17 maggio 2007

Rassegna stampa del 17 maggio 2007


Cari amici, oggi ci sara' da "ridere" perche' i giornaloni non perdono occasione di scagliarsi contro Mons. Giuseppe Betori per avere indicato, nell'omelia di ieri a Gubbio, i mali che minacciano la nostra societa' (aborto, eutanasia, disgregazione della famiglia, relativismo etico).
Nessuno potrebbe obiettare che quelli elencati sono veramente dei pericoli per il mondo moderno e, quindi, non si contestano le parole del vice presidente della CEI, ma lo si insulta e si senta di denigrarlo.
Avanti cosi'...
Piu' tardi parleremo di "Gesu' di Nazaret" e dello scandalo dei preti pedofili negli USA con la clamorosa decisione del cardinale Roger Mahony

Raffaella

Ecco la prima ondata di articoli:

Il segretario Cei Betori attacca anche su eutanasia e aborto: bisogna ispirarsi a Sant'Ubaldo che difese Gubbio dall'esercito imperiale. Polemici Sd, Prc e Rosa nel Pugno: frasi intolleranti

«Il relativismo etico è il nuovo Barbarossa»

I vescovi: la negazione della dualità sessuale è il nemico di oggi. L'Arcigay: si vuol tornare al Medioevo

M.Antonietta Calabrò

ROMA — Nuovi nemici sono alle porte della Chiesa: il nichilismo e il relativismo etico che «oscurano la verità della dualità sessuale in nome di una improponibile libertà di autodeterminazione di sé e scardinano la natura stessa della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna». E «fanno dell'embrione, l'essere umano più indifeso, un materiale disponibile per le sperimentazioni mediche; danno copertura legale al crimine dell'aborto, e si apprestano a farlo per le pratiche eutanasiche».
Il segretario della Conferenza episcopale, Giuseppe Betori, ha paragonato queste insidie alle truppe dell'imperatore Federico Barbarossa che cinsero d'assedio, nel 1155, Gubbio, nella cui cattedrale ha celebrato una messa in onore del vescovo Sant'Ubaldo che difese la sua comunità contro gli assalti dell'esercito imperiale. A lui, secondo Betori, la Chiesa deve ispirarsi contro i nuovi aggressori, «che tentano di espugnare le nostre città, di sovvertire il loro sereno ordinamento, di creare turbamento alla loro vita».
Le parole del presule, pronunciate a quattro giorni dalla manifestazione pro famiglia e mentre divampa la polemica sui Dico, assumono una forte connotazione, anche se il segretario della Cei non ha fatto alcun riferimento diretto nè alla manifestazione di San Giovanni nè tanto meno al ddl governativo. L'omelia di Betori assume ulteriore peso perché anticipa i temi della prossima assemblea generale dei vescovi, che verrà aperta per la prima volta, lunedì 21 maggio, dal nuovo presidente Angelo Bagnasco e nella quale ci si aspetta un bilancio sulla mobilitazione del Family Day. Per l'occasione è atteso un discorso importante da parte del Papa. Forti polemiche, in particolare da Arcigay, secondo cui la «gerarchia cattolica è accecata da odio omofobico» e Betori «è un campione del ritorno al Medioevo». Franco Grillini (Sinistra democratica), sostiene che gli «omosessuali non negano la dualità sessuale, noi siamo d'accordo con l'Organizzazione mondiale della sanità, i sessi sono cinque». Titti de Simone deputata di Prc accusa: «Dalla Cei esternazioni intolleranti». Roberto Villetti capogruppo alla Camera della Rnp dà «un consiglio davvero amichevole a Betori, non ci faccia ricordare la storia dei Papi». Solidarietà al vescovo invece da Volontè (capogruppo dell'Udc) e appoggio contro il relativismo da Ronchi (portavoce di An). Il ministro delle Pari Opportunità, Pollastrini in un messaggio a Paolo Ferigo, di Arcigay milanese, insultato e aggredito durante una cena in pizzeria, ha scritto: «Certo non volevamo celebrare così la giornata mondiale contro l'omofobia che cade proprio oggi 17 maggio. In questo quadro mi rammarica ancora di più — continua — l'ostilità verso i Dico, proprio quando si manifesta in nome della negazione dei diritti e dei doveri di gay e lesbiche».
Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale, da parte sua ha ribadito ieri mattina pubblicamente che alla Conferenza di Firenze sulla Famiglia, dove il ministro Rosy Bindi non ha invitato le organizzazioni gay, lui non ci va «neppure dipinto». Ferrero l'ha detto personalmente anche alla ministra durante un breve scambio di opinioni avvenuto a margine di una conferenza stampa. Poche ore dopo, nel question time del pomeriggio alla Camera, Bindi ha sostenuto che alla Conferenza sono «tutti invitati, tutti possono parlare, per poi insieme scegliere». È uno spiraglio anche per i gay? Quanto ai Dico l'editoriale di Avvenire firmato da Francesco D'Agostino sembra rispondere all'apertura del segretario Ds Piero Fassino che ha detto «noi non diciamo o Dico o morte». D'Agostino sostiene che «a tutela dei conviventi, non c'è bisogno dei Dico». A corredo della tesi, due interviste a Biondi (Fi) e a Banti (Dl) che pensano ad accordi tra privati dall'avvocato o dal notaio. La Commissione giustizia del Senato dovrà presto scegliere il nuovo relatore e presidente al posto del dimissionario Salvi. Sarà Massimo Brutti (Ds).

