si cominciava a parlare di Internet e non mi sono acquietato finché non ho messo il documentario sul web. Ora è visibile cliccando www.iscom.info, sezione video, ma sto pensando di collocarlo anche su You Tube”.
Tra gli incontri con Joseph Ratzinger, quali ricorda con particolare emozione?
”Conobbi da vicino il Cardinal Ratzinger nella nostra Pontificia Università della Santa Croce in un incontro riservato ai professori. I docenti gli esponevano dubbi e porgevano domande. Lui rispondeva con amabile pacatezza e con una profondità sorprendenti. I suoi concetti erano chiari ed elevati come alberi d’alto fusto e la conversazione sembrava una gradevole passeggiata all’ombra di quegli alberi. Qualche tempo dopo ebbe la cortesia di presentare un libro sull’Opus Dei edito dalle edizioni San Paolo. Anche in quella circostanza dette prova di un gentile umorismo e di capacità di spiegazione dello spirito dell’Opera. Rimarcò chiaramente che la santità è davvero accessibile a tutti”.
E dopo la morte di Giovanni Paolo II?
”Durante il Conclave pregavo, come il Prelato dell’Opus Dei ci aveva sempre chiesto in queste occasioni, rimettendomi alla volontà della Provvidenza. Ormai avevo visto abbastanza Conclavi e sapevo che le soluzioni dello Spirito Santo sono spesso sconcertanti. Durante il secondo giorno, il 19 aprile, al quarto scrutinio, il colore della fumata fu ambiguo… Il tempo di raggiungere in moto Piazza San Pietro dal mio ufficio mentre tutta la città sembrava convergere in Via della Conciliazione. La parola “Josephum” pronunciata dopo la fumata bianca fu sufficiente per farmi spiccare il salto in alto meglio riuscito della mia vita. Per questi anni trascorsi di Pontificato posso dire una cosa: questo è un Papa che va letto e ascoltato. I frutti del suo insegnamento si protrarranno per secoli a beneficio della Chiesa”.
*Vaticanista del Quotidiano ‘La Stampa’
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