10 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 10 maggio 2007 (2)


Vedi anche:

VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE: SPECIALE

VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE (9-14 MAGGIO 2007)


PIETRO E IL MONDO

Benedetto XVI: «ll Brasile custode di valori autenticamente cristiani»

Dai Nostri Inviati A San Paolo
Luigi Geninazzi E Salvatore Mazza

Difendere la vita, sempre. Promuovere la persona umana e i valori morali. Impegnarsi per la famiglia, «cellula base della società», per i giovani, per le minoranze. Sono questi i cardini dell’identità cristiana per l’America Latina che l’episcopato del Continente intende ribadire nella V Conferenza del Celam, che si aprirà il prossimo 13 maggio ad Aparecida.
È quanto ha affermato ieri Benedetto XVI, appena atterrato all’aeroporto Guarulhos di San Paolo del Brasile nel discorso pronunciato nella cerimonia di benvenuto, alla presenza del presidente della Repubblica Lula, che l’aveva accolto con un calorosissimo indirizzo di saluto. «È con "immensa allegria" che il Brasile ha accolto Benedetto XVI al suo primo viaggio in America Latina», ha detto il capo dello Stato brasiliano. Lula è stato il primo a stringere le mani al Papa subito dopo il suo arrivo all’aeroporto internazionale di San Paolo. Il Boeing 777 dell’Alitalia è atterrato alle quattro in punto (le nove di sera in Italia), con mezz’ora d’anticipo sul previsto. Dopo averlo salutato calorosamente ai piedi della scaletta dell’aereo, Lula, in elegante completo blu e accompagnato dalla moglie, ha preso più volte a braccetto il Papa prima d’iniziare la cerimonia ufficiale di benvenuto. «Santità, il Brasile l’accoglie a braccia aperte» ha detto il presidente-operaio che ha inteso rivolgersi al Papa «come leader del Paese e come cristiano». Nel suo discorso di benvenuto Lula ha ricordato «l’importanza della presenza della Chiesa cattolica in Brasile» e quasi a voler troncare le polemiche della vigilia sui suoi contrasti con le autorità religiose riguardo ai problemi di etica sociale, ha dichiarato: «Santità, stia sicuro che condividiamo la sua preoccupazione di rafforzare l’istituto della famiglia, come pilastro fondamentale della società». Ha evitato qualsiasi accenno alla questione dell’aborto, che in Brasile resta proibito ma che alcuni nel suo governo vorrebbero liberalizzare, ed ha sottolineato «la grande coo perazione con il Vaticano nella campagna contro la povertà». Nella sua risposta, ringraziati i suoi ospiti per l’accoglienza e messo in evidenza il «posto molto speciale» occupato del Brasile «nel cuore del Papa», Benedetto XVI ha sottolineato come «per provvidenziale manifestazione della bontà del Creatore questo Paese dovrà servire da culla per le proposte ecclesiali che, se Dio vorrà, potranno dare un rinnovato vigore e slancio missionario a questo continenti». Del resto, ha detto ancora «so che l’anima di questo popolo, così come tutta l’America Latina, custodisce valori radicalmente cristiani che mai saranno cancellati». E «ho la certezza – ha aggiunto – che durante la Conferenza... questa identità sarà rinforzata promuovendo il rispetto della vita dal momento del suo concepimento fino al suo declino naturale, come esigenza propria della natura umana; farà anche della promozione della natura umana l’asse della solidarietà, soprattutto con i poveri e gli abbandonati». La Chiesa infatti «vuole soltanto indicare i valori morali di ogni situazione e formare i cittadini perché possano decidere coscientemente e liberamente; in questo senso non mancherà di insistere sull’impegno che dovrà essere preso per assicurare il consolidamento della famiglia, come cellula base della società; della gioventù... e infine, ma non da ultimo, difendendo e promuovendo i valori soggiacenti in tutti gli strati sociali, soprattutto nelle popolazioni indigene». Conclusa la cerimonia il Papa si è recato in elicottero al Campo di Marte dove ha ricevuto il saluto delle autorità locali della città di San Paolo. Qui, in papamobile, sotto un cielo gonfio di nuvole, ha attraversato la città fino al monastero di Sao Bento, rivolgendo un saluto alla folla in attesa fin dal pomeriggio, incurante del freddo e della pioggia di questo autunno australe.

