21 marzo 2007

Bertone: ecco il vero Ratzinger


Vengono pubblicati di seguito gli articoli sulla conferenza tenuta ieri dal cardinale Bertone a Milano.
Ci sono particolari inediti sulla vita e l'attivita' del Papa, ma,purtroppo, occorre prendere atto del fatto che nessun quotidiano (e nessuna tv) si prende la responsabilita' di ammettere di avere diffuso una falsa immagine del Papa. Non si ha il coraggio e l'onesta' per riconoscere che occorre un ripensamento della comunicazione massmediatica.


IL SEGRETARIO DI STATO
E Bertone a Milano rivela: il Papa ha scritto alla Merkel l'Europa si muova per l'Africa

Paola Pica

MILANO — Una lettera alla cancelliera tedesca, la cattolica Angela Merkel, per chiedere all'Europa «di non dimenticare l'Africa e fare di più per aiutare il continente a uscire dalla povertà». L'ha scritta il Papa qualche giorno fa e a riferirlo è stato il segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone incontrando, ieri sera a Milano, i duecento esponenti della comunità economica riuniti dall'associazione Etica e Finanza nella foresteria di Intesa Sanpaolo.
Angela Merkel ha già risposto a Benedetto XVI annunciando che, a breve, sarà reso pubblico l'appello del Pontefice. Seduto tra il presidente della banca, Giovanni Bazoli, e il professore che da oltre vent'anni anima l'associazione, Angelo Caloja, il diplomatico vaticano ha parlato per un ora e mezza delle «linee fondanti» di questo Pontificato. Regalando più di una «chicca» sulla vita e le «battaglie» di Joseph Ratzinger, come quella che lo vide, ancora cardinale, ritirarsi per una settimana nella foresta, insieme allo stesso Bertone, «a discutere con i teologi della liberazione». Poi non gli mancò il coraggio di confrontare le sue posizioni «direttamente nella fossa dei leoni, la sede di Micromega, dove si recò personalmente». E se «è stato eletto con i voti della destra e della sinistra, tendendo poi la mano a destra e a sinistra», Benedetto XVI ha conosciuto, se possibile, un'attenzione crescente rispetto a Papa Wojtyla. «Le folle sono aumentate — ha detto — se con Giovanni Paolo II la gente andava a vedere, con Ratzinger va ad ascoltare. Un intellettuale eletto Papa».
«Ci sono dei tratti comuni fra i due Papi — ha rilevato Bertone —, due Papi di nazioni diverse, di educazione diversa, ma che sono passati attraverso i totalitarismi, che hanno vissuto in profondità i problemi dell'oppressione, della soppressione delle libertà. Due uomini di Dio appassionati della verità, della libertà, amanti dell'umanità, quindi amici dell'uomo». Mi sono onorato, ha ricordato il cardinale, «dell'amicizia di entrambi».
Per Ratzinger, ha spiegato Bertone, la Chiesa è e resta «un corpo spirituale»: «il Papa non vuole cadere nell'errore di costruire un cattolicesimo politico, né in Europa e neppure nel resto del mondo». La fede non indica «ricette politiche, ma vuole semplicemente contribuire alla purificazione della ragione e recare il proprio aiuto. E la Chiesa non è semplicemente una grande struttura, uno dei tanti enti sovranazionali che esistono, così come non è un corpo amministrativo o di potere, non è una agenzia sociale, benché faccia un lavoro sociale e sovranazionale, ma è un corpo spirituale». In questo contesto, ha continuato Bertone, «l'obiettivo centrale del Magistero e del Ministero di Papa Benedetto è quello di recuperare l'identità cristiana nella sua autenticità e di spiegare e confermare l'intelligibilità della Fede in un contesto di secolarismo diffuso».
Per Benedetto XVI, «il relativismo è diventato il problema fondamentale della fede dei nostri giorni». Esso non si esprime «solo come una forma di rassegnazione di fronte alla verità irraggiungibile, ma si definisce anche ricorrendo alle idee di tolleranza, conoscenza dialogica e libertà, che parrebbero coartate dalla concezione di una verità universalmente valida». Ma Gesù di Nazareth, ha concluso Bertone, «non può essere relativizzato come uno dei tanti geni religiosi. E per questo il Papa è un annunciatore appassionato di Cristo, l'unico e universale Salvatore».

Corriere della sera, marzo 2007

Spero che sia stata una svista. Mi auguro che la giornalista sappia che Angela Merkel non e' cattolica ma protestante.
Molto interessante, ma non sufficiente, questo articolo.