Corriere della sera, 17 maggio 2007


POLITICA E DIRITTI CIVILI

"Eutanasia e aborto i nuovi nemici"

Attacco di Betori anche a chi nega la dualità sessuale. È polemica

Il segretario Cei a Gubbio evoca il Barbarossa. I Verdi: è come il mullah Omar

MARCO POLITI

ROMA - La Cei va all´attacco, evocando nemici epocali da cui proteggere la società. Invitato a Gubbio per la festa di sant´Ubaldo, il segretario della Cei mons. Giuseppe Betori ha riattualizzato l´assedio del Barbarossa contro la città, agitando lo spettro di moderni aggressori. «Oggi - ha dichiarato il presule, solitamente assai pacato - nuovi nemici tentano di espugnare le nostre città, di sovvertire il loro sereno ordinamento, di creare turbamento alla loro vita». I nuovi nemici si chiamano nichilismo e relativismo e più o meno esplicitamente vorrebbero - secondo Betori - egemonizzare la cultura italiana. Il segretario della Cei ha elencato le malefatte di queste tendenze: «Fanno dell´embrione un materiale disponibile per le sperimentazioni mediche, danno copertura legale al crimine dell´aborto, e si apprestano a farlo per le pratiche eutanasiche, infrangendo la sacralità dell´inizio e della fine della vita umana».
E´ evidente che dopo l´opposizione accanita ad ogni regolamentazione delle unioni civili, ora entra nel mirino delle gerarchie il testamento biologico. Ma colpisce il fatto che si sta diffondendo rapidamente nel linguaggio delle autorità ecclesiastiche quello stile fosco e apocalittico, di cui ha dato mostra papa Ratzinger nei suoi discorsi chiave in Brasile. In un attacco senza quartiere, che mescola questioni diversissime come rapporti matrimoniali, guerre, diseguaglianze sociali e terrorismo, il segretario della Cei ha messo sotto accusa coloro che diffondono il «concetto apparentemente innocuo di qualità della vita». Proprio da questo concetto si innescherebbero l´emarginazione dei più deboli, i sentimenti di violenza che «fomentano le guerre e il terrorismo», la negazione del riconoscimento dell´altro, il rifiuto del «diverso per etnia, cultura e religione» e persino il mantenimento delle strutture di ingiustizia sociale.
Sempre colpa dell´utilizzo perverso del concetto di qualità della vita sarebbe, infine, la cancellazione della «dualità sessuale in nome di una improponibile libertà di autodeterminazione di sè». Conseguenza finale: lo scardinamento della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna. Il discorso di Betori, che non è mai un battitore libero, è sintomo di una strategia precisa: seppellire i Dico, togliere l´autodeterminazione al paziente nel caso di testamento biologico, combattere il pluralismo delle scelte legislative in nome della battaglia al cosiddetto nichilismo e relativismo. In effetti il segretario della Cei (che lunedì si riunisce in assemblea generale con una relazione di mons. Bagnasco) usa un inedito linguaggio militaresco. Parla di «battaglia decisiva» per la dignità della persona umana e di salvezza che la società può trovare soltanto nella «legge di Dio».
Immediate le reazioni nel mondo politico. L´ulivista Grillini parla di deriva neo-temporalista e di clericalismo arcaico, attaccando la pretesa della gerarchia ecclesiastica di imporre la propria visione come legge dello Stato. Silvestri (Verdi) paragona il segretario della Cei al mullah Omar. Il socialista Villetti ribadisce che la gerarchia ecclesiastica può dare qualsiasi indicazione, ma senza la pretesa di farla diventare legge civile; Betori «non ripercorra la storia del potere temporale dei papi». Schierati automaticamente con il segretario della Cei sono gli esponenti del Polo. Isabella Bertolini (Forza Italia) riassume l´omelia di Betori in quattro parole d´ordine: «Sì alla famiglia, no ai Dico, no all´eutanasia, no alla droga facile».

