17 marzo 2007
La gara a distorcere le parole del Papa e dei Vescovi
Ritorniamo alle tematiche esposte nei post "Martini e il clamoroso autogol della politica...", "Rassegna stampa del 17 marzo 2007" e "L'Osservatore reagisce agli attacchi mediatici contro il Papa", con i relativi link collegati.
Non si ferma la deformazione delle parole del Papa e dei vescovi da parte di alcune testate giornalistiche italiane. La riflessione di Paolo Bustaffa ed Ernesto Galli della Loggia
Non si ferma la deformazione delle parole del Papa e dei vescovi da parte di alcune testate giornalistiche italiane. L’ultimo caso riguarda proprio un’intervista rilasciata alla Radio Vaticana dal vescovo di San Marino-Montefeltro Luigi Negri. Alcuni titoli sintetizzano oggi così il suo pensiero: “no alla Comunione ai politici incoerenti” e “niente Eucaristia ai politici che sostengono i DICO”. Il presule intendeva dire altro e cioè che la “coerenza eucaristica” auspicata dal Papa nella recente Esortazione apostolica “significa dire no a leggi eversive sulla famiglia”. Sul tema della deformazione delle parole dei pastori della Chiesa Luca Collodi ha intervistato Paolo Bustaffa, direttore del SIR, l’Agenzia della Conferenza episcopale italiana, e lo storico Ernesto Galli della Loggia. Ecco il commento di Bustaffa:
R. – Credo che davvero si ponga anche qui un problema, prevalentemente sul piano professionale, cioè una professionalità che certamente ha delle regole, ha dei criteri che sono dettati dalla ricerca della verità, quindi da questo sforzo continuo che ognuno di noi come giornalista è chiamato a fare rispetto poi a regole di mercato, regole di pubblicità, regole di vendita, regole di audience che, come ben sappiamo sono contrarie e vanno comunque in rotta di collisione rispetto alle prime. Pongo la questione, quindi, soprattutto su un piano di professionalità, e di professionalità seria e rigorosa. Credo che si debba aprire a questo riguardo un confronto sul piano professionale, appunto, per mettere in evidenza queste distorsioni che continuano a rimanere. Non si tratta di salire in cattedra ad insegnare agli altri il mestiere, perché questo sarebbe quantomeno sciocco, ma di ragionare insieme, di capire perché di fronte a parole chiave, evidenti e trasparenti, si ricorra poi alla selta di una deformazione nel riproporle alla pubblica opinione. Ma io ho anche molta fiducia nei confronti della gente. La gente pensa, la gente ragiona, la gente riflette. Credo, quindi, che poi alla fine questo modo di procedere si ritorca contro la stessa qualità dell’informazione e quindi la portino anche su posizioni di non credibilità, di cui abbiamo segnali, purtroppo – e spero che non crescano – molto evidenti in questi ultimi tempi.
D. – Prof. Galli della Loggia, perchè qualsiasi intervento del Papa o comunque delle gerarchie ecclesiastiche viene talora interpretato politicamente dalla stampa italiana?
R. - Innanzitutto, perchè c’è una tradizione di non interesse alle tematiche religiose. L’Italia, come Paese, come Stato nazionale, ha avuto un drammatico problema di scontro politico con la Chiesa, con la Santa Sede. E queste due cose insieme, lo scarso interesse culturale per il fatto religioso e lo scontro politico storico con la Santa Sede, hanno fatto sì che la Chiesa sia per lo più percepita come un fatto politico, e, quindi, il Papa, i vescovi, siano percepiti come esponenti di un organismo sostanzialmente politico. Certo, è un fatto che porta allo stravolgimento permanente, alla quasi impossibilità di accogliere l’idea che se la Chiesa parla, non parla per una preoccupazione politica, per estendere il suo potere, per ingerirsi nello Stato italiano, ma parla perché adempie al suo compito di evangelizzazione, di pronuncia teologica e così via. Questo perenne misunderstanding, questo perenne fraintendimento, il più delle volte è malizioso e alla lunga sta diventando sempre più clamoroso e sempre più difficile da sopportare, anche per chi è interessato alla conoscenza più oggettiva, in qualche modo, di quelle che sono le posizioni della Chiesa.
Radio Vaticana
Da citare anche l'intervento di Marcello Pera sulle parole di Martini:
PERA A CARD. MARTINI: ATTENZIONE AI BISOGNI DELLA GENTE
Dialogare è sano principio democratico oltre che buon costume
Roma, 16 mar. (APCom) - "Secondo il cardinal Martini, in tema di valori bisogna procedere in modo che 'le nostre parole non cadano come dall'alto, da una teoria', ma piuttosto 'ascoltando la gente, le loro necessità, problemi, sofferenze'. È quanto dichiara il senatore Marcello Pera.
"Prestare attenzione, comprendere, dialogare, è sano principio democratico oltre che buon costume intellettuale - afferma Pera in una nota - ma supponiamo che, ascoltata la gente, questa dica: 'Barabba', oppure: 'Mammona', oppure ancora, per aggiornare il lessico: aborto, eugenetica, eutanasia, sperimentazione sugli embrioni, matrimonio omosessuale, e tutte le altre cose che oggi tanta gente va dicendo e chiedendo. Che cosa si fa?"
"Se si ascolta e si comprende e basta - prosegue l'esponetne di Forza Italia - allora si finisce con l'accettare tutto ciò che la gente vuole, esattamente come sostengono il relativismo e il laicismo anticristiani. Se invece, dopo aver ascoltato e compreso e dialogato, alla fine ci si oppone alla gente - ribadisce - ecco che bisognerà argomentare questa opposizione in nome dell'alto e della teoria. La qual cosa, per un cristiano come il cardinal Martini, non dovrebbe suscitare particolare stupore o resistenza, dacché, tradotto ad uso e consumo della gente, l'"alto" è il Papa successore di Pietro, e la "teoria" è il cristianesimo di Colui che, dicendo "Ego sum via, veritas, vita", ascoltò sì la gente, ma, a pena della Crocifissione, non rinunciò a dire e testimoniare ciò che la gente doveva fare per salvarsi".
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