12 giugno 2007

Rassegna stampa del 12 giugno 2007


Cari amici, ecco la prima sezione della rassegna stampa odierna.
Il Papa, inaugurando il convegno della diocesi di Roma, ha parlato di una emergenza educativa e della responsabilita' dei mass media nella diffusione del relativismo e del conformismo a buon prezzo.
Piu' tardi vorrei tornare sul concetto di media, a partire da quelli vaticani. Mi permettero' di dare qualche "suggerimento" dettato dalla mia esperienza di telespettatrice e non di esperta di comunicazione visto che non ho alcuna preparazione in questo senso.
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Raffaella


Appello alle famiglie e alla scuola. "Una grande emergenza educativa"

Il Papa: dai media falsa esaltazione del corpo e della sessualità

ROMA - Una «grande emergenza educativa» travaglia la società italiana. Benedetto XVI, inaugurando il convegno ecclesiale diocesano a San Giovanni in Laterano, denuncia il degrado che affligge non tanto le singole istituzioni formative, ma l´idea stessa di trasmissione dei valori. È un tema su cui si erano confrontati anche nel loro primo incontro papa Ratzinger e il presidente Napolitano, auspicando un rilancio della formazione alla responsabilità.
«C´è una crescente difficoltà - ha detto il pontefice alla presenza di molti esponenti del clero e del laicato romano - che si incontra nel trasmettere alle nuove generazioni i valori base dell´esistenza e di un retto comportamento. La difficoltà - ha incalzato - coinvolge sia la scuola che la famiglia». Sul banco degli accusati Ratzinger ha posto l´espandersi del relativismo e del consumismo, accusando i mass media di farsene portatori e di diffondere per giunta una «falsa e distruttiva esaltazione, anzi profanazione, del corpo e della sessualità».
Perciò l´emergenza diventa inevitabile, mentre tende a farsi strada la tendenza a ridurre l´educazione solo all´insegnamento di determinate abilità o capacità di fare. Il rischio è di lasciare che i giovani dubitino della «bontà della vita e della validità dei rapporti e degli impegni» e che nessuno sia più in grado di trasmettere certezze, regole di vita e «validi e convincenti obiettivi per l´umana esistenza». Il pericolo è che la gioventù si abbandoni a gratificazioni effimere e al mero appagamento della ricerca di felicità.
Il Papa ha ammesso che molte famiglie sono impreparate e persino indifferenti, anche a causa delle crisi matrimoniali. Per questo è importante l´opera educativa e di sostegno della Chiesa. Anche nella scuola pubblica, ha soggiunto il pontefice, è quindi necessario l´impegno dei docenti credenti.
(m. p.)

Repubblica, 12 giugno 2007


L'invito di Benedetto XVI agli insegnanti cattolici: bisogna fare rete

Il Papa: «Degrado delle scuole C'è un'emergenza educativa»