Repubblica, 17 maggio 2007

Politi...Politi...Politi, sa che cosa Le dico? No, non glielo dico, tanto lo sa gia'!
Linguaggio fosco ed apocalittico? Affascinante...

Raffaella

Un po' di storia... chi e' il mullah Omar.

Vabbe'...almeno i giornali evitino di riportare certe amenita'!


I vescovi contro eutanasia e aborto: «I nuovi nemici sono già alle porte»

di Andrea Tornielli

Nichilismo e relativismo sono «nemici che tentano di espugnare le nostre città», nutrendo «tendenze egemoni» che giustificano l’aborto, l’eutanasia, lo scardinamento del matrimonio, le violenze e il terrorismo. Sono parole forti quelle che il vescovo Giuseppe Betori, segretario della Cei, pronuncia nella cattedrale di Gubbio in occasione della festa di Sant’Ubaldo. Una meditazione che si trasforma in analisi e non fa sconti.
Betori paragona il segno di croce tracciato da Sant’Ubaldo, «che pose fine all’assedio delle città nemiche» ma «che giunse solo alla fine di un itinerario di conversione del popolo», con la situazione attuale dell’Italia. Oggi «nuovi nemici tentano di espugnare le nostre città - afferma il vescovo -, sovvertire il loro sereno ordinamento e creare turbamento alla loro vita». Quali sono questi nemici? «Si chiamano - spiega Betori - nichilismo e relativismo, che in modo più o meno esplicito nutrono le tendenze egemoni nella nostra cultura: fanno dell’embrione, l’essere umano più indifeso, un materiale disponibile per sperimentazioni mediche; danno copertura legale al crimine dell’aborto e si apprestano a farlo per le pratiche eutanasiche, infrangendo la sacralità dell’inizio e della fine della vita umana... Oscurano la verità della dualità sessuale in nome di una improponibile libertà di autodeterminazione di sé; scardinano la natura stessa della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna». Ma questi nemici, secondo il numero due della Cei, introducono anche «il concetto apparentemente innocuo di qualità della vita, che innesca l’emarginazione e la condanna dei più deboli e svantaggiati; coltivano sentimenti di arroganza e di violenza che fomentano le guerre e il terrorismo; delimitano gli spazi del riconoscimento dell’altro chiudendo all’accoglienza di chi è diverso per etnia, cultura e religione; negano possibilità di crescita per tutti mantenendo situazioni e strutture di ingiustizia sociale».
Betori spiega che «occorre avere consapevolezza di questa battaglia in corso attorno alla persona umana e alla sua dignità e di quanto essa sia decisiva per il futuro della società». Al tempo stesso però aggiunge: «Occorre anche riconoscere che può salvarci solo il riferimento al Dio creatore e alla sua legge scritta nei nostri cuori, e a noi rivelata in pienezza da Gesù che ci offre anche la grazia di adempierla». E qui il segretario dei vescovi italiani ripropone la sfida di Benedetto XVI, chiedendo «a tutti, credenti e non credenti, di vivere “etsi Deus daretur”, come se Dio esistesse, ribaltando l’ipotesi che ha retto il pensiero e l’agire della modernità, l’“etsi Deus non daretur”, il come se Dio non ci fosse, che ha prodotto i forni di Auschwitz e i gulag della Siberia. Se vogliamo difendere il vero volto dell’uomo abbiamo bisogno di riscoprire il volto di Dio». E il volto di Dio, ha continuato Betori, è quello dell’amore. «Non però l’amore debole che nasconde la verità, che crea ambiguità sotto il velo della falsa tolleranza, bensì quello esigente che non rinuncia a ferire per curare, a distinguere per poter allacciare ponti veri e non a voler rendere tutto fittiziamente omologo, a richiamare alla responsabilità senza indulgere in un buonismo alla fine perdente». Questa visione della carità, «che non rinuncia alla verità, ma proprio per questo è capace di generare progetti di novità di vita nella sfera individuale e in quella sociale, è ciò che è chiesto oggi ai cattolici», ha concluso il segretario della Cei.
Le parole di Betori hanno provocato immediate reazioni politiche. Severino Galante, dei Comunisti italiani, sostiene che la Chiesa cattolica si mostra nemica dei «principi e valori della rivoluzione dei lumi» e, tanto per essere conciliante, cita il moto di Voltaire, «escrasez l’infame», «schiacciate l’infame», con il quale si invitava a lottare contro la religione considerata una forma di ignoranza e intolleranza. Il deputato di Sinistra democratica Franco Grillini, storico leader dell’Arcigay, parla di «deriva neo temporalista dell’attuale Chiesa cattolica italiana», mentre il senatore dei Verdi Gianpaolo Silvestri afferma: «Il segretario della Cei, in pieno accordo con il mullah Omar, non concepisce la democrazia ed è il “giapponese” che difende Porta Pia».

