20 marzo 2007
Rassegna stampa del 20 marzo 2007
Cari amici, dobbiamo constatare una grande verita': la stampa italiana diventa sempre piu' prevedibile.
La cosa non mi fa per niente piacere, ma penso che dobbiamo, in qualche modo, abitarci d affidarci sempre di piu' a internet.
Ieri, nel post "Di Martini ce n’è tre: il vero, il falso, il dubbio di Sandro Magister", auspicavo una sterzata da parte della stampa. Mi aspettavo che venissero riportate le parole di Padre Federico Lombardi sul ruolo dei mass media e sulle strumentalizzazioni sempre piu' evidenti del messaggio della Chiesa e del Papa, ma, purtroppo, ancora una volta, tutto tace.
Non sono affatto sorpresa di questo atteggiamento, ma continuo a sperare in scatto di orgoglio, di professionalita' e di obiettivita' che, comunque, tarda a manifestarsi.
Pazienza...
Stamattina i giornali pullulano di notizie sulla manifestazione "Piu' famiglia". Ho scelto uno di questi articoli (visto che sono tutti praticamente identici).
Iniziamo, pero', con l'attività del Papa.
Raffaella
La visita ai minori reclusi
Un messaggio di speranza dal Pontefice
Rosario Urzì
«Riscopriamo il Sacramento della Confessione, del Perdono. Liberiamoci dalla schiavitù del peccato». Un messaggio di speranza, di libertà spirituale, di conversione lanciato «a tutte le genti» e segnatamente ai giovani da Papa Benedetto XVI attraverso la Parabola del «figlio prodigo» in occasione della sua visita pastorale (4. domenica di Quaresima) al carcere minorile di Casal del Marmo - Roma.
Un invito ad accostarsi al Confessionale, dove un sacerdote è sempre disponibile a raccogliere le confessioni dei fedeli e ad amministrare il sacramento della Penitenza. Un invito a liberarsi dall'impurità e dalle responsabilità morali. Un rituale di purificazione che oggi sembra alquanto affievolito, quasi in disuso. La confessione dei peccati (4. sacramento, del Perdono) assume il valore di pentimento, di profonda catarsi, di «ristabilimento della verità» se finalizzata a «non ricadere nell'errore morale».
«Paenitentia» è sostantivo latino (non essere soddisfatto, provare dispiacere, quindi pentirsi). E non può esserci pentimento senza amore, che è capacità a perdonare, a donarsi.
Chi non sa perdonare, non sa amare – così come insegna il messaggio messianico – e amare è carità, è Dio (Deus caritas est). Tutto ruota intorno a questo fondamentale concetto escatologico! L'odio, il disprezzo, il rifiuto è innanzitutto «peccato contro il Cielo, poi contro l'uomo». Nella parabola del «figlio prodigo» è il padre il vero protagonista che sa perdonare, amare, che fa festa, perché «questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
C'è da chiedersi se l'uomo, in certi momenti, sa riconoscersi e identificarsi in un «figlio prodigo» o se ne conosce qualcuno per potergli offrire il proprio perdono e fare festa. «Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te». Il peccato – dunque – è innanzitutto contro Dio, il quale accoglie il pentimento dell'uomo dopo che egli ha saputo perdonare, amare e festeggiare l'altro, a prescindere da chi ha offeso per primo, o di più (porgi l'altra guancia...) E allora, raccogliamo l'appello di papa Ratzinger, e cerchiamo di essere più disponibili, almeno in occasione dell'imminente festività pasquale al sacramento della Penitenza, del Perdono; elemento essenziale di conversione, di riconciliazione. Che tristezza vedere durante le liturgie domenicali, i Confessionali sempre più vuoti!
