27 marzo 2007

Rassegna stampa del 27 marzo 2007


Di seguito vengono riportati alcuni articoli di stampa sulla prolusione del neo presidente della Cei, mons. Angelo Bagnasco, al Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana.
Non verranno inseriti i commenti dei politici a favore o contro la posizione della CEI. Essi non interessano a questo blog e soprattutto, essendo di parte, non rendono giustizia al lavoro della CEI e della Chiesa in generale.
In un successivo post verranno riportati alcuni editiali di vaticanisti e/o intellettuali che contengono commenti politici ma che possono arricchire la discussione. In particolare mi dedichero', piu' tardi, a rispondere ad un commento di Marco Politi che persevera nel leggere ogni intervento del Papa e della CEI in chiave politica e non pastorale.
Non manchera' il commento di Antonio Socci e l'editoriale di Mons. Maggiolini sull'omelia di Papa Benedetto, pronunciata domenica.
Ribadisco l'assoluta necessita' di leggere direttamente la prolusione del Presidente della CEI, cliccando qui.

Raffaella

Il neopresidente della Cei, mons. Angelo Bagnasco, nel suo primo discorso al Consiglio permanente: la difesa del matrimonio non è ingerenza
«Il ddl sui Dico inaccettabile e pericoloso»

Manifestato grande apprezzamento e incoraggiamento per il "Family Day" indetto per il 12 maggio
Giorgio Acquaviva

ROMA
La difesa della famiglia fondata sul matrimonio non è ingerenza; la posizione cattolica va espressa «con serenità e chiarezza» perché la Chiesa è madre e maestra ed è «alleata dell'uomo»; il matrimonio è un «bene invalicabile (però scompare l'espressione "non negoziabile", ndr) dato agli uomini per la loro felicità e il loro futuro». Questi i contenuti più forti della prima prolusione del neo presidente della Cei, mons. Angelo Bagnasco, al Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana. E ancora, per quanto riguarda i contenuti, nessun particolare cambiamento: il ddl del governo sui Dico è «inaccettabile» come principio e «pericoloso» sul piano sociale e educativo; l'unione uomo-donna è il disegno originario del Creatore.
«Apprezzamento e incoraggiamento» per il Family Day indetto dalle aggregazioni laicali cattoliche per il 12 maggio e, per quanto riguarda la Nota pastorale in preparazione, essa sarà discussa e approvata come strumento «sereno e autorevole di illuminazione», e sarà «impegnativa» (non c'è più l'aggettivo «vincolante», ndr) per la coscienza dei cattolici impegnati in politica. La Nota pastorale, ponendosi sulla stessa linea di ciò è stato fatto in passato in altre cruciali evenienze, possa essere di serena, autorevole illuminazione sulle circostanze odierne». Questo perché – ha ricordato Bagnasco – «è stata prospettata, com'è pure noto, l'utilità che i Vescovi dicano in questo frangente una parola meditata e impegnativa». E facendo sue le parole di Benedetto XVI al Congresso dei Vescovi europei, Bagnasco ha sottolineato che «appare sempre più indispensabile che l'Europa si guardi da quell'atteggiamento pragmatico, oggi largamente diffuso, che giustifica sistematicamente il compromesso sui valori umani essenziali, come se fosse l'inevitabile accettazione di un presunto male minore».
