23 marzo 2007
Rassegna stampa del 23 marzo 2007
Anche oggi articoli ed articoletti sui DICO. Nessun cenno all'appello del Papa a favore di una maggiore equita' nella distribuzione delle risorse idriche, pochi riferimenti al discorso in difesa della vita tenuto ieri.
In compenso, pero', viene dato (polemicamente) molto risalto alla mancata udienza di ieri all'l'imam egiziano di Al-Azhar collegandolo, ancora, alla lectio magistralis di Ratisbona.
E' un vero peccato che il leader islamico abbia rimandato l'incontro con il Papa, ma certo non e' una tragedia visto che le polemiche sulla lectio, montate e cavalcate dai media, si sono placate dopo il viaggio di Benedetto XVI, che tutti considerano uno dei piu' grandi successi diplomatici degli ultimi decenni.
In ogni caso mi sembra quantomeno inopportuno che siano proprio gli Italiani a pretendere di dare al Papa lezionincine di diplomazia con il mondo islamico...
Fine della predica :-)
Raffaella
Leader islamico cancella visita in Vaticano
Padre Lombardi: è solo un rinvio a dopo maggio
Bruno Bartoloni
CITTA' DEL VATICANO — Non sembra del tutto superata la crisi di Ratisbona, quando una citazione storica di papa Ratzinger provocò reazioni indignate del mondo islamico: è saltata l'annunciata visita in Vaticano della più alta autorità dei sunniti, l'imam egiziano di Al-Azhar, Mohamed Sayyed Tantawi (nella foto).
Secondo il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi non si tratterebbe di una sorpresa. Ed aggiunge che la visita «non è stata annullata definitivamente ma rinviata senza data: se ne riparlerà dopo maggio».
Ma dal Cairo giungono voci di malumori e di pressioni degli Ulema e dei fratelli musulmani. E che si tratti del segnale di una tensione mai sopita fra Vaticano e islam dopo Ratisbona sembra confermarlo la prudenza del cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. «Non voglio aggiungere nulla su questa vicenda. La situazione si chiarirà», ha risposto. Era stato proprio lui ad invitare in febbraio lo sceicco Tantawi. Ma che l'atmosfera non fosse buona lo lasciava intendere due giorni dopo una precisazione dello stesso leader islamico che cancellava la visita. A rammendare la trama dell'iniziativa era intervenuto il nunzio apostolico al Cairo, l'arcivescovo Michael Fitgerald.
Poi il silenzio, rotto da quanto ha detto all'agenzia
Gulf news un docente dell'università Al-Azhar, Ahmad Mahmoud: «Le osservazioni offensive fatte da papa Benedetto XVI contro l'Islam alcuni mesi fa rendono questa visita non positiva».
Corriere della sera, 23 marzo 2007
L'INTERVISTA
«No ai Dico, feriscono la famiglia Ma non userò la Nota come clava»
Bagnasco e il documento della Cei: sarà contro l'omologazione dei conviventi
Luigi Accattoli
ROMA — «La prolusione con cui aprirò lunedì il Consiglio permanente della Cei sarà un testo molto semplice, non estremamente articolato, rispondente ai miei criteri. Cercherò di essere me stesso e non mi proporrò l'obiettivo di imitare nessuno dei predecessori. Ma ovviamente la storia non comincia con noi e si va avanti con tutta la bellezza e l'ammaestramento di quanti ci hanno preceduti»: così parla Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e nuovo presidente della Cei, alla vigilia del suo debutto pubblico come successore del cardinale Ruini. Bagnasco dice che il Family Day non ha intenzioni «antigovernative» e la nota dei vescovi sui Dico non calerà come una «clava» sui parlamentari cattolici, ma chiarisce le ragioni della «ferma» contrarietà della Chiesa a quella legge per timore che ne venga «ferita e indebolita» la famiglia.
Eccellenza, al Consiglio permanente verrà presentata la «nota» sui Dico preannunciata dal cardinale Ruini...
«Non verrà solo presentata ma discussa e integrata con l'apporto di tutti perché si tratterà di un atto collegiale».
Ci si attende che contenga degli imperativi rivolti ai politici cattolici...