Avvenire, 10 maggio 2007


«No all'aborto, la vita è dono»

Salvatore Mazza

Chi voti una legge a favore dell’aborto, è scomunicato o no? La questione – esplosa con clamore in Messico nei giorni scorsi – rischia di «invadere» la scena del viaggio di Benedetto XVI in Brasile, spingendo in secondo piano i densi e molteplici contenuti del suo incontro con le genti latinoamericane. Si è avuta conferma di questo rischio ieri, durante la conferenza stampa sull’aereo che portava il Papa a San Paolo. Dunque: «Chi vota l’aborto è scomunicato?», ha chiesto una giornalista messicana, cioè del Paese dove – due settimane fa, nel distretto federale di Città del Messico – è stata legalizzata questa pratica. Condivide – è stata la domanda – la scomunica annunciata dai vescovi? «Questa scomunica non è una cosa arbitraria, ma è prevista dal Codice di diritto canonico», ha risposto il Papa, riferendosi chiaramente al documento dei vescovi messicani e non alle successive dichiarazioni – forse mal poste o male interpretate, ma comunque già a suo tempo rettificate – del portavoce della diocesi di Città del Messico. «L’uccisione di un innocente è incompatibile con l’accostarsi al corpo di Cristo. I vescovi non hanno fatto niente di nuovo e sorprendente rispetto al diritto», ha spiegato Ratzinger. «Un’azione legislativa favorevole all’aborto – ha precisato più tardi in proposito padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa Vaticana – non è compatibile con una partecipazione piena all’Eucaristia, come anche è affermato nell’esortazione postsinodale "Sacramentum caritatis"». Non essendo stata dichiarata alcuna scomunica da parte dei vescovi messicani per i politici che hanno detto sì all’aborto – ha precisato padre Lombardi –, nemmeno il Papa ha inteso dichiararla, ma «ha voluto solo appoggiare quanto affermato dai presuli». D’altra parte, secondo Benedetto XVI la lotta a difesa della vita è centrale. «Giovanni Paolo II – ha ricordato il suo successore – ne ha fatto un punto fondamentale di tutto il suo pontificato ha scritto una intera enciclica su questo. Andiamo avanti con la profezia che la vita è un dono, non una minaccia: alla radice di queste legislazioni sta da una parte un certo egoismo e dall’altra parte anche un dubbio sul valore della vita e sulla bellezza della vita, e anche un dubbio sul futuro». Invece «anche in condizioni umane difficili» la vita «rimane sempre un dono». Per questo occorre «ricreare questa conoscenza della bellezza del dono della vita. Naturalmente ci sono tante minacce nel mondo, ma la fede ci dà la certezza che Dio è sempre più forte, è sempre presente nella realtà della storia, e che possiamo con fiducia dare la vita a nuovi esseri umani».

Avvenire, 10 maggio 2007


le parole del Papa

«Sono tanti i segni della vitalità del popolo cristiano»

(F.Mas.)

Benedetto XVI ha ricordato l'enciclica «Fidei donum» di Pio XII durante l'udienza di sabato scorso ai partecipanti all'Incontro del Consiglio superiore delle Pontificie Opere Missionarie e al Congresso mondiale dei Missionari «Fidei donum», per commemorare il 50° anniversario del documento. Il Papa ha rilevato che «lo scambio di doni tra comunità ecclesiali di antica e di recente fondazione ha costituito un arricchimento reciproco e ha favorito la crescita della coscienza di essere tutti "missionari", tutti cioè coinvolti, sia pure in modi diversi, nell'annuncio e nella testimonianza del Vangelo». «Mentre rendiamo grazie al Signore per l'impegno missionario in atto - ha aggiunto Ratzinger -, non possiamo simultaneamente non guardare alle difficoltà che oggi emergono in questo campo. Tra di esse, mi limito a sottolineare la diminuzione e l'invecchiamento del clero nelle diocesi che un tempo inviavano missionari in regioni lontane. Nel contesto di una diffusa crisi vocazionale, questo costituisce certo una sfida con cui occorre confrontarsi». Ma oggi, ha concluso Benedetto XVI, se tante sono le sfide che coinvolgono l'evangelizzazione è vero anche che «tanti sono i segni di speranza che in ogni parte del mondo testimoniano una incoraggiante vitalità missionaria del popolo cristiano».

