19 marzo 2007
Di Martini ce n’è tre: il vero, il falso, il dubbio di Sandro Magister
Riportiamo l'ottimo (come sempre) editoriale di Sandro Magister, pubblicato oggi nel suo blog.
Siamo di fronte ad un articolo illuminante di come la grande stampa italiana sia pronta a strumentalizzare ogni parola, ogni virgola, ogni puntino di sospensione, che possa mettere in cattiva luce Benedetto XVI.
Questo esercizio di pura malafede meriterebbe una dura presa di posizione dei diretti interessati.
Prendo atto che il sito “Incroci News” della diocesi ambrosiana sta facendo un tentativo di stabilire la verita' dei fatti e delle parole, ma cio' non e' sufficiente.
Se le parole di Martini sono state davvero strumentalizzate, ossia se non era intenzione del cardinale porsi in contrasto con il Pontefice, occorrerebbe che l'ex arcivescovo di Milano prendesse carta e penna e scrivesse ai giornali ("Repubblica" e "Corriere") per prendere le distanze dalla malevola interpretazione del suo discorso.
Finora non una parola e' giunta da Gerusalemme, per cui io, al contrario di Magister, non mi sento di esonerare Martini da ogni responsabilita'. Spero che, in futuro, il cardinale sia piu' prudente nelle sue affermazioni o, almeno, pretenda che i giornali scrivano esattamente cio' che ha dichiarato.
Raffaella
Ecco l'articolo di Magister:
Di Martini ce n’è tre: il vero, il falso, il dubbio di Sandro Magister
Ogni volta che il cardinale Carlo Maria Martini apre bocca, inesorabilmente le sue parole sono rilanciate dai grandi giornali laici in modo funzionale ai loro interessi.
L’ultima volta è stata giovedì scorso, il 15 marzo. Martini ha tenuto una conferenza stampa a Betlemme, dove 1.300 pellegrini della diocesi di Milano si sono recati assieme al loro attuale arcivescovo Dionigi Tettamanzi a festeggiare i suoi 80 anni. E l’indomani, puntuali, “la Repubblica” e il “Corriere della Sera” hanno titolato vistosamente le parole di Martini come “strappo sui Dico”, come monito affinché “la Chiesa non comandi dall’alto”, come avvertimento che “la famiglia non si impone”. Il giorno successivo il “Corriere” ha addirittura montato un dossier su Martini antipapa, scomodando gli opinionisti Alberto Melloni e Vittorio Messori.
Intanto, però, il sito “Incroci News” della diocesi ambrosiana ha messo in rete l’intera videoregistrazione della conferenza stampa. Così che chiunque può verificare che cosa il cardinale Martini ha detto per davvero. E che cosa i giornalisti gli hanno chiesto.
Ebbene, c’è da restare trasecolati. Intanto, i giornalisti non hanno chiesto a Martini proprio niente riguardo ai Dico.
Ma soprattutto, le parole del cardinale non convalidano affatto le interpretazioni date l’indomani dai due giornali citati.
Ecco infatti la trascrizione letteralissima dei due passaggi chiave.
Il primo:
D. – Partiamo dalla sua preghiera per la Chiesa italiana, dal tema di farsi comprendere…
R. – Più che preghiera era augurio.
D. – Ecco, in che modo meglio…
R. – Farsi comprendere, appunto, parlando, ascoltando anzitutto la gente, le loro necessità, i loro problemi, le loro sofferenze, lasciando che rimbalzino nel cuore e lasciando che poi risuonino nelle nostre parole, così che le nostre parole non siano prese dall’alto, da una teoria, ma siano prese da quello che la gente sente, vive, e portino la luce del Vangelo. Che però non è una luce che ci porta parole strane, o parole incomprensibili. Porta parole che tutti possono intendere, e anche chi non pratica una religione o chi ha un’altra religione le può intendere ugualmente, perché sono il primo passo. Certo, stasera avrei dovuto esaminare molto più a lungo questo brano e vedere come queste parole comprensibili per tutti si concludano con la fede nell’avvento di Gesù. Quindi è chiaro che ci vuole questa apertura globale, piena. Tra le due cose quindi non c’è contrasto, rottura.
N.B. Il brano al quale il cardinale Martini si riferisce è un passo della Lettera a Tito che si legge nelle messe di Natale, da lui precedentemente commentato: “La grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo”.
