9 maggio 2007

Rassegna stampa del 9 maggio 2007


Cari amici, oggi i giornali contengono molti articoli di presentazione del viaggio di Papa Benedetto in Brasile. In questo e in altri post avremo modo di leggere e commentare.
Quasi tutti i vaticanisti pongono l'accento sul fatto che in Brasile i Cattolici diminuiscono. Questo verbo, coniugato al tempo presente, e' fuorviante e falso. E' piu' giusto dire che i Cattolici in Brasile sono diminuiti (non diminuiscono!!!) nel corso degli anni. Non vorrei che qualcuno cedesse alla tentazione di attribuire la "colpa di tutto" a Papa Ratzinger.
Il processo di erosione e' durato decenni, non dobbiamo dimenticarlo ed e' saggio che il clero sudamericano si interroghi, come ha fatto il cardinale Hummes, cosi' come i cosidetti teologi della liberazione. Non risulta infatti che i Brasiliani abbiano abbandonato la Chiesa cattolica per abbracciare la teologia di Leonardo Boff ma, semmai, per aderire alle sette pentecostali...

Raffaella


Benedetto XVI in Brasile «Mi aspettano tante sfide»

Diminuisce il numero dei cattolici. L'incontro con Lula

Luigi Accattoli

CITTÀ DEL VATICANO — Quando Wojtyla andò la prima volta in Brasile, nel 1980, aveva sessant'anni. Papa Ratzinger ci va a ottanta. Allora c'era il regime dei colonnelli e Lula era un giovane sindacalista clandestino che incontrò il Pontefice in una saletta dello stadio Morumbi di San Paolo. Ora Lula è capo dello Stato e riceverà Benedetto XVI nel Palacio dos Bandeirantes. Allora i cattolici erano il 90% della popolazione, ora sono il 75%: l'erosione delle sette sta intaccando la comunità cattolica più numerosa del mondo (155 milioni di battezzati).
Il paragone tra il vaggio di papa Wojtyla e quello di papa Ratzinger — che inizia stamani — segnala clamorose diversità ma suggerisce un punto d'incontro: il messaggio centrale del papa teologo sarà lo stesso del papa polacco e riguarderà l'impegno dei cristiani per giustizia sociale.
I dodici giorni di papa Wojtyla furono tutto un grido per i diritti dei baraccati, degli «alagados», dei «campesinos», degli indios, dei lavoratori. Che anche Benedetto XVI voglia mettere al centro della sua trasferta di cinque giorni la tematica sociale — insieme a quella della difesa della vita — lo ha detto in tre successive interviste negli ultimi tre giorni il cardinale Tarcisio Bertone segretario di Stato, che ha presentato il viaggio come «un'occasione per rilanciare un grande movimento di solidarietà e di promozione della giustizia nel continente latinoamericano».
Il Papa in persona domenica aveva parlato — all'Angelus — della sua «prima visita pastorale in America Latina» invitando i fedeli ad accompagnarlo con la preghiera perché «tante e molteplici sono le sfide del momento presente» per la Chiesa di laggiù. Il gennaio scorso, parlando alla Commissione per l'America Latina, aveva definito «enormi» quelle sfide e le aveva così elencate: «Cambiamenti culturali generati da media che segnano il modo di pensare di milioni di persone, flussi migratori, ritorno di interrogativi su come i popoli debbono assumere la memoria storica e il futuro democratico, globalizzazione, secolarismo, povertà crescente, deterioramento dell'ambiente nelle grandi città, violenza e narcotraffico».
Il viaggio del Papa — il primo di Benedetto XVI fuori dall'Europa — è motivato dall'apertura domenica 13, ad Aparecida, della Quinta conferenza dell'episcopato latino- americano. Quell'appuntamento — che ricorda le conferenze di Medellin (1968) e Puebla (1979) e la vocazione sociale della cattolicità latino- americana, animata anche dalla Teologia della Liberazione — sarà preceduto da incontri del Papa, a San Paolo del Brasile, con il presidente Lula, con i giovani e con i vescovi del Paese.
Tra le curiosità: una «nutrizionista» controllerà origine, qualità e trattamento dei cibi che verranno serviti al Papa; un'inchiesta segnala che il 96% dei giovani cattolici brasiliani è favorevole all'uso del preservativo per evitare gravidanze e malattie.