«Sarà una riproposta in chiave pastorale, pacata ma chiara, di alcune indicazioni contenute in istruzioni della Congregazione per la dottrina della fede pubblicate nel 2002 e nel 2003. Se qualcuno si attende che la nota cali come una clava è fuori strada».
Tratterà anche temi di bioetica, come il testamento biologico?
«Parlerà solo di famiglia e di unioni civili».
Che cos'è che la preoccupa di più su questo fronte?
«Che la famiglia venga ferita e quindi indebolita dall'attribuzione ad altre convivenze di diritti che il nostro ordinamento riserva a essa. Con quell'attribuzione il disegno di legge sui Dico di fatto opera un'omologazione almeno parziale tra la famiglia e le nuove formazioni a essa alternative».
E i diritti che il governo afferma di voler riconoscere, compresi quelli delle coppie omosessuali?
«Le esigenze e le richieste particolari delle persone che convivono possono essere soddisfatte attraverso il diritto privato. Quanto alle coppie omosessuali, la loro omologazione alla famiglia è ovviamente ancora più grave e inaccettabile, con ricadute allarmanti sulla mentalità e sul costume».
Se abbiamo capito bene lei non sarà presente al «Family Day» del 12 maggio e sconsiglia ai confratelli vescovi di esserci: perché?
«E' un'iniziativa che viene dalle organizzazioni laicali che si occupano di famiglia e che ovviamente ha tutto il sostegno dei vescovi e questo è sufficiente. Ritengo importante che anche visivamente appaia questa caratterizzazione laicale».
Molti reputano eccessiva l'esposizione politica del vertice dell'episcopato quale si è profilata dal referendum sulla fecondazione assistita a oggi. Lei lavorerà per ridurla?
«La Chiesa vive nella storia e nel vivo di essa risponde alle interpellanze del momento secondo la vocazione di servizio che gli viene dal Signore della storia. Non credo quindi che ci si debba dare a priori un proposito di intervento, o di esposizione, o di ritirata ma solo quello di svolgere un'azione adeguata in vista del maggior bene delle persone e della società. La mia intenzione è di stare vicino alla gente e in mezzo alla gente, per condividere speranze e timori come chiede il Concilio, secondo le modalità di volta in volta più adeguate».
Dove cerca lume per questa condivisione?
«Nella comunità della Chiesa ma anche nella mia vicenda umana. Un punto di riferimento mi è offerto dalla memoria della mia famiglia, madre casalinga, padre operaio, nel centro storico di Genova. Decisiva è stata nella mia formazione umana e cristiana la fiducia che mi è venuta dai genitori, nella loro semplicità».
Oltre a varare il disegno di legge sui Dico, il governo Prodi ha prospettato un provvedimento a sostegno delle famiglie...
«Desideriamo tutti che veramente — e finalmente — si arrivi a dei provvedimenti sostanziosi. Se questo avviene sarà solo motivo di soddisfazione».
Ma nella mobilitazione cattolica che va prendendo corpo non c'è una punta antigovernativa?
«No, si tratta di una lettura fuori luogo. La finalità di quella manifestazione è precisa ed esplicita, mirata al tema della famiglia e non pretende di porsi come atto di schieramento politico».
Se i Dico saranno approvati, l'episcopato incoraggerà i cattolici a promuovere un referendum abrogativo?
«E' estremamente prematuro dirlo ma sono certo che in tale ipotesi sarà ancora il laicato a operare in prima persona, alla ricerca di quella che potrà essere la migliore risposta. Non saranno innanzitutto i vescovi a muoversi».
Lei ritiene che l'Italia possa fare un cammino tanto diverso rispetto all'insieme dell'Europa?
«Ritengo che il cammino dell'Europa non debba stare sotto il segno dell'omologazione e nego che l'orientamento al momento prevalente sia necessariamente il migliore. Trovo essenziale che ogni paese tenga fede, con rispetto e coraggio, alle proprie convinzioni più alte dando con ciò un aiuto a tutti».