Ma torniamo alla difesa del matrimonio e alla severa intransigente censura rispetto ai Dico. «C'è – si è chiesto retoricamente il presidente della Cei – una prova più convincente circa il nostro dovere di parlare del matrimonio come invalicabile bene dato agli uomini per la loro felicità e il loro futuro? Come può – ha proseguito – l'insistente parlare del Papa e dei vescovi a questo riguardo essere interpretato come un sopruso, o come un'invadenza di campo, o come un gesto indelicato se non sproporzionato? O addirittura – ha aggiunto ancora Bagnasco – come una ricerca di potere temporale? Se la Chiesa cercasse il potere basterebbe imboccare la via facile dell'accondiscendenza. E invece no – ha spiegato il presidente dei Vescovi: la Chiesa vuole «adeguatamente» difendere, aiutare, tutelare, valorizzare la famiglia «bene concreto, attuale e futuro dell'umanità».
Il nuovo presidente ha dedicato una parte non breve del suo discorso alla Cei vista come «strumento di servizio», che non intende quindi – semplifichiamo noi – prevaricare o scavalcare i singoli vescovi e imporre loro una linea nella quale faticano magari a riconoscersi.
Da qui l'insistenza per il metodo "collegiale", che si dovrà esercitare su tutti gli atti e i temi affrontati. A proposito della Nota pastorale sul disegno di legge "Diritti e doveri delle persone uniti in stabili convivenze", infatti, l'arcivescovo di Genova dice: «Cari confratelli, anche su questo delicato compito a cui siamo tenuti come Pastori, chiedo il contributo della vostra sensibilità e saggezza».
Già in apertura di prolusione Bagnasco aveva detto: «Mi sento interpellato a una fraternità episcopale che non avrà riserve» e che «sarà totalmente volta a facilitare la comunione tra noi e l'intesa indispensabile al lavoro» del Consiglio.
Non che manchi la linea o che il presidente aspetti di farsela dettare. Perché le parole che scandisce sono chiare e non si discostano dalla elaborazione tradizionale della Chiesa. Quello che forse sta cambiando è il quadro di riferimento: il paragrafo dedicato al «valore della speranza cristiana», all'annuncio della «lieta notizia» agli uomini d'oggi, come esigenza emersa dal Convegno ecclesiale di Verona, è un esempio concreto e forte, che farà senz'altro piacere alle aggregazioni di base del cattolicesimo italiano, quello stesso al quale si chiede di mobilitarsi sul tema della famiglia la quale – come ebbe a dire il cardinal Martini – va «difesa e promossa, forse più promossa che difesa».
La Chiesa propone il matrimonio-sacramento, proposta bella e impegnativa; e proprio per effetto di questa «riqualificazione» esigente si assiste a una contrazione dei riti religiosi. Infine un appello ai comunicatori: aiutate l'opinione pubblica ad essere «correttamente informata» sul Magistero della Chiesa. Ma l'attenzione di Bagnasco per il mondo dei media si concretizzerà anche con un gesto significativo sabato prossimo, 31 marzo, quando il nuovo presidente della Cei e il suo predecessore saranno insieme nella cattedrale di Macerata, per conferire l'ordinazione episcopale al nuovo vescovo della diocesi marchigiana, mons. Claudio Giuliodori, in questi anni stretto collaboratore di Ruini in qualità di direttore dell'Ufficio Nazionale delle Comunicazioni Sociali, ma anche di mons. Bagnasco, presidente ancora in carica del quotidiano cattolico "Avvenire".