Avvenire, 10 maggio 2007


BRASILE: MARADIAGA, NON E' VENUTO CONTRO TEOLOGIA LIBERAZIONE

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 10 mag - Qualcuno teme che Benedetto XVI sia andato in Brasile per correggere ancora la teologia della liberazione ma non e' cosi'. se ne dice convinto il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga in una intervista a "Famiglia cristiana" nella quale il porporato honduregno fustiga pure la persistenza del potere economico che in America Latina condiziona tuttora la politica. ''Quando nel 1997 ero presidente dei vescovi dell'America latina,- ricorda Maradiaga - in Germania abbiamo avuto un incontro con molti teologi della liberazione insieme a Ratzinger e a Bertone. Fu un dialogo aperto. Sbaglia chi dice che Ratzinger e' un uomo chiuso. Lui ha sempre incoraggiato la teologia della liberazione. Ha discusso solo alcuni problemi dottrinali che, ripeto, non sono il cuore della teologia della liberazione''. E poi il porporato aggiunge: ''Sulla teologia della liberazione e' stato provocato uno scontro ideologico. E' vero, c'e' stato qualche problema dottrinale. Ma l'80 per cento della teologia della liberazione e' l'opzione e il lavoro per i poveri. E questo continua. Nessuna Chiesa in America latina ha dimenticato che il problema principale e' l'aumento della poverta' e la mancanza di sforzi per arrivare a maggiore giustizia sociale. La teologia della liberazione non e' morta, perche' nessuno sta parlando di cose stravaganti, ma solo del Vangelo. E oggi la dottrina sociale della Chiesa ci impegna in questa direzione''. Che le nuove democrazie dell'America latina guardano quasi tutte a sinistra, non preoccupa piu' di tanto il cardinale Maradiaga. ''Intanto,- dice - e' bene che sia arrivata da noi la democrazia. Il pericolo non e' destra o sinistra, ma che la politica degeneri in affare o in industria. Molti approfittano della politica per ottenere vantaggi personali. Appena dopo la fine delle dittature militari eravamo tutti felici, ma vivevamo in una democrazia formale, senza democratici. Poi siamo passati ai democratici deboli, di cui si potevano facilmente comprare le decisioni. In realta' i veri centri decisionali, quelli economici e militari, non sono mai stati toccati. Le democrazie hanno messo in evidenza alcune forme di corruzione, ma sono cadute nel vortice di nuove corruzioni. Sono state socializzate le perdite e privatizzati gli utili. Agli uomini migliori e' stata affidata l'amministrazione del Governo, ma non la gestione del potere, che oggi sta nelle mani di chi governa l'economia e i mezzi di comunicazione. I problemi della giustizia distributiva delle risorse, della salute, della casa, del cibo, del lavoro e della scuola non sono stati risolti''. E la Chiesa che cosa fa? Sull'azione della Chiesa in America Latina il cardinale e' ottimista. La Chiesa in America latina ''e' arrivata in tempo utile per affrontare i problemi. Sono stati i nostri che hanno cominciato a disegnare un'altra politica: i movimenti per la terra, i gruppi indigeni, i gruppi per la pace. E anche oggi, al tempo delle democrazie, continuano a parlare di rispetto della vita, sviluppo del diritto, equilibrio dei poteri internazionali''. Infine Maradiaga spera molto in Papa Benedetto anche per la causa di beatificazione di mons.Romero.Giovanni Paolo II ''era convinto che fu ucciso in odio alla fede. C'e' un problema in Salvador -spiega Maradiaga -: chi lo considera un santo e chi, invece, ancora oggi continua a considerarlo come ispiratore della lotta armata. Per questo occorre ancora un po' di pazienza''. Egli sa che Benedetto XVI ''ha fatto un'indagine approfondita sugli scritti di monsignor Romero. E so che non ha trovato nulla di pericoloso per la dottrina''. Del resto lo stesso Papa benedetto nelle prime dichiarazioni rilasciate in volo verso il Brasile ha detto ieri di trovar mons.Romero meritevole della beatificazione.

1 commento:

francesco ha detto...

come mi apre nell'aria... dopo la chiarificazione del rapporto con l'islam (e la turchia) il viaggio in america latina è l'occasione per un chiarimento sul rapporto tra papa benedetto e la teologia della liberazione che ormai è una delle "teologie" della chiesa forse addirittura necessaria anche in occidente
non mi meraviglierei che il papa facesse qualche intervento esplicito in questo senso
francesco