Bertone parla ai banchieri
“Il vero valore è la famiglia”

Il Segretario di Stato riallaccia il dialogo con l’alta finanza

FRANCESCO SPINI

MILANO
In quel tempio laico del potere e del denaro, in quella Cà de Sass che da oltre 130 anni per Milano rappresenta l’idea stessa della banca, da ultimo come sede di Intesa-Sanpaolo, il dialogo tra la Chiesa di Papa Ratzinger e la grande finanza ricomincia da monsignor Tarcisio Bertone. E ricomincia dai temi cari a questo pontificato: dal chiaro «no» a secolarismo e relativismo, ai rapporti tra religione e politica, fino al forte richiamo a favore della famiglia. Ad accogliere il segretario di Stato vaticano nella sua prima «missione» milanese - in occasione di una cena organizzata dall’associazione «Etica e Finanza» - due pesi massimi tra i banchieri cattolici, il presidente e l’amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo, Giovanni Bazoli e Corrado Passera.
Curiosità tanta, tra i circa 200 tra finanzieri ed economisti che sciamano nella gran sala del palazzo a due passi dalla Scala. Davanti ai «padroni di casa», incluso il direttore del «corporate», Gaetano Miccichè e il direttore generale Pietro Modiano, scorre una fetta dell’establishment milanese di ieri e di oggi, dal presidente della Popolare di Milano, Roberto Mazzotta a Piero Bassetti, dall’ex presidente di Rcs Guido Roberto Vitale al presidente di Banca Popolare Italiana, l’ex sottosegretario al Tesoro Dino Piero Giarda, fino a un banchiere d’affari come Arnaldo Borghesi. E il cardinal Bertone spiega, chiarisce, illustra la nuova Chiesa dell’era di Benedetto XVI. Racconta i «tratti comuni» con Giovanni Paolo II. E sottolinea l’«obiettivo centrale» del successore, quello di «recuperare l’identità cristiana nella sua autenticità e di spiegare e confermare l’intelligibilità della fede in un contesto di secolarismo diffuso»
Non solo secolarismo. Il nodo è un altro: «Per Benedetto XVI il relativismo è diventato il problema fondamentale della fede dei nostri giorni». Tanto più che il relativismo «si presenta inoltre come la base filosofica della democrazia, la quale si fonderebbe appunto sul fatto che nessuno può pretendere di conoscere la strada giusta». Impossibile applicare il concetto nella cristianità la cui tradizione «si identifica in una precisa figura storica, Gesù di Nazareth, con la realtà stessa».Passa quindi all’Europa, Bertone. Certo, Ratzinger è convinto che che oltre a realtà economica e spirituale, debba far leva su basi spirituali. «Il Papa però non vuole cadere nell’errore di costruire un cattolicesimo politico, né in Europa e neppure nel resto del mondo». Di più. «La fede - ricorda il numero due del Vaticano - non indica ricette politiche, ma vuole semplicemente contribuire alla purificazione della ragione e recare il proprio aiuto». La Chiesa, spiega Bertone, «non è semplicemente una grande struttura, uno dei tanti enti sovrannazionali che esistono, così come non è un corpo amministrativo o di potere», ma è «un corpo spirituale».
I temi cari al Pontefice vengono passati tutti in rassegna, dal «primato della vita», al «no assoluto alla guerra e alla violenza, alle manipolazioni genetiche e alla condanna dell’eutanasia». Ma negli interventi papali, sottolinea il segretario di Stato, «emerge soprattutto la proposta della visione cristiana della famiglia». Tema ricordato anche nel viaggio a Valencia, dove è emerso, ricorda Bertone che i credenti «hanno il dovere di alzare la voce per difendere l’uomo». Bertone, risponde alle domande dei presenti su relativismo, al rischio dell’integralismo cattolico e sulla funzione sociale della Chiesa. Spiega quindi il lavoro della Chiesa in direzione della Cina e racconta dell’ultimo incontro tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il Pontefice. «Sua Santità - dice - le ha sottoposto il tema dell’Africa, affinché l’Europa accresca il suo impegno contro la povertà nel mondo». C’è il tempo per i ricordi di quando lui e l’ancora cardinale Ratzinger «trascorremmo una settimana nella foresta dell’America Latina impegnati in incontri con i teologi della liberazione».