La seconda risposta di Martini è invece a una domanda riguardante la famiglia, alla quale egli scioglie un vero inno:
R. – Io stesso ricordo che avevo fatto un discorso in Sant’Ambrogio sulla famiglia, che penso sarebbe da riprendere ancora oggi. È una istituzione che ha una forza intrinseca, una forza che non è data dall’esterno, da chissà dove, ha una forza in se stessa. Bisogna che questa forza sia messa in rilievo, così che appaia la bellezza, la nobiltà, l’utilità, la ricchezza, la pienezza, la soddisfazione di una vera vita di famiglia, così che la gente la desideri, la gusti, la ami, faccia sacrifici per essa.
N.B. Il citato discorso in Sant’Ambrogio è del 2000, e sarebbe utile rileggerlo per capire che in esso è proprio difficile trovarvi un sostegno a una giuridificazione delle unioni di fatto, etero ed omosessuali. È nel sito della diocesi di Milano: “Famiglia e politica”. E vi si legge: “Le nuove forme non possono pretendere le legittimazioni e la tutela che sono date alla famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.
Il cardinale Martini non ha replicato a come “la Repubblica” e il “Corriere della Sera” hanno dato conto delle sue parole. L’ha fatto però il cardinale Tettamanzi, anche lui spesso assegnato dalla stampa laica al campo progressista. Il 17 marzo, a Gerusalemme, ha tenuto una conferenza stampa anch’essa videoregistrata su “Incroci News”. Ed ecco che cosa ha detto a proposito dei giornali che hanno contrapposto Martini al papa:
“Bisogna che i media resistano alle loro comprensibili tentazioni di forzare con dei diesis alcune realtà. Sono forzature, infatti, che accontentano solo qualcuno. Io penso che la Chiesa, in ogni luogo e in ogni persona, sia una realtà che ascolta e che cerca di calarsi il più possibile nella realtà. Resto colpito in una maniera straordinaria dagli interventi di Benedetto XVI. Tutti, ma in particolare mi colpiscono quelli che sfuggono all’attenzione dei media: le omelie, i colloqui più personali, più legati all’incontro anche visivo con le persone. Trovo che in questi discorsi si realizzi quello che era il motto del cardinale Giovanni Colombo: Veritas et amor. Non a caso la sua prima enciclica è intitolata Deus caritas est, dove la verità cristiana è l’amore di Dio. Una delle forzature che trovo nei media, quindi, è quella di creare una contrapposizione là dove in realtà esiste una profonda unità e una profonda inscindibilità. Una verità che non scaturisce dalla realtà concreta dell’amore e non riconduce a questa realtà, che non deriva e non è portata alla persona, secondo me è una forzatura. Se non un vero e proprio intervento ereticale, anzi, dico meglio, diabolico. Dove il diavolo è inteso come colui che scinde, che separa”.
Di questa solenne lavata di capo, né “la Repubblica” né il “Corriere” hanno ripreso una sola virgola.
Fonte: http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2007/03/19/di-martini-ce-ne-tre-il-vero-il-falso-il-dubbio/
Ottima intenzione quella del cardinale Tettamanzi, ma occorre pretendere le rettifiche da parte dei giornali quando scrivono falsita' e, soprattutto, e' necessario che si attivi il diretto interessato (in questo caso Martini), altrimenti si resta sempre sul "vago", sul "dico e non dico", sul "dubbio".
LA DURA REAZIONE DI PADRE FEDERICO LOMBARDI
Spezzare il cerchio della incomunicabilità, rilanciando il dialogo della verità nel mondo dei mass media: la riflessione di padre Federico Lombardi
Rilanciare il “grande dialogo della verità” nel mondo dei mezzi della comunicazione: è quanto ha auspicato più volte Benedetto XVI. Il Papa chiede che i media possano sempre “garantire un’accurata cronaca degli eventi, un’esauriente spiegazione degli argomenti di interesse pubblico, un’onesta presentazione dei diversi punti di vista” per essere “protagonisti della verità e promotori della pace”. Ascoltiamo in proposito la riflessione del nostro direttore generale padre Federico Lombardi.
Da diversi mesi ormai chi segue la stampa e in generale l’informazione in Italia si trova di fronte a un fiume ininterrotto di interventi di vario genere direttamente o indirettamente connessi al dibattito sulle coppie di fatto.