Corriere della sera, 23 marzo 2007
E i vescovi europei vanno da Prodi: manifesto d'intenti con i «saggi» laici
ROMA — «L'opinione pubblica deve essere rassicurata sui meriti e l'efficacia della costruzione europea, in modo che i cittadini si impegnino per il bene comune che essa persegue»: è un brano di un «manifesto di intenti» che i vescovi europei consegneranno sabato al presidente del Consiglio Romano Prodi come contributo della Chiesa cattolica al rilancio del processo di integrazione europea. I vescovi chiederanno a Prodi di presentare quel documento domenica a Berlino, durante la cerimonia comunitaria per i 50 anni dei «Trattati di Roma». La traccia del documento è stata elaborata dai vescovi in collaborazione con un gruppo di saggi, tra i quali l'ex commissario europeo Mario Monti.
Domani il manifesto verrà limato, discusso e approvato in un summit a Roma a cui prenderanno parte oltre 400 presuli e rappresentanti politici europei, tra cui il presidente del Parlamento europeo Hans Gert Pottering e il neo presidente dell'episcopato italiano Angelo Bagnasco. Oggi i partecipanti riceveranno un messaggio del presidente Napolitano e domani saranno ricevuti dal Papa.
Il manifesto di intenti sarà consegnato sabato a Romano Prodi Oggi la carta sarà limata in un summit con 400 presuli e politici.
Corriere della sera, 23 marzo 2007
Eutanasia, un nuovo no
Papa-Imam salta l´incontro dopo Ratisbona
CITTÀ DEL VATICANO - È stato annullato l´incontro tra papa Benedetto XVI e lo sheikh Mohammed Sayyed Tantawi, la più alta autorità teologica dell´Islam sunnita, imam dell´università di Al Azhar del Cairo. L´udienza, che avrebbe dovuto svolgersi ieri, era stata annunciata come segnale di distensione tra Santa Sede e Islam per ricucire definitivamente lo strappo di Ratisbona, quando il Papa citò una frase anti-Maometto dell´imperatore bizantino Manuele Paleologo. Dopo un primo rinvio, l´incontro è saltato per «impegni dell´imam al Cairo».
Mentre ieri ricominciava ad aleggiare in Vaticano lo spettro del disappunto islamico, papa Ratzinger, parlando ai partecipanti alla sessione plenaria del Pontificio consiglio per la salute - il ministero della Sanità del Vaticano - ha definito tutti gli operatori sanitari «difensori d´ufficio della vita». A questa figura professionale ha poi lanciato un altro pressante richiamo sul diritto alla salvaguardia della vita, «per ogni persona umana», dal concepimento alla conclusione naturale. L´intervento è suonato come l´ennesimo «no» papale all´eutanasia. Medici, paramedici, farmacisti, ma anche volontari, non dovranno mai «disprezzare un´esistenza umana, per quanto menomata, e sapranno sempre incoraggiare tentativi di cura». «Il concetto moderno di cura sanitaria è la promozione umana: dalla cura del malato a quella preventiva». La «sollecitudine» con cui il cristiano è chiamato a curare è collegabile «all´opera di Gesù, buon samaritano dell´umanità». Una «verità evangelica e biblica» a cui deve guardare chi è impegnato nella pastorale sanitaria. Monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia per la vita, ha infine ribadito il diritto all´obiezione di coscienza di «ogni cattolico» impegnato nella sanità nei confronti dell´aborto e dell´uso di farmaci abortivi.
(o. l. r.)
Repubblica, 23 marzo 2007
PROTAGONISTI
Ue, i vescovi tornano alla carica
"Le radici cristiane nella nuova bozza di Costituzione"
Riaperto il dibattito sulle radici religiose alla vigilia del cinquantenario
ORAZIO LA ROCCA
CITTÀ DEL VATICANO - Il mondo cattolico torna alla carica per far inserire nella Costituzione europea il riferimento alle radici giudaico-cristiane del Vecchio Continente. Il progetto - bocciato lo scorso anno a livello di commissione Ue in seguito ai referendum negativi di Francia e Olanda - era stato rilanciato all´inizio del 2007 dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, di stretta fede protestante, all´indomani dell´assunzione della presidenza del Parlamento europeo per il semestre spettante alla Germania. La stessa Merkel lo aveva annunciato anche a papa Benedetto XVI, suo connazionale, in una udienza in Vaticano. Dalla bozza messa a punto dalla Merkel sono esclusi i riferimenti di tipo religioso alle radici cristiane dell´Europa.