Il Giornale, 17 maggio 2007


Il santo di Gubbio che fermò Barbarossa

di Redazione

Il vescovo Ubaldo, citato da Betori, guidò Gubbio per 31 anni, fu uomo mite, pacifico, ma pronto a resistere alle aggressioni. Sapeva far sentire unita la propria comunità cristiana ed evitare il panico: una strategia che fece di lui un baluardo per la città.

Gubbio fu attaccata nel 1154 da una coalizione di comuni umbri capeggiati da Perugia e vinse. Nel 1155 Federico Barbarossa, incoronato poco prima imperatore da papa Adriano IV, assediò Gubbio. La popolazione resistette agli assalti: per evitare il peggio, Ubaldo andò a parlare col Barbarossa e riuscì a convincerlo a togliere l’assedio, salvando la città. Morto in odore di santità, divenne patrono di Gubbio e fu canonizzato nel 1192 da Celestino III.

Il Giornale, 17 maggio 2007


«Nemici alle porte della Chiesa»

Affondo di monsignor Betori contro aborto, eutanasia e Dico. L'Arcigay: odio omofobico

Gubbio. I nemici sono alle porte della Chiesa cattolica: il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori, ha paragonato ieri aborto, eutanasia e relativismo etico che «nega la dualità sessuale e scardina la famiglia basata sul matrimonio» alle truppe dell'imperatore tedesco Federico Barbarossa che cinsero d'assedio, nel 1155, la cittadella cristiana di Gubbio.
Le parole del religioso, pronunciate a quattro giorni dal Family Day e in piena polemica sui Dico, rischiano di assumere una connotazione politica forte, anche se il presule non ha fatto accenno né alla manifestazione di San Giovanni né al ddl governativo sui Dico. Nella cattedrale umbra, il numero due della Cei ha celebrato una messa in onore di Sant'Ubaldo, il vescovo medioevale che difese con successo la sua comunità contro gli assalti dell'esercito germanico. A lui la Chiesa deve ispirarsi contro i nuovi aggressori, «che tentano di espugnare le nostre città». Questi nuovi nemici si chiamano - ha spiegato Betori- innanzitutto nichilismo e relativismo, due mali da cui si nutrono la deriva morale, ma anche le ingiustizie sociali, le violenze, il terrorismo, l'emarginazione dei più deboli.
Nell'omelia, il segretario dell'episcopato italiano, è partito dal ricordo di Sant'Ubaldo: «Fu premuroso nell'impedire la caduta del suo popolo, fortificò la città contro un assedio», ha detto Betori citando un passo biblico del Siracide. «Oggi - ha osservato - nuovi nemici tentano di espugnare le nostre città, di sovvertire il loro sereno ordinamento, di creare turbamento alla loro vita. Si chiamano nichilismo e relativismo, che in modo più o meno esplicito nutrono le tendenze egemoni della nostra cultura: fanno dell'embrione, l'essere umano più indifeso, un materiale disponibile per le sperimentazioni mediche; danno copertura legale al crimine dell'aborto, e si apprestano a farlo per le pratiche eutanasiche, infrangendo la sacralità dell'inizio e della fine della vita umana». «Introducono - ha aggiunto - il concetto apparentemente innocuo di qualità della vita che innesca l'emarginazione e la condanna dei più deboli e svantaggiati; coltivano sentimenti di arroganza, di violenza, che fomentano le guerre e il terrorismo, delimitano gli spazi del riconoscimento dell'altro e chiudendo l'accoglienza verso chi è diverso per etnia, cultura e religione; negano la possibilità di crescita per tutti mantenendo situazioni e strutture di ingiustizia sociale; oscurano la verità della dualità sessuale in nome di un'improponibile libertà di autodeterminazione di sé; scardinano la natura stessa della famiglia fondata su il matrimonio di un uomo e di una donna». L'omelia di monsignor Betori anticipa quelli che saranno i temi dell'assemblea dei vescovi, in programma in Vaticano a partire da lunedì. L'assise sarà per la prima volta aperta da monsignor Angelo Bagnasco. Per l'occasione è atteso un discorso di Benedetto XVI che è stato invitato ad assistere, insieme all'episcopato italiano, all'esecuzione dell'oratorio sacro Resurrexi, mercoledì.
Immediate le reazioni alle parole di Betori. Dice Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay: «La gerarchia cattolica, accecata dall'odio omofobico, si sta rendendo moralmente responsabile della violenta recrudescenza di atti contro le persone omosessuali e, viste le parole del prelato, non sembra voler abbassare i toni». «Caro Betori andrei molto più cauto nel parlare a nome della Cristianità, che è infinitamente più articolata di quanto tu e la Cei, ci vogliate far credere», dice in una lettera aperta il deputato di Sinistra Democratica Franco Grillini.
È con Betori, invece, Isabella Bertolini (Fi) per la quale «lottare contro eutanasia, Dico e indifferenza sessuale è un imperativo categorico per le forze sane del paese».