Corriere della sera, 9 maggio 2007

Ricordo che nel periodo pasquale non si recita l'Angelus ma il Regina Coeli.
Non capisco come mai si debbano sempre e comunque fare paragoni fra Papi. La situazione che si trovera' di fronte Papa Ratzinger (che cosa c'entra il fatto che abbia venti anni piu' del predecessore? Boh!) e' completamente diversa da quella che dovette affrontare Giovanni Paolo II nel 1980. Il messaggio, per forza di cose, sara' diverso come diverso sara' l'impatto
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Raffaella


L'attaccante del Milan

E Ronaldo gli augura buon viaggio

MILANO — Le parole che Benedetto XVI pronuncerà in Brasile potranno aiutare la gente di quel Paese a superare i problemi con i quali tutti i giorni è costretta a fare i conti. Ne è convinto Ronaldo (foto) che ieri, in una dichiarazione all'Ansa, ha parlato, da «umile cattolico», come si è definito, della visita del Papa nella sua terra per augurargli buon viaggio.
«Sono molto emozionato — ha spiegato il Fenomeno — al pensiero che Benedetto XVI arriverà in Brasile, nel mio Paese. La sua visita pastorale mi riempie d'orgoglio. Il Brasile è un Paese con mille risorse e, purtroppo, con altrettanti problemi. La parola del Santo Padre sarà certamente d'aiuto e conforto al nostro popolo ed a tutta la comunità ecclesiastica del Sudamerica». «Mi spiace molto — ha detto ancora l'attaccante del Milan — di non poter presenziare ad una delle tante funzioni religiose e celebrative che si svolgeranno nei prossimi giorni. Mi auguro però di poter incontrare presto il Pontefice. Conservo ancora un grande ricordo, carico di emozioni, della visita che ho fatto a Papa Giovanni Paolo II in Vaticano. Spero di avere presto il piacere e l' onore di incontrare anche Benedetto XVI». Forse ancora in Vaticano, oppure, spera Ronaldo, «in futuro a Rio de Janeiro, la mia città, nel corso di un secondo viaggio del Papa in Brasile».