Gazzetta del sud, 20 marzo 2007
Gli echi della visita del Papa nel carcere minorile di Casal del Marmo: la testimonianza della direttrice Maria Laura Grifoni
Dio “è Padre misericordioso che in Gesù ci amato oltre ogni misura” e “ci accoglie e ci restituisce la dignità di figli suoi”. Continuano a risuonare queste parole del Papa dentro le mura del Carcere minorile di Casal del Marmo il giorno dopo la sua visita. Benedetto XVI ha esortato ieri i giovani detenuti a porre Dio al primo posto nella loro vita, ricordando che occorre seguire i Comandamenti e impegnarsi nella fatica quotidiana del lavoro con umiltà e disciplina per creare "la vera festa e la vera libertà”. Sugli echi di questa visita Luca Collodi ha sentito la direttrice dell’Istituto penale per i minori di Casal del Marmo, Maria Laura Grifoni:
R. – Oggi si parla solo del Papa e della sua visita. L’emozione è ancora forte in tutti. Il sorriso è rimasto e credo che rimarrà per un bel po’. Ho incontrato il ragazzo che ha scritto la lettera che mi ha detto: “Ma pensa un po’, io ho stretto la mano al Papa! Ma hai capito che ho stretto la mano al Papa?”. E’ la stessa sensazione che ho io. Anch'io ho stretto la mano al Papa!
D. – Lei ha chiesto ieri al Papa di pregare per i possibili fallimenti nel vostro processo educativo ...
R. – Sì, siamo esseri umani. Quando si fallisce, e le energie che si impegnano sono tante, qualche volta si pensa pure: “Ma che lo faccio a fare? Mi demotivo ...”. E’ chiaro che, a lungo andare, il fatto di non riuscire ad avere risultati può demotivare. Non succede, questo, ma vorrei che non succedesse mai. Dobbiamo mantenere l’attenzione al punto giusto e non demoralizzarci mai perché non ce l’abbiamo fatta. Non siamo onnipotenti. Possiamo anche sbagliare. I limiti umani sono quelli. E io ritengo che la richiesta di pregare al Papa l’ho fatta proprio perché è vero che abbiamo bisogno di sostegno, di tanto sostegno, perché qualche volta fallire è davvero brutto!
D. – Direttrice Grifoni, che cosa intende lei per “fallimento di un processo educativo” a Casal del Marmo?
R. – Quando il ragazzo rientra. Esce e poi rientra e poi rientra ancora, e poi rientra ancora e poi finisce agli “adulti”. Non tutti, ringraziando Iddio, ma è su quei fallimenti che non dobbiamo mollare. Non bisogna mai perdere la voglia di provarci, di provarci ancora e di riprovarci ancora, se è necessario, perché spesso l’adolescente i risultati li dà a distanza di tempo, ha bisogno dei suoi tempi: i suoi tempi sono diversi. E magari il seme fiorisce poi!
D. – Ci sono dei successi che vi danno speranza, che vi danno la forza per andare avanti nell’educazione?
R. – Sì. Tanti e significativi nello stesso tempo. Non c’è mai nulla di perso, con questi ragazzi che hanno bisogno di ascolto, di sostegno; avranno anche commesso dei reati, perché questo non bisogna mai perderlo di vista: sono qua perché hanno commesso dei reati. Ma da qui a dire: “Questo è un mostro, non farà mai niente di buono nella vita”, o “non riuscirà mai”, è troppo! Quindi, io direi che uno su dieci va bene.
D. – L’incontro con il Papa che cosa le ha suggerito per portare avanti la sua esperienza all’interno del carcere?
R. – Che con il sorriso si lavora meglio, ma si lavora molto meglio, perché la tristezza, le storie tragiche che abbiamo intorno sono tante, i fatti gravi sono tanti. Però, forse un minimo di sorriso aiuta tutti a stare insieme. E poi, questa carica che ha lasciato, che credo sia una scossa, come ha detto un ragazzo: “Io ho promesso al Papa che cambio vita. Come faccio a non cambiarla?”.