Il Secolo XIX, 17 maggio 2007


IL SEGRETARIO DELLA CEI CHIAMA I CREDENTI ALLA «BATTAGLIA DECISIVA»

Betori: “I nemici della Chiesa sono alle porte”

MARCO TOSATTI

CITTÀ DEL VATICANO
I nemici sono alle porte: il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori, interrompe con un grido di allarme in campo etico, dall’aborto ai «Dico», la linea di «basso profilo» tenuta nelle settimane passate (fino al Family Day) dalle gerarchie della Chiesa sui temi caldi, ed esorta i cattolici a dar prova non di un amore «debole che nasconde la verità», bensì di quello «esigente che non esita a ferire per curare». E’ una presa di posizione di grande interesse, che avviene a pochi giorni dall’assemblea generale dei vescovi italiani, che si apre lunedì in Vaticano, la prima presieduta dal successore di Ruini, l’arcivescovo Angelo Bagnasco.
Monsignor Betori parlava ieri nella cattedrale di Gubbio, e ricordava nella sua omelia Sant'Ubaldo, celebrato anche per aver fermato i nemici, le truppe del Barbarossa, alle porte della città. La «città» odierna ha nuovi nemici, nel 2007: si chiamano «il nichilismo e il relativismo, che in modo più o meno esplicito nutrono le tendenze egemoni nella nostra cultura: fanno dell’embrione, l’essere umano più indifeso, un materiale disponibile per sperimentazioni mediche; danno copertura legale al crimine dell’aborto e si apprestano a farlo per le pratiche eutanasiche, infrangendo la sacralità dell’inizio e della fine della vita umana; introducono il concetto apparentemente innocuo di qualità della vita, che innesca l’emarginazione e la condanna dei più deboli e svantaggiati; coltivano sentimenti di arroganza e di violenza che fomentano le guerre e il terrorismo; delimitano gli spazi del riconoscimento dell’altro chiudendo all’accoglienza di chi è diverso per etnia, cultura e religione; negano possibilità di crescita per tutti mantenendo situazioni e strutture di ingiustizia sociale; oscurano la verità della dualità sessuale in nome di una improponibile libertà di autodeterminazione di sé; scardinano la natura stessa della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna». E' una lunga lista ma è necessario riprodurla per rendere giustizia all’ampiezza delle preoccupazioni della Chiesa, e di cui i temi più attuali, come i «Dico», mai citati per nome, costituiscono solo una parte, per quanto importante. Ma subito si sono accesi fuochi polemici in campo politico. L’Arcigay ha denunciato un ritorno al «medioevo» da parte della Cei; un esponente del Pdci, Pino Sgobio, ha parlato di una Chiesa ostile alla «rivoluzione dei lumi», mentre il senatore dei verdi, Giampaolo Silvestri, si è spinto fino ad assimilare la concezione religiosa di monsignor Betori a quella del mullah Omar. A difesa del segretario della Conferenza episcopale italiana sono scesi in campo Luca Volonté, capogruppo dell’Udc a Montecitorio e la vice capogruppo di Forza Italia alla Camera, Isabella Bertolini. C’è una battaglia «decisiva» ha detto monsignor Betori, intorno «alla persona umana e alla sua dignità». Nelle parole del presule non appare citato neanche il «Family Day»; ma è indubbio che ve ne si può leggere un riferimento nella seconda parte dell’omelia, in cui si parla dell’impegno dei cristiani. Il volto di Dio è l’amore, ha detto Betori, «non però l’amore debole che nasconde la verità, che crea ambiguità sotto il velo della falsa tolleranza, bensì quello esigente che non rinuncia a ferire per curare, a distinguere per poter allacciare ponti veri e non a voler rendere tutto fittiziamente omologo». Questo genere di amore rappresenta una «visione alta della carità, che non rinuncia alla verità, capace di generare progetti di novità di vita nella sfera individuale e in quella sociale», e «è ciò che è chiesto oggi ai cattolici. Da un progetto di rinnovamento spirituale, culturale e sociale può scaturire quel dominio sui dèmoni del nostro tempo». I vescovi italiani saranno ricevuti in udienza da Benedetto XVI, che pronuncerà per l’occasione un discorso di grande importanza sulle sfide attuali del Paese. E a breve termine la Congregazione per la Dottrina della Fede farà uscire un documento sulla vita vegetativa, che avrà, dicono in Vaticano, importanti ripercussioni sulla discussione relativa al testamento biologico.