Luigi Accattoli

CITTA' DEL VATICANO — Emergenza educativa, degrado delle scuole, famiglie impreparate, influsso negativo dei media: papa Benedetto XVI denuncia ogni faccia della «crisi dell'educazione» nella società del «relativismo» e chiama tutte le componenti della comunità cattolica a «lavorare insieme e a fare rete», sviluppando ogni «utile sinergia» nel tentativo di fare argine a quella crisi.
Il papa teologo ha trattato l'argomento aprendo ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano un convegno romano sull'«educazione alla fede».
Seguendo uno schema abituale nella sua lettura della società di oggi, Benedetto XVI ha segnalato la «crescente difficoltà che si incontra a trasmette alle nuove generazioni i valori-base dell'esistenza e di un retto comportamento» e l'ha spiegata così: «In una società e in una cultura che troppo spesso fanno del relativismo il proprio credo, viene a mancare la luce della verità e si finisce per dubitare della bontà della vita e della validità dei rapporti e degli impegni che la costituiscono».
Diventa dunque precario proporre ai più giovani «regole di vita» e lo stesso «significato» dell'«esistenza umana». La difficoltà è accentuata dai media «che si ispirano a una mentalità e cultura caratterizzate da una falsa e distruttiva esaltazione, o meglio profanazione, del corpo e della sessualità».
Prima conseguenza: «L'educazione tende a ridursi alla trasmissione di determinate abilità, o capacità di fare, mentre si cerca di appagare il desiderio di felicità delle nuove generazioni colmandole di oggetti di consumo e di gratificazioni effimere».
Seconda conseguenza: «Sia i genitori sia gli insegnanti sono fatalmente tentati di abdicare ai propri compiti educativi e di non comprendere nemmeno più quale sia il loro ruolo, o meglio la missione a essi affidata».
Ma la via dell'abdicazione «non soddisfa» e il Papa afferma che «cresce» la domanda educativa: tra i genitori «angosciati per il futuro dei figli»; tra gli insegnanti «che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole»; nella società «che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza».
Da qui l'appello a reagire rivolto alla comunità ecclesiale. Secondo il Papa «l'impegno della Chiesa per educare alla fede» assume oggi il valore di un «contributo» al superamento della «crisi educativa, mettendo un argine alla sfiducia e a quello strano odio di sé che sembra diventato una caratteristica della nostra società». Anche l'«odio di sé» coltivato dalla società post-moderna è un'idea chiave del Ratzinger pensiero: dell'Occidente che «odia se stesso» aveva parlato da cardinale e il 24 marzo scorso, per i 50 anni dei Trattati di Roma, ha detto che l'Europa sta consumando una «singolare apostasia da se stessa».
La risorsa su cui la Chiesa è chiamata a fare forza per la propria impresa educativa è «la vicinanza che è propria dell'amore». Con l'«accompagnamento personale» si può dare ai giovani «la certezza di essere amati» e li si può aiutare a superare «l'isolamento e la solitudine» che non possono essere vinti «dal rumore e dal conformismo di gruppo».

Corriere della sera, 12 giugno 2007


Il papa «Scuola degradata, serve nuova educazione»

CITTÀ DEL VATICANO — «La sana laicità della scuola, come delle altre istituzioni dello Stato, non implica una chiusura alla Trascendeza e una falsa neutralità rispetto a quei valori morali che sono alla base di una autentica formazione della persona». Lo ha detto papa Benedetto XVI, ribadendo l’importanza del compito della scuola e sottolineando che, di fronte al degrado della scuola e della società, occorre una rinascita educativa. «Cresce da più parti — ha sottolienato al Convegno della Diocesi di Roma — la domanda di un’educazione autentica e la riscoperta del bisogno di educatori che siano davvero tali».

Quotidiano nazionale, 12 giugno 2007


Il Papa: emergenza educativa, il relativismo domina la cultura

Il Papa ammonisce: società, cultura e Chiesa devono affrontare l'«emergenza educativa», «inevitabile» in un'epoca dominata dal relativismo diventato ormai un «dogma». C'è una «crescente difficoltà» a trasmettere alle nuove generazioni i valori, a educarle a dare significato alla loro esistenza. E genitori e insegnanti, rimarca Benedetto XVI, si riducono a «trasmettere determinate abilità» o ad «appagare il desiderio di felicità dei giovani colmandoli di oggetti di consumo e gratificazioni effimere». Ma tutti i soggetti educativi, è l'esortazione del Papa, non devono rinunciare al loro compito di trasmettere la fede.
Resta inoltre tutta l'importanza del compito della scuola cattolica, mentre la scuola statale, pur improntata a una «sana laicità», non deve dimenticare la trascendenza o rinunciare a parlare di Dio e dei valori. Gli educatori tengano poi conto, suggerisce Papa Ratzinger, dell'influenza del clima culturale condizionato dai «grandi mezzi di comunicazione», che veicolano «messaggi» permeati di relativismo, consumismo e di una «falsa esaltazione, o meglio profanazione, del corpo e della sessualità».
Il Papa ha svolto questa riflessione su compiti e problemi dell'educazione nel discorso che ha tenuto inaugurando il convegno della diocesi di Roma, nella basilica di San Giovanni gremita di fedeli, sacerdoti, vescovi e cardinali. Papa Ratzinger è stato accolto dal suo vicario per Roma, il cardinale Camillo Ruini, che ha rivolto un saluto prima che il Pontefice introducesse le preghiere e le letture bibliche e tenesse poi il suo discorso. Papa Ratzinger ha anche analizzato la «solitudine e l'isolamento» che sono «condizione diffusa» tra i giovani, alla quale «non pongono un reale rimedio il rumore e il conformismo di gruppo». Ma, ha osservato, quando «avvertono di essere rispettati e presi sul serio nella loro libertà, gli adolescenti e i giovani, pur con la loro incostanza e fragilità, non sono affatto indisponibili a lasciarsi interpellare da proposte esigenti: anzi, si sentono attratti e spesso affascinati da esse».
Per gli educatori e per chi educa alla fede «diventa decisivo l'accompagnamento personale che dà a chi cresce la certezza di essere amato, compreso e accolto». E chi trasmette la fede deve cogliere la «sfida decisiva» di «avvicinare a Cristo e al Padre la nuova generazione, che vive in un mondo per gran parte lontano da Dio».