La Gazzetta del sud, 27 marzo 2007


Via al Consiglio Cei: a differenza di Ruini non ha fatto accenni alla situazione del Paese

Bagnasco, affondo sui Dico «Inaccettabili e pericolosi»
«Nessun sopruso o invadenza se interveniamo a difesa della famiglia»

ROMA — Se interveniamo a difesa della famiglia non è un «sopruso» né un'«invadenza»: la nostra preoccupazione non è «per nulla politica». Per noi il disegno di legge sui Dico è «inaccettabile» e «pericoloso». Incoraggiamo il «Family day» e stiamo preparando una «nota pastorale» che sarà «serena e autorevole». Così ha parlato ieri pomeriggio l'arcivescovo Angelo Bagnasco aprendo il Consiglio permanente della Cei in perfetta continuità di linea con il predecessore Ruini.
Ma nella continuità si è vista anche la novità. La prolusione di Bagnasco è stata più breve e non ha svolto il capitolo sulla «situazione del Paese» che era immancabile nelle prolusioni del cardinale Camillo Ruini. A più riprese Bagnasco ha messo in risalto la dimensione «collegiale» della Conferenza episcopale. Ha invitato i «media» a dare risalto alle «conclusioni» del Consiglio: come a dire che il lavoro collegiale conta più della prolusione del presidente.
Insomma la stessa linea di Ruini, che del resto è dettata dal Papa ma gestita in maniera più partecipata e con lo scrupolo di non trattare di questioni sociali economiche istituzionali e politiche che non hanno immediata implicazioni per la vita della Chiesa. C'è stato anche un elemento strettamente religioso in più: prima dei lavori, i 31 membri del Consiglio hanno fatto una mezz'ora di «adorazione eucaristica».
Bagnasco si differenzia dunque come stile da Ruini ma gli rende un omaggio pieno e l'invita a continuare nella collaborazione alle attività della Cei, in particolare nell'attuazione del «progetto culturale». Esalta «il balzo che la nostra Conferenza ha compiuto durante la presidenza del cardinale Ruini: a lui va il grazie forte, caloroso e convinto di tutti noi». Rievoca «il carico di lavoro e di iniziative che la Cei ha sviluppato negli ultimi tre lustri». Un grande applauso accoglie la lettura della lettera di «ringraziamento» del Papa a Ruini per i sedici anni della sua presidenza — lettera che Bagnasco legge al termine della prolusione.
Sulla collegialità Bagnasco ha detto che tutte le strutture della Cei dovranno attenersi ai «ruoli» fissati dallo statuto «senza mai eccedere o abbondare rispetto a quella struttura di servizio che è stata preziosamente delineata». E ancora: «Il tutto nella logica e nello spirito della comunione» e nell'«esercizio effettivo della responsabilità collegiale». Rispettando «l'autorità propria di ciascun vescovo per la Chiesa che gli è affidata» e perseguendo «la valorizzazione delle conferenze episcopali regionali». Insomma una rivalutazione di ruoli e organismi che forse l'era Ruini aveva in parte compresso.
Sulle radici cristiane dell'Europa ha detto che si univa al Papa e ai «molti altri» che in occasione dei 50 anni dei Trattati di Roma ne hanno «auspicato fermamente il pubblico riconoscimento».
Sulla famiglia ha rovesciato l'argomento di chi critica la Chiesa affermando che si muove per ragioni di potere: «Come può l'insistente parlare del Papa e dei vescovi a questo riguardo essere interpretato come un sopruso, o come un'invadenza di campo, o come un gesto indelicato se non spropositato?
O addirittura come una ricerca di potere temporale? Se la Chiesa cercasse il potere, basterebbe imboccare la via facile dell'accondiscendenza».
Il disegno di legge sui Dico è «inaccettabile sul piano dei principi, ma anche pericoloso sul piano sociale ed educativo». Il Family day promosso dalle «aggregazioni laicali» per Bagnasco sarà «una "festa della famiglia" come se ne sono avute in altri Paesi» e i vescovi «non possono che apprezzare e incoraggiare questo dinamismo volto al bene comune».
La «nota pastorale» la «metteremo a punto nell'attuale Consiglio» perché sia «di serena, autorevole illuminazione sulle circostanze odierne». Anche qui un tono di collegialità: come a dire che non è già pronta, ma c'è una bozza che dev'essere emendata e integrata. La bozza è stata data ai vescovi a conclusione della seduta e sarà discussa stamane.
Dalmondo politico sono venute lodi e critiche, esattamente come avveniva per Ruini e quasi sempre dagli stessi dichiaranti. «Rammarico davanti alla ribadita opposizione dei vescovi» ai Dico esprime il ministro Barbara Pollastrini, coautrice del disegno di legge con Rosy Bindi. Il commento più originale è venuto da Franco Grillini, Arcigay e Ulivo: «Piove sul Bagnasco». Enrico Boselli segretario dello Sdi chiama «tutti i laici a reagire». Applausi dal centrodestra: Maurizio Gasparri di An segnala l'«apprezzamento» di Bagnasco per il Family day; Mauro Fabris dell'Udeur, Maurizio Lupi di Forza Italia e Gianfranco Rotondi della «Dc per le autonomie» difendono il nuovo presidente Cei dall'accusa di «invasione di campo».
Luigi Accattoli

Corriere della sera, 27 marzo 2007


Bagnasco condanna i Dico e benedice il Family day
Il presidente Cei: legge inaccettabile e pericolosa

Toni più morbidi sulla manifestazione dei cattolici: sarà una festa
"La Nota pastorale sarà un´autorevole illuminazione sulle circostanze odierne"