Ieri il tema è stato rilanciato in un documento ad hoc dal titolo «Un´Europa dei valori» redatto da un comitato di esperti - per l´Italia l´ex commissario Ue Mario Monti - istituito dalle Conferenze Episcopali dei paesi della Ue, che oggi celebrerà all´hotel Ergife di Roma i 50 anni del Trattato di Roma alla presenza dei delegati dei vescovi europei. I vescovi saranno ricevuti dal cardinale vicario Camillo Ruini, ideatore dell´iniziativa, che per l´occasione terrà una attesa prolusione.
Il testo sarà poi consegnato al premier italiano Romano Prodi che proprio ieri, in una intervista alla Rai, ha elogiato il ruolo storico dell´Europa, i cui paesi membri, ha detto, «hanno assicurato mezzo secolo di pace e di prosperità», spezzando una lancia anche a favore del riferimento alle radici cristiane europee. «In 50 anni all´interno dei confini europei non c´è stato un solo conflitto», ha specificato Prodi che ha anche ricordato la portata storica dell´avvento dell´euro. I Trattati di Roma oggi saranno celebrati anche al Senato e al Quirinale con la partecipazione delle più alte cariche dello Stato.
Quanto al Rapporto dei vescovi europei, vi si sottolinea, tra l´altro, che la «Ue non è nata per un caso del destino. Essa è frutto di una precisa volontà ed è fragile come tutte le imprese umane. Oggi cerca la sua strada per il futuro. Deve diventare più consapevole della forza che sta al cuore dei valori che rappresenta». Tematiche come «la dignità della persona e i diritti umani, la pace, la libertà, la democrazia, la tolleranza, il rispetto della diversità e della sussidiarietà, la ricerca del bene comune», sono per i vescovi europei «i valori fondanti» del continente, «non questioni improvvisate», che affondano le radici «in duemila anni di tradizione cristiana, oltre che nelle tradizioni di altre fedi e filosofie». Tra i punti concreti indicati dal Rapporto, «clima, energia e ambiente», ma anche «la sicurezza», che «implica la promozione dello sviluppo e la lotta alla povertà, come pure la lotta al crimine e al terrorismo internazionale, la risposta alla questione delle migrazioni di massa e, come ha fatto l´Unione, la promozione del diritto internazionale e le operazioni di pace in zone a rischio». Sfide che, sottolineano i saggi, «non possono essere affrontate da un unico Paese», ma richiedono «soluzioni globali» a «livello europeo». Infine, il Rapporto nota come l´impegno per le pari opportunità non va abbandonato di fronte alla «pressione della globalizzazione», ma «sviluppato per garantire pari accesso per tutti ai servizi di interesse generale». Ed indica, in termini di priorità, l´«uguaglianza tra uomo e donna, la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, i congedi di maternità».
«Come vescovi abbiamo costituito un ponte tra Unione europea, governi nazionali ed episcopati locali, per favorire un approfondimento nelle riflessioni di fronte alle sfide poste dalla costruzione dell´Europa Unita», ha spiegato il vescovo olandese Adrianus van Luyn, presidente della Conferenza episcopale Ue.
«Abbiamo sempre cercato - ha specificato il presule - di accompagnare anche criticamente, ma sempre in modo costruttivo, il cammino delle istituzioni europee». Cammino che non può non tener conto del riferimento alle radici cristiane del continente.
Repubblica, 23 marzo 2007
Il Papa ribadisce «No eutanasia»
di Redazione
Nuovo appello del Papa alla difesa della vita umana per «l'intera sua esistenza» e anche nel caso di una vita «menomata». Ricevendo ieri mattina in Vaticano i partecipanti alla sessione plenaria del Pontificio consiglio per la pastorale della salute, il Papa ha fatto così implicito accenno alle tematiche come l'aborto, l'eutanasia e il ruolo dei cristiani nella cura dei malati. «La stima e la fiducia nei confronti del personale sanitario - ha spiegato il Papa - sono proporzionati alla certezza che tali difensori di ufficio della vita non disprezzeranno mai un'esistenza umana, per quanto menomata, e sapranno sempre incoraggiare tentativi di cura. L'impegno della cura va quindi esteso ad ogni essere umano».