L'Eco di Bergamo, 12 giugno 2007


Un "nuovo" libro

Lo studio della Bibbia oltre l'ora di religione

Francesco Bonardelli
Non sono soltanto le pur autorevoli e significative diecimila firme della petizione indetta dall'associazione «Biblia», le motivazioni esclusive alla possibile introduzione dello studio della Bibbia come testo classico nelle scuole superiori. Piuttosto, è tutto un movimento culturale «trasversale» alle ideologie e alle religioni, a premere perché venga concesso il giusto spazio didattico al «grande codice dell'umanità»; fra i testi fondamentali, che da sempre costituiscono oggetto di lettura e di commento, soprattutto nelle aule dei licei: dall'Eneide all'Iliade e all'Odissea, fino alla Divina Commedia.
E che non si tratti di un fatto eminentemente confessionale, lo si evince dalla motivazione-cardine dell'assunto: la Bibbia è l'unico grande libro che i nostri studenti – anche quelli, come diceva Totò, «che studiano» – sconoscono e in qualche caso addirittura ignorano. Soprattutto oggi che una inversa linea di pensiero, non egualmente rappresentativa, vorrebbe sottrarre spazio e tempo alla lettura dei classici, per concedere maggiori possibilità operative alla cosiddetta «didattica del fare», comprensiva di quelle attività laboratoriali connesse alla tecnologia e all'informatica.
Spettri agitati di un futuro condizionato da ben altre competenze, che di fatto però non costituiscono da sé un'alternativa alla consapevole conoscenza – critica – del passato. Ed è questo un falso problema della scuola nazionale di cui finalmente potersi liberare, anche attraverso l'introduzione, inizialmente sperimentale, delle edizioni commentate della «Bibbia» tra i libri di testo.
Non è infatti solo questione dei tempi di studio, ma ancor di più di una proficua organizzazione dei tempi scolastici. La scansione oraria delle materie – impossibile da modificare in prospettiva d'ampliamento con le attuali e future ristrettezze finanziarie – andrebbe bene anche com'è; magari con piccole modifiche, relative alla specificità degli indirizzi specialistici via via adottati dalle singole e autonome realtà operanti sul territorio. Proprio all'interno di quelle ore di lezione, invece, occorrerebbe individuare proficuamente obiettivi anche più ambiziosi, di quelli attuali.
La conoscenza diretta dei grandi libri dell'umanità – nel caso specifico della Bibbia, ovviamente di là dall'ora di religione – potrebbe assumere la doppia valenza di istruire gli allievi sulla consapevolezza dei valori universali, e di «innamorarli» alla lettura di testi diamentralmente opposti ai prodotti attuali di talune insulse operazione di mercato di matrice pseudo-culturale.

Gazzetta del sud, 12 giugno 2007

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