8 maggio 2007

L'opinione pubblica e l'opinione pubblicata


Cari amici, una domenica mi e' capitato di seguire il solito dibattito televisivo (mi pare che fosse la parte di "Domenica in" condotta da Massimo Giletti). Era ospite Alessandra Borghese che, a proposito delle polemiche sul ruolo della Chiesa nella societa' e delle critiche (diciamo pure insulti ed offese) rivolte al Santo Padre, ha fatto una distinzione che io considero intelligente e puntuale: esiste un abisso fra l'opinione pubblica e l'opinione pubblicata.
Quanto e' saggia questa riflessione!
Mai come in questo momento storico si assiste ad una scissione fra cio' che pensa la gente e cio' che i media "politicamente corretti" e "politicamente orientati" nonche' "lobbysticamente influenzati" cercano di farci passare per vero.
Riflettiamo un attimo: per la maggiorparte dei media, Papa Benedetto e' un uomo da ostacolare e combattere con ogni mezzo e in ogni direzione. Eppure...
Mi dispiace che nei confronti dei meno attenti passi il messaggio che Papa Benedetto sia un oscurantista, ma purtroppo l'informazione e' quella che e'. Chi vuole formarsi un'opinione corretta e personale deve leggere direttamente le fonti e non basarsi sul conformismo, francamente sempre piu' noioso, dei mezzi di comunicazione di massa. Di seguito potete leggere un editoriale interessante
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Raffaella


Editoriali

Come mai, nonostante le prediche dei padroni, la gente ammira il Papa?

di Tempi

Cos'è questa "atmosfera malvagia", come la chiama il Papa, questa oscurità totalitaria che muove il deserto ordinario e straordinario (Rignano Flaminio), la routine stragista di Baghdad, il nichilismo di Blacksburg, o anche solo la rabbia montata che si porta allo stadio o nella piazza "pacifista"? Non è una novità. «Il mondo giace sotto il potere del male», ricorda il Vangelo di Giovanni. Eppure, tra una stazione e l'altra del quotidiano sabba, il cuore dell'uomo non si arrende. Perché il cuore dell'uomo conosce, sia pur confusamente (e chiamalo se vuoi istinto di conservazione) cos'è il bene. Non qualcosa che arriva automaticamente da una massa di regole. Ma qualcosa come una bella giornata di sole. Qualcosa di presente. Qualcosa di umanamente corrispondente alla natura ragionevole e affettuosa del cuore umano. Ecco perché con gente come Giuliano Ferrara si andrebbe in capo al mondo. Mentre con altri, magari anche moralisti, preti, familiari, non si andrebbe nemmeno a prendere un caffè. Tanto appare repulsivo qualsiasi prete padrone, padre padrone, giornalista padrone, intellettuale padrone. Si chiama personalismo. E non a caso è questo personalismo (o clericalismo) una delle ragioni che hanno allontanato e allontanano le persone dalla Chiesa o anche dalla semplice lettura mattutina dei giornali (quella che un filosofo chiamava "la preghiera dell'uomo moderno"). Ben diversa è l'attrattiva, e perciò il movimento, che provocano nell'uomo sano una intelligenza innamorata non delle proprie regole, immagini, utopie. Ma del fuori di sé. Del reale. Perché questo è "bene", il reale. L'ebrea Hannah Arendt diceva che l'unica possibilità per un principio etico di essere verificato e convalidato è quando esso si manifesta sotto forma di esperienza. Ora, come mai la reale esperienza cristiana versa tanto sangue senza mai ricambiare l'odio di cui è fatta oggetto? Come mai la gente reale ammira il Santo Padre? Come mai un libro del Papa su Gesù va esaurito lo stesso giorno che esce in libreria? Si può spiegare tutto ciò senza almeno ipotizzare che la Grande Diffamata sia portatrice di qualcosa che interessa la gente? E cosa può interessare la gente se non qualcosa di buono? Gesù, la notizia di un potere buono. È per questo che i succitati "padroni" non sopportano la realtà del Papa e della Chiesa. Hanno l'ansia di evitare che la Buona Notizia diventi riflessione ed esperienza, giudizio e interferenza con i loro affari. E il loro potere sulla gente. Affinché non conoscendo altro che il potere del male, la gente continui ad andare come folla impaurita e solitaria sotto le ali del loro potere. Economico, etico o religioso che sia.

Tempi num.18 del 03/05/2007

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