La Stampa, 21 marzo 2007


CHIESA E SOCIETÀ

Bertone spiega il Papa alla Milano degli affari

Di Giorgio Bernardelli

Nessuna volontà di costruire «un cattolicesimo politico, né in Europa e neppure nel resto del mondo». Ma uno sguardo fisso al problema dei problemi di oggi: la questione del relativismo. La cui pretesa di cancellare ogni verità sull'uomo arriva oggi a stendere la sua ombra anche su questioni decisive come la «difesa della vita».
Riassume in questi termini il magistero di Benedetto XVI il suo cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Ma quel che conta, stavolta, è anche la platea: un gruppo di uomini dell'economia e della cultura milanese, radunati dall'Associazione «Etica e Finanza» alla Ca' de Sass, la storica sede di Banca Intesa in via Monte di Pietà. Una cena per provare a capire meglio chi sia questo Pontefice. Al di là di certe semplificazioni. Ecco allora il magistero di Ratzinger spiegato dal suo interprete più autorevole. In venti cartelle di discorso che le agenzie in serata rilanciano, dando a quello che doveva essere un incontro conviviale una valenza più pubblica.
Spiega, dunque, il segretario di Stato. Senza eludere il nodo al centro da tempo di tanti dibattiti di carta: quello del rapporto tra Chiesa e politica. In Benedetto XVI - commenta Bertone - «resta, nel rapporto con gli Stati e con le società civili, la percezione tutta nordica della distinzione fra la sfera della politica e quella della religione. Che non attutisce però il dissenso deciso con le politiche pubbliche che toccano il nocciolo moralmente irrinunciabile della difesa della vita. Il primato della vita - sottolinea il porporato - sta diventando il motivo più frequente negli interventi papali, dal no assoluto alla guerra e alla violenza, alle manipolazioni genetiche e alla condanna dell'eutanasia, ma soprattutto la proposta della visione cristiana della famiglia».
Si tratta però di capire bene il profilo di queste parole. «La fede - ha aggiunto il cardinale - non indica ricette politiche, ma vuole semplicemente contribuire alla purificazione della ragione e recare il proprio aiuto. La Chiesa non è semplicemente una grande struttura, uno dei tanti enti sovranazionali che esistono, così come non è un corpo amministrativo o di potere, non è una agenzia sociale, benché faccia un lavoro sociale e sovranazionale, ma è un corpo spirituale». Non a caso «l'obiettivo centrale del magistero e del ministero di papa Benedetto - continua Bertone - è quello di recuperare l'identità cristiana nella sua autenticità e di spiegare e confermare l'intelligibilità della fede in un contesto di secolarismo diffuso».
Perché il pensiero debole è una questione che non può riguardare solo la Chiesa cattolica. «Per Benedetto XVI - ha rilevato ancora il segretario di Stato - il relativismo è il problema fondamentale della fede dei nostri giorni. Esso non si esprime solo come una forma di rassegnazione di fronte alla verità irraggiungibile, ma si definisce anche ricorrendo alle idee di tolleranza, conoscenza dialogica e libertà, che parrebbero coartate dalla concezione di una verità universalmente valida». C'è il rischio di fare dell'assenza di una verità conoscibile, «la base filosofica della democrazia, la quale si fonderebbe appunto sul fatto che nessuno può pretendere di conoscere la strada giusta».
A questa deriva estremamente pericolosa per la società, Benedetto XVI risponde riaffermando l'«abc» del cristianesimo. «Nella rivelazione e nella tradizione cristiana - ha ricordato Bertone - si identifica una precisa figura storica, Gesù di Nazareth, con la realtà stessa, ossia con il Dio vivente; Gesù non può essere relativizzato come uno dei tanti geni religiosi. È per questo che Benedetto XVI è un annunciatore appassionato di Cristo, l'unico e universale Salvatore».
Ma anche su questo annuncio ci sono degli equivoci da sfatare. Ad esempio certe descrizioni di un Papa freddo, lontano dai sentimenti che popolano l'animo umano. «La sua prima enciclica, la Deus caritas est - commenta il porporato - è una smentita alla rappresentazio ne malevola che una parte della cultura contemporanea attribuisce alla Chiesa di Roma. Infatti c'è nel documento pontificio l'idea di una religione lieta, sentita per l'aldiquà e per l'aldilà, vissuta con i sensi e con la ragione, con il corpo e con lo spirito».
Davanti a volti importanti della Milano che conta, ripercorre i viaggi del 2006, il cardinale Bertone. Rispiega la frase «equivocata» a Ratisbona ma anche il chiarimento successivo («la visita in Turchia è stata l'occasione per dimostrare anche pubblicamente il suo rispetto per la religione islamica»). Ma al di là dei singoli aspetti è il quadro generale che vuole spiegare: «A tutti Benedetto XVI vuol far comprendere come sia bello e gratificante essere cristiani». Senza questa chiave, ogni lettura non può che rimanere in superficie.

Avvenire, 21 marzo 2007

2 commenti:

lapis ha detto...

sono molto contenta di vedere che finalmente qualcuno ha cominciato a svolgere per Papa Benedetto il ruolo che per oltre venti anni lo stesso Ratzinger ha svolto incessantemente in favore di Wojtyla, sempre spiegando le sue decisioni, i suoi provvedimenti, le sue encicliche, in modo che il pubblico ne cogliesse i giusti aspetti e non si permettesse di distorcerne in magistero, assumendosi anche scomode e pesanti responsabilità quando era necessario, mentre la figura di Papa Giovanni Paolo II veniva lasciata intangibile agli strali dei media. E' solo un inizio, ma spero che il Cardinale Bertone continuerà su questa strada, grazie Eminenza.

Anonimo ha detto...

Ciao Lapis, e' un inizio molto importante e speriamo nen seguano altri dello stesso tenore.
Il Papa ha il coraggio di esporsi in prima persona, ma e' ora che anche altri gli vengano in aiuto-
Ciao