MARCO POLITI

ROMA - Mezz´ora di preghiera eucaristica apre l´era Bagnasco. Trentun vescovi e cardinali in ginocchio segnano l´immagine di una Chiesa che non vuole apparire un partito. Sono parecchie le novità nella prima entrata in scena del neo-presidente della Cei, ma c´è anche una lapidaria riconferma: il no ai Dico è totale, accompagnato dalla benedizione del Family Day. Bagnasco definisce il disegno di legge Bindi-Pollastrini «inaccettabile sul piano dei principi e pericoloso sul piano sociale ed educativo». Di fatto la Cei non intende quindi rinunciare ad agire come soggetto direttamente politico.
La Nota pastorale, che sarà messa a punto nei prossimi due giorni, rifletterà questa linea. A questo punto appare probabile che verrà diffusa prestissimo. Sarà - anticipa Bagnasco - «un´autorevole illuminazione sulle circostanze odierne». Autorevole, quindi vincolante. Perché l´arcivescovo di Genova cita il Concilio e Benedetto XVI per indicare che vi sono linee guida rigidissime a cui ogni credente deve attenersi. Nell´ordine: «Il matrimonio ha stabilità per ordinamento divino. Il vincolo sacro non dipende dall´arbitrio umano». E poi, come affermato dal Papa: «Nessuna legge fatta dagli uomini può sovvertire la norma scritta dal Creatore senza che la società venga drammaticamente ferita». E ancora: guai a lasciarsi condizionare dalle «pressioni di lobbies capaci di incidere negativamente sui processi legislativi».
L´ultima mazzata nei confronti di quei parlamentari cattolici, che intendessero richiamarsi all´autonomia della coscienza e alla necessità di trovare una mediazione nell´ambito di una società pluralista, viene da un´altra citazione ratzingeriana. È «indispensabile guardarsi da quell´atteggiamento pragmatico, oggi largamente diffuso, che giustifica sistematicamente il compromesso sui valori umani come se fosse l´inevitabile accettazione di un presunto male minore».
La piattaforma di estrema intransigenza, che deriva dalla linea imboccata sin dalla sua elezione da Benedetto XVI, si accompagna peraltro a varie novità di forma e di metodo contenute nella prolusione di Bagnasco. Il neo-presidente si è presentato con una relazione breve, non onnicomprensiva alla maniera di Ruini, tutta incentrata sulla famiglia in modo da permettere al consiglio di discutere approfonditamente. Ha anche avvertito i giornalisti di guardare al comunicato finale come «resoconto di un incontro collegiale». Un modo elegante per dire che non sarà la fotocopia della prolusione del presidente come avveniva nell´era Ruini. Bagnasco lo ha garantito nel suo discorso: la Cei lavorerà in spirito di comunione e responsabilità collegiale.
Ripetute le assicurazioni che la Chiesa intende la sua azione primariamente come pastorale, da «madre e maestra». Pacatezza e serenità sono anche terminologicamente il leitmotiv del suo discorso. Però l´arcivescovo insiste sulla rivendicazione che la Chiesa ha la «necessità di una presenza pubblica» e di un campo d´azione a «dimensione nazionale». Perciò Bagnasco ha ribadito il dovere di difendere la famiglia, «bene nevralgico della vita sociale». È una preoccupazione pastorale, «per nulla politica», ha assicurato. Negando che gli interventi del pontefice o dei vescovi possano essere interpretati come «un´invadenza di campo o un gesto indelicato, se non sproporzionato, o addirittura una ricerca di potere temporale».
Comunque l´appoggio dei vescovi al Family Day è stato ufficializzato. Bagnasco si è compiaciuto dell´iniziativa delle associazioni e delle reazioni (negative) al disegno di legge Bindi - Pollastrini. Anche qui, tuttavia, una sfumatura nuova. Il presidente della Cei ha dichiarato che la manifestazione avrà il carattere di una «festa». Un segnale politico per dire che in nessun modo potrà essere interpretata come una spallata contro il governo Prodi. È la linea del cardinale segretario di stato Bertone ed è il superamento di quell´avversione di fondo che Ruini ha sempre nutrito per il centrosinistra. Non è sfuggito nemmeno che nel dichiarare il proprio veto ai Dico Bagnasco non ne ha fatto una crociata contro le convivenze gay, limitandosi a ribadire che nel disegno divino il matrimonio è «l´unione tra maschio e femmina».
Infine, un segnale rivolto all´episcopato. Fedele al pensiero di Benedetto XVI, Bagnasco ha perorato meno burocrazia nella Chiesa e una conferenza episcopale più «leggera», insistendo sull´autonoma responsabilità di ciascun vescovo.

Repubblica, 27 marzo 2007

Continuando a ribadire che Ratzinger ha imboccato la strada dell'intransigenza, non si offende Papa Benedetto ma, semmai, i predecessori che non erano certo morbidi agnellini trasportati dalle onde dell'utilita' del momento...