Il Giornale, 23 marzo 2007
Le adozioni gay scatenano la guerra tra Blair e le Chiese
di Erica Orsini
Via libera definitivo ieri da parte della Camera dei Lord inglese all’Equality Act, la legge che vieta ogni forma di discriminazione sessuale nell’accesso ai servizi pubblici e finanziari offerti dallo Stato. Si tratta di una decisione particolarmente controversa che rischia di creare una grave frattura tra il governo laburista di Tony Blair e la Chiesa cattolica. La parte della legge, che è passata ieri con 168 sì e 122 no, implica l’obbligo per le agenzie di adozione a considerare come potenziali genitori adottivi anche persone dello stesso sesso. In Gran Bretagna tutte le agenzie sono co-finanziate dallo Stato e operano in collaborazione con i servizi sociali.
Il problema si preannuncia, quindi, quasi insormontabile per le agenzie cattoliche e protestanti gestite quasi esclusivamente da volontari molto credenti. Qualche mese fa, i primati della Chiesa cattolica e di quella anglicana avevano chiesto una deroga speciale alla legge che di fatto solleva una questione etica molto profonda. Impossibile, infatti, per il Vaticano, accettare che le agenzie cattoliche trattino le coppie omosessuali alla stregua delle coppie eterosessuali. L’unica via d’uscita per evitare che queste organizzazioni chiudessero i battenti era quindi permettere loro di indirizzare gay e lesbiche verso altre agenzie di natura laica.
La questione aveva messo in grave imbarazzo Blair, che con una moglie cattolica si era trovato a camminare sui tizzoni ardenti. All’interno della propria maggioranza le possibilità di raggiungere un compromesso erano veramente risicate visto che il Labour ha fortemente voluto questa legge. Alla fine, quella che è stata votata è più o meno la proposta originaria con una concessione minima alle agenzie religiose. Nessuna deroga, ma un periodo di transizione di 21 mesi nel corso del quale le agenzie potranno prepararsi alla nuova legge. La speranza del governo è che tutte le agenzie cattoliche riescano a trovare il modo di collaborare evitando così di perdere un contributo che negli anni si era fatto molto prezioso.
«Sia le coppie gay che le agenzie cattoliche – aveva spiegato il premier nei mesi scorsi – hanno ottenuto un’alta percentuale di successi proprio nei casi di adozione più complicati». Rimane però da vedere se e come la Chiesa consentirà una collaborazione con premesse tanto lontane dagli insegnamenti della propria fede. Una chiusura di tutte le agenzie sembra a questo punto la prospettiva più probabile. E sulla questione c’è già chi si esprime molto duramente. Mentre la signora Ruth Kelly, ministro per le Comunità locali nonché fervente cattolica e membro autorevole dell’Opus Dei, ha definito il voto di ieri «un grande passo in avanti per assicurare dignità e rispetto e giustizia a tutti», il vescovo di Paisley, in Scozia, ha lanciato un vero e proprio anatema contro la nuova legge. «Sentiamo che nel Regno Unito sta accadendo qualcosa di sinistro alla libertà religiosa, questo episodio – ha scritto il presule in una lettera pastorale ai fedeli - preannuncia tempi nuovi e incerti nel Regno Unito, poiché le norme che obbligano la Chiesa e i cattolici ad agire contro le proprie convinzioni religiose per applicare le misure previste, offendono la libertà di fede e di coscienza».
L’Equality Act dovrebbe entrare in vigore entro il 30 aprile prossimo e resta quindi da vedere quale sarà la decisione finale dei cattolici. Il cardinale Cormac Murphy O’Connor, presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, ha però già dichiarato che «è da vedere» se la Chiesa collaborerà nella direzione a senso unico indicata dalla nuova normativa.
In Scozia sulla medesima questione non c’era stato bisogno di arrivare allo scontro. Con un accordo aperto le agenzie cattoliche di adozione hanno ottenuto dai ministri di Edimburgo quella deroga che Blair non ha potuto invece concedere. Non potranno quindi essere mai forzate a dare in adozione i loro bambini alle coppie gay.
Il Giornale, 23 marzo 2007
Questo e' il futuro che qualcuno auspica? Abolizione del diritto all'obiezione di coscienza? No grazie.
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