La Stampa, 17 maggio 2007

2 commenti:

Luisa ha detto...

Capisco benissimo ,cara Raffaella, che tu ti sia astenuta dal commentare la prosa politesca.
Giorno dopo giorno ,con una pazienza e un accanimento veramente degno di lode, egli infila le perle sulla sua specialissima collana . Non so quale sia il suo disegno finale, a che magnifico capolavoro voglia arrivare, ma non si può negargli una costanza, una pugnacità veramente ammirevole!

La perla di oggi: " stile fosco e apocalittico di Papa Ratzinger".

Mi sto domandando seriamente se Politi non sta facendo una proiezione più che negativa sul Papa di contenuti che gli appartengono e si sa che è sempre più facile aggredire l`altro piuttosto che volgere lo sguardo all`interno di se stessi.
Dico questo perchè stile fosco ,mi sembra vada a pennello a Politi, se ne rende conto?
Che cosa ha questo Papa per provocare un`orticaria al nostro giornalista, che deve grattarsi ogni giorno e in maniera sempre più violenta ?

Scherzi a parte, lo stile di Papa Benedetto è tutto il contrario ,si situa agli antipodi di uno stile fosco e apocalittico ! Il suo discorso è di una chiarezza più che luminosa, i contenuti non sono apocalittici, ma descrivono la realtà nella quale siamo immersi.

E quando monignor Betori parla di embrioni che sono diventati oggetti di ricerca,per dei laboratori che creano la vita per poi sopprimerla, il suo non è un linguaggio fosco , nè apocalittico, descrive la realtà atroce, contro la quale è nostro dovere ribellarsi.
E quando si sa che in certi Paesi, come i Paesi Bassi, si introduce l`eutanasia per i bambini malati, si può capire l`urgenza che sentono le nostre autorità religiose di intervenire per scuotere le nostre coscienze.
Siamo molto ma molto lontani dallo stile fosco e apocalittico descritto da Politi.
L`urgenza della situazione domanda uno stile chiaro, incisivo e descrittivo.
Vorrei permettermi di dire a voi Italiani di ringraziare i vostri vescovi e autorità religiose di avere il CORAGGIO di parlare a voce alta e intelleggibile.

Anonimo ha detto...

Grazie Luisa per il tuo contributo :-)
Certo che, alla fine, Politi si ritrovera' fra le mani una collana incredibilmente piena di perle e gemme, sullo stile delle regine egizie :-)
Raffaella