“Dico inaccettabili e pericolosi”

MARCO TOSATTI

CITTÀ DEL VATICANO

«Inaccettabile sul piano dei principi, ma anche pericoloso sul piano sociale ed educativo»: una Nota pastorale dei vescovi ribadirà nei prossimi giorni, con dovizia di parole e concetti tutti i perchè del «no» della Chiesa ai Dico; ma bastano i due aggettivi usati dal neo-presidente della Cei, monsignor Bagnasco, a chiudere ogni possibilità di compromesso sul disegno di legge del governo Prodi. Ciascuno ha il suo stile, e Bagnasco è diverso da Ruini. Così la sua «prolusione», il primo discorso del Presidente della Cei al Consiglio permanente dei vescovi, è differente da quelle a cui ci ha abituato per 15 anni il cardinale Vicario; più succinta, meno articolata, concentrata su punti essenziali. Ma chi si attendeva che l’arrivo del sorridente arcivescovo di Genova potesse segnare un cambiamento di accenti sulle questioni che in queste settimane hanno turbato le acque della politica (e del governo) è destinato a una delusione cocente. Una larga parte della prolusione è dedicata all’«emergente» tema della famiglia. Monsignor Bagnasco affronta il problema, «con la serenità e la chiarezza che sono indispensabili».
La preoccupazione dei vescovi non è «per nulla politica, ma eminentemente pastorale». Più volte nel suo discorso monsignor Bagnasco torna a ribadire sia il diritto della Chiesa a parlare di famiglia, sia il suo non interesse nella politica in senso stretto. Ha citato a varie riprese Benedetto XVI: «Nessuna legge fatta dagli uomini può perciò sovvertire la norma scritta dal Creatore senza che la società venga drammaticamente ferita in ciò «che costituisce il suo stesso fondamento basilare». Sul diritto-dovere dei vescovi di esprimersi, il mite Bagnasco attinge quasi alle armi letterarie dell’invettiva: «Come può l’insistente parlare del Papa e dei Vescovi a questo riguardo essere interpretato come un sopruso, o come un’invadenza di campo, o come un gesto indelicato se non spropositato? O addirittura come una ricerca di potere temporale? Se la Chiesa cercasse il potere, basterebbe imboccare la via facile dell’accondiscendenza». E a proposito del matrimonio ripropone la denuncia che già tante polemiche ha suscitato: «Per cui merita essere solleciti affinché le famiglie più esposte non cedano “sotto le pressioni di lobbies capaci di incidere negativamente sui processi legislativi”, come lo stesso Pontefice ha segnalato».
Un intero paragrafo, che merita di essere riportato nella sua interezza, è dedicato ai Dico. Eccolo: «In questa cornice si colloca ciò che è stato detto, dall’interno della comunità ecclesiale, nel corso delle ultime settimane, in riferimento al disegno di legge in materia di “Diritti e doveri delle persone unite in stabili convivenze”. Personalmente posso solo dire che apprezzo quanto da parte cattolica è stato fatto, impegnandomi ad assumerlo e a svilupparlo. Desidero per un verso rilevare la convergente, accorata preoccupazione espressa dai Vescovi su questo disegno legislativo inaccettabile sul piano dei principi, ma anche pericoloso sul piano sociale ed educativo. Per altro verso, registro la preoccupazione che lo stesso provvedimento ha suscitato in seno al nostro laicato, nelle parrocchie come nelle aggregazioni. Mai come su questo fronte così esposto, loro intercettano ciò che il Concilio Vaticano II dice sia a proposito del matrimonio e della famiglia, sia del dovere della partecipazione per una vita civile più equilibrata e saggia, consci che la famiglia è un bene della società nel suo insieme, non solo dei cristiani».
Le ultime parole della prolusione sono un incoraggiamento alla manifestazione del 12 maggio, e un monito ai cattolici in vista di eventuali operazioni politiche future. Il «Family Day» vuole dare «ragione della speranza che è in noi su questo nevralgico bene della vita sociale, qual è la famiglia nata dal matrimonio «tra un uomo e una donna e aperta alla generazione e dunque al domani». Il Presidente della Cei ha annunciato che il Consiglio permanente si occuperà della Nota pastorale sui Dico. E a questo proposito ha citato Benedetto XVI: «Appare sempre più indispensabile che l’Europa si guardi da quell’atteggiamento pragmatico, oggi largamente diffuso, che giustifica sistematicamente il compromesso sui valori umani essenziali, come se fosse l’inevitabile accettazione di un presunto male minore».