Corriere della sera, 9 maggio 2007


IL VIAGGIO IN BRASILE

Un Papa nuovo nella Chiesa dei dubbi

di ALBERTO MELLONI

A breve si apre l'assemblea del Celam, la conferenza dei vescovi d'America Latina, occasione del primo viaggio di Benedetto XVI fuori dall'Europa. L'organo che accoglie il Papa è figlio di Pio XII, che per primo sognò di restaurare laggiù una cristianità dottrinalmente romana, politicamente anticomunista e socialmente anti-Usa. Per questo Celam — di fatto un concilio continentale — s'era riunito per la prima volta a Rio de Janeiro nel 1955, sotto lo sguardo vigile di Roma.
Poco dopo arriva il Vaticano II, nel quale il Celam gioca un ruolo universale e riceve impulsi straordinari. Alla sua seconda assemblea, tenuta a Medellín nel 1968, esplode così la creatività di Chiese che si fanno carico teologicamente di un Continente torturato dalla povertà, dalla repressione, dalla esclusione. Una metamorfosi suggellata dal segno del martirio: preti, laici, e vescovi uccisi non solo per la loro fedeltà agli ultimi, ma anche per aver tradito il blocco politico-militare-religioso di cui l'establishment li voleva parte.
Medellín e l'opzione per i poveri suscitano a Roma favori, timori e ostilità. Alla terza assemblea, a Puebla nel 1979, Giovanni Paolo II ne è interprete: il documento finale affina la «teologia della liberazione» che adotta «mezzi evangelici» e crede alla «loro peculiare efficacia»; il Papa stigmatizza l'idea del «Cristo come un rivoluzionario». La paura che la teologia della liberazione non incarni la fede ma la contamini si fa strada. Nei primi anni Ottanta tocca a Joseph Ratzinger (convinto che il gergo marxiano dei teologi latinoamericani importi il marxismo teorico della sinistra tedesca) processare i teologi, selezionare i vescovi, firmare due documenti di condanna (« Libertatis nuntius » del 1984 e « Libertatis conscientiae » del 1986). Con tali strumenti l'esilio di una chiesa dalla Chiesa non è indolore, ma rapido: perfino monsignor Romero, il vescovo ucciso all'altare nel 1980 in Salvador, viene archiviato fra le vittime della lotta politica, anziché essere venerato come martire.
La quarta assemblea di Santo Domingo nel 1992 palesa i prezzi d'una linea di misconoscimento (che Wojtyla modera facendo sua l'opzione
preferenziale per i poveri): la politica e i pentecostalismi importati dagli Usa dilaniano una Chiesa cattolica in cui sospetto, delazioni, carrierismi spudorati hanno trovato insperati appigli. L'allarme contro la predicazione delle «sette» lanciato allora suona come un mea culpa afono.
Alla quinta assemblea di questo 2007 arriva un Papa nuovo e noto, preceduto dalla decisione di conservare l'appuntamento (archiviando l'illusione d'una strategia cattolica panamericana) e dall'eco della quasi- condanna di Jon Sobrino. Unico scampato agli squadroni che nel 1989 macellarono i sette gesuiti dell'Università cattolica di San Salvador, Sobrino è stato condannato «d'urgenza» per un suo libro poche settimane fa: un atto che suscita dubbi per la tecnica e per i tempi, quasi che si volesse «timbrare» il Papa prima della partenza per il Brasile. E in un clima segnato da tali dubbi e su cui incombe l'entusiasmo carioca, Benedetto XVI parlerà con toni alti ed equilibrati. Ma i suoi discorsi non saranno più importanti di ciò che diranno i vescovi (specie i brasiliani, assai critici verso i materiali preparatori cucinati a Roma), i teologi (meno numerosi del solito), le folle (che la fede semplice e i movimenti aduneranno al santuario dell'Aparecida).
Il cattolicesimo, infatti, è per metà una fede d'America Latina e all'Aparecida ci sarà mezza Chiesa. Se la sua voce sarà subalterna al politically traditional, se l'annuncio della verità crocifissa non sarà schietto, se non si sentirà il soffio spirituale d'una comunione viva, non sarà solo il segno che il vecchio modello postcoloniale ha riassorbito la Chiesa nelle spire d'un conservatorismo così familiare ad alcuni movimenti cattolici. Sarà anche il sintomo d'uno spegnimento dello Spirito, un assopimento della Chiesa in ciò che le è più essenziale.

Corriere della sera, 9 maggio 2007

Chiamare ancora Ratzinger "Papa nuovo", a due anni dall'elezione, e', caro Melloni, un po' singolare...
Chiediamoci perche' i fedeli finiscono nelle braccia delle sette protestanti. Non sara', per caso, anche colpa dei teologi della liberazione che presentano Cristo come un rivoluzionario, privilegiando la dimensione umana a discapito di quella divina, parlando piu' di politica che di spiritualita'?
Ecco perche' Giovanni Paolo II decise di porre un freno a questa interpretazione riduttiva del messaggio cristiano.
Non si comprende come mai Sobrino debba godere sempre e comunque di quell'anticipo di simpatia che nessuno sembra tributare al Papa
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Raffaella


L’offensiva di Benedetto XVI contro la deriva protestante

di Massimo Introvigne

Benedetto XVI parte per l’America Latina, e il primo problema che gli si presenta è quello del proselitismo protestante. Uno studio della Conferenza episcopale della Bolivia sostiene che le conversioni dal cattolicesimo al protestantesimo in America Latina sono ormai più vaste di quelle della Riforma protestante nell’Europa del XVI secolo. La galassia protestante latino-americana è complessa: le denominazioni che crescono di più sono quelle pentecostali, un vasto mondo che spesso in Sudamerica va sotto il nome di «sette», dando però a questa parola un’accezione diversa da quella che ha di solito in Europa.