Chi opera nel mondo delle comunicazioni sociali si rende ben conto che vi è certamente spesso un fondamento oggettivo di questi interventi, ma vi è pure altrettanto spesso una notevole amplificazione, e talvolta un’alterazione o una strumentalizzazione di parole o testi o intenzioni della “parte avversa”. La strumentalizzazione è dovuta a volte alla passione di parte, a volte è intenzionale e calcolata. Sembra, alla fine, di diventare sempre più prigionieri di un circolo perverso: l’atteggiamento dell’ascolto e del rispetto degli interlocutori è sempre più difficile, la comprensione delle vere intenzioni dell’altro praticamente impossibile. “Dialogo” appare ormai una parola vuota. Molti vorrebbero modificare questa situazione, ma non sanno da che parte cominciare: temono di essere strumentalizzati appena apriranno bocca. Un senso di impotenza si diffonde.
Può darsi che qualcuno si rallegri dell’impopolarità che ne risulta per la Chiesa. La meschinità e la miopia di un tale atteggiamento sono troppo spregevoli per occuparcene. Perché il problema riguarda tutti noi, tutta la società italiana anche aldilà del coinvolgimento - in questo caso - della Chiesa o di suoi personaggi. Si tratta della nostra capacità comune di condurre dibattiti costruttivi, su temi importanti, con la prospettiva del bene comune, senza lasciarci imprigionare da contrapposizioni senza uscita.
Perciò diventa urgente in questo momento una grande capacità di autocontrollo delle nostre reazioni, un’attenzione vigile a non alzare i toni, a rispettare di più ciò che l’interlocutore ha detto e ha voluto dire, a tener conto del contesto e della natura dei documenti. Occorre uno sforzo un po’ fuori dell’ordinario – dato che fuori dell’ordinario sta diventando la situazione - di etica professionale per i comunicatori e per i loro dirigenti, di apertura reciproca fra le diverse posizioni politiche e sociali.
E’ un discorso che può sembrare moralistico. Ma chi opera nel mondo della comunicazione sociale sa che è assai concreto. Anche senza arrivare al caso dello stravolgimento intenzionale degli atti e delle parole degli altri, questo discorso tocca la scelta degli argomenti da lanciare, i titoli, i rilanci, la costruzione dei dibattiti. Dove vogliamo andare? Troppe volte la Chiesa si è dimostrata una componente viva e attenta nella vita della società italiana perché qualcuno possa pensare che sia bene che rimanga al margine o si trovi in atteggiamento di rottura. E poi il problema è più ampio, riguarda il degrado generale della capacità di confronto civile e costruttivo nella prospettiva del bene comune. E come tale è un problema che ci riguarda assolutamente tutti: cattolici e laici, credenti e non credenti, e nessuno se ne può sentire estraneo.
Anche la Radio Vaticana non se ne sente estranea, e si impegna a dare il suo contributo con lealtà e coraggio, ma sempre con un doveroso sforzo di rispetto delle posizioni e delle intenzioni degli altri. Un impegno quotidiano necessario e doveroso, perché l’inserimento della Chiesa nella nostra società possa nuovamente essere meglio compreso nella sua natura positiva di proposta e di servizio per il bene di tutti.
Radio Vaticana
Chissa' se domani "Corriere" e "Repubblica" riporteranno queste affermazioni oppure se le ignoreranno come hanno fatto stamattina con l'Angelus del Papa...
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3 commenti:
Sarebbe effettvamente bello e meritevole che il cardinal Martini prendesse carta e penna e scrivesse una lettera aperta ai giornali per mettere i puntini sulle i, invece di lasciare il cardinal Tettamanzi parlare al posto suo.
Sino a quando non vedrò una presa di posizione chiara e definitiva di Martini, il dubbio persisterà sulle sue reali intenzioni, almeno per quel che mi concerne !
Cara Raffaella: Noi preti della diocesi di Barcellona,angosciati per la nostra situazione,voremmo trovare un po`d´aiuto da parte tua. Da tempo (6 mesi) viene pubblicato un blog su questa stessa blogspot,chiamato De Bello Pallico. (http://debellopallico.blogspot.com/) Adesso si è pubblicata una richiesta affinchè il Santo Padre venga a conoscere lo stato deplorabile del Seminario Diocesano e tutta la diocesi in particolare.Il paragone con altri 3 seminari europei è linckato sulla pagina (MILANO,MONACO DI BAVIERA E MADRID). Puoi fare arrivare ,non sappiamo in che modo, questa nostra voce a tutti i blog italiani di più diffusione? Ti ringraziamo di cuore.
Cari sacerdoti, faro' tutto il possibile per diffondere la vostra voce attraverso i canali che riusciro' a trovare.
Grazie per il vostro impegno e coraggio.
Raffaella
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