Radio Vaticana
Il segretario di Stato oggi a Milano ospite dell'associazione Etica e Finanza: parlerà delle «Linee fondanti del nuovo Pontificato»
E Bertone spiega l'era Ratzinger ai big dell'economia
Paola Pica
MILANO — Era ancora il cardinale di Genova quando, nel giugno scorso, indicava ai giovani industriali riuniti a Santa Margherita «un ambiente della libertà economica che non è oligopolista ma che ospita il maggior numero possibile di soggetti». Nelle vesti di segretario di Stato è una «prima» quella del cardinale Tarcisio Bertone con banchieri, imprenditori, economisti milanesi. Un parterre raccolto dall'associazione Etica e Finanza, presieduta e animata da oltre vent'anni dal professor Angelo Caloja.
L'appuntamento è per questa sera a Milano, nella foresteria di Intesa Sanpaolo, in quella Ca' de Sass sede storica della Cariplo oggi quartier generale della prima banca italiana, che da molti anni ospita gli incontri di altissimo livello con uomini di Chiesa, capi di Stato, esponenti politici, personalità internazionali. A fianco del presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, all'amministratore delegato della banca, Corrado Passera, al presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, ad ascoltare il cardinale Bertone ci saranno quasi un centinaio di ospiti, dal numero uno della Popolare di Milano, Roberto Mazzotta, al presidente della Popolare Italiana, Dino Piero Giarda, all'economista e preside di Scienze politiche all'Università Cattolica del Sacro Cuore, Alberto Quadrio Curzio, al rettore dell'ateneo meneghino, Lorenzo Ornaghi, agli imprenditori Gianfelice Rocca e Cesare Romiti. In recenti edizioni non erano mancate le presenze di Carlo De Benedetti e del numero uno di Rcs MediaGroup, e presidente del patto degli azionisti di Mediobanca, Piergaetano Marchetti. Davanti agli uomini delle banche, dell'università e dell'editoria (ci saranno anche i direttori dei quotidiani milanesi), Bertone, segretario di Stato vaticano dal settembre scorso, affronterà un tema di grande interesse e stretta attualità,
il tema dei rapporti tra Chiesa e società, con una relazione dal titolo: «Linee fondanti del nuovo Pontificato». Nelle attese dei suoi ospiti, il cardinale originario di Romano Canavese, 72 anni, ordinato prete a 26, titolare della diplomazia vaticana dal settembre scorso, «viene a Milano con semplicità e grande generosità». È un uomo «di vasta cultura», è stato osservato, «che pensa alle cose celesti ma tiene i piedi per terra. Un uomo di Chiesa che vuole dialogare con la società» e che, certo, «anche questa volta non si sottrarrà al colloquio».
Nel tempo, il pensatoio di Etica e Finanza, che ha mosso i primi passi oltre vent'anni fa, nell'autunno del 1985, ha visto sfilare più di un porporato: dall'arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, l'ultimo in ordine cronologico a presenziare, al cardinale Carlo Maria Martini (due volte) ai cardinali Achille Silvestrini e Agostino Casaroli. Ma ancor più spazio è stato dato agli uomini delle istituzioni e della politica, dai presidenti Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi, a Romano Prodi (non ancora presidente del Consiglio) e Pierferdinando Casini, all'allora ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, a personalità straniere, come l'economista francese Jacques Delors.
Corriere della sera, 20 marzo 2007
Il Family day si farà il 12 maggio i cattolici prenotano San Giovanni
L´appoggio della Cei. L´Arcigay: anche noi ci saremo
Gli organizzatori: in piazza saremo almeno in 100 mila Lo slogan: "Più famiglia"
Varato il manifesto. Dalle Acli a Cl, trovato l´accordo tra 20 sigle
La richiesta al Parlamento: nessuna equiparazione al matrimonio, si agisca solo sui diritti individuali
ORAZIO LA ROCCA
ROMA - «Più famiglia». Rigorosamente in italiano. E non «Family day», come si era vociferato nei giorni scorsi e come molti continueranno a indicarlo. Ecco lo slogan coniato dalle associazioni cattoliche per la manifestazione in difesa della famiglia che si svolgerà il 12 maggio a Roma in piazza San Giovanni in Laterano. Slogan, data e luogo del meeting sono stati varati ieri nel summit tra i rappresentanti delle venti sigle cattoliche che hanno accolto l´invito del Forum delle associazioni familiari nella sede del comitato «Scienza & Vita», l´organismo nato per affiancare - nel 2005 - la campagna dei vescovi italiani contro il referendum sulla procreazione assistita.