La Stampa, 27 marzo 2007


Cei, l’esordio di Bagnasco: «Il decreto sui Dico? Inaccettabile e pericoloso»

di Andrea Tornielli

Quello sui Dico è un disegno di legge «inaccettabile sul piano dei principi» e «pericoloso sul piano sociale ed educativo». È un giudizio netto sul ddl del governo che riconosce le coppie di fatto quello contenuto nella prima prolusione del nuovo presidente della Cei, l’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco. Una prolusione più corta e meno «politica» rispetto a quelle dell’era Ruini: non ci sono accenni alla situazione internazionale, al dibattito sull’Afghanistan, al rapimento di Mastrogiacomo, né sono citati gli altri temi del dibattito politico interno. Sulla valorizzazione della famiglia e sulla sua difesa, la linea però è la stessa.

Bagnasco, che ieri ha aperto i lavori del Consiglio permanente della Cei, il «parlamentino» dei vescovi, definisce «emergente» questo tema. Spiega che l’attenzione della Chiesa su questo argomento «non è in alcun modo sbilanciata né unilaterale», ed è mossa da una preoccupazione «per nulla politica, ma eminentemente pastorale». L’arcivescovo presenta quindi i fondamenti della legge naturale riguardo la famiglia e cita il Concilio, quando ribadisce che il matrimonio «ha stabilità per ordinamento divino» e perciò «questo vincolo sacro, in vista del bene sia dei coniugi e della prole che della società, non dipende dall’arbitrio umano». «Nessuna legge fatta dagli uomini – afferma Bagnasco riprendendo parole di Benedetto XVI – può perciò sovvertire la norma scritta dal Creatore, senza che la società venga drammaticamente ferita».

Il presidente della Cei respinge le accuse di ingerenza, perché è dovere dei vescovi «parlare del matrimonio come invalicabile bene dato agli uomini». Non c’è «sopruso o invadenza di campo», né tantomeno «ricerca di potere temporale», perché «se la Chiesa cercasse il potere, basterebbe imboccare la via facile dell’accondiscendenza». Bisogna invece essere solleciti, aggiunge citando nuovamente Ratzinger «affinché le famiglie più esposte non cedano sotto le pressioni di lobbies capaci di incidere negativamente sui processi legislativi». Parlando più esplicitamente dei Dico, Bagnasco rileva «la convergente, accorata preoccupazione espressa dai vescovi su questo disegno legislativo inaccettabile sul piano dei principi ma anche pericoloso sul piano sociale ed educativo». E registra la preoccupazione che i Dico hanno suscitato «in seno al nostro laicato» appoggiando il «Family Day»: «Si tratterà di una festa della famiglia come è successo anche in altri Paesi, come vescovi non possiamo che apprezzare e incoraggiare questo dinamismo volto al bene comune».
Bagnasco accenna poi alla Nota pastorale sui Dico che il Consiglio permanente discuterà questa settimana, una «parola meditata e impegnativa» che «possa essere di serena, autorevole illuminazione sulle circostanze odierne», e ricorda le parole del Papa di sabato scorso, sulla necessità di guardarsi dal pragmatismo che «giustifica sistematicamente il compromesso sui valori umani essenziali, come se fosse l’inevitabile accettazione di un presunto male minore».

Le prime cinque pagine della prolusione del nuovo presidente della Cei sono quasi un manifesto programmatico: l’arcivescovo di Genova ribadisce di voler valorizzare la collegialità e, in linea con il suo predecessore, attenersi all’idea della Cei presente nello statuto, senza «eccedere o abbondare rispetto a quella struttura di servizio», evitando anche «la burocratizzazione degli uffici e delle commissioni». Bagnasco ha quindi ricordato tutti coloro che lo hanno preceduto, soffermandosi in particolare sul contributo di Camillo Ruini, chiedendogli di continuare a svolgere «quell’opera di animazione culturale» che ha caratterizzato la sua presidenza.

Colpisce, alla fine della prolusione l’invito ai giornalisti a dare la «giusta rilevanza» al comunicato finale del Consiglio permanente, «in quanto resoconto di un qualificato incontro collegiale della nostra conferenza». L’esito della discussione, insomma, non è stato già prestabilito.

Il Giornale, 27 marzo 2007

Come mai nessun altro giornale riporta questa "bacchettata" ai media? Mons.Bagnasco sembra dire: "Vi conosco, mascherine!!!".

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