Il fenomeno è cresciuto lentamente, ma ancora più lentamente è cresciuta la capacità di osservarlo e comprenderlo. Nel 1984, quando il sociologo David Martin annuncia ai colleghi che sta scrivendo un libro sul protestantesimo in America Latina, la risposta che riceve è: «Sarà sicuramente un libro molto piccolo». Quando il libro di Martin esce, nel 1990, documenta che cinquemila persone si convertono al protestantesimo ogni giorno nell’America Centrale e Meridionale. Oggi sono ottomila, e i protestanti sono arrivati a settanta milioni, oltre il quindici per cento della popolazione. Inoltre, il numero di non praticanti è basso fra i protestanti e molto più alto fra i cattolici.

Sul problema delle cosiddette «sette» protestanti in America Latina circolano tre miti, completamente superati nella sociologia ma di cui si fa ancora portatore qualche vescovo locale. Il primo è che queste denominazioni siano «Chiese del dollaro», che crescono solo grazie agli aiuti degli Stati Uniti, i quali si servirebbero dei protestanti per imporre la loro egemonia. Numerosi studi dimostrano che oggi le denominazioni che crescono di più sono quelle autoctone che non hanno nessun legame con gli Stati Uniti.

Il secondo mito è che i protestanti sono di destra e i cattolici di sinistra, i protestanti «borghesi» e i cattolici «popolari». Come a suo tempo aveva ben visto Giovanni Paolo II, la «teologia della liberazione» che s’ispirava al marxismo e parlava molto di lotta di classe ma poco di Gesù Cristo ha avuto esiti fallimentari. Dove ha dominato, la predicazione cattolica ha favorito le conversioni al protestantesimo.
I protestanti tuttavia sono in maggioranza anticomunisti, ma non sono necessariamente «di destra» e molti di loro militano in partiti di centrosinistra. Infine, non è vero che la deriva verso il protestantesimo sia inarrestabile. Passata l’ubriacatura della «teologia della liberazione» i successi protestanti hanno spinto la Chiesa cattolica a una vigorosa campagna missionaria, e il numero di cattolici praticanti è quasi ovunque in crescita. È per continuare questa «nuova evangelizzazione» di Giovanni Paolo II che Benedetto XVI arriva in America Latina.

Il Giornale, 9 maggio 2007

Ottimo articolo! Finalmente qualcuno che ha il coraggio di mettere a nudo la verita'. Parliamoci chiaro: le conversioni al Protestantesimo sono molto piu' numerose laddove la teologia della liberazione ha preteso di diventare egemonica.
Raffaella

2 commenti:

francesco ha detto...

attenzione raffaella a liquidare così - coon un nuovo mito - la teologia della liberazione che è stata fondamentale per la chiesa e in modo particolare per l'america latina...
vedrai che anche bxvi ne chiararà le luci, visto il contesto storico in cui ci troviamo
non sono certo dell'equazione dove c'era la teologia della liberazione crescono le sette... si potrebbe anche dire che una politica di maggiore "governance" della cosa da parte di roma avrebbe favorito la purificazione di certe esperienze...
il papa che arriva in america latina è nuovo (non è gp2) e la situazione è diversa... contrastare le sette non significa svilire il vangelo con una religiosità di basso profilo, ma recuperare una stagione di chiesa di popolo e condurla alla maturazione... e benedetto mi pare la persona più adatta a farlo...
francesco

Anonimo ha detto...

Lo spero tanto, caro Francesco.
Purtroppo le dichiarazioni di Boff non sono molto amichevoli e cio' rende tutto molto difficile...Ciao
Raffaella