A fare da collante all´iniziativa, un "manifesto" firmato appunto da una ventina di associazioni e intitolato «Più famiglia». Sottotitolo: «Ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese». Un testo di circa 70 righe con i princìpi cardini della dottrina cristiana in materia di famiglia, descritta come «un bene umano fondamentale dal quale - dipendono l´identità e il futuro delle persone e della comunità sociale» e che deve essere concepito solo attraverso «l´unione stabile tra un uomo e una donna, aperta ad una ordinata generazione naturale dei i figli». Da qui, la richiesta avanzata dai firmatari del "manifesto" al Parlamento affinché «attivi, subito, un progetto organico e incisivo di politiche sociali in difesa della famiglia» da non confondere con altre forme di convivenze «in aperto contrasto con il dettato costituzionale». Per unioni di fatto o unioni omosessuali, gli organizzatori della Giornata per la famiglia indicano la strada del codice civile e dei contratti privati. «Il legislatore si dia da fare, individui tutte le forme possibili per salvaguardare i diritti dei singoli, ma senza equiparare la famiglia a unioni e convivenze di fatto», avverte Domenico Delle Foglie, portavoce di «Scienza & Vita», ex vice direttore del quotidiano cattolico Avvenire.
Si tratta, in sostanza, di una vera e propria dichiarazione programmatica intorno al tema della difesa della famiglia che ha messo d´accordo la galassia cattolica al gran completo, dalle Acli all´Azione cattolica, dalla Comunità di S. Egidio a Comunione e liberazione. Vale a dire tutta quella complessa realtà sociale che si muove intorno all´associazionismo cattolico che a piazza San Giovanni - è l´obiettivo degli organizzatori - dovrebbe essere rappresentato da almeno 100 mila persone. «Sarà una giornata di festa e di partecipazione intorno alla famiglia - annuncia Giovanni Giacobbe, presidente del Forum delle associazioni familiari, tra i principali ispiratori dell´evento - . Una manifestazione rigorosamente laica fatta da laici per chiedere una più attenta politica per la famiglia in linea con la nostra Costituzione. Le gerarchie ecclesiali non saranno coinvolte né direttamente, né indirettamente». Lo assicura anche il neo presidente della Cei, l´arcivescovo Angelo Bagnasco, il quale ha subito precisato che «nessun vescovo sarà presente alla manifestazione, anche se l´iniziativa, nata dal cuore dei laici e delle aggregazioni laicali, ha naturalmente tutto l´appoggio e il consenso dei vescovi e dei pastori».
Ma il 12 maggio in piazza San Giovanni non ci saranno solo sigle cattoliche. Hanno intenzione di intervenire anche associazioni omosessuali (Agedo, Arcigay, Arcilesbiga) e la Lega italiana famiglie di fatto (Liff): «Ci saremo anche noi - si legge in una nota - perché anche le nostre sono famiglie italiane». L´annuncio non sembra turbare i promotori della manifestazione. Le associazioni di omosessuali «saranno le benvenute», ha infatti risposto il presidente del Forum Giacobbe: «La piazza non è proprietà privata di nessuno, chiunque può intervenire». Con una precisazione: «Ovviamente mi auguro che non si tratti di un intervento di disturbo, ma di partecipazione. Non abbiamo preclusioni nei confronti di nessuno».
Repubblica, 20 marzo 2007
La manifestazione e' aperta a tutti, ma mi auguro che non sia l'occasione per lanciare nuove provocazioni contro il Papa e la Chiesa. Spero di non rivedere certi vergognosi cartelli di Piazza Farnese!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento