26 marzo 2007
Nell'omelia di ieri il "segreto" della Chiesa
Sant'Agostino: "Il Signore condanna il peccato, non il peccatore. Infatti, se avesse tollerato il peccato avrebbe detto: Neppure io ti condanno, va’, vivi come vuoi… per quanto grandi siano i tuoi peccati, io ti libererò da ogni pena e da ogni sofferenza. Ma non disse così"(Io. Ev. tract. 33,6).
Sono rimasta molto colpita dall'omelia pronunciata ieri da Papa Benedetto presso la parrocchia di Fidene (vedi ""Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei"" e "Ratzinger, con quel volto da fanciullo ottantenne..."), direi che sono rimasta "ferita" da quel testo, per usare un'espressione dell'allora cardinale Ratzinger ai funerali di Don Giussani.
Probabilmente sto per scrivere delle inesattezze per le quali chiedo scusa anticipatamente. Tuttavia, piu' leggo quella omelia e piu' ho la sensazione che essa contenga la chiave di volta per comprendere il compito fondamentale della Chiesa.
I media hanno puntato l'attenzione sul richiamo all'inferno ma, personalmente, mi ha colpito di piu' il commento al Vangelo dell'adultera.
La frase "Il Signore condanna il peccato e non il peccatore", che molti attribuiscono a Giovanni XXIII, fu, in realta', scritta da Agostino proprio a commento del brano evangelico di ieri.
Il compito della Chiesa e' duplice: essa deve indicare in modo netto e chiaro che cosa e' peccato in modo che tutti noi possiamo rettamente discernere il bene dal male. La Chiesa di Cristo e' pero' anche misericordia (come misericordioso e' il Signore) e perdona anche il peccatore piu' incallito.
Negli ultimi tempi se ne sono sentite di tutti i colori riguardo al comportamento che la Chiesa dovrebbe tenere: "La Chiesa deve fare cosi', non deve dire questo, deve parlare di altri temi, deve essere piu' misericordiosa, dovrebbe essere meno dogmatica e piu' vicina alla gente, deve parlare di Dio e non intromettersi in cose che non la riguardano...".
Alla luce dell'omelia di ieri tutte queste "prediche" alla Chiesa mi appaiono come emerite sciocchezze perche' non hanno alcun senso.
La Chiesa e' misericordiosa come misericordioso e' Cristo (emblematica, anche in questo caso, la frase di Sant'Agostino: "relicti sunt duo: misera et misericordia, restano solo loro due, la misera e la misericordia") e quindi ascolta e perdona il misero, ma verrebbe meno al suo compito fondamentale, se rinunciasse ad affermare cio' che e' peccato e cio' che non lo e'!
Gesu' ha detto all'adultera: "Va e d’ora in poi non peccare più". In questo modo Egli indica il peccato pur perdonandolo, indica la retta via, illumina la coscienza della donna.
Gesu' non ha detto all'adultera: "Io ti perdono, nessuno ti ha lapidato, ti ho salvato, vattene per la tua strada e fai cio' che ti pare".
Gesu' non si e' disinteressato della donna, le ha raccomandato di non peccare piu', di non commettere piu' il peccato di adulterio.
Questo e' il primo compito della Chiesa: indicare la strada, illuminare la coscienza, permettere ai fedeli di discernere il bene dal male.
Il secondo compito (non meno importante, ovviamente) e' accogliere il peccatore e circondarlo di misericordia e amore (Deus caritas est).
Alla luce di tutto cio', spariscono le divisioni e le distinzioni all'interno della Chiesa e sbagliano coloro che accusano il Papa ed i Vescovi di essere troppo dogmatici.
Precetto e perdono devono andare di pari passo.
Una Chiesa "buonista", che predica la misericordia senza spiegare ai fedeli cio' che e' giusto, non avrebbe senso e non assolverebbe il compito affidatole da Cristo.
L'omelia di ieri mi ha "illuminato" in questo senso: e' un altro mattone sul muro dei ringraziamenti che devo a Papa Benedetto :-))
Ciao a tutti.